Matriarchè

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Heide Goettner-Abendroth

Heide Göttner-Abendroth nata nel 1941 in Turingia, ha conseguito nel 1973 presso l’Università di Monaco il Dottorato in filosofia della scienza, ha poi insegnato per dieci anni. Dal 1976 si è impegnata in women’s studies e in una ininterrotta ricerca sul matriarcato. Dal 1986 dirige la International Academy HAGIA che promuove studi sul matriarcato. Numerose sono le sue pubblicazioni e i riconoscimenti ottenuti a livello internazionale. Nella prima giornata Heide Göttner-Abendroth ha illustrato quanto in tanti anni di lavoro ha appreso e intende comunicare sul matriarcato. Ha infatti studiato e riletto con sguardo nuovo le società matriarcali, a partire da quelle più antiche fino a quelle contemporanee, diffuse in diversi continenti, nate da valori materni e organizzate su principi comuni. Ciò le ha consentito di capovolgere il significato attribuito dal patriarcato vincente alla parola matriarcato e quindi al tipo di società a cui si riferisce. La filologia esatta della parola greca ARCHE’ prevede come primo significato inizio/principio poi anche potere /autorità. Da ciò “all’inizio le madri” e non” potere delle madri”. I clan matriarcali perciò non rappresentano solo un rovesciamento del patriarcato, con le donne al potere sugli uomini, come il solito errore di interpretazione ci trasmette. Sono società centrate su valori materni: cura, nutrimento, dono, mediazione, non violenza. Valori reali che scaturiscono dai bisogni a cui possono rispondere tutti, per tutti sono validi: per le madri e per le donne che non sono madri, per le donne e gli uomini allo stesso modo. Le società matriarcali sono consapevolmente costruite su questi valori materni e nella seconda giornata di lavori Heide Göttner-Abendroth , facendo riferimento alla realtà sociale contemporanea, allo sgretolarsi di tutte le organizzazioni sociali occidentali, alla sofferenza di noi esseri sociali, al diffuso bisogno di rinnovamento, avverte che non possiamo certamente inventarci tout court una politica matriarcale. Possiamo prendere suggerimenti. Possiamo chiederci come il riconoscimento della madre influenzi la qualità delle relazioni tra i sessi, la struttura economica e politica di una comunità, il processo di formazione delle decisioni, la gestione dei conflitti, la concezione e il livello della qualità della vita.


Conferenza di Heide Goettner-Abendroth a Bologna 9 ottobre 2014



Francesca Rosati Freeman

Francesca Rosati Freeman antropologa, studia la civiltà matriarcale moderna dei Moso in Cina




Luciana Percovich, ricercatrice del Sacro


"Abbiamo tutte e tutti bisogno di ritrovare il senso di connessione, della relazione che ci tiene insieme, tra umani, animali, piante e rocce. Un bisogno proprio della materia vivente e insieme profondamente umano, che il pensiero della trascendenza, sia filosofica che religiosa, ha spezzato dentro ciascuna/o di noi. E’ l’auto-consapevolezza, la coscienza, sviluppata dalla specie umana, che ha posto fin dagli inizi di ogni cultura una domanda di senso al nostro esistere, sia come individui che come specie...Per fare ciò dobbiamo riscoprire il senso del sacro nelle nostre azioni quotidiane e nei nostri corpi-mente. Corpi sessuati, al femminile e al maschile. E per sacro intendo la consapevolezza e l’intenzione di partecipare al processo della creazione in ogni momento e con ogni scelta della nostra vita...Modello unico di civiltà, modello unico di funzionamento del pensiero, modello unico di leggi fisiche e biologiche. Universale. Questo letale presupposto implicito della civiltà occidentale, sviluppatosi a partire dall’invenzione dei sistemi filosofici greci e potenziato dall’invenzione del sistema religioso monoteista, e mai messo in discussione fino in fondo da grandi numeri di teste pensanti – anche se “minoranze cognitive” sono sempre esistite all’interno di ogni cultura dominante – tenta ostinatamente da qualche millennio di non vedere, minimizzare, cancellare, espellere, ridicolizzare ogni altra forma di espressione di sistemi di civiltà. Sistemi complessi, sopravissuti nella misura in cui riuscivano a sfuggire alla distruzione portata dal dilagare del virus dell’universalismo androcentrico...Le società egualitarie, le culture indigene di pace hanno sviluppato e praticato nel corso del tempo vari ed efficaci meccanismi di controllo e autoregolazione, basati sulle parentele, sulle alleanze, sulle regole e sui divieti condivisi, su immaginari condivisi, mettendo in atto strategie di compensazione e reciprocità. Che producono quello che potremmo definire un alto standard etico, che non ha bisogno del timore della retribuzione divina come meccanismo di controllo e contenimento, invenzione resasi necessaria dopo aver spezzato l’Ordine delle Madri. Che ha al suo fondamento la consapevolezza che non si sfugge alle leggi del piano fisico, che non lo si può combattere o alterare all’infinito, ma piuttosto assecondare armonizzandolo con i propri scopi. Sicché potremmo definire la fase patriarcale proprio come un tentativo, furioso e mal riuscito, di sfuggire alle regole di funzionamento della materia visibile e invisibile".

Angela Giuffrida

Angela Giuffrida - "La Femminità è la razionalità della specie"



Associazione Culturale LAIMA

LAIMA Torino - Culture indigene di pace/I sentieri della terra

“Abbiamo dedicato la III edizione del convegno ‘Culture indigene di pace/I sentieri della terra’ a Berta Isabel Cáceres, attivista e leader indigena assassinata in Honduras il 3 marzo scorso. Il convegno ha fatto emergere proposte, visioni, esperienze di vita che restituiscono la speranza e il desiderio di proteggere tutte le creature viventi. La Terra, come vediamo anche in queste ore, in questi mesi, in questi anni, è violentata quotidianamente a causa di guerre e terrorismi, ingiustizie, spoliazione delle risorse. L’attenzione sempre crescente a nuovi modelli e paradigmi di cooperazione, interconnessione e di equilibrio con la natura ci porta a continuare in questo percorso di ricerca, studio e confronto. Un percorso che le donne sono chiamate a compiere unite in corpo, mente e spirito, insieme agli uomini che sostengono la ri-emersione del Femminile nel mondo“. Così Morena Luciani Russo, ideatrice dell’incontro con Luciana Percovich, Daniela Degan e Sarah Perini,commenta la conclusione dei lavori.

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