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Prospettive in Francia dopo la vittoria di Macron

Commento all'articolo di Renzo Guolo, docente di Sociologia a Padova, su la Nuova Sardegna di martedì 9 Maggio 2017: "Per il Presidente senza Partito la strada sarà tutta in salita - Macron non può ancora contare su una maggioranza - Roma "gioisce", ma Parigi guarda sempre a Berlino". Questo il precedente articolo di Renzo Guolo:

Questa invece l'analisi di Immanuel Wallerstein prima del secondo turno:

Un Presidente senza Partito

Riprendiamo l'articolo di RG del 9 maggio. La prima considerazione su quello che è il "da fare" di Macron, riguarda il fatto che si tratta di un Presidente, di una grande potenza nucleare, ma di un Presidente "senza Partito". Questo costringe tutti a considerare la crisi che la Forma Partito conosce nel mondo occidentale in cui è nata, in primis in quella Francia repubblicana che nel 1789 ha ricostruito l'ideologia politica dell'occidente europeo. Dice Renzo Guolo che ha tenuto dei corsi di Sociologia dei Partiti alla università di Padova: "...la sua vittoria [di Macron] è, per ora, il frutto di circostanze particolari: del suicidio collettivo del partito socialista, paralizzato dallo scontro tra la sinistra e la destra interna e dalla deriva di un leader, indeciso a tutto, come Hollande". Ad un esame attento della crisi del Partito Socialista francese, va considerata l'emergenza "strana" di una spaccatura profonda tra sinistra e destra all'interno di un "partito" che si dichiara di sinistra. Hamon, l'ala sinistra, vince le primarie promettendo un redito di cittadinanza, e risolvendo così il problema centrale del lavoro e della crisi dell'economia capitalistica. Il resto del partito, Hollande in testa, si schiera con il "banchiere", socio di Rotschild, Emmanuel Macron e la sua soluzione neo-liberista. Ma anche il partito neo-gollista di destra, Les Republicains, con Fillon colpito ma non a morte dallo scandalo clientelare-familiare, conosce la sua spaccatura, definita da RG "l'autoaffondamento della destra repubblicana postgollista, incapace di sciogliere il nodo della candidatura di Fillon". Precisato che "l'astensionismo ha toccato livelli record", sia come assenza dal voto, sia come consapevoli schede bianche, lo scioglimento dei partiti tradizionali nella polarizzazione Macron (vincente) e Le Pen (perdente), secondo Rg, è la seguente. La percentuale indicata è quella che ha votato Macron. Nel caso di Fillon parte della percentuale restante del 54% potrebbe aver confluito su Marine Le Pen

  • 51% dei votanti Melenchon (sinistra radicale) vota Macron al secondo turno
  • 76% dei votanti Hamon (Pertie Socialiste) vota Macron al secondo turno
  • 46% dei votanti Fillon (Les Republicains, destra postgollista) vota Macron al secondo turno

La Società Civile e il Territorio

Per coprire questo vuoto politico di una struttura "Partito" che manca alle proprie spalle, Macron (ribattezzato "Marchon"), secondo RG è obbligato a seguire questa interessante strategia innovativa: "La scommessa di Macron è quella di svuotare trasversalmente i partiti storici, accentuando la crisi delle formazioni tradizionali già emersa dal primo turno, dei suoi personaggi e quadri più rappresentativi e più in linea con le sue posizioni, affiancondoli a personalità e volti nuovi della società civile. Nella speranza che i francesi, dopo avergli concesso l'Eliseo, possano anche assicurargli una maggioranza all'Assemblea Nazionale". Di fatto Macron si rivolge in modo plebiscitario alla "società civile", tentando di coinvolgere il più possibile i vecchi esponenti della "società politica" tradizionale, da "affiancare" in una fase di transizione verso nuovi orizzonti storici. L'ex primo ministro Valls ha accettato il suo richiamo, Hollande esce di scena. Come nota Guolo, "non a caso deputati e ministri continuano spesso a fare i sindaci. Il doppio incarico consente di presidiare il collegio". E' una forma arcaica ma solida e necessaria di rapporto tra il Territorio e la società civile e la sua rappresentanza politico-istituzionale. La spaccatura tra "estremismi" che Macron vuole colmare è anche una spaccatura territoriale del tipo centro-periferia, o "cleavage" Centro/Periferia, tra chi ha votato Le Pen (regioni dell'Est) e chi ha votato Macron (regioni dell'Ovest e grandi metropoli come Parigi e Lione dove Macron vince con percentuali bulgare). Aggiungiamo alla "spaccatura" Est/Ovest, la spaccatura tra un Nord de-industrializzato a cui Marine Le Pen come una sirena canta la critica della globalizzazione e regioni di "nuova economia" che sperano ancora in una "crescita". Si aggiunga un sud ove risiede la roccaforte tradizionale della polemica xenofoba del Fronte Nationale e del vecchio Jean Marie Le Pen, esposta alla immigrazione ed all'influsso multiculturale mediterraneo.

Neoliberismo protezionista e 60 miliardi di tagli

Qual'è il programma di Macron? Due punti basati su un "neoliberismo protezionista", un apparente ossimoro, che significa un protezionismo dell'area economica della Unione Europea: "Sul programma, solo l'azione di governo potrà dire se il neoliberismo protezionista di Macron, che punta su un protezionismo in chiave europea e tagli alla spesa pubblica per 60 miliardi, abbia davvero la possibilità di far crescere il paese e lenire le diseguaglianze visibili nelle periferie, come nelle regioni dell'Est che hanno votato FN (Marine Le Pen), che lo lacerano". Questo non è nell'interesse della Germania (leggi Schauble) che utilizza la UE per pilotare la sua politica economica ultra-neo-liberista di esportazione verso tutto il pianeta. Dice RG: "Come principale esportatrice europea la Germania potrebbe, infatti, sentirsi minacciata dalla prospettiva di una guerra commerciale scatenata coem reazione alle mosse di Bruxelles".

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