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====La concezione maschile della Natura====
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====Rivista Bumerang====
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di Angela Giuffridda, 24 dicembre 2016.  
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[http://fipaz.at/bumerang/ Bumerang – Giornale per la Critica del Patriarcato] nasce nel Tirolo (Austria) da un gruppo di studiose mosse dalla necessità di capire “in modo nuovo, puntuale e onnicomprensivo” la storia della nostra civiltà, cioè la storia del Patriarcato, le cui scelte dissennate si stanno abbattendo su di noi proprio come un bumerang, mettendo a rischio la vita della specie e non solo. L’intento è quello di presentare la Teoria Critica del Patriarcato, sviluppata all’interno del pensiero eco-femminista, che comprende la tecnica e la tecnologia a partire dall’antica alchimia. Si vuole, inoltre, favorire una seria riflessione – al momento inesistente sui gravi pericoli che ci minacciano, attraverso un dibattito teorico demistificante e al tempo stesso costruttivo, capace cioè di indicare un’alternativa praticabile. Angela Giuffrida ha contribuito con due articoli ai primi due numeri di Bumerang, una rivista di critica al Patriarcato. con due articoli, il primo sulla "Maternità, il secondo sulla "Concezione maschile delal Natura".  
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======Versione Italiana======
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*Il contributo che Il concetto di Maternità dà alla discussione sta nell’indicare la via da seguire per il definitivo superamento del patriarcato, suggerendo di attraversarlo fino a raggiungere la fonte da cui scaturisce, la ragione maschile che con le sue categorie e i suoi rigidi meccanismi produce ovunque distruzione e morte.
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Il capitalismo, lo sappiamo, ha ridotto a merce la Natura in tutte le sue manifestazioni e  i suoi aspetti, facendone terra di conquista, di sfruttamento e di saccheggio. Sappiamo, però, che già dagli esordi il Patriarcato autoritario le aveva fatto perdere la buona  reputazione di cui godeva nelle società matriarcali, dove veniva rispettata, onorata e addirittura sacralizzata. Priva dei suoi caratteri peculiari, in special modo dell’autonomia creativa, la Natura ha smarrito la propria fisionomia e la reale consistenza, trasformandosi in blocco in natura morta da cui non spira un alito di vita.La Scienza moderna ha confermato e rafforzato la superiore visione, considerando il mondo un meccanismo che può essere studiato e compreso attraverso l’uso esclusivo dello strumento matematico. Adatto a gestire, grazie alla ricerca tecnologica, un universo di macchine, apparecchi, meccanismi vari, tale strumento è uscito indebitamente dal suo ambito specifico ed è assurto a modello unico di conoscenza vera, estendendo i suoi principi e i suoi metodi a tutti i rami dello scibile. Il matematismo imperversa, informando di sé persino la Biologia, le Neuroscienze e le Scienze sociali che, pertanto, trattano la natura vivente alla stregua della materia morta. Lo stesso ricercatore si sdoppia cartesianamente in una Ragione auto fondata e in un corpo alieno, ridotto a cosa tra le cose da conoscere.
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**[[Fe49|Il Concetto di Maternità di Angela Giuffrida - Dicembre 2015 - Versione Italiana]]
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Un trattamento siffatto snatura la natura. Poiché ne dà un’immagine illusoria, non corrispondente alla realtà, la trasforma in fantasma, puro prodotto di fantasia. In questo singolare assassinio della Natura Claudia von Werlhof ravvisa un preciso progetto che il Patriarcato porta pervicacemente avanti, servendosi dell’ausilio della scienza e della tecnologia. Tale progetto, già presente nel pensiero alchemico patriarcale, prevede la creazione di un mondo artificiale che dovrebbe migliorare e in prospettiva sostituire l’imperfetto mondo naturale. Si tratta di una sorta di anti-mondo tendente alla perfezione e all’assolutezza, che può realizzarsi attraverso l’eliminazione della natura e la riduzione a niente della vita.
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**[[Fe50|The Concept of Maternity by Angela Giuffrida - Dicembre 2015 - English Version]]
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Un’idea così assurda ha alla base la mancata accettazione della capacità generativa delle madri, che assicura loro una primarietà evidente e universale in quanto presente ovunque in natura. Soltanto un puro spirito connotato al maschile può sostituire la potenza materna e assicurare ai “padri” quel potere del quale essi si servono per liberarsi dalla dipendenza evidentemente ritenuta insopportabile - dalla madre e dalla natura.
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**[https://fipaz.files.wordpress.com/2015/11/bumerang-1-mutterschaft-im-patriarchat.pdf Mutterrschaft im Patriarchat Bumerang n.1] Vari contibuti compresa la relazione di Angela Giuffrida
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L’elevata creazione maschile di un mondo migliore, poiché prescinde dalla realtà concreta a cui vuole imporre, attraverso indebite manipolazioni, le sue leggi, si concreta in un processo distruttivo e violento. Claudia definisce “il Patriarcato come il progetto bellicoso…di una ‘creazione dalla distruzione’, che si sforza di mettersi al posto delle creazioni di madri umane e di Madre Natura’”, diventando in tal modo un progetto “non di ‘miglioramento del mondo’, bensì al contrario di annientamento del mondo”1.  
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*La concezione maschile della Natura
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Le superiori affermazioni nascono dalla constatazione che “la scienza si è letteralmente applicata alla ‘eliminazione’ o ‘sostituzione’ della vita, della morte e della riproduzione della vita, dell’essere umano, della donna e della madre, ma anche del suolo, delle piante e degli animali, nonché di ogni sostanza naturale data”. Il tentativo di “dimostrare la forza creatrice maschile o la produttività maschile – non in cooperazione con quella delle donne e della natura esterna, ma contro di loro –, proprio nell’ambito delle nuove tecnologie, e cioè l’‘alchimia nucleare’, la biochimica, le nanotecnologie, le tecniche di riproduzione e l’ingegneria genetica, rivela chiaramente di che cosa si tratta. La macchina come primo tentativo di sostituzione dell’essere umano (macchina per uccidere, per lavorare, per il sesso, per procreare) e della natura, nel frattempo viene integrata da una sorta di macchinizzazione (Maschinisierung) della natura stessa. La macchina espansa fino a diventare sistema aperto non ‘sostituisce’ più la natura/l’essere vivente direttamente con un apparecchio, ma la/lo costringe dal di dentro a far ciò che comanda l’‘informazione’ geneticamente modificata o indotta su base nucleare chimica o meccanica”.2
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**[[Fe51|La concezione maschile della Natura - Versione Italiana]]
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Ma “appare chiaro che sarà impossibile produrre alla fine l’essere umano immortale, migliore, superiore, più nobile e perfetto e una ‘vita’ altrettanto perfetta in questo modo violento, distruttivo per tutti i cicli e i nessi naturali sia interni che esterni – così come viene propagandato. I piani per fabbricare una vita ‘trans’ o perfino ‘post-umana’ ci indicano infatti che l’essere umano, non potendo essere fabbricato artificialmente, dovrà allora venire appunto ‘superato’ oppure dovrà essere abolito del tutto!”3.
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**[[Fe52|La concezione maschile della Natura - English Version]]
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Parole sante! viene da esclamare. Qualificando come “delirante”4 l’dea che sostiene tutta la costruzione e dubitando che alla sua origine ci sia solo “l’invidia del partorire”5, a mio avviso Claudia mette l’accento sul vero nodo da sciogliere. L’invidia della potenza creatrice del corpo materno è infantile sia  perché nasce nell’infanzia, quando il bambino si accorge che solo le madri partoriscono, sia perché dovrebbe essere superata in età adulta e sostituita dalla matura accettazione del posto che il maschio occupa nell’ordine naturale. Il fatto che l’intera storia del Patriarcato trasudi invidia da tutte le parti mostra che qualcosa non ha funzionato nel percorso evolutivo maschile, soprattutto se si tiene conto della crescente pericolosità che essa ha via via assunto. Il desiderio di sostituirsi alla madre e a madre natura è comprensibile se limitato all’infanzia o se comunque resta confinato  nel mondo onirico, nella pura fantasia. Il problema nasce quando da adulti si pretende di iscrivere il sogno nella realtà, stravolgendola, cosa che marca lacune conoscitive non da poco.
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**[https://fipaz.files.wordpress.com/2016/11/bumerang-2-natur-im-patriarchat.pdf Natur im Patriarchat Bumerang n.2], gli articoli di Angela Giuffrida si trovano alla pag. 79 (Inglese) ed alla pag 86 (Italiano)
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Da tali lacune scaturisce l’ideazione del mortifero progetto di trasformazione del mondo di cui sopra. Scopriamone alcune:
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Il misconoscimento dell’autonomia del reale da fantasie, desideri e ambizioni personali è ciò che consente agli uomini di manipolare persone e cose e compiere ogni sorta di misfatti, costringendo la realtà ad aderire alle idee che frullano nelle loro teste, sordi alle sue istanze, anche quando li riguardano personalmente.
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L’incapacità di discriminare una persona da una cosa, un vivente da un non vivente, è responsabile della vituperata reificazione dell’altra/o, endemica nelle società maschiocentriche, e del tentativo peregrino di trasformare un mondo di vivi in un mondo di morti. Un essere vivente che vuole deliberatamente fare a meno della madre e della natura a cui deve la vita, e si illude che potrà continuare a vivere sottoforma di macchina o di fantasma, cioè da morto, o è “un’anomalia, uno scherzo di natura”6, o manca di conoscenze adeguate. Difatti,  se non si accorge che la guerra alla natura e alla vita è una guerra contro se stesso, dato che è natura e vita anche lui, in tutta evidenza non sa di essere vivente e che cosa un vivente sia.
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L’impossibilità di cogliere insiemi complessi e di percepire il groviglio di connessioni che li caratterizza, come determina l’individualismo e la conflittualità esasperata sempre presenti nelle organizzazioni sociali androcratiche, così permette di entrare a gamba tesa nei delicati equilibri che regolano gli organismi al loro interno e dall’esterno e la natura in generale.
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L’approccio analitico al reale induce l’inclinazione a decostruire e direziona lo sguardo maschile verso la distruttività.
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A questo punto è indispensabile e urgente:
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====Molestate e molestatori: una storia infinita e incompresa====
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a) riconoscere le suddette carenze che provocano scelte irragionevoli, contraddittorie e altamente nocive per l’intero pianeta e i suoi abitanti
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Marzo 2018. Per gentile concessione di [https://laboratoriodonnae.wordpress.com/2018/03/17/molestate-e-molestatori-una-storia-infinita-e-incompresa/ laboratorio donnae]
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b) attribuirle al pensiero maschile dominante
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*[[Fe54|molestate e molestatori]]
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c) indagare la causa che le determina, causa rimasta finora inspiegabilmente inspiegata.
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Nel mio saggio Il corpo pensa7 sono risalita alla fonte di produzione della diffusa irrazionalità che caratterizza il governo maschile del mondo. Ho attribuito all’esperienza riproduttiva la capacità di dare forma al pensiero, mostrando come essa abbia plasmato allo stesso tempo l’apparato riproduttivo di femmine e maschi e le rispettive menti. Nell’articolo precedente8 ho spiegato la mia teoria che riprendo qui brevemente per mostrare meglio la vera scaturigine dei problemi che ci affliggono.
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Protagonista-depositaria della storia della vita sulla terra, la donna ha sviluppato una forma mentis atta a contenere il reale nella sua complessità e a privilegiare nessi creativi e costruttivi, che riproducono all’esterno l’attività interna del suo corpo che crea, stimola e sostiene il vivente. Per quanto riguarda l’uomo invece, la limitata funzione nella riproduzione, circoscritta unicamente al concepimento, si è tradotta inevitabilmente in una visione parziale del mondo e di sé, che ha determinato un modo particolarissimo di osservare il reale fissando un solo dato per volta.    
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Vedere uno ha conseguenze pressoché infinite che si concatenano le une alle altre e si riversano a pioggia sulla realtà, sfigurandola. Intanto l’attenzione focalizzata sul dato singolo, facendo sparire l’insieme a cui è connesso, lo trasforma, qualunque sia la sua natura,  in un ente assoluto che si oppone al suo contrario – un altro ente assoluto – in un conflitto volto necessariamente alla sua esclusione-eliminazione. Il mondo maschile, composto da atomi isolati e sconnessi, appiattito su poli opposti in perenne conflitto, è astratto perché non corrisponde alla realtà, soprattutto a quella vivente, che è invece connessa e complessa.
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Il suddetto schema cognitivo che il maschio applica al mondo esterno deriva dalla percezione di sé come di un individuo senza legami, in lotta contro tutto e tutti, e lacerato in se stesso. La separazione cartesiana tra res cogitans, una ragione immateriale, soggettiva e autonoma, e res extensa, un corpo visibile e quantificabile, assimilato alla materia morta, è paradigmatica per tutte le coppie di contrari che affollano la mente maschile. La polarizzazione, che confina l’altra/o nell’angusto ruolo di nemico, reca in sé la gerarchizzazione, ad esempio tra la ragione e il corpo, alla prima è attribuito tutto il valore dell’essere umano in quanto generatrice di alti e nobili ideali, l’altro è visto come vile corruttore della purezza  della ragione, a causa dei suoi bisogni e dei suoi istinti.
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Da qui nasce la tanto vituperata “cosalizzazione” degli esseri umani e dei viventi in generale che giustifica le nefandezze commesse ai loro danni, da qui il disprezzo per la natura e la donna e l’assurdo, autolesionistico progetto - ben descritto da Claudia - di risolvere i legami che tengono avvinti gli organismi al processo biologico della vita. La volontà invidiosa di distruggere e sostituire la donna e la natura, costituisce una miccia che non potrebbe essere accesa se il maschio umano avesse contezza dell’integrità-unitarietà dell’organismo vivente, quindi della sua incommensurabile differenza dagli oggetti inanimati. L’idiosincrasia nei confronti della vita nasce dal fatto che l’uomo percepisce il suo proprio corpo come cosa inanimata. Cartesio lo dice come meglio non si potrebbe quando descrive il procedimento seguito per affermare il famoso “cogito ergo sum”: “Io mi consideravo dapprima come avente un viso, delle mani, delle braccia, e tutta questa macchina composta d’ossa e di carne, così come essa appare in un cadavere: macchina che io designavo con il nome di corpo”9.
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La concezione meccanicistica della vita, che porta difilato alla celebrazione di un mondo artificiale, riposa dunque sull’assenza di sapere di sé, ma non è dovuta solo alla più volte ricordata visione “monistica” del reale che, incapace di abbracciare la complessità, non permette di cogliere l’organismo, quanto di più complesso vi sia al mondo. Procreare fuori di sé determina una pronunciata estroversione dell’energia psichica che, impedendo al maschio di “sentire” dal di dentro il proprio corpo, gliene interdice l’accesso. L’uomo vive tutto proteso all’esterno, fuori dal proprio organismo, che per di più è soggetto ad ulteriori suddivisioni. La scienza lo considera infatti come un insieme di cose - gli organi - e colloca la mente nel cervello, percepito a sua volta come cosa altra.
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Trasformato in un miscuglio di cose, snaturato e svilito, l’organismo smarrisce la sua interezza e la sua qualità di soggetto conoscente e agente. “Nonostante sia egli stesso un vivente, i viventi restano inaccessibili al maschio umano che pretende tuttavia di gestire un mondo a lui sconosciuto, utilizzando strumenti che si stanno rivelando inadatti persino per la comprensione della realtà inorganica da cui sono mutuati. Per di più la sparizione del corpo a favore di una ragione separata, l’alata testa d’angelo di cui parla Schopenhauer10, trascina con sé tutto il reale, producendo dubbi sulla sua concreta esistenza. Come l’organismo vivente, qualsiasi oggetto scompare se, ridotto alle sue parti costitutive, smarrisce la sua unità. Percepite una alla volta, le parti danno origine a singole rappresentazioni che, unite in un secondo momento, generano un oggetto fittizio, non corrispondente all’originale in quanto risultato di un’aggregazione i cui nessi sono imposti artificiosamente dal soggetto conoscente. La tendenza a concentrarsi su un’unica motivazione, solitamente il conseguimento di un potere che consenta di acquisire l’agognata primazia, rafforza la scomparsa dell’interezza e autonomia del reale. Il maschio umano fa smarrire l’integrità e la possibilità di un’esistenza indipendente alle cose e alle persone del mondo, considerandole semplici mezzi per realizzare i suoi bisogni, ma si volatilizza con esse dal momento che riduce drasticamente ad una sola le innumerevoli e complesse istanze di cui è portatore in qualità di vivente. Questo è il motivo per cui continua imperterrito a fare scelte del tutto irrazionali ed autolesioniste che lo trascinano, direttamente o indirettamente, nelle rovine da lui generate”11.
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Già Nietzsche aveva compreso quanto esiziale sia stato per l’uomo “incamminarsi verso l’angelo” per allontanarsi dalla sua “bruta” natura corporea, sostituita da un ente astratto chiamato anima o coscienza, “il più miserevole e ingannevole dei suoi organi”12. Il filosofo incolpava la morale di questa indebita sostituzione, ma non è così, il maschio umano identifica il suo vero essere in un’entità astratta perché la sua mente accoglie la realtà solo sottoforma di idea. Ribadisco che egli avverte la sua stessa corporeità, la donna e in genere la natura vivente come inferiori, cattive e peccaminose perché intaccano la perfezione di ciò – ragione, anima o spirito – che considera la sua essenza.
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Il pensiero maschile deforma e capovolge il reale, privandolo delle sue concrete radici, perciò si ispira sempre all’Idealismo e questo è un grosso problema in quanto “il reale, per essere effettivamente compreso, deve mantenere la sua consistenza, la sua specificità e la sua autonomia, non potendo ridursi a mero prodotto del pensiero e del desiderio umani. D’altronde, quale che sia l’interpretazione che ne diamo, un autentico progresso conoscitivo è reso possibile solo dalla capacità di confrontare con il reale i nostri schemi interpretativi e di modificarli tutte le volte che si rivelano inadeguati. Sappiamo però che gli uomini seguono un cammino inverso: è il reale a doversi modellare secondo gli schemi prodotti dalla loro mente”13, la qualcosa conferisce al loro mondo decisi caratteri di finzione.
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La prova è data dalla formalità dei principi democratici. La finzione omologante del principio di uguaglianza, ad esempio, non garantisce l’uguaglianza sostanziale solo alle donne, che restano costitutivamente diverse, ma a chiunque presenti differenze rispetto al modello proposto: maschio bianco, adulto e proprietario. Ora “se la logica alla base del principio è quella del “come se” – le donne sono incluse come se fossero uomini, i neri come se fossero bianchi, i poveri come se fossero ricchi – essa rende gli uomini simili a pargoletti che fingono nel gioco identità diverse. Il problema è che gli uomini non sono bambini e non si limitano a rappresentare le contraddizioni e l’incoerenza della loro mente sul piano della mera finzione, ma pretendono di gestire la vita della specie come se si trattasse di un gioco”14.
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Se poi il gioco si spinge fino a forzare la natura vivente e non vivente a trasformarsi fisicamente in ciò che non è e non potrà mai essere, bisogna convenire che la distruzione della vita è “la logica pensata fino alla fine” del pensiero unico dominante, il quale sta conducendo la specie ad approdare al puro nulla perché può accedere alla vita solo nella forma della sua negazione. La violenza è una caratteristica strutturale del sistema cognitivo maschile perciò la guerra non è solo quella “guerreggiata”, ma si configura come modalità tipica di rapportarsi al mondo.   
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La domanda da porsi a questo punto è se la guerra che gli uomini conducono inopinatamente contro la donna e la natura sia consapevole oppure no. Secondo me la consapevolezza riguarda i fini che essi perseguono - appropriarsi della loro funzione creativa oscurandole o meglio cancellandole del tutto – e le strategie per metterli in atto. Cosciente è insomma solo il progetto, il cui concepimento è però reso possibile da una marchiana inconsapevolezza riguardante il mondo della vita. All’ignoranza si aggiunge  l’impossibilità di vedere le implicazioni che l’insano disegno e le scelte conseguenti  comportano persino per la loro stessa persona, impossibilità dovuta alla limitatezza dello sguardo che, come sappiamo, mette a fuoco e segue un solo dato per volta. 
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Una peculiare forma di conoscenza – comune a tutti gli uomini senza eccezioni - determina dunque i guasti riscontrabili nelle comunità a guida maschile. Essi, pertanto, non sono imputabili al patriarcato, al capitalismo, al liberismo, alla scienza e alla tecnologia, né tampoco alle religioni monoteiste che non posseggono la qualità di autonomi soggetti pensanti. La vera responsabile è la mente che li partorisce, ma siccome la mente non esiste fuori dal corpo biologico, occorre considerare l’intero organismo maschile, la sua esperienza e il modo in cui essa si traduce in pensiero. Ciò comporta che gli uomini - anche coloro che sono incapaci di fare male intenzionalmente - condividono in solido la responsabilità del malgoverno del mondo, in quanto sono tutti portatori delle stesse categorie e meccanismi mentali inadatti a comprendere la realtà qual è e quindi a governarla correttamente.
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La permanenza forzosa all’interno dell’apparato cognitivo maschile, da millenni imposto come l’unico possibile, fa sì che anche le donne tendano a mettere i prodotti della mente al posto dei soggetti in carne ed ossa e a tenere separate teoria e prassi. In tal modo stentano ad attribuire le scelte alla mente che le pensa, anche quando si tratta della loro. Faticano altresì a riconoscere che l’immensa differenza esistente tra comportamenti femminili e maschili – evidente nella civile quotidianità della stragrande maggioranza delle donne del mondo e soprattutto nella gestione delle comunità matriarcali - non può che scaturire da un’altrettanto immensa differenza mentale.  La Weltanschauung della donna “non può essere opposta a quella maschile né può costituirne un complemento: viceversa essa è portatrice di un’altra conoscenza, di una modalità di stare al mondo, di interpretarlo e di gestirlo affatto diversa”.15
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Dopo millenni di devastazione patriarcale a noi donne tocca recuperare la nostra visione del mondo e ricostituire l’assetto categoriale corrispondente. Siccome il fallimento planetario del “meccanicismo idealistico” della mente maschile, che appare oggi in tutta la sua gravità, rende urgente e non più rimandabile la sua definitiva sostituzione con una ragione aperta, operante a tutto campo, occorre mettersi all’opera. Le modalità di funzionamento del pensiero dominante sono state scoperte e descritte16 e i suoi meccanismi sono riscontrabili ovunque perché organizzano il mondo, si tratta perciò di imparare a riconoscerli fuori e dentro di noi e prenderne le distanze.
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Non mi nascondo la difficoltà dell’operazione che dovrà vincere, prima delle resistenze maschili, quelle opposte dai millenari schemi concettuali da noi stesse interiorizzate, ma non vedo altra via se vogliamo fare qualcosa che superi le denunce, sacrosante ma vane, in quanto non scalfiscono la sicumera e la millantata superiorità maschili. Solo l’acquisizione e l’uso di strumenti critici atti a far irrompere la realtà vera nel mondo falso apparecchiato dagli uomini, può immetterci sulla strada giusta e darci la forza di aprire quantomeno una breccia nel rigido monolite del sistema di sapere e potere maschile. Non so se ce la faremo, ma so per certo che il futuro della specie dipende dalla possibilità di rimettere nelle nostre sapienti mani la guida del mondo.
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15) A. Giuffrida – La razionalità femminile unico antidoto alla guerra – Bonaccorso Editore – pag. 18
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16) Nel cap. 3 de Il corpo pensa c’è la descrizione dettagliata dei meccanismi della mente maschile, ma anche l’altro saggio e tutti i miei scritti consolidano tale conoscenza
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====Rigurgiti di feroce misoginia====
====Rigurgiti di feroce misoginia====

Versione corrente delle 07:38, 26 mar 2018

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Indice

Rivista Bumerang

Bumerang – Giornale per la Critica del Patriarcato nasce nel Tirolo (Austria) da un gruppo di studiose mosse dalla necessità di capire “in modo nuovo, puntuale e onnicomprensivo” la storia della nostra civiltà, cioè la storia del Patriarcato, le cui scelte dissennate si stanno abbattendo su di noi proprio come un bumerang, mettendo a rischio la vita della specie e non solo. L’intento è quello di presentare la Teoria Critica del Patriarcato, sviluppata all’interno del pensiero eco-femminista, che comprende la tecnica e la tecnologia a partire dall’antica alchimia. Si vuole, inoltre, favorire una seria riflessione – al momento inesistente – sui gravi pericoli che ci minacciano, attraverso un dibattito teorico demistificante e al tempo stesso costruttivo, capace cioè di indicare un’alternativa praticabile. Angela Giuffrida ha contribuito con due articoli ai primi due numeri di Bumerang, una rivista di critica al Patriarcato. con due articoli, il primo sulla "Maternità, il secondo sulla "Concezione maschile delal Natura".

Molestate e molestatori: una storia infinita e incompresa

Marzo 2018. Per gentile concessione di laboratorio donnae

Rigurgiti di feroce misoginia

28 febbraio 2014. Gli attacchi maschilisti alla presidente della Camera.

La giornata della memoria - Hannah Arendt

31 gennaio 2014. Hannah Arendt. In ricordo.

Se le persone sono cose

19 ottobre 2012. Il caso del bambino di Cittadella (Padova) strappato alla madre dal padre, sulla base di una sindrome psichiatrica inesistente. Questo "fattaccio" che coinvolge un piccolo umano mette a nudo le strutture profonde di questa società androcratica.

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Se le persone sono cose

Sacrifici

15 dicembre 2011 - Le richieste di sacrifici da parte dei vari governi non sono razionali.

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Sacrifici

Solo la razionalità femminile può fermare la guerra

20 ottobre 2011 - Articolo richiesto da Peppe Sini in occasione del 4 novembre e pubblicato nel notiziario n. 16 del 20 ottobre de La Non Violenza è in Cammino. L'articolo è apparso anche sul Paese delle donne il giorno 22 ottobre 2011.

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Solo la razionalità femminile può fermare la guerra

Controversia sull'etica

5 ottobre 2011 - Inviato a Micromega che non l'ha pubblicato, a commento dell'articolo di Paolo Flores D'Arcais "Controversia sull'etica"

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Controversia sull'etica

La questione morale è una questione cognitiva

27 settembre 2011 - Pubblicato su Il Paese delle donne on line col titolo "La questione morale è una questione cognitiva"

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La questione morale è una questione cognitiva

La Protesi

24 luglio 2011 - Pubblicato su Il Paese delle donne on line col titolo "Abbandonare completamente la strada intrapresa dagli uomini" e su La nonviolenza in cammino n. 396 del 25.7.2011. Il dibattito sul blog di Lorella Zanardo attorno all’incontro senese di "Se non ora quando" evidenzia la necessità che le donne ritrovino quel comune denominatore che ha consentito loro di assicurare alla specie la sopravvivenza e la sua peculiare evoluzione.

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La Protesi

Il pensiero politico femminista

2 luglio 2011 - Pubblicato come lettera all'Unità in risposta all'articolo di Luciana Castellina "L'uomo, la donna e la più grande bugia della storia". Il Neutro Universale.

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Il pensiero politico femminista

La circolarità dello sguardo femminile

31 maggio 2011 - Pubblicato su Il Paese delle donne on line e su La nonviolenza in cammino - Femminile plurale n.360. Nell’articolo "Se tutti gli uomini del mondo", pubblicato da il Paese delle donne il 29 maggio, Monica Lanfranco conferma alcuni aspetti del modus cogitandi che la teoria del corpo pensante attribuisce al maschio umano.

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La circolarità dello sguardo femminile

La razionalità femminile unico antidoto alla guerra

3 maggio 2011 - Pubblicato su Il Paese delle donne on line Recentemente pubblicato dall’editore Bonaccorso di Verona, nella collana "saggi liberi", il libro che ripropone il pensiero di Angela Giuffrida sul nesso guerra-pensiero dominante.

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La razionalità femminile unico antidoto alla guerra

La parzialità dello sguardo maschile sul mondo

22 gennaio 2011 - Pubblicato su Il Paese delle donne on line Negli innumerevoli dibattiti sui comportamenti poco edificanti del cavaliere, la cosa che più mi colpisce e mi indispone è il balbettio degli oppositori, che finisce per alimentare la petulanza dei suoi arroganti legulei.

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La parzialità dello sguardo maschile sul mondo

Il compito prioritario di chi vuol sostenere la nonviolenza

2 ottobre 2010 - giornata internazionale della non violenza - Pubblicato su Il paese delle donne on line Il rispetto per il vivente umano e non umano dovrebbe caratterizzare i pensieri e i comportamenti di una specie che ha scommesso tutto sulla Ragione, se non fosse che la supremazia di uno dei due generi, imposta con la violenza, ha portato al drastico privilegiamento di forme di intelligenza settoriale che hanno fatto smarrire alla ragione il suo reale significato.

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Il compito prioritario di chi vuol sostenere la nonviolenza

Luttazzi e l’idea maschile del coito (anale e non) come atto sopraffattorio

13 Agosto 2010 - Pubblicato su Il Paese delle donne online. Bisogna ringraziare Luttazzi per aver messo in scena in modo esemplare l’idea maschile di sessualità, associata in modo tanto inestricabile quanto inopportuno all’idea di dominio. Presentato come metafora del servilismo imperante il coito anale diventa, al di là di ogni ragionevole dubbio, un’azione in sé sopraffattoria che si concreta di fatto in uno stupro, non importa se sia agito fra due individui consenzienti o no.

Links di ortosociale.org

Luttazzi e l’idea maschile del coito (anale e non) come atto sopraffattorio

Un modus vivendi altamente razionale e civile

13 Agosto 2010 - Pubblicato su La nonviolenza è in cammino. Non posso far risalire ad una data o ad un preciso episodio il mio accostamento alla nonviolenza. La personalita' decisamente piu' importante e' stata, infatti, mia madre che, da quando mi ha messa al mondo, non servendosi di specifiche teorie o dotte argomentazioni ma con la potente forza del suo esempio, mi ha permesso di assimilare come naturale e normale un modus vivendi altamente razionale e civile.

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Un modus vivendi altamente razionale e civile

Donne e uomini: poli opposti?

9 aprile 2010 - Pubblicato su Il paese delle donne on line Equiparare l’attrazione fra i due sessi e i fenomeni elettrici fa parte di un immaginario collettivo tanto stantio quanto errato che occorre superare. L’idea che donne e uomini siano poli opposti che si attraggono deriva dall’inclinazione tipicamente maschile a polarizzare la realtà, falsandola. Gli uomini sono i figli delle donne e nell’abbraccio amoroso entrambi sono attratti dall’archetipo femminile; infatti anche le fantasie femminili si strutturano attorno ad un corpo di donna.

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Donne e uomini non sono poli opposti che si attraggono

Il linguaggio maschile occulta il vero

23 Febbraio 2010 - Pubblicato su Paese delle Donne online. Il problema non è solo di rendere sessuate le lingue per dare visibilità alle donne, ma è anche e soprattutto la restituzione di quanto è stato loro proditoriamente tolto; solo così potranno riacquistare quella autorevolezza di cui sono state defraudate e di cui hanno bisogno per ricostruire il mondo a misura di donna che vuol dire, in fin dei conti, a misura dell’intera specie.

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Il linguaggio maschile occulta il vero

Sesso a pagamento

30 ottobre 2009 - Pubblicato su Paese delle Donne online. La vicenda Marrazzo ha portato ancora una volta alla luce tutto lo squallore del sesso a pagamento. I vari interventi, come era già avvenuto sul “caso Berlusconi”, ruotano generalmente sulla divisione pubblico-privato, e molti a sinistra magnificano Marrazzo per le sue dimissioni a fronte dell’ostinazione del premier a mantenere il suo ruolo istituzionale, nonostante le azioni che gli vengono contestate non si possano iscrivere unicamente nella sfera privata come nel caso del governatore del Lazio.

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Sesso a pagamento

Dieci domande che esigono risposte rigorose

9 ottobre 2009 - Pubblicato su Paese delle Donne online. Ho seguito il dibattito sul silenzio delle donne promosso da l’Unità ed ho pensato di dare il mio contributo. Bisogna riconoscere con Stefania Cantatore che “né il superamento dell’esclusione del potere, né quello della subordinazione violenta delle donne sono mai state una priorità per la politica” e che “nelle pieghe di queste due questioni c’è una sostanza politica che preme verso la rifondazione del pensiero sul governo delle cose”. Fare appelli, scendere in piazza, manifestare e contarci non serve a niente se non sarà ristabilita la verità e cioè la centralità del soggetto donna.

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Dieci domande che esigono risposte rigorose

Partire dal sessismo e dalle sue cause per eliminare il razzismo

8 luglio 2009 - Pubblicato su La nonviolenza è in cammino e Paese delle Donne online. Il sessismo che resiste ostinatamente in tutte le comunità patrifocali, differenziandosi solo per il grado di coercizione, e le altre forme di razzismo che, latenti in alcuni periodi, esplodono in altri sfacciatamente, sono la spia della peculiare prospettiva con cui gli uomini accostano il reale.

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La realtà vera e quella immaginata

13 giugno 2009 - Pubblicato su Il Paese delle donne on line. Sono stata particolarmente colpita dall’articolo Il Cavaliere, Draghi e le bugie sui precari pubblicato da la Repubblica il 6 giugno 2009 in cui Massimo Giannini, lamentando "l’irrealtà berlusconiana", così scriveva: "Nell’archetipo berlusconiano, il ’principio della realtà immaginata’ è il cuore della politica".

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La realtà vera e quella immaginata

Lo spazio delle donne è il mondo

25 Maggio 2009 Pubblicato su Il Paese delle donne online Nel suo intervento "Think different", pubblicato da Il Paese delle donne, Marina Boscaino ha correttamente ampliato l’orizzonte del dibattito sulle "classi omogenee" appellandosi alla "dimensione sociale" della scuola.

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Non sense

9 Febbraio 2009 Pubblicato su Il Paese delle donne online C’è qualcosa che non convince nella plateale, caparbia difesa della vita da parte della Chiesa e di quei rappresentanti dello Stato allineati sulla sua posizione.

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Non sense

La violenza, assenza di pensiero

3 Luglio 2006 Pubblicato su La nonviolenza è in cammino La violenza letale sulle donne e' strettamente connessa ad altre forme di violenza che le assicurano un ampio e forte sostegno: la distanza forzata dal potere e lo sfruttamento dell'attivita' di cura.

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La Finzione e la realtà

16 Maggio 2006 Pubblicato su "Il Paese delle donne online" e La nonviolenza è in cammino La giudice di Murcia, che ha posto una questione di incostituzionalita' a proposito della Legge organica contro la violenza di genere in Spagna, e' l'emblema delle donne che hanno assimilato appieno le categorie del pensiero dominante.

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La Finzione e la realtà

La razionalità maschile che uccide le donne

8 Gennaio 2006 Pubblicato su La nonviolenza è in cammino Maschi, perche' uccidete le donne?

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La razionalità maschile che uccide le donne

A chi giova reificare le donne?

16 Giugno 2005 Pubblicato su La nonviolenza è in cammino Se la riduzione di persone a cose e' un crimine contro l'umanita', a quale "superiore" etica si ispira la legge 40 che riduce le donne a cose prive di diritti, a quale "coscienza" si appellano i politici per sostenerla?

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A chi giova reificare le donne?

Quali interessi serve la violenza?

29 Gennaio 2009 Pubblicato su Il Paese delle donne online Io credo che svelare gli interessi che sostengono il dominio maschile non sia sufficiente per spiegare una violenza così generalizzata, brutale, insensata.

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Quali interessi serve la violenza?

Il compito delle donne

21 Dicembre 2008 Pubblicato su Il Paese delle donne on line Mi riferisco all’articolo di Fulvia Bandoli "E se parlassero solo gli uomini?" e alla risposta di Paola Zaretti "Non togliamo più le castagne dal fuoco".

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Il compito delle donne

Yes we can

9 Novembre 2008 Pubblicato su Il Paese delle donne online. Quello che Obama non ha detto perché non lo sa è che sono le donne ad avere la possibilità di cambiare il mondo, essendo al momento le sole a comprendere il linguaggio della vita.

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Yes, we can

La debolezza del femminismo

29 Ottobre 2008 - Pubblicato su Il Paese delle donne on line.Il femminismo non è riuscito a generalizzare la sua cultura, che riguarda uomini e donne, sfera pubblica e sfera privata” perché è rimasto impantanato nella cultura dominante di cui usa i perversi meccanismi che impediscono di trovare risposte significative.

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La debolezza del femminismo

La sinistra che non c’è

20 aprile 2008 - Pubblicato su Il paese delle donne on line. La scomparsa della sinistra in seguito alle ultime elezioni ha ben altro significato che la semplice cancellazione della rappresentanza istituzionale. Secondo me gli uomini "sembrano" di sinistra quando sono all’opposizione, perché il conflitto è il loro naturale elemento. Il problema cambia quando hanno responsabilità di governo e devono abbandonare gli atteggiamenti reattivi per realizzare quei valori che dicevano di perseguire quando il loro compito era attaccare e denunciare. Storicamente non si ha notizia di successi in tal senso.

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La sinistra che non c’è

La pena di morte

24 dicembre 2007 - Pubblicato su Il paese delle donne on line. Non mi unisco al coro che saluta la moratoria della pena di morte come un passo decisivo nell’evoluzione civile dell’umanità. La guerra, infatti, resta fuori dalla moratoria.

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La moratoria per la pena di morte e la questione maschile

Ha senso fare affidamento sugli uomini?

18 aprile 2007 - Pubblicato su Il Paese delle donne on line. Le comunità patriarcali “ammiccano al male”, più o meno scopertamente; visto che si ispirano tutte al dominio, i loro sistemi giuridici sono stati creati per sostenere l’ oppressione, perciò le leggi tendono a garantire i carnefici non le vittime, i colpevoli non gli innocenti, mentre le risorse economiche vengono destinate prioritariamente al finanziamento di imprese e tecnologie di distruzione. Persino la divinità si fa garante e portavoce dell’ingiustizia, dell’autoritarismo, della violenza sociale istituzionalizzata.

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Ha senso fare affidamento sugli uomini per rendere giustizia della violenza sulle donne?

Nostro fine non può essere condividere alla pari un sistema di pensiero carente e irrazionale

20 giugno 2006 - Pubblicato su Il Paese delle donne on line. In un articolo apparso sul quotidiano “L’Unità” del 22 maggio 2006, intitolato “Uomini, voi cosa dite?”, Luisa Muraro scrive: “La seconda ondata del femminismo, ormai trascorsa, ha cambiato molte cose in meglio, ma la tendenza maschile a farsi valere con il disprezzo dell’altro sesso, nel suo fondo sembra immutata”.

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Nostro fine non può essere condividere alla pari un sistema di pensiero carente e irrazionale

A misura di donna ovvero a misura di essere umano

2 gennaio 2006 - Pubblicato su Il Paese delle donne on line. Nella relazione pronunciata all’Assemblea delle donne della Sinistra Europea, Elettra Deiana ha affermato che "non c’è nessuna naturale attitudine da parte delle donne a dire - no - alla guerra. Il loro essere madri non è un vaccino contro la guerra". A me pare, invece, che la naturale attitudine femminile a non fare la guerra si evinca in modo evidente da due dati di fatto incontrovertibili: la guerra non è un parto della mente delle donne, mentre la cura è, in tutto il mondo, il loro mestiere.

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Un mondo a misura di donna ovvero a misura di essere umano

L'astratto e il concreto

23 Maggio 2005 Pubblicato su La nonviolenza è in cammino L'astrattezza e l'incongruenza delle argomentazioni a sostegno dei diritti dell'embrione devono suscitare un'attenta riflessione.

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L'astratto e il concreto

Una domanda decisiva

24 Aprile 2005 Pubblicato su La nonviolenza è in cammino Scrive Giancarla Codrignani: "i partiti sono al massimo disposti a rinunciare a qualche posto per attribuirlo alle donne, purche' nessuna si sogni di modificare il modello delle politiche e la qualita' dei diritti". Come reagiscono le donne di fronte alla irragionevole pretesa maschile di continuare ad "occupare" la societa' e a dettare legge "in solitaria"?

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Una domanda decisiva

Come uscire dal vicolo cieco

17 Marzo 2005 Pubblicato su La nonviolenza è in cammino Seguire gli uomini nel loro disegno esistenziale che rinnega il corpo significa guidare la specie verso l'autoannientamento.

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Come uscire dal vicolo cieco

Il silenzio delle donne

13 Marzo 2005 Pubblicato su Nonviolenza in cammino Il femminismo, nelle sue diverse forme, rimane interno ad un apparato concettuale che mostra ormai scopertamente la sua inadeguatezza ad interpretare l'umano in particolare, il vivente in generale.

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Sul silenzio delle donne

Una equazione infondata

Gennaio 2005 Da una lettera di Angela Giuffrida inviata al quotidiano "L'unita'" in risposta a un articolo li' pubblicato secondo cui Lawrence Summers, presidente dell'Universita' di Harvard, ha sentenziato che le donne alle altezze delle materie scientifiche "proprio non ci arrivano col cervello". La lettera non è stata pubblicata, è apparsa, invece, sottoforma di articolo il 6.2.2005 sul n. 482 de La nonviolenza in cammino.

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Una equazione infondata

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