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Indice

Gli imperi romano e bizantino

§1. I due imperi

Entrambi sono reti complesse di potere che hanno determinato la storia dell'Occidente e poi dell'intero pianeta. Due grandi imperi nati dallo stesso ceppo che sarebbe arbitrario studiare separatamente. Qui vengono analizzati per studiare due modi diversi di affrontare una crisi fatale. L'impero romano occidentale inizia subito la crisi dei rendimenti decrescenti della sua "economia delle legioni" fino alla caduta formale alla fine del V secolo. Questa caduta vede sorgere una costellazione di stati germanici "barbari" che ne riempiono il vuoto fino ai vari tentativi di ricostruzione unitaria con il sacro romano impero. L'opera di Dante Alighieri testimonia questa vitalità culturale dell'antico impero latino, mitizzato da poeti, letterati, storiografi. Quando l'impero bizantino orientale tramonta definitivamente, travolto dall'impero turco, l'occidente ha generato le sue grandi monarchie nazionali, che diverranno poi gli imperi di Spagna, Portogallo, Francia, Olanda, Inghilterra, ed è già pronto all'espansione geografica, alla scoperta delle Americhe, alla colonizzazione del pianeta. Elemento di unione/disunione e di continuità tra le due sfere geopolitiche greca e latina ad oriente ed occidente è la religione cristiana. Le due chiese cristiane ad est e ad ovest sono divise solo da una questione di potere reciproco. E da due modi diversi di rapportarsi tra Chiesa e Stato (ortodossa in un caso, cattolica nell'altro; bizantino in un caso, franco-germanico nell'altro). L' impero romano prima, quello bizantino poi, adottano due modi diversi di gestire il pericolo di sparire come struttura di dominio, come grande impero durato per secoli.

§2. L'impero romano

Uso l'impero romano per fare comparazioni con gli imperi attuali. Nei primi tempi, dalle origini sino ad Augusto (I secolo dC), i territori e le popolazioni conquistati dai romani erano fonte di grandi ricchezze. Gli alti ritorni in tasse, bottini di guerra, tributi e schiavi venivano parzialmente reinvestiti in un maggiore rafforzamento dell'apparato militare e nella costruzione di una élite locale cointeressata, partecipe, alleata, culturalmente assimilata tramite la lingua latina o greca, come i sadducei ad Israele un rappresentante dei quali era quel Paolo di Tarso che abbiamo visto in precedenza. L'esercito romano con le sue legioni dislocate alla periferia e nel centro dell'impero costituiva di per sè un sistema economico imponente, "l'economia delle legioni". Questo sistema nasce dalla disgregazione della piccola proprietà contadina a vantaggio di proprietari più grandi cui i Gracchi avevano tentato di reagire con le riforme. Questi contadini nullatenenti riempiono le città e Roma in particolare costituendo il “proletariato”, massa di manovra politica importante per leader ambiziosi o gruppi di potere. Con la sua riforma militare Mario li assolda facendoli entrare nelle legioni in cambio di paga e di terre dei popoli conquistati. I nuovi legionari (i "muli" di Mario) costruivano strade, ponti, fortificazioni, accampamenti forniti di mercati che gradualmente diventeranno nuove città. Questo permetteva nuove conquiste e quindi nuovi investimenti nell'apparato militare in un processo circolare di accrescimento continuo (keynesismo militare). Ma ogni nuovo territorio conquistato doveva essere poi amministrato e difeso, aumentando in modo significativo tutti i costi dell'apparato militare, della complessa rete logistica, dell'apparato amministrativo-burocratico, dello strato locale di alleati. L'impero all'epoca di Cesare aveva raggiunto i limiti dell' oceano atlantico, del Reno e del Danubio, del Sahara a sud. Ad Est lo ferma l'impero persiano che distruggerà Crasso e le sue legioni (Cesare si riprometteva di conquistarlo, per aprirsi la via della seta, poco prima dell'attentato alle idi di marzo che forse ha salvato i persiani da una fine simile a quella subita dai Galli). Con Augusto termina la fase espansiva. Negli anni di Nerone le risorse provenienti dalla tassazione dei surplus agricoli erano appena sufficienti a coprire le normali spese di mantenimento del governo dell'impero, dell'esercito in primis, che ormai era un esercito mercenario a carico dello stato, mentre fino a Mario ogni "centuria" doveva equipaggiarsi in proprio secondo criteri di ricchezza (da qui nasce il termine "classis" da cui "classe" di censo, deformato poi in "classi" sociali). Eventi eccezionali ma frequenti come le guerre venivano finanziati attraverso un deprezzamento della moneta, una prassi che divenne sempre più frequente. La crisi si manifestò in tutta la sua gravità nella seconda metà del III secolo, in particolare dal 230 al 284 dC. L'impero fu attraversato da guerre civili e da numerosi complotti politici. Molte città e territori di frontiera furono saccheggiati e devastati. La risposta dell'impero fu il raddoppiamento delle dimensioni dell'esercito e soprattutto lo sviluppo abnorme della complessità dell'apparato burocratico-militare. L'esercito romano arriverà a contare una forza permanente di 680.000 uomini, armati, addestrati, ricompensati in denaro e terre. Per far ciò furono aumentate le tasse sotto Diocleziano e Costantino, e furono introdotte nuove forme di lavoro forzato. Ciascun villaggio era responsabile del proprio carico fiscale e in caso di inadempienza i villaggi vicini erano chiamati a sopperire. Schiacciati dalla tassazione i contadini giunsero ad abbandonare le terre, o a rifugiarsi sotto la protezione di signori locali. Si innescava così un processo circolare negativo tra riduzione delle entrate e inasprimento della tassazione. Iniziavano la feudalizzazione e la decentralizzazione di una unità di dominio, di una configurazione, l'impero, ormai incapace di autosostenersi e di difendere frontiere sempre più estese e permeabili. Attorno al 400 dC la maggior parte delle terre della Gallia e dell'Italia era sotto il possesso di solo 20 famiglie senatoriali. Le premesse per il collasso militare del V secolo erano già tutte presenti. Quando mancarono le risorse finanziarie per sostenere l'esercito mercenario (introdotto da Mario con la sua riforma di alcuni secoli prima), le invasioni barbariche segnarono la fine del sistema. La soluzione tentata e fallita nell'impero romano ancora indiviso fu dunque una manovra di maggior controllo burocratico ed amministrativo, di una maggiore complessità della macchina statale, di un forte inasprimento fiscale, di un raddoppiamento delle dimensioni dell'esercito. Una soluzione che ricalcava i modelli consueti esasperandoli. Queste misure che forse in altre condizioni storiche avrebbero potuto funzionare servirono invece a rendere più veloce il tracollo. Il prelievo di nuove risorse distruggeva le fonti stesse di queste risorse, semplicemente perchè il sistema non poteva più espandersi geograficamente. L'élite al potere si era formata nella logica predatoria ed estensiva della conquista di nuovi territori e di nuove popolazioni da sfruttare e da assimilare, una logica che aveva sempre funzionato fino ad allora, e quindi non poteva avere la consapevolezza che questa crisi profonda avrebbe trascinato l'impero di Occidente alla rovina.

§3. La transizione di Costantino

Costantino che proveniva dalla Britannia ai confini dell'impero ebbe forse l'intuizione graduale di dover passare da uno sviluppo estensivo di predazione militare ad uno intensivo di sviluppo culturale, mercantile, artigianale, religioso e spirituale, di allargamento delle basi sociali dell'impero, di sviluppo di nuovi centri urbani. Naturalmente sempre dentro una forte cornice concettuale basata sulla tradizione dell'impero romano, della sua forza militare letale, del suo diritto al dominio politico, ma attento e pronto a riequilibrare le reti militari e politiche (la M e la P di IEMP) con le reti economiche e religiose (la E e la I di IEMP), con la vitalizzazione delle grandi reti commerciali e produttivo-artigianali del vicino Oriente e la "scoperta" della religione cristiana che su quelle reti aveva viaggiato. Costantino non aveva pietà con i nemici e cercava un dio che lo aiutasse sui campi di battaglia. Scelse come appoggio i cristiani, presenti soprattutto nelle città, tra gli artigiani, negli interstizi più vitali della società del tempo. I cristiani avevano un network di chiese (comunità) diffuso dentro e fuori l'impero e capace di comunicazione attraverso tutte le vie mercantili e militari, attraverso i media del tempo e in gran parte delle varie lingue, a partire dal greco. L'appoggio di Costantino alle "sette" cristiane fu tale da trasformarle in religione di stato e di proibire nel tempo ogni altra forma di culto prima consentita nel vasto impero che assemblava lingue, popoli, dei e tradizioni diverse. Nasceva una chiesa monopolistica che vietava ogni altra espressione spirituale. Costantino, di cui si dubita si fosse mai convertito, non era certo un teologo ma stabiliva i concili e gli articoli di fede. Si trasferì quindi in Oriente costruendo la nuova capitale, una prassi abbastanza consueta tra re e imperatori di ogni tempo e paese. Nasceva l'impero di Oriente con un destino assai diverso da quello dell'impero di Occidente. Costantino aveva di fatto agito contemporaneaneamente sulle quattro reti sociali IEMP. Questo spiega la ragione del suo successo. Questa svolta fu di estrema importanza per la sopravvivenza del "sistema greco-romano" e della sua "civilizzazione".

§4. L'impero di Bisanzio

L'impero di Bisanzio sopravvisse alla crisi del V secolo e, ad occidente, aiutò la nascita di Venezia che secoli dopo, con i genovesi, "inventò" il primo capitalismo. La strategia bizantina dopo il V secolo si può sintetizzare in poche parole: "semplificazione sistematica e decentramento", una risposta sinceramente inconsueta nella storia delle società complesse. Una strategia opposta a quella degli imperatori romani fino a Diocleziano compreso. Nell'impero bizantino nel VI secolo le paghe dei militari furono ridotte alla metà e poi ancora alla metà della metà nel VII secolo. Dopo la guerra con i Persiani (sempre loro), che durò 26 anni e lasciò l'impero esausto, venne deciso di lasciare le terre in affidamento ereditario a liberi soldati-contadini (soldier peasantry) che si riorganizzarono secondo un modello fondato su piccoli feudi autosufficienti. In questo modo, nonostante le entrate si fossero drasticamente ridotte, anche a causa della riduzione della popolazione decimata dalle pestilenze, fu possibile evitare un inasprimento delle tasse, legando i soldati-contadini al proprio territorio, lo stesso territorio che avrebbero dovuto difendere. L'amministrazione centrale e quelle locali furono pure drasticamente semplificate. Riducendo i costi dell'apparato militare e di governo, i bizantini si assicurarono migliori ritorni sul loro investimento più importante, l'esercito. Dopo una lunga crisi e guerre estenuanti, già nello VIII secolo Bisanzio ristabilì il proprio controllo sulla Grecia e sui Balcani meridionali e nello XI secolo estendeva nuovamente i suoi confini sino al Danubio. Sarebbe azzardato sostenere che l'impero bizantino possa costituire un esempio di governo fondato sull'autonomia dal basso, tuttavia non vi è dubbio che la risposta alla crisi di Bisanzio è stata una risposta maggiormente resiliente (resistente agli choc ambientali) e più efficace nel tempo rispetto a quella di Roma. Le vicende successive dei due imperi, nati entrambi dallo stesso ceppo del "grande" impero romano proprio nel momento in cui esso si fondeva con la nascente comunità delle chiese cristiane, furono complesse ed alterne. Alla crisi dell'impero di occidente, frantumato nei vari regni barbarici, corrispose fino allo 800 dC la ripresa dell'impero di oriente, più robusto e compatto economicamente, politicamente, militarmente, ideologicamente (oltre alla ideologia religiosa aveva rafforzato l'ideologia morale con un enorme apparato di leggi codificate da Giustiniano). Aveva inoltre un legame stretto e autoritario con le chiese cristiane orientali. Questo rapporto tra Chiesa e Stato, iniziato dallo stesso Costantino, si definisce "cesaropapismo" e significa che Cesare (l'imperatore) è superiore gerarchicamente al papa o al "patriarca" che dirige la chiesa. L'unico esempio occidentale di cesaropapismo formalizzato è la chiesa anglicana inglese capeggiata ufficialmente dal re. Ad occidente invece la chiesa cattolica, che in greco significa universale (almeno nelle intenzioni), priva di un partner regale con una struttura statale come quella di Bisanzio, aveva dall'inizio con Ambrogio da Milano una grande autonomia, tale che nel seguito nessun re o imperatore poteva ritenersi legittimato finchè non veniva consacrato dal vescovo di Roma.

§5. La IV Crociata

Con la ripresa economica, politica e culturale dell'occidente europeo dopo il 1000 dC, è la volta dei cristiani cattolici, guidati dal vescovo di Roma, a rivolgersi ad Oriente con le Crociate. Con la Quarta Crociata organizzata con le navi veneziane nel 1200 viene messa a ferro e fuoco Bisanzio. Vengono colpiti i "fratelli" cristiani anziché gli "infedeli" islamici in quella che veniva chiamata "Terrasanta". Ma già prima nel 1054 dC era iniziato il Grande Scisma o scisma di oriente, senza particolari motivi religiosi ma solo per la pretesa del vescovo di Roma di comandare su tutte le chiese e comunità cristiane come unico rappresentante di Cristo. Durante il saccheggio, mentre i veneziani si concentravano su quelle cose che avevano un grande valore, i francesi arraffavano tutto quello che luccicava e si fermavano solo per ammazzare e violentare. Le cantine vennero depredate, i quasi cinquemila palazzi della città, che secondo le fonti custodivano i due terzi di tutte le proprietà mondiali accumulate fino ad allora, furono vandalicamente saccheggiati e dati alle fiamme. La città era piena di soldataglia avvinazzata che trucidava chiunque trovasse lungo il cammino. Gli indifesi cittadini venivano torturati perché rivelassero dove avevano nascosto i loro valori. I conventi vennero presi d'assalto, le monache stuprate, uccisi e torturati i monaci, molti vescovi e metropoliti e molti nobili e notabili bizantini furono incarcerati e altri assassinati. Vecchi, donne e bambini giacevano in pozze di sangue per le strade, già morti o morenti. L'impero bizantino dopo la breve vita dell'impero latino di oriente rinasce dopo la IV crociata e tramonta più tardi nel 1453 conquistato definitivamente dai turchi ottomani. Lascia parte della sua eredità culturale, come le tradizioni della chiesa ortodossa e la pratica del cesaropapismo, al nascente impero russo degli zar.

§6. L'eredità di latini e bizantini

La scelta di Costantino prolungò di altri mille anni ad Oriente l'impero romano, permise la costituzione delle grandi monarchie occidentali e del substrato IEMP per le future civilizzazioni europee. Di questo substrato fanno parte l'elaborazione politica e militare dei principi della repubblica romana e del suo impero, del suo apparato giuridico raccolto da Giustiniano (ideologia morale codificata); l'elaborazione teorica del cristianesimo con la fusione delle tradizioni mesopotamiche, confluite nella Bibbia, e di quelle messianiche ebree di Gesù di Nazareth, con alcune correnti della filosofia greca (sono esclusi da questo processo culturale le tradizioni di sofisti, epicurei e atomisti, cinici, stoici, nonché dei misteri dionisiaci); lo sviluppo del mercantilismo su lunghe distanze basato su un avanzato sistema monetario internazionale da parte di Genova e Venezia, Milano e Firenze. Nel 600 d.C. in alcuni centri delle rotte commerciali arabe il cristianesimo influenza in modo determinante assieme all'ebraismo la nascita dell'Islam che costruirà un enorme intreccio IEMP "islamico" avente il suo centro focale nella religione. Sarà poi una espressione imperiale dell'Islam ad abbattere nel 1453 l'impero bizantino (nel 2000 gli USA e la Russia di Putin sono lì che affrontano ancora questo enorme sottosistema IEMP islamico nel quale prevale la componente ideologico-religiosa su quella economica). Se questi imperi avessero riconosciuto come sistemi cooperativi le comuni fibre IEMP che li univano avrebbero evitato una storia di saccheggi, violenza e ipocrisia durata millenni.

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