Sociologia21

Da Ortosociale.

17 marzo 2011. 150° anniversario Unità di Italia. Un progetto.

Indice

Sociologia Sperimentale

L'idea di una Sociologia Sperimentale, Costruttiva e non "descrittiva", è grandiosa ma soprattutto è pratica. Serve a ricostruire il tessuto sociale distrutto definitivamente negli ultimi 40-50 anni. Tessuto che prima era alimentato dalla grande cultura contadina (ahimè patriarcale) a livello planetario. E' una analisi rozza ma si potrebbe affinare. La predittività delle ipotesi si "avvera" "facendo" e "realizzando". Secondo un processo di tipo "satisficing" e "meliorating" in grado di autoregolarsi in modo "intelligente". E se necessario in grado di fermarsi ("decrescita") prima di ripartire.

Un pugno di uomini su un pezzo di terra

Relazioni sociali e personali reali e non virtuali. Il radicamento sul territorio, il vivere a stretto contatto fisico, il rapporto con la natura locale attraverso l'agricoltura o l'orticoltura o il giardinaggio, il rapporto con le comunità locali in primis, con quelle remote in secundis, il privilegiare lo spazio geografico locale, significa che i rapporti personali e le relazioni sociali sono fisici, diretti, vissuti emozionalmente, reali e non virtuali.

Comunità Sinergiche

Si dovrebbero progettare comunità (di transizione) che comprendano al proprio interno in modo integrato e armonico sia "lavoro per il mercato" (scambio), sia "lavoro di auto-sussistenza (agricolo in primis ma anche di manutenzione e di servizio alla comunità, tendenzialmente autosufficiente nei bisogni primari: cibo, salute, sicurezza) , sia "lavoro culturale" (arte, musica, nuovo turismo tra comunità e "società mainstream", autogestione dell'informazione, innovazione-ricerca-sviluppo decentrati). La base del successo è la sinergia: mangi quello che produci, hai spese "vive" molto basse (casa, energia, trasporti), il tuo costo come forza lavoro è minimo e puoi produrre per il mercato (secondo la vecchia logica competitiva, che però non è detto debba sparire del tutto, e subito). L'Italia è il posto adatto per questo grandioso esperimento sociale: i suoi 9000 comuni, i suoi infiniti borghi, frazioni, quartieri di città, in molti casi già fruibili e rimessi in sesto in attesa di un vagheggiato "turismo", sono lì che aspettano. Per questa via si può anche risanare il sud dalle mafie. Il tutto in una rete che integra le varie esperienze.

Esempio

Essendo una "comunità di transizione" si parte da una situazione tradizionale: un gruppo di persone in forte relazione tra di loro organizza una società di produzione di beni e servizi tradizionale (una SrL o una Scarl) all'interno della quale tutti lavorano. Può trattarsi di una società che produce orologi tipo Swatch, oppure software di qualità, oppure scarpe da trekking o attrezzatura sportiva, oppure consulenze turistiche o di restauro di beni culturali, oppure semplicemente arte o cultura. Scelgono una cittadina italiana di loro gradimento, vanno ad abitare in un quartiere fornito di orti e giardini, si integrano nella comunità locale, magari integrando a loro volta al proprio interno immigrati di altre etnie. Ecco il punto qualificante: lavorano mezza giornata nella società di produzione di beni e servizi per il mercato tradizionale; lavorano l'altra mezza giornata negli orti e nei servizi sociali per la comunità (salute, scuole, asili, sicurezza, assistenza); passano tutto il resto del tempo a relazionarsi, a produrre e fruire arte, cultura, conoscenza. Si collegano alle istituzioni locali, comuni, province, regioni per stimolarne la crescita e migliorarne i servizi. Alle altre comunità come la loro. Se il caso, fondano una loro lista civica. Questo è esattamente quello che tutti già fanno. Si tratta di organizzarlo, in modo razionale e spontaneo, attraverso una comunità radicata sul territorio che goda di tutti i risparmi sinergici (casa, trasporti, energia, cibo, salute, verde, gioia di vivere).

Transition Towns

E' un sogno? O una necessità. Un mare di gente guarda già alle transition towns che sono oggi un primo tentativo di "sperimentazione di comunità" con la loro "memoria storica" ricostruita.

Sociologi Sperimentali

Il centro di tutto questo esperimento è la sociologia. Vedi Sociologia Radicale (Luciano Gallino, Dizionario di Sociologia pag.638) e Sociologia Critica (Luciano Gallino, Dizionario di Sociologia pag.633). Ogni comunità, auspicando un regime altamente democratico per tutte, può darsi la "costituzione" che decide di scegliere, senza troppi vincoli. L'obiettivo è di favorire il più alto grado possibile di differenziazione culturale, organizzativa, politica (tendenzialmente). Questo nesso di comunità, diverse e integrate tra loro, vive, come le cellule di un grande organismo, di scambi continui al proprio interno: persone che passano da una comunità all'altra. Si può anche credere fermamente nella piena autogestione, ma è prevedibile che nella prima fase ci siano una pletora di leader carismatici nella varie comunità. Verranno poi "decapitati" (in senso figurato ovviamente), si presume in un processo di crescita democratica difficilmente prevedibile. I sociologi, senza essere mai i leader, anzi addestrati a NON esserlo, saranno gli enzimi del processo. Le università dovranno fornire sociologi ad hoc in grande numero e molto qualificati. Le esperienze storiche da utilizzare vanno dalla Comune di Parigi ai kibbutz israeliani, dalla Svizzera moderna alla Russia pre-medioevale, dalla Svezia settecentesca che esiliava i re guerrafondai alla Bolivia di Morales.

Sociologi della scienza

La sociologia della conoscenza aiuterà la scienza ad innescare un vero processo COOPERATIVO di costruzione della conoscenza. Vedi Scienza-Dogma-Potere-Conoscenze Antiche

Sociologi delle religioni

Le visioni del mondo, le religioni, le filosofie, anche quelle laiche, agnostiche, atee o scientifiche, sono potenti fattori di cambiamento sociale. Sono intrecciate alle varie figure di "leader carismatico" che fondano queste "religioni" che poi si organizzano in "chiese", "sette", comunità esperienziali mistiche. Le esperienze personali intime sono sacre e non sono qui in discussione. Il sociologo esamina e valuta la potente mutazione sociale indotta da queste esperienze. Mentre nelle comunità storiche passate si partiva da una sola visione del mondo o da una sola religione per costruire nuove comunità (come le comunità di quakers che nel 1600 hanno fondato la Pennsylvania o quelle di puritani il Massachusetts), oggi si può partire da comunità che condividano visioni diverse in uno spirito di tolleranza che valorizzi il significato "sociale" di ciascuna "religione" o "visione del mondo".
Un esempio. La comunità dei Mutoids, una comunità di artisti postmoderni che ricicla gli scarti della civiltà industriale come opere d'arte, ha al suo interno buddisti, atei, e forse cristiani e neopagani. Gli atei portano alla comunità un sano pragmatismo, i buddisti tolleranza e visione distaccata. Se ci fossero anche loro, i cristiani porterebbero una grande disponibilità empatica e i neopagani una forte sintonia con la natura. La comunità dei Mutoids, che ora vive in Italia, è un esempio di comunità sinergica. Sinergia comunque non significa sincretismo: ognuno mantiene la sua specificità.

Quadro Teorico

Oggi 150 anniversario dell'Unità di Italia. Il progetto è fattibile vista l'attuale auto-implosione del sistema-Italia. Il frame teorico è semplicissimo, chiaro, facile da usare, verificato e controverificato ai tre livelli: storico, archeologico, antropologico. Questo "modello" è di tipo storicistico-evolutivo. Si va a vedere come sono "nate", cresciute e si sono sviluppate le società che oggi viviamo.

La civilizzazione

Si tratta di concepire la "civilizzazione", il sorgere delle "civiltà" (Mesopotamia, Egitto, valle dell'Indo, Cina, Aztechi, Inca), non come un processo "naturale", spontaneo, fluido, come un passaggio inevitabile dal semplice al complesso. Ma come una frattura, un cleavage terribile. Ad un certo momento comincia a manifestarsi in alcune aree del pianeta il fenomeno della stratificazione sociale istituzionalizzata e ritualizzata. Avviene circa 6000 anni BP (Before Present). Da queste zone si è poi diffusa in modo inarrestabile sino a coinvolgere l'intero pianeta.

La stratificazione sociale

La stratificazione sociale ha generato la divisione sociale del lavoro, così come la conosciamo, e non viceversa. Questo è il cambio di paradigma, la classica rivoluzione copernicana. Da questa prospettiva teorica le interpretazioni di ogni fenomeno storico-sociale diventano semplici esercitazioni. Questa frattura ha avuto ed ha tuttora un carattere drammatico e violento: è accompagnata da dominio, coercizione, guerra, sfruttamento, distruzione, angoscia. E' rappresentata a livello mitologico dalla cacciata dal paradiso terrestre.

Involuzione

In modo rozzo lo schema evolutivo o meglio "involutivo" è il seguente:

  • stratificazione sociale e sua progressiva estensione geografica
  • divisione tra non-lavoro (Direzione coercitiva di schiavi e servi) e lavoro (Esecuzione dei compiti loro assegnati da parte degli schiavi e dei servi). Vedi T.Veblen "La teoria della classe agiata".
  • divisione tra lavoro intellettuale e lavoro manuale
  • divisione tra lavoro agricolo e lavoro artigianale-industriale
  • divisione tra città e campagna
  • divisione tra nord del mondo (paesi industrializzati) e sud del mondo (paesi poveri o "campagna" del mondo)

La crisi

La crisi di questo sistema è dovuta alla esternalizzazione crescente, sia sull'ambiente sia sugli esseri umani, dei costi causati da queste divisioni anti-sinergiche (ed in questo senso anti-economiche). Questo porta al collasso ambientale ed umano. I due tipi di collasso sono in stretta relazione: ad esempio, il disastro della Exxon Valdez che ha inquinato i mari di petrolio è stato causato da un capitano ubriaco; a Cernobyl hanno disattivato il raffreddamento del reattore nucleare su iniziativa di "tecnici" (umani) sconsiderati. Le dicotomie si estendono, si propagano in orizzontale ed in verticale, causando costi (logistici) crescenti. Il sistema-mondo è incapace di reagire ad eventi naturali prevedibili e viene colpito dai suoi stessi artefatti (nucleari, vedi Giappone centrale di Fukushima, marzo 2011).

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