Fe41

Da Ortosociale.

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Indice

La concezione maschile della Natura

di Angela Giuffrida, 24 dicembre 2016.

Versione Italiana

Il capitalismo, lo sappiamo, ha ridotto a merce la Natura in tutte le sue manifestazioni e i suoi aspetti, facendone terra di conquista, di sfruttamento e di saccheggio. Sappiamo, però, che già dagli esordi il Patriarcato autoritario le aveva fatto perdere la buona reputazione di cui godeva nelle società matriarcali, dove veniva rispettata, onorata e addirittura sacralizzata. Priva dei suoi caratteri peculiari, in special modo dell’autonomia creativa, la Natura ha smarrito la propria fisionomia e la reale consistenza, trasformandosi in blocco in natura morta da cui non spira un alito di vita.La Scienza moderna ha confermato e rafforzato la superiore visione, considerando il mondo un meccanismo che può essere studiato e compreso attraverso l’uso esclusivo dello strumento matematico. Adatto a gestire, grazie alla ricerca tecnologica, un universo di macchine, apparecchi, meccanismi vari, tale strumento è uscito indebitamente dal suo ambito specifico ed è assurto a modello unico di conoscenza vera, estendendo i suoi principi e i suoi metodi a tutti i rami dello scibile. Il matematismo imperversa, informando di sé persino la Biologia, le Neuroscienze e le Scienze sociali che, pertanto, trattano la natura vivente alla stregua della materia morta. Lo stesso ricercatore si sdoppia cartesianamente in una Ragione auto fondata e in un corpo alieno, ridotto a cosa tra le cose da conoscere. Un trattamento siffatto snatura la natura. Poiché ne dà un’immagine illusoria, non corrispondente alla realtà, la trasforma in fantasma, puro prodotto di fantasia. In questo singolare assassinio della Natura Claudia von Werlhof ravvisa un preciso progetto che il Patriarcato porta pervicacemente avanti, servendosi dell’ausilio della scienza e della tecnologia. Tale progetto, già presente nel pensiero alchemico patriarcale, prevede la creazione di un mondo artificiale che dovrebbe migliorare e in prospettiva sostituire l’imperfetto mondo naturale. Si tratta di una sorta di anti-mondo tendente alla perfezione e all’assolutezza, che può realizzarsi attraverso l’eliminazione della natura e la riduzione a niente della vita. Un’idea così assurda ha alla base la mancata accettazione della capacità generativa delle madri, che assicura loro una primarietà evidente e universale in quanto presente ovunque in natura. Soltanto un puro spirito connotato al maschile può sostituire la potenza materna e assicurare ai “padri” quel potere del quale essi si servono per liberarsi dalla dipendenza – evidentemente ritenuta insopportabile - dalla madre e dalla natura. L’elevata creazione maschile di un mondo migliore, poiché prescinde dalla realtà concreta a cui vuole imporre, attraverso indebite manipolazioni, le sue leggi, si concreta in un processo distruttivo e violento. Claudia definisce “il Patriarcato come il progetto bellicoso…di una ‘creazione dalla distruzione’, che si sforza di mettersi al posto delle creazioni di madri umane e di Madre Natura’”, diventando in tal modo un progetto “non di ‘miglioramento del mondo’, bensì al contrario di annientamento del mondo” [Nota 1. Claudia von Werlhof – Nell’età del boomerang – Edizione Unicopli – pag. 57]. Le superiori affermazioni nascono dalla constatazione che “la scienza si è letteralmente applicata alla ‘eliminazione’ o ‘sostituzione’ della vita, della morte e della riproduzione della vita, dell’essere umano, della donna e della madre, ma anche del suolo, delle piante e degli animali, nonché di ogni sostanza naturale data”. Il tentativo di “dimostrare la forza creatrice maschile o la produttività maschile – non in cooperazione con quella delle donne e della natura esterna, ma contro di loro –, proprio nell’ambito delle nuove tecnologie, e cioè l’‘alchimia nucleare’, la biochimica, le nanotecnologie, le tecniche di riproduzione e l’ingegneria genetica, rivela chiaramente di che cosa si tratta. La macchina come primo tentativo di sostituzione dell’essere umano (macchina per uccidere, per lavorare, per il sesso, per procreare) e della natura, nel frattempo viene integrata da una sorta di macchinizzazione (Maschinisierung) della natura stessa. La macchina espansa fino a diventare sistema aperto non ‘sostituisce’ più la natura/l’essere vivente direttamente con un apparecchio, ma la/lo costringe dal di dentro a far ciò che comanda l’‘informazione’ geneticamente modificata o indotta su base nucleare chimica o meccanica”. [Nota 2. Ibidem pag. 96] Ma “appare chiaro che sarà impossibile produrre alla fine l’essere umano immortale, migliore, superiore, più nobile e perfetto e una ‘vita’ altrettanto perfetta in questo modo violento, distruttivo per tutti i cicli e i nessi naturali sia interni che esterni – così come viene propagandato. I piani per fabbricare una vita ‘trans’ o perfino ‘post-umana’ ci indicano infatti che l’essere umano, non potendo essere fabbricato artificialmente, dovrà allora venire appunto ‘superato’ oppure dovrà essere abolito del tutto!”[Nota 3. Ibidem]. Parole sante! viene da esclamare. Qualificando come “delirante” [Nota 4. Ibidem pag. 26] l’idea che sostiene tutta la costruzione e dubitando che alla sua origine ci sia solo “l’invidia del partorire” [Nota 5. Ibidem], a mio avviso Claudia mette l’accento sul vero nodo da sciogliere. L’invidia della potenza creatrice del corpo materno è infantile sia perché nasce nell’infanzia, quando il bambino si accorge che solo le madri partoriscono, sia perché dovrebbe essere superata in età adulta e sostituita dalla matura accettazione del posto che il maschio occupa nell’ordine naturale. Il fatto che l’intera storia del Patriarcato trasudi invidia da tutte le parti mostra che qualcosa non ha funzionato nel percorso evolutivo maschile, soprattutto se si tiene conto della crescente pericolosità che essa ha via via assunto. Il desiderio di sostituirsi alla madre e a madre natura è comprensibile se limitato all’infanzia o se comunque resta confinato nel mondo onirico, nella pura fantasia. Il problema nasce quando da adulti si pretende di iscrivere il sogno nella realtà, stravolgendola, cosa che marca lacune conoscitive non da poco. Da tali lacune scaturisce l’ideazione del mortifero progetto di trasformazione del mondo di cui sopra. Scopriamone alcune: Il misconoscimento dell’autonomia del reale da fantasie, desideri e ambizioni personali è ciò che consente agli uomini di manipolare persone e cose e compiere ogni sorta di misfatti, costringendo la realtà ad aderire alle idee che frullano nelle loro teste, sordi alle sue istanze, anche quando li riguardano personalmente. L’incapacità di discriminare una persona da una cosa, un vivente da un non vivente, è responsabile della vituperata reificazione dell’altra/o, endemica nelle società maschiocentriche, e del tentativo peregrino di trasformare un mondo di vivi in un mondo di morti. Un essere vivente che vuole deliberatamente fare a meno della madre e della natura a cui deve la vita, e si illude che potrà continuare a vivere sottoforma di macchina o di fantasma, cioè da morto, o è “un’anomalia, uno scherzo di natura” [Nota 6. Luigi De Marchi – Scimmietta ti amo – Longanesi – pag. 211], o manca di conoscenze adeguate. Difatti, se non si accorge che la guerra alla natura e alla vita è una guerra contro se stesso, dato che è natura e vita anche lui, in tutta evidenza non sa di essere vivente e che cosa un vivente sia. L’impossibilità di cogliere insiemi complessi e di percepire il groviglio di connessioni che li caratterizza, come determina l’individualismo e la conflittualità esasperata sempre presenti nelle organizzazioni sociali androcratiche, così permette di entrare a gamba tesa nei delicati equilibri che regolano gli organismi al loro interno e dall’esterno e la natura in generale. L’approccio analitico al reale induce l’inclinazione a decostruire e direziona lo sguardo maschile verso la distruttività.

A questo punto è indispensabile e urgente: a) riconoscere le suddette carenze che provocano scelte irragionevoli, contraddittorie e altamente nocive per l’intero pianeta e i suoi abitanti b) attribuirle al pensiero maschile dominante c) indagare la causa che le determina, causa rimasta finora inspiegabilmente inspiegata.

Nel mio saggio "Il corpo pensa" [Nota 7. A. Giuffrida – Il corpo pensa. Umanità o Femminità? – Prospettiva Edizioni] sono risalita alla fonte di produzione della diffusa irrazionalità che caratterizza il governo maschile del mondo. Ho attribuito all’esperienza riproduttiva la capacità di dare forma al pensiero, mostrando come essa abbia plasmato allo stesso tempo l’apparato riproduttivo di femmine e maschi e le rispettive menti. Nell’articolo precedente [Nota 8. Il concetto di maternità pubblicato su Bumerang n. 1] ho spiegato la mia teoria che riprendo qui brevemente per mostrare meglio la vera scaturigine dei problemi che ci affliggono. Protagonista-depositaria della storia della vita sulla terra, la donna ha sviluppato una forma mentis atta a contenere il reale nella sua complessità e a privilegiare nessi creativi e costruttivi, che riproducono all’esterno l’attività interna del suo corpo che crea, stimola e sostiene il vivente. Per quanto riguarda l’uomo invece, la limitata funzione nella riproduzione, circoscritta unicamente al concepimento, si è tradotta inevitabilmente in una visione parziale del mondo e di sé, che ha determinato un modo particolarissimo di osservare il reale fissando un solo dato per volta. Vedere uno ha conseguenze pressoché infinite che si concatenano le une alle altre e si riversano a pioggia sulla realtà, sfigurandola. Intanto l’attenzione focalizzata sul dato singolo, facendo sparire l’insieme a cui è connesso, lo trasforma, qualunque sia la sua natura, in un ente assoluto che si oppone al suo contrario – un altro ente assoluto – in un conflitto volto necessariamente alla sua esclusione-eliminazione. Il mondo maschile, composto da atomi isolati e sconnessi, appiattito su poli opposti in perenne conflitto, è astratto perché non corrisponde alla realtà, soprattutto a quella vivente, che è invece connessa e complessa. Il suddetto schema cognitivo che il maschio applica al mondo esterno deriva dalla percezione di sé come di un individuo senza legami, in lotta contro tutto e tutti, e lacerato in se stesso. La separazione cartesiana tra res cogitans, una ragione immateriale, soggettiva e autonoma, e res extensa, un corpo visibile e quantificabile, assimilato alla materia morta, è paradigmatica per tutte le coppie di contrari che affollano la mente maschile. La polarizzazione, che confina l’altra/o nell’angusto ruolo di nemico, reca in sé la gerarchizzazione, ad esempio tra la ragione e il corpo, alla prima è attribuito tutto il valore dell’essere umano in quanto generatrice di alti e nobili ideali, l’altro è visto come vile corruttore della purezza della ragione, a causa dei suoi bisogni e dei suoi istinti. Da qui nasce la tanto vituperata “cosalizzazione” degli esseri umani e dei viventi in generale che giustifica le nefandezze commesse ai loro danni, da qui il disprezzo per la natura e la donna e l’assurdo, autolesionistico progetto - ben descritto da Claudia - di risolvere i legami che tengono avvinti gli organismi al processo biologico della vita. La volontà invidiosa di distruggere e sostituire la donna e la natura, costituisce una miccia che non potrebbe essere accesa se il maschio umano avesse contezza dell’integrità-unitarietà dell’organismo vivente, quindi della sua incommensurabile differenza dagli oggetti inanimati. L’idiosincrasia nei confronti della vita nasce dal fatto che l’uomo percepisce il suo proprio corpo come cosa inanimata. Cartesio lo dice come meglio non si potrebbe quando descrive il procedimento seguito per affermare il famoso “cogito ergo sum”: “Io mi consideravo dapprima come avente un viso, delle mani, delle braccia, e tutta questa macchina composta d’ossa e di carne, così come essa appare in un cadavere: macchina che io designavo con il nome di corpo” [Nota 9. Cartesio - Meditazioni metafisiche] La concezione meccanicistica della vita, che porta difilato alla celebrazione di un mondo artificiale, riposa dunque sull’assenza di sapere di sé, ma non è dovuta solo alla più volte ricordata visione “monistica” del reale che, incapace di abbracciare la complessità, non permette di cogliere l’organismo, quanto di più complesso vi sia al mondo. Procreare fuori di sé determina una pronunciata estroversione dell’energia psichica che, impedendo al maschio di “sentire” dal di dentro il proprio corpo, gliene interdice l’accesso. L’uomo vive tutto proteso all’esterno, fuori dal proprio organismo, che per di più è soggetto ad ulteriori suddivisioni. La scienza lo considera infatti come un insieme di cose - gli organi - e colloca la mente nel cervello, percepito a sua volta come cosa altra. Trasformato in un miscuglio di cose, snaturato e svilito, l’organismo smarrisce la sua interezza e la sua qualità di soggetto conoscente e agente. “Nonostante sia egli stesso un vivente, i viventi restano inaccessibili al maschio umano che pretende tuttavia di gestire un mondo a lui sconosciuto, utilizzando strumenti che si stanno rivelando inadatti persino per la comprensione della realtà inorganica da cui sono mutuati. Per di più la sparizione del corpo a favore di una ragione separata, l’alata testa d’angelo di cui parla Schopenhauer[Nota10. Schopenhauer – Mondo come volontà e rappresentazione], trascina con sé tutto il reale, producendo dubbi sulla sua concreta esistenza. Come l’organismo vivente, qualsiasi oggetto scompare se, ridotto alle sue parti costitutive, smarrisce la sua unità. Percepite una alla volta, le parti danno origine a singole rappresentazioni che, unite in un secondo momento, generano un oggetto fittizio, non corrispondente all’originale in quanto risultato di un’aggregazione i cui nessi sono imposti artificiosamente dal soggetto conoscente. La tendenza a concentrarsi su un’unica motivazione, solitamente il conseguimento di un potere che consenta di acquisire l’agognata primazia, rafforza la scomparsa dell’interezza e autonomia del reale. Il maschio umano fa smarrire l’integrità e la possibilità di un’esistenza indipendente alle cose e alle persone del mondo, considerandole semplici mezzi per realizzare i suoi bisogni, ma si volatilizza con esse dal momento che riduce drasticamente ad una sola le innumerevoli e complesse istanze di cui è portatore in qualità di vivente. Questo è il motivo per cui continua imperterrito a fare scelte del tutto irrazionali ed autolesioniste che lo trascinano, direttamente o indirettamente, nelle rovine da lui generate” [Nota 11. A. Giuffrida – La razionalità femminile unico antidoto alla guerra – Bonaccorso Editore] Già Nietzsche aveva compreso quanto esiziale sia stato per l’uomo “incamminarsi verso l’angelo” per allontanarsi dalla sua “bruta” natura corporea, sostituita da un ente astratto chiamato anima o coscienza, “il più miserevole e ingannevole dei suoi organi” [Nota 12. Nietzsche – Genealogia della morale] Il filosofo incolpava la morale di questa indebita sostituzione, ma non è così, il maschio umano identifica il suo vero essere in un’entità astratta perché la sua mente accoglie la realtà solo sottoforma di idea. Ribadisco che egli avverte la sua stessa corporeità, la donna e in genere la natura vivente come inferiori, cattive e peccaminose perché intaccano la perfezione di ciò – ragione, anima o spirito – che considera la sua essenza. Il pensiero maschile deforma e capovolge il reale, privandolo delle sue concrete radici, perciò si ispira sempre all’Idealismo e questo è un grosso problema in quanto “il reale, per essere effettivamente compreso, deve mantenere la sua consistenza, la sua specificità e la sua autonomia, non potendo ridursi a mero prodotto del pensiero e del desiderio umani. D’altronde, quale che sia l’interpretazione che ne diamo, un autentico progresso conoscitivo è reso possibile solo dalla capacità di confrontare con il reale i nostri schemi interpretativi e di modificarli tutte le volte che si rivelano inadeguati. Sappiamo però che gli uomini seguono un cammino inverso: è il reale a doversi modellare secondo gli schemi prodotti dalla loro mente”[Nota 13 Il corpo pensa – pag. 174], la qualcosa conferisce al loro mondo decisi caratteri di finzione. La prova è data dalla formalità dei principi democratici. La finzione omologante del principio di uguaglianza, ad esempio, non garantisce l’uguaglianza sostanziale solo alle donne, che restano costitutivamente diverse, ma a chiunque presenti differenze rispetto al modello proposto: maschio bianco, adulto e proprietario. Ora “se la logica alla base del principio è quella del “come se” – le donne sono incluse come se fossero uomini, i neri come se fossero bianchi, i poveri come se fossero ricchi – essa rende gli uomini simili a pargoletti che fingono nel gioco identità diverse. Il problema è che gli uomini non sono bambini e non si limitano a rappresentare le contraddizioni e l’incoerenza della loro mente sul piano della mera finzione, ma pretendono di gestire la vita della specie come se si trattasse di un gioco” [Nota 14. La razionalità femminile pagg. 379, 380] Se poi il gioco si spinge fino a forzare la natura vivente e non vivente a trasformarsi fisicamente in ciò che non è e non potrà mai essere, bisogna convenire che la distruzione della vita è “la logica pensata fino alla fine” del pensiero unico dominante, il quale sta conducendo la specie ad approdare al puro nulla perché può accedere alla vita solo nella forma della sua negazione. La violenza è una caratteristica strutturale del sistema cognitivo maschile perciò la guerra non è solo quella “guerreggiata”, ma si configura come modalità tipica di rapportarsi al mondo. La domanda da porsi a questo punto è se la guerra che gli uomini conducono inopinatamente contro la donna e la natura sia consapevole oppure no. Secondo me la consapevolezza riguarda i fini che essi perseguono - appropriarsi della loro funzione creativa oscurandole o meglio cancellandole del tutto – e le strategie per metterli in atto. Cosciente è insomma solo il progetto, il cui concepimento è però reso possibile da una marchiana inconsapevolezza riguardante il mondo della vita. All’ignoranza si aggiunge l’impossibilità di vedere le implicazioni che l’insano disegno e le scelte conseguenti comportano persino per la loro stessa persona, impossibilità dovuta alla limitatezza dello sguardo che, come sappiamo, mette a fuoco e segue un solo dato per volta.

Una peculiare forma di conoscenza – comune a tutti gli uomini senza eccezioni - determina dunque i guasti riscontrabili nelle comunità a guida maschile. Essi, pertanto, non sono imputabili al patriarcato, al capitalismo, al liberismo, alla scienza e alla tecnologia, né tampoco alle religioni monoteiste che non posseggono la qualità di autonomi soggetti pensanti. La vera responsabile è la mente che li partorisce, ma siccome la mente non esiste fuori dal corpo biologico, occorre considerare l’intero organismo maschile, la sua esperienza e il modo in cui essa si traduce in pensiero. Ciò comporta che gli uomini - anche coloro che sono incapaci di fare male intenzionalmente - condividono in solido la responsabilità del malgoverno del mondo, in quanto sono tutti portatori delle stesse categorie e meccanismi mentali inadatti a comprendere la realtà qual è e quindi a governarla correttamente. La permanenza forzosa all’interno dell’apparato cognitivo maschile, da millenni imposto come l’unico possibile, fa sì che anche le donne tendano a mettere i prodotti della mente al posto dei soggetti in carne ed ossa e a tenere separate teoria e prassi. In tal modo stentano ad attribuire le scelte alla mente che le pensa, anche quando si tratta della loro. Faticano altresì a riconoscere che l’immensa differenza esistente tra comportamenti femminili e maschili – evidente nella civile quotidianità della stragrande maggioranza delle donne del mondo e soprattutto nella gestione delle comunità matriarcali - non può che scaturire da un’altrettanto immensa differenza mentale. La Weltanschauung della donna “non può essere opposta a quella maschile né può costituirne un complemento: viceversa essa è portatrice di un’altra conoscenza, di una modalità di stare al mondo, di interpretarlo e di gestirlo affatto diversa”.15 Dopo millenni di devastazione patriarcale a noi donne tocca recuperare la nostra visione del mondo e ricostituire l’assetto categoriale corrispondente. Siccome il fallimento planetario del “meccanicismo idealistico” della mente maschile, che appare oggi in tutta la sua gravità, rende urgente e non più rimandabile la sua definitiva sostituzione con una ragione aperta, operante a tutto campo, occorre mettersi all’opera. Le modalità di funzionamento del pensiero dominante sono state scoperte e descritte16 e i suoi meccanismi sono riscontrabili ovunque perché organizzano il mondo, si tratta perciò di imparare a riconoscerli fuori e dentro di noi e prenderne le distanze. Non mi nascondo la difficoltà dell’operazione che dovrà vincere, prima delle resistenze maschili, quelle opposte dai millenari schemi concettuali da noi stesse interiorizzate, ma non vedo altra via se vogliamo fare qualcosa che superi le denunce, sacrosante ma vane, in quanto non scalfiscono la sicumera e la millantata superiorità maschili. Solo l’acquisizione e l’uso di strumenti critici atti a far irrompere la realtà vera nel mondo falso apparecchiato dagli uomini, può immetterci sulla strada giusta e darci la forza di aprire quantomeno una breccia nel rigido monolite del sistema di sapere e potere maschile. Non so se ce la faremo, ma so per certo che il futuro della specie dipende dalla possibilità di rimettere nelle nostre sapienti mani la guida del mondo. 15) A. Giuffrida – La razionalità femminile unico antidoto alla guerra – Bonaccorso Editore – pag. 18 16) Nel cap. 3 de Il corpo pensa c’è la descrizione dettagliata dei meccanismi della mente maschile, ma anche l’altro saggio e tutti i miei scritti consolidano tale conoscenza

Versione Inglese

NATURE AS CONCEVEID BY MALES

By Angela Giuffrida

As we know, capitalism has reduced Nature, in all its manifestations and aspects, to a commodity, turning it into a territory to be conquered, exploited and sacked. However, we also know that the Patriarchy, already since its inception, with its authoritarian character, had caused nature to lose the good standing it enjoyed under matriarchal societies, where it was respected, honored and even deemed sacred. Deprived of its peculiar characteristics, especially its creative autonomy, Nature lost its own physiognomy and real form, turning into a sort of “still life”incapable of exhaling evena single breath of life. Modern Science has confirmed and reinforced this vision of man’s supremacy over nature, by considering the world a mechanism that can be studied and understood exclusively with the tools of mathematics. Suited to manage, thanks to technological research, a universe of machines, devices and various mechanisms, mathematics unduly overstepped its boundariesand has risen to the status of sole model of knowledge, extending its principles and methods to all the branches of the knowable. The cult of mathematics has taken over everything, informing even Biology, Neurosciences, and Social Sciences, which then, in turn, treat living nature as dead matter. In a Cartesian sort of way, researchers have split their own selves into two- one side consisting of self-based Reason housed in an alien body, which is reduced to one among the million things to be known. This kind of treatment makes nature unnatural. Since it gives an illusory image of nature that doesn’t match reality, it turns it into a ghost, a pure figment of the imagination. In this peculiar murder of Nature, Claudia vonWerlhof discerns a well-definedproject, stubbornly carried out by the Patriarchy using science and technology. This projects, which was already present in patriarchal alchemic thought provides for the creation of an artificial world, which is supposed to improve the natural world and ultimately replace it. It is a kind of anti-world tending to perfection and the absolute, which can come about by eliminating nature and reducing life to nothing. This absurdidea is based on failing to accept the generative abilities of mothers, which grantthem an obvious and universal primacy,always present in nature. Only a pure, male-connoted spirit can replace the power of mothers and ensure that “fathers” appropriatethat power to free themselves from dependence on mothers and nature- obviously a sort of dependence they deem intolerable. Men’s high creationof a better world takes the form of a destructive and violent process because it acts independently of actual reality. It seeks to impose its lawson the real world by means of undue manipulations. Claudia defines “The Patriarchy as a belligerent project… creating destruction and expending its efforts to replace what human mothers and Mother Naturehave created”. Thus,rather than a project aimed “at the betterment of the world” it is aimed destruction of the world!” [Note 1. Claudia von Werlhof – Nell’età del boomerang – Edizione Unicopli – p. 57]

These claims of superiority derive from seeing that “ science is literally applied to the elimination or replacement of life, death, reproduction of life, human beings, women and mothers, but also of the soil, of plants and animals, as well as all given natural substances … “ The nature of the project is clearly revealed by the attempt to “show male creative force or male productivity – not in cooperation with women and external nature, but rather against them - precisely within the context of new technologies, i.e., ‘nuclear alchemy’, biochemistry, nanotechnologies, reproduction technologies and genetic engineering. The machine, as the first attempt to replace human beings (machines for killing, work, sex, procreation) and to replace nature, is, in the meantime,supplemented by a sort of “machinization” (Maschinisierung) of nature itself. Expanded to the point of becoming an open system, the Machine no longer merely ‘replaces’ nature/living being directly with a device, but rather forces nature to execute from within the commands imparted by genetically modified information, or induced on a nuclear, chemical or mechanical basis. [Note 2. Ibid., p. 96.] But “it seems obvious that ultimately itwill be impossible to produce an immortal, enhanced, superior, nobler and more perfect human being and a ‘life’ that is as perfect, by means of violence, by destroying all natural cycles and connections, both internal and external. Plans to manufacture a trans or post human life in fact show that, because they cannot be made artificially,human beings will have to be ‘overcome’ or completely abolished altogether.[Note 3. Ibid.] Well said!one feels like exclaiming. Qualify the ideas supporting this whole construction as a sort of delirium [Note 4. Ibid p. 26] and doubting that they stems solely from “the envy for the ability to give birth” [Note 5. Ibid.] in my opinion Claudia highlights what is truly at issue here. Envy for the creative power of the mother’s body is infantile both because it arises during childhood, when the child realizes that only mothers give birth, and because it should be overcome in adulthood and replaced by the mature acceptance of the place that male occupy in the natural order. The fact that the whole history of the Patriarchy spurts envy from every pore shows that something in the male evolutionary processhas gone awry, especially considering how dangerous the Patriarchy has increasinglybecome. The desire to replace the mother and Mother Nature is understandable if it is limited to childhood fantasies or remains confined to the dream world, in the realm of sheer fantasy. The problem arises when adults expect to inscribe the dream into reality, turning it up side down, something that reveals big gaps in knowledge. These big gaps are at the source of death bearing project of transforming the world in the way described above. Let’s talk about some of these big gaps in knowledge: Lack of acknowledging that reality has an autonomous status vis-a-vis personal wishes, fantasies and ambitions is what allows men to manipulate people and things while committing all sorts of misdeeds, forcing reality to adhere to any idea that may strike their minds, deaf to the demands of reality, even when they are personally touched by them. The male inability to discriminate between people and things, something living from something that is not, whichis responsible for the offensive reification of the other, endemic in androcentric systems, and the foolish attempt to transform a world of living beings into a world of the dead. A living being who deliberately wants to do away with mothers and nature, to which it owes life, and deceiveshimself that he may be able to continue to live as a machine or a ghost, i.e. as a dead being, either is “an anomaly or a joke of nature [Note 6. Luigi De Marchi – Scimmietta ti amo – Longanesi – p. 211] or is missing adequate knowledge. In fact, if he doesn’t realize that waging war against nature and life means also warring against oneself, given that he himself is both part of life and nature, obviously does not know he isalive and what a living being is. The male’s inability to grasp complexityand to perceive the tangle of connections characterizing them, as is determined by the exasperated individualism and conflict that characterizes androcentric social organizations. This enables the male to stumble in all his awkwardness in the delicate balance that regulate organisms in their inner workings as well as externally, and nature in general. The analytic approach to reality induces an inclination to deconstruct and directs the male gaze towards destructiveness.

At this point it is essential and urgent: a) to recognize that the above flaws lead to irrational, contradictory, highly harmful choices, for the entire planet and its inhabitants b) suchfailures must be attributed to predominant male thought. c) Investigate what causes such thinking, a cause that has inexplicably remained unexplained so far.

In my book The Thinking Body [Note 7. A. Giuffrida –The Thinking Body – Prospettiva Edizioni], I have traced the source of the widespread irrationality thatcharacterizes the way males govern the world. I attributed the ability to lend shape to thoughtto the experience of reproduction, showing how such experience has molded,at the same time, both the reproductive systems of females and males and their respective minds. In an earlier article [Note 8. “Il concetto di maternità“,published in Bumerang n. 1.], I explained my theory and here I summarize it briefly, in order to better outline the true source of the problems that afflict us. Protagonist and repositoryof the history of life on earth, woman has developed aforma mentis suitable to containing reality in its complexity and give precedence to creative and constructive links, which is an external reflection of her body’s internal activity, which creates, stimulates and supports life. As far as man is concerned, on the other hand, his limited function in reproduction, circumscribed only to conception, has inevitably translated into a partial vision of the world and of himself, which has determined a very specific way of observing reality, taking in one datum at a time. Seeing one has just about infinite consequences that form a chain reaction and cascade on reality distorting it. In the meantime, when attention is focused on a single datum, causing the whole it is connected to to disappear, it transforms it, whatever its nature may be, into an absolute entity that is in conflict with its opposite – another absolute entity- a conflict that is necessarily geared to its exclusion/elimination. Made up of isolated, unconnected atoms, reduced to opposite poles that are perennially in conflict, the male world is abstract because it doesn’t match reality, especially the reality of living things, which is connected and complex. The above cognitive modelapplied by males to the outside world derives from the perception he has of himself as an individual devoid of ties, struggling against everything and everyone and torn inside himself. The Cartesian separation between res cogitans, a non-material, subjective and autonomous reason and res extensa, a visible and quantifiable body, assimilated to dead matter, is paradigmatic of all the pairs of opposites that crowd the male mind. This polarization, which confines the other (whether male or female) to the small role of enemy, contains the creation of hierarchies, for example, between reason and the body, with the former enjoying all that is valuable in human beings because it generates high and noble ideals, the latter, instead, is considered a vile corruptor of reason’s purity, the cause of its needs and instincts. This gives rise theoffensive process of turning human beings and living beings in general into “things”,which thenjustifies the horrors committed against them, gives rise to contempt for nature and women, as well the absurd, self harming project - well described by Claudia- to sever the ties that keep organisms bound to the biological processes of life. The male’s envious will,bent on destroying women and nature, is a wick that could not be lit if human males realized the integrity-wholeness of the living organism, and therefore, its incommensurable difference from inanimate objects. This maleidiosyncrasy vis-à-vis life arises from the fact that the male perceives his body as an inanimate object. Descartes laid this out in the clearest way when he describes the process leading to his famous “cogito ergo sum”. He wrote, “Before, I considered myself as having a face, hands, arms and that whole machine made of bones and flesh, exactly asit appears in acorpse- a machine I designated with the name of body.” [Note 9. Descartes, Metaphysical Meditations]. This mechanistic conception of life which leads straight to celebrating an artificial world, rests then on the absence of self-knowledge, but is not solely due to the often mentioned “monistic” vision of reality, which owing to its inability to embrace complexity does not enable the perceiver to embrace complexity nor to grasp the organism, the most complex being in the world. To procreate outside of oneself determines an accentuated extroversion of psychic energy, which prevents males from “feeling” their bodies from inside and prevents them from having access to it. Man lives all stretched towards the outside, outside of his ownorganism, which is, in addition, subject to more subdivisions. Science, in fact, considers it a set of separate things - the organs- and places the mind in the brain, which is in turn perceived as something other. Transformed into a mix of things, distorted and denatured, the organism loses its wholeness and its features of being both a discerning subject and agent. “In spite of the fact that he himself is alive, living beings remain inaccessible to the human male who neverthelessexpects to manage a world that is unknown to him, using tools that are turning out to be unsuitable even to understand inorganic nature from which they are mediated. In addition, the disappearance of the body in favor of a separate rationality, the winged angel head that Schopenhauer spoke about, [Note 10. Schopenhauer, The World As Will And Representation] dragsdown reality as a whole,with it producing doubts about its actual existence. Just like a living organism, when reduced to its constituent parts,any object too disappears, as it loses its unity. Perceived one at a time, parts give rise to single representations which, when joined together later, generate a fictitious object. Its fictitious nature depends on the fact that it does not correspond to theoriginal because it is the result of aggregateconnections artificially imposed by the knower. The tendency to concentrate on a single motive,usually the pursuit of a power that allows the male to gain his longed for supremacy, strengthens the disappearance of the wholeness and autonomy of reality. The male’s practice of considering them simple means to achieve his needs causes both things and people allover the worldto lose their integrity and possibility of an independent existence. But the male himself disappears with them, since he drastically reduces the innumerable aspects that he, as a living being, bears in himselfto a single one. This is the reason why he continues,undismayed,to make utterly irrational choices and self-harming ones at that, which drag him directly or indirectly, into the ruins he himself is responsible for generating” [Note 11. A. Giuffrida – La razionalità femminile unico antidoto alla guerra – Bonaccorso Editore]. Nietzsche had already understood the disastrous consequences entailed for man in his “approaching the angel” in order to draw away from his “brute” corporeal nature, replaced by an abstract entity called soul or conscience, “the most miserable and deceitful of hisorgans”.12 Nietzsche blamed morality for this undue replacement, but that’s not correct, in my opinion. The human male identifies his true being with an abstract entity because his mind receives reality only under the form of an idea. I underscore that he perceives his own corporeal self, women generally as well as living nature as inferior, bad and sinful because they undermine the perfection of whatever – reason, soul or spirit- he considersto be his true essence. Male thought distorts and turns reality upside down, depriving it of its material roots because it is inspired by Idealism and this is a huge problem in so far as “ reality, in order to be truly understood, must retain its texture, specificity and autonomy, given that it cannot be reduced merely to thought and human desire. On the other hand, whatever our interpretation of it, authentic progress in understanding is made possible only by the ability to set our interpretive models up against reality and to change them any time they prove to be inadequate. However, we do know that men follow the opposite path- reality must adapt to the models produced by their minds”13 and this bestowsa strongly fictitious character to their world. Evidence of this is the formal nature of democratic principles. The homogenizing fiction of the principle of equality, for example, fails to guarantee substantive equalitynot only to women, who remain by their own constitution different, but also to anyone else, for that matter, who is a bearer of any difference compared to the proposed model- white, adult male, with property. Now “ if the logic at the foundation of this principle is that of “as though” - women would be included as though they were men, black people as though they were white, the poor as though they were rich – it makes men similar to little children at play, pretendingto havedifferent identities in a game. The problem is that men are not children and they do not restrict themselves to representing the contradictions and incoherence of their mind at the level of mere fiction, but demand to manage the life of the species as thoughthey were playing a game.”14 If, then, the game expands to the point of forcing living and inanimate nature to physically turn into what it is not and it can never be, we must agree that the destruction of life is “the logic thought out to the end” of thepredominant, single form of thinking, which is leading the species into utter nothingness because it can access life only by negating it. Violence is a structural characteristic of the male cognitive system, thus, war is not only the ones that are “waged” but must be seen as the male’s typical mode of relating to the world. The question that must be asked, at this point, is whether the war that men conduct against women and nature is a conscious one or not. In my opinion consciousness can be attributed to the ends they are pursuing – appropriate women’s creative function byblotting them out or better yet erasing them completely- and the strategies toachieve those ends. Actually, only the project itself is a conscious one, but conceiving of such plan can be made possible only by a deep ignorance concerning the living world. To ignorance one must add the impossibility to see what the implications of that the insane plan are and what the choice it entails imply, even for their own selves. Such ignorance is due to the limited nature of their gaze, which, as we know, is able to focus only on one datum at a time.

A peculiar form of knowledge, which is shared by all men without exception, determines all the flaws that can be found in the communities led by men. Such failures cannot be attributed to patriarchy, capitalism, neo-liberalism, science or technology,and even less to monotheistic religions, all of which do not possess the character of autonomous thinking subjects. The true, responsible party is the mind that gives rise to them, but given that the mind does not exist outside a biological body, one must considerthe male organism as a whole, its experience and the way it translates experience into thought. This implies that men – even those who are incapable of consciously inflicting harm- shareas a block the responsibility for bad governance of the world, in so far as they all are bearers ofthe same mental categories and mechanisms unsuitable to understanding reality such as it is and, therefore, to govern it correctly. The forced permanence inside the male cognitive apparatus, which for millennia has been imposed as the only possible one, causes women to tend to replace flesh and blood subjects with the products of their minds and to keep theory and practice separate. Because of this, they have trouble attributing the choices to the mind that thinksthem, even when it’s their own mind doing it. They have also trouble recognizing the immense difference that exist between male and female behaviors which is evident in the civility with which the great majority of women conduct their daily life in the world and as shown foremost, in the management of matriarchal societies – which cannot but be the product of a mental difference that is as immense. A woman’s weltanschauung “cannot be considered the opposite or complementary to that of man – viceversa it is the bearer of another kind of knowledge, a completely different mode of being in the world, interpreting and managing it.”15 After thousand of years of patriarchal destructiveness, it is the task of women to recover our vision of the world and reconstitutean organization of categories that matches reality. The planetary failure of “Idealistic Mechanistic Thought” generated by the male mind, which appears today in all its seriousness, makes its definitive replacement with a kind of reason that is open and operates full field urgent and no longer deferrable. That means that we must get down to work. The ways the predominant thought functions have been discovered and described16 and its mechanisms can be found everywhere because they organize the world. Now, it is a matter of learning to recognize them both outside and insideus and to distance ourselves from them. I don’t deceive myself into thinking that it will be simple. I know that we need to defeatmale resistance first, the resistance offered by conceptual frames in existence for thousands of years, which we as women have ourselves internalized. But I don’t see any other way if we want to do something more than issuedenunciations, which are justified but also in vain, in so far as they do not scratch theoverconfidence and boasted superiority of males. Only by acquiring and using critical tools capable of making true reality break through the fake world set up by men, can we set ourselves on the right path and give ourselves the strength to at least make a breachin the rigid, monolithic system of male knowledge and power. I don’t know if we will succeed but I know for certain that the future of the species depends on the possibility of placing the reins of the world into our knowledgeableand wise hands. 15.A. Giuffrida – La razionalità femminile unico antidoto alla guerra – Bonaccorso Editore – p. 18 Chapter 3 of The Thinking Body contains a detailed description of the mechanisms of the male mind, but all my other writing as well delve into that subject.

Rigurgiti di feroce misoginia

28 febbraio 2014. Gli attacchi maschilisti alla presidente della Camera.

La giornata della memoria - Hannah Arendt

31 gennaio 2014. Hannah Arendt. In ricordo.

Se le persone sono cose

19 ottobre 2012. Il caso del bambino di Cittadella (Padova) strappato alla madre dal padre, sulla base di una sindrome psichiatrica inesistente. Questo "fattaccio" che coinvolge un piccolo umano mette a nudo le strutture profonde di questa società androcratica.

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Se le persone sono cose

Sacrifici

15 dicembre 2011 - Le richieste di sacrifici da parte dei vari governi non sono razionali.

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Sacrifici

Solo la razionalità femminile può fermare la guerra

20 ottobre 2011 - Articolo richiesto da Peppe Sini in occasione del 4 novembre e pubblicato nel notiziario n. 16 del 20 ottobre de La Non Violenza è in Cammino. L'articolo è apparso anche sul Paese delle donne il giorno 22 ottobre 2011.

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Solo la razionalità femminile può fermare la guerra

Controversia sull'etica

5 ottobre 2011 - Inviato a Micromega che non l'ha pubblicato, a commento dell'articolo di Paolo Flores D'Arcais "Controversia sull'etica"

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Controversia sull'etica

La questione morale è una questione cognitiva

27 settembre 2011 - Pubblicato su Il Paese delle donne on line col titolo "La questione morale è una questione cognitiva"

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La questione morale è una questione cognitiva

La Protesi

24 luglio 2011 - Pubblicato su Il Paese delle donne on line col titolo "Abbandonare completamente la strada intrapresa dagli uomini" e su La nonviolenza in cammino n. 396 del 25.7.2011. Il dibattito sul blog di Lorella Zanardo attorno all’incontro senese di "Se non ora quando" evidenzia la necessità che le donne ritrovino quel comune denominatore che ha consentito loro di assicurare alla specie la sopravvivenza e la sua peculiare evoluzione.

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La Protesi

Il pensiero politico femminista

2 luglio 2011 - Pubblicato come lettera all'Unità in risposta all'articolo di Luciana Castellina "L'uomo, la donna e la più grande bugia della storia". Il Neutro Universale.

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Il pensiero politico femminista

La circolarità dello sguardo femminile

31 maggio 2011 - Pubblicato su Il Paese delle donne on line e su La nonviolenza in cammino - Femminile plurale n.360. Nell’articolo "Se tutti gli uomini del mondo", pubblicato da il Paese delle donne il 29 maggio, Monica Lanfranco conferma alcuni aspetti del modus cogitandi che la teoria del corpo pensante attribuisce al maschio umano.

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La circolarità dello sguardo femminile

La razionalità femminile unico antidoto alla guerra

3 maggio 2011 - Pubblicato su Il Paese delle donne on line Recentemente pubblicato dall’editore Bonaccorso di Verona, nella collana "saggi liberi", il libro che ripropone il pensiero di Angela Giuffrida sul nesso guerra-pensiero dominante.

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La razionalità femminile unico antidoto alla guerra

La parzialità dello sguardo maschile sul mondo

22 gennaio 2011 - Pubblicato su Il Paese delle donne on line Negli innumerevoli dibattiti sui comportamenti poco edificanti del cavaliere, la cosa che più mi colpisce e mi indispone è il balbettio degli oppositori, che finisce per alimentare la petulanza dei suoi arroganti legulei.

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La parzialità dello sguardo maschile sul mondo

Il compito prioritario di chi vuol sostenere la nonviolenza

2 ottobre 2010 - giornata internazionale della non violenza - Pubblicato su Il paese delle donne on line Il rispetto per il vivente umano e non umano dovrebbe caratterizzare i pensieri e i comportamenti di una specie che ha scommesso tutto sulla Ragione, se non fosse che la supremazia di uno dei due generi, imposta con la violenza, ha portato al drastico privilegiamento di forme di intelligenza settoriale che hanno fatto smarrire alla ragione il suo reale significato.

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Il compito prioritario di chi vuol sostenere la nonviolenza

Luttazzi e l’idea maschile del coito (anale e non) come atto sopraffattorio

13 Agosto 2010 - Pubblicato su Il Paese delle donne online. Bisogna ringraziare Luttazzi per aver messo in scena in modo esemplare l’idea maschile di sessualità, associata in modo tanto inestricabile quanto inopportuno all’idea di dominio. Presentato come metafora del servilismo imperante il coito anale diventa, al di là di ogni ragionevole dubbio, un’azione in sé sopraffattoria che si concreta di fatto in uno stupro, non importa se sia agito fra due individui consenzienti o no.

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Luttazzi e l’idea maschile del coito (anale e non) come atto sopraffattorio

Un modus vivendi altamente razionale e civile

13 Agosto 2010 - Pubblicato su La nonviolenza è in cammino. Non posso far risalire ad una data o ad un preciso episodio il mio accostamento alla nonviolenza. La personalita' decisamente piu' importante e' stata, infatti, mia madre che, da quando mi ha messa al mondo, non servendosi di specifiche teorie o dotte argomentazioni ma con la potente forza del suo esempio, mi ha permesso di assimilare come naturale e normale un modus vivendi altamente razionale e civile.

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Un modus vivendi altamente razionale e civile

Donne e uomini: poli opposti?

9 aprile 2010 - Pubblicato su Il paese delle donne on line Equiparare l’attrazione fra i due sessi e i fenomeni elettrici fa parte di un immaginario collettivo tanto stantio quanto errato che occorre superare. L’idea che donne e uomini siano poli opposti che si attraggono deriva dall’inclinazione tipicamente maschile a polarizzare la realtà, falsandola. Gli uomini sono i figli delle donne e nell’abbraccio amoroso entrambi sono attratti dall’archetipo femminile; infatti anche le fantasie femminili si strutturano attorno ad un corpo di donna.

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Donne e uomini non sono poli opposti che si attraggono

Il linguaggio maschile occulta il vero

23 Febbraio 2010 - Pubblicato su Paese delle Donne online. Il problema non è solo di rendere sessuate le lingue per dare visibilità alle donne, ma è anche e soprattutto la restituzione di quanto è stato loro proditoriamente tolto; solo così potranno riacquistare quella autorevolezza di cui sono state defraudate e di cui hanno bisogno per ricostruire il mondo a misura di donna che vuol dire, in fin dei conti, a misura dell’intera specie.

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Il linguaggio maschile occulta il vero

Sesso a pagamento

30 ottobre 2009 - Pubblicato su Paese delle Donne online. La vicenda Marrazzo ha portato ancora una volta alla luce tutto lo squallore del sesso a pagamento. I vari interventi, come era già avvenuto sul “caso Berlusconi”, ruotano generalmente sulla divisione pubblico-privato, e molti a sinistra magnificano Marrazzo per le sue dimissioni a fronte dell’ostinazione del premier a mantenere il suo ruolo istituzionale, nonostante le azioni che gli vengono contestate non si possano iscrivere unicamente nella sfera privata come nel caso del governatore del Lazio.

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Sesso a pagamento

Dieci domande che esigono risposte rigorose

9 ottobre 2009 - Pubblicato su Paese delle Donne online. Ho seguito il dibattito sul silenzio delle donne promosso da l’Unità ed ho pensato di dare il mio contributo. Bisogna riconoscere con Stefania Cantatore che “né il superamento dell’esclusione del potere, né quello della subordinazione violenta delle donne sono mai state una priorità per la politica” e che “nelle pieghe di queste due questioni c’è una sostanza politica che preme verso la rifondazione del pensiero sul governo delle cose”. Fare appelli, scendere in piazza, manifestare e contarci non serve a niente se non sarà ristabilita la verità e cioè la centralità del soggetto donna.

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Dieci domande che esigono risposte rigorose

Partire dal sessismo e dalle sue cause per eliminare il razzismo

8 luglio 2009 - Pubblicato su La nonviolenza è in cammino e Paese delle Donne online. Il sessismo che resiste ostinatamente in tutte le comunità patrifocali, differenziandosi solo per il grado di coercizione, e le altre forme di razzismo che, latenti in alcuni periodi, esplodono in altri sfacciatamente, sono la spia della peculiare prospettiva con cui gli uomini accostano il reale.

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Partire dal sessismo e dalle sue cause per eliminare il razzismo

La realtà vera e quella immaginata

13 giugno 2009 - Pubblicato su Il Paese delle donne on line. Sono stata particolarmente colpita dall’articolo Il Cavaliere, Draghi e le bugie sui precari pubblicato da la Repubblica il 6 giugno 2009 in cui Massimo Giannini, lamentando "l’irrealtà berlusconiana", così scriveva: "Nell’archetipo berlusconiano, il ’principio della realtà immaginata’ è il cuore della politica".

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La realtà vera e quella immaginata

Lo spazio delle donne è il mondo

25 Maggio 2009 Pubblicato su Il Paese delle donne online Nel suo intervento "Think different", pubblicato da Il Paese delle donne, Marina Boscaino ha correttamente ampliato l’orizzonte del dibattito sulle "classi omogenee" appellandosi alla "dimensione sociale" della scuola.

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Lo spazio delle donne è il mondo

Non sense

9 Febbraio 2009 Pubblicato su Il Paese delle donne online C’è qualcosa che non convince nella plateale, caparbia difesa della vita da parte della Chiesa e di quei rappresentanti dello Stato allineati sulla sua posizione.

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Non sense

La violenza, assenza di pensiero

3 Luglio 2006 Pubblicato su La nonviolenza è in cammino La violenza letale sulle donne e' strettamente connessa ad altre forme di violenza che le assicurano un ampio e forte sostegno: la distanza forzata dal potere e lo sfruttamento dell'attivita' di cura.

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La violenza, assenza di pensiero

La Finzione e la realtà

16 Maggio 2006 Pubblicato su "Il Paese delle donne online" e La nonviolenza è in cammino La giudice di Murcia, che ha posto una questione di incostituzionalita' a proposito della Legge organica contro la violenza di genere in Spagna, e' l'emblema delle donne che hanno assimilato appieno le categorie del pensiero dominante.

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La Finzione e la realtà

La razionalità maschile che uccide le donne

8 Gennaio 2006 Pubblicato su La nonviolenza è in cammino Maschi, perche' uccidete le donne?

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La razionalità maschile che uccide le donne

A chi giova reificare le donne?

16 Giugno 2005 Pubblicato su La nonviolenza è in cammino Se la riduzione di persone a cose e' un crimine contro l'umanita', a quale "superiore" etica si ispira la legge 40 che riduce le donne a cose prive di diritti, a quale "coscienza" si appellano i politici per sostenerla?

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A chi giova reificare le donne?

Quali interessi serve la violenza?

29 Gennaio 2009 Pubblicato su Il Paese delle donne online Io credo che svelare gli interessi che sostengono il dominio maschile non sia sufficiente per spiegare una violenza così generalizzata, brutale, insensata.

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Quali interessi serve la violenza?

Il compito delle donne

21 Dicembre 2008 Pubblicato su Il Paese delle donne on line Mi riferisco all’articolo di Fulvia Bandoli "E se parlassero solo gli uomini?" e alla risposta di Paola Zaretti "Non togliamo più le castagne dal fuoco".

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Il compito delle donne

Yes we can

9 Novembre 2008 Pubblicato su Il Paese delle donne online. Quello che Obama non ha detto perché non lo sa è che sono le donne ad avere la possibilità di cambiare il mondo, essendo al momento le sole a comprendere il linguaggio della vita.

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Yes, we can

La debolezza del femminismo

29 Ottobre 2008 - Pubblicato su Il Paese delle donne on line.Il femminismo non è riuscito a generalizzare la sua cultura, che riguarda uomini e donne, sfera pubblica e sfera privata” perché è rimasto impantanato nella cultura dominante di cui usa i perversi meccanismi che impediscono di trovare risposte significative.

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La debolezza del femminismo

La sinistra che non c’è

20 aprile 2008 - Pubblicato su Il paese delle donne on line. La scomparsa della sinistra in seguito alle ultime elezioni ha ben altro significato che la semplice cancellazione della rappresentanza istituzionale. Secondo me gli uomini "sembrano" di sinistra quando sono all’opposizione, perché il conflitto è il loro naturale elemento. Il problema cambia quando hanno responsabilità di governo e devono abbandonare gli atteggiamenti reattivi per realizzare quei valori che dicevano di perseguire quando il loro compito era attaccare e denunciare. Storicamente non si ha notizia di successi in tal senso.

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La sinistra che non c’è

La pena di morte

24 dicembre 2007 - Pubblicato su Il paese delle donne on line. Non mi unisco al coro che saluta la moratoria della pena di morte come un passo decisivo nell’evoluzione civile dell’umanità. La guerra, infatti, resta fuori dalla moratoria.

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La moratoria per la pena di morte e la questione maschile

Ha senso fare affidamento sugli uomini?

18 aprile 2007 - Pubblicato su Il Paese delle donne on line. Le comunità patriarcali “ammiccano al male”, più o meno scopertamente; visto che si ispirano tutte al dominio, i loro sistemi giuridici sono stati creati per sostenere l’ oppressione, perciò le leggi tendono a garantire i carnefici non le vittime, i colpevoli non gli innocenti, mentre le risorse economiche vengono destinate prioritariamente al finanziamento di imprese e tecnologie di distruzione. Persino la divinità si fa garante e portavoce dell’ingiustizia, dell’autoritarismo, della violenza sociale istituzionalizzata.

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Ha senso fare affidamento sugli uomini per rendere giustizia della violenza sulle donne?

Nostro fine non può essere condividere alla pari un sistema di pensiero carente e irrazionale

20 giugno 2006 - Pubblicato su Il Paese delle donne on line. In un articolo apparso sul quotidiano “L’Unità” del 22 maggio 2006, intitolato “Uomini, voi cosa dite?”, Luisa Muraro scrive: “La seconda ondata del femminismo, ormai trascorsa, ha cambiato molte cose in meglio, ma la tendenza maschile a farsi valere con il disprezzo dell’altro sesso, nel suo fondo sembra immutata”.

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Nostro fine non può essere condividere alla pari un sistema di pensiero carente e irrazionale

A misura di donna ovvero a misura di essere umano

2 gennaio 2006 - Pubblicato su Il Paese delle donne on line. Nella relazione pronunciata all’Assemblea delle donne della Sinistra Europea, Elettra Deiana ha affermato che "non c’è nessuna naturale attitudine da parte delle donne a dire - no - alla guerra. Il loro essere madri non è un vaccino contro la guerra". A me pare, invece, che la naturale attitudine femminile a non fare la guerra si evinca in modo evidente da due dati di fatto incontrovertibili: la guerra non è un parto della mente delle donne, mentre la cura è, in tutto il mondo, il loro mestiere.

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Un mondo a misura di donna ovvero a misura di essere umano

L'astratto e il concreto

23 Maggio 2005 Pubblicato su La nonviolenza è in cammino L'astrattezza e l'incongruenza delle argomentazioni a sostegno dei diritti dell'embrione devono suscitare un'attenta riflessione.

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L'astratto e il concreto

Una domanda decisiva

24 Aprile 2005 Pubblicato su La nonviolenza è in cammino Scrive Giancarla Codrignani: "i partiti sono al massimo disposti a rinunciare a qualche posto per attribuirlo alle donne, purche' nessuna si sogni di modificare il modello delle politiche e la qualita' dei diritti". Come reagiscono le donne di fronte alla irragionevole pretesa maschile di continuare ad "occupare" la societa' e a dettare legge "in solitaria"?

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Una domanda decisiva

Come uscire dal vicolo cieco

17 Marzo 2005 Pubblicato su La nonviolenza è in cammino Seguire gli uomini nel loro disegno esistenziale che rinnega il corpo significa guidare la specie verso l'autoannientamento.

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Come uscire dal vicolo cieco

Il silenzio delle donne

13 Marzo 2005 Pubblicato su Nonviolenza in cammino Il femminismo, nelle sue diverse forme, rimane interno ad un apparato concettuale che mostra ormai scopertamente la sua inadeguatezza ad interpretare l'umano in particolare, il vivente in generale.

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Sul silenzio delle donne

Una equazione infondata

Gennaio 2005 Da una lettera di Angela Giuffrida inviata al quotidiano "L'unita'" in risposta a un articolo li' pubblicato secondo cui Lawrence Summers, presidente dell'Universita' di Harvard, ha sentenziato che le donne alle altezze delle materie scientifiche "proprio non ci arrivano col cervello". La lettera non è stata pubblicata, è apparsa, invece, sottoforma di articolo il 6.2.2005 sul n. 482 de La nonviolenza in cammino.

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Una equazione infondata

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