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Brasile: Colpo di Stato o Fiasco?

Commento N. 425, 15 Maggio 2016 di Immanuel Wallerstein [NdT: <Fiasco> in italiano nell'originale]"

Il presidente del Brasile, Dilma Rousseff, è stata sospesa dal suo ufficio e va sotto processo al Senato. Se condannata, sarà rimossa dalla carica, che è ciò che si intende in Brasile con "impeachment". Chiunque abbia cercato di seguire gli ultimi mesi di manovre politiche, come i brasiliani, può essere giustificato se si trova confuso dalle molte svolte di questo processo tortuoso.

Di cosa stiamo discutendo? Si tratta di un colpo di stato costituzionale come la Pres. Rousseff ha dichiarato più volte? O si tratta di un atto legittimo nel considerarla responsabile di gravi misfatti compiuti da lei stessa e da membri del suo gabinetto o da suoi consiglieri, come sostiene l' "opposizione"? In quest'ultimo caso, ci chiediamo perché ciò si verifica solo ora e non per esempio nel primo mandato di Rousseff come presidente, prima che fosse facilmente rieletta nel 2015 con una maggioranza significativa?

Rousseff è un membro del <Partido dos Trabalhadores> (PT), che è stato a lungo guidato dal suo predecessore nell'ufficio di presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva (Lula). Un modo per considerare questi eventi è quello di vederli come parte della storia del PT - il suo arrivo al potere e ora, molto probabilmente, la sua cacciata dal potere.

Cos'è il PT, e cosa ha rappresentato nella politica brasiliana? Il PT è stato fondato nel 1980 come partito di opposizione alla dittatura militare che aveva governato il Brasile dal colpo di stato del 1964. E 'stato un partito socialista e anti-imperialista, che riunisce gruppi marxisti, grandi associazioni civili come la Central Única dos Trabalhadores (CUT ), il Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (i <Senza Terra> Movimento Lavoratori Senza Terra o MST), e i movimenti cattolici che si rifanno alla teologia della liberazione.

Dal punto di vista dei militari e dei partiti tradizionali che rappresentano l'"establishment" brasiliano, il PT era un pericoloso partito rivoluzionario, che minacciava la stabilità delle strutture economiche e sociali del paese. Gli Stati Uniti hanno visto il suo "anti-imperialismo" come diretto in prima misura contro il ruolo dominante della politica degli Stati Uniti nell'America Latina, ciò che in effetti era.

Il PT, tuttavia, non ha cercato di raggiungere il potere attraverso una insurrezione appoggiata dalla guerriglia, ma piuttosto attraverso elezioni parlamentari, sostenute e supportate da dimostrazioni extraparlamentari. Ci sono voluti quattro elezioni presidenziali per portare finalmente un candidato PT, Lula, alla carica di presidente nel 2003. Lo "establishment" brasiliano non si aspettava che questo sarebbe effettivamente potuto accadere e mai avrebbe accettato che fosse potuto continuare. Da allora essi hanno dedicato le loro energie per abbattere il PT. Possono aver ottenuto il loro scopo nel 2016. Gli storici del futuro possono considerare il periodo 2003-2016 come l'intermezzo di quindici anni del PT.

Cosa è successo in realtà in questo intermezzo? Il PT in carica è stato qualcosa di molto meno radicale di quanto gli avversari del PT avrebbero temuto, ma ancora abbastanza radicale da renderli implacabili nel loro desiderio di distruggere il PT, non solo come titolare della carica presidenziale, ma come un movimento con un suo ruolo legittimo nella politica brasiliana.

Il PT è stato in grado di arrivare al potere elettorale nel 2003 grazie alla combinazione sia della crescente attrattività del suo programma e della sua retorica, sia del concorrente declino della forza geopolitica degli Stati Uniti. E che cosa ha fatto il PT durante la sua permanenza al potere? Da un lato ha cercato di soccorrere gli strati più poveri del Brasile attraverso un programma di ridistribuzione noto come il programma <Fome Zero> (Fame Zero) che includeva la Bolsa Family (assegni familiari), ciò che ha effettivamente migliorato il livello di reddito delle fasce povere della popolazione riducendo le enormi disuguaglianze di cui soffre il Brasile.

Inoltre, la politica estera del Brasile sotto il PT ha marcato un significativo spostamento dalla storica sottomissione del Brasile agli imperativi geopolitici degli statunitensi. Il Brasile ha preso il comando nella creazione di strutture autonome latino-americane che hanno incluso Cuba ed escluso gli Stati Uniti e il Canada.

D'altra parte, le politiche macroeconomiche del Brasile sono rimaste del tutto ortodosse dal punto di vista dell'enfasi neoliberista sugli orientamenti delle politiche governative nei confronti del mercato. E per di più le promesse del PT di impedire la distruzione dell'ambiente non sono mai state seriamente attuate. Né il PT ha mai portato avanti le sue promesse di riforma agraria.

In breve, le sue prestazioni come movimento di sinistra erano uno strano miscuglio. Come risultato, i gruppi all'interno del partito e dentro le sue più grandi alleanze politiche erano in costante disgregazione. Ciò ha provocato un indebolimento che ha permesso nel 2015 ai nemici del PT di attuare un piano per distruggerlo.

Lo scenario era semplice. Centrato sull'accusa di corruzione. La corruzione è sempre stata massiccia ed endemica nella politica brasiliana, e figure importanti dello stesso PT non erano affatto esenti da questa pratica. L'unica persona che non si potesse accusare di corruzione era Dilma Rousseff. Che fare allora? La persona che ha preso la guida nel processo di impeachment, il Presidente della Camera dei Deputati Eduardo Cunha (un Cristiano Evangelico) era stato lui stesso rimosso dal suo incarico per corruzione. Non importa! Il processo ha proceduto sulla base del fatto che Dilma Rousseff ha fallito nel suo compito di contenere la corruzione. Ciò ha portato Boaventura dos Santos Sousa a riassumere la situazione come quella in cui un politico onesto veniva estromesso dal più corrotto.

Rousseff è stata sospesa dalla sua carica e il suo vicepresidente Michel Temer ha assunto la carica di presidente ad interim, nominando subito un gabinetto di estrema destra. Sembra quasi certo che la Rousseff sarà messa sotto accusa e rimossa definitivamente dalla carica. Ma lei non è il vero obiettivo. Il vero obiettivo è Lula. Secondo la legge brasiliana, nessun presidente può avere più di due mandati consecutivi. E tutti si aspettavano che Lula si sarebbe candidato di nuovo con il PT nel 2019.

Lula è stato il politico più popolare del Brasile per lungo tempo. E anche se la sua popolarità è stato un pò offuscata dallo scandalo sulla corruzione, sembra rimanere sufficientemente popolare per vincere le elezioni. Così le forze di destra cercheranno ora di accusarlo di corruzione rendendogli impossibile la corsa all'elezione.

Che cosa succederà allora? Nessuno è sicuro. I politici di destra combatteranno tra di loro per la presidenza. L'esercito può decidere ancora una volta di prendere il potere. Quello che sembra certo è che il PT è finito. Il PT ha cercato di esercitare il suo potere come un governo di centro, bilanciando il suo programma. Ma il grave deficit di bilancio e il calo dei prezzi mondiali del petrolio e di altre esportazioni brasiliane ha deluso un grande parte politicamente significativa dei suoi elettori. Come in molti altri paesi oggi, un enorme malcontento porta ad un rifiuto della normale politica centrista.

Una cosa che un movimento successore del PT potrebbe fare sarebbe quella di tornare alle sue radici come coerente movimento antimperialista di sinistra. Questo non sarà più facile di quanto non fosse per il PT nel 1980. La differenza tra il 1980 e ora è il grado di crisi strutturale in cui il sistema-mondo moderno si trova. La lotta si svolge in tutto il mondo e la sinistra brasiliana può svolgere in essa un ruolo importante o scivolare in una irrilevanza globale nel contesto della miseria nazionale.

di Immanuel Wallertsein

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Articolo originale

Commento di ortosociale

La vicenda del Brasile di Dilma Roussef e Lula, come quella della Grecia di Syriza, e forse quella prossima di Podemos in Spagna, è molto istruttiva, per quanto amara. È la vicenda di una sinistra che risale al marxismo e riesce a conquistare il potere politico con legittime elezioni ed ampie alleanze popolari, ma senza una solida costruzione economica da opporre allo strapotere capitalistico nella sua versione recente del liberismo selvaggio. Queste le chiare ed inequivocabili conclusioni di Immanuel Wallerstein (PT è il Partido dos Trabalhadores di Lula e Roussef): Quello che sembra certo è che il PT è finito. Il PT ha cercato di esercitare il suo potere come un governo di centro, bilanciando il suo programma. Ma il grave deficit di bilancio e il calo dei prezzi mondiali del petrolio e di altre esportazioni brasiliane ha deluso un grande parte politicamente significativa dei suoi elettori. Come in molti altri paesi oggi, un enorme malcontento porta ad un rifiuto della normale politica centrista. Una cosa che un movimento successore del PT potrebbe fare sarebbe quella di tornare alle sue radici come coerente movimento antimperialista di sinistra. Questo non sarà più facile di quanto non fosse per il PT nel 1980. La differenza tra il 1980 e ora è il grado di crisi strutturale in cui il sistema-mondo moderno si trova. La lotta si svolge in tutto il mondo e la sinistra brasiliana può svolgere in essa un ruolo importante o scivolare in una irrilevanza globale nel contesto della miseria nazionale " Questo succede perchè l'ideologia marxista basa le sue fondamenta nella teoria liberale di Adam Smith e di Ricardo. Lula e Roussef e molti in Europa, dopo la versione arcaica stalinista o quella socialdemocratica classica ("volgare") del marxismo sono passati a quella trozkista. Ma non sono usciti dai vincoli mortali del pensiero idealistico marxista. Non hanno elaborato nulla all'infuori di un "capitalismo di stato" dove uno stato guidato dal proletariato (o da legittime alleanze popolari) gestisce e guida l'economia nell'interesse delle masse popolari? Questo lo schema che si si ripropone da un secolo e mezzo, da quando Marx ed Engels riproponevano nel Manifesto la "nazionalizzazione" delle Banche. Ad andare più in profondità si sconta l'errore, tipicamente idealistico, di considerare l' economia come un fattore secondario rispetto alla politica, dopo averla messa su un piedistallo teorico come la "struttura". Questi errori si scontano anche dopo il clamoroso fallimento della ex Unione Sovietica e l'ancor più tragico esperimento della Cina Comunista. Tragico per le sofferenze inflitte all'ambiente ed ai lavoratori cinesi. L'unica lezione da trarre è che la "presa del potere" può avvenire solo quando la struttura economica è cambiata in modo tale da aver solidamente mutato i rapporti di potere sociale e di garantire uno sviluppo ed una crescita diversi da quelli dominati dal mercato e dai suoi meccanismi totalizzanti di libero scambio. Neanche in questo caso è scontata, ma può avere successo, come è stato per la borghesia in Inghilterra nel 1600 ed in Francia nel 1700. Questo obbliga a chiedersi ed a sperimentare un modello sociale di produzione diverso da quel "mercato" liberista che si vuole superare. Sicuramente non c'è una risposta unica e certa. Ma si possono scartare almeno le soluzioni sbagliate e sperimentate finora (ex URSS, Cina dove si innesta il capitalismo nella sua versione liberista in un regime "socialista" autoritario, Brasile, Grecia). Restano le vie della cooperazione testate dai socialisti utopisti tanto maledetti da Marx, proposte dai libertari alla Kropotkin, praticate anche da gruppi religiosi, dai cristiani. La cooperazione come superamento della concorrenza senza limiti. Un altro esempio è la Produzione Paritaria basata sui Beni Comuni, che si fonda sulla storia recente di Internet, dell'Open Source e della Teoria della Complessità. Infatti cosa è successo in Brasile? Dice IW: "D'altra parte, le politiche macroeconomiche del Brasile sono rimaste del tutto ortodosse dal punto di vista dell'enfasi neoliberista sugli orientamenti delle politiche governative nei confronti del mercato. E per di più le promesse del PT di impedire la distruzione dell'ambiente non sono mai state seriamente attuate. Né il PT ha mai portato avanti le sue promesse di riforma agraria. In breve, le sue prestazioni come movimento di sinistra erano uno strano miscuglio. Come risultato, i gruppi all'interno del partito e dentro le sue più grandi alleanze politiche erano in costante disgregazione. Ciò ha provocato un indebolimento che ha permesso nel 2015 ai nemici del PT di attuare un piano per distruggerlo." Storicamente si perde quando si perde la coesione politica, economica, culturale delle forze alleate su uno stesso obiettivo. La politica del PT brasiliano di Lula e Roussef è stata una politica neoliberista che non ha fatto la riforma agraria, non ha salvaguardato l'ambiente, non ha retto la concorrenza liberista con gli altri big (USA, UE, Cina, India, Paesi Arabi, etc). Infatti, dice IW del PT: "È stato un partito socialista e anti-imperialista, che riunisce gruppi marxisti, grandi associazioni civili come la Central Única dos Trabalhadores (CUT ), il Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (i <Senza Terra> Movimento Lavoratori Senza Terra o MST), e i movimenti cattolici che si rifanno alla teologia della liberazione." Il "blocco storico" direbbe Gramsci era composto da:

  • lavoratori dell'industria ai quali non si poteva offrire una politica macroeconomica liberista (Central Única dos Trabalhadores o CUT)
  • lavoratori agricoli (Sem Terra) che volevano la riforma agraria (e quindi un possibile innesco del salvataggio ambientale)
  • cittadini e intellettuali che si rifanno alla teoria della liberazione che unisce una certa interpretazione del Vangelo alla critica anticapitalistica (marxiana)

L'unica aggregazione possibile di queste forze, presenti in tutto il mondo, è un nuovo tipo di relazioni sociali nella produzione tecnologica, industriale, scientifica, culturale e agroalimentare, un tipo di relazioni che non può più essere quello gerarchico del capitalismo nella sua forma liberista di mercato o nella sua forma statale autoritaria. Il PT brasiliano in fondo ha seguito la cosiddetta "Terza Via", teorizzata a suo tempo dall' eminente sociologo Anthoy Giddens, e seguita da Bill Clinton, da Tony Blair, e da Matteo Renzi in Italia. La "Terza Via" consiste in uno sviluppo ulteriore della deregulation di Ronald Regan in USA (portata avanti da Bill Clinton nel 1999: "Clinton signed the Financial Services Modernization Act, which allowed banks, insurance companies and investment houses to merge and thus repealing the Glass-Steagall Act which had been in place since 1932. Some point to this as a partial cause of the financial meltdown of 2008"), della deregulation liberista della Thatcher in UK (portata avanti da Tony Blair) e da una radicale riforma del mercato del lavoro in Italia (portata avanti da Matteo Renzi in Italia con il Jobs Act e l'adesione incondizionata al TTIP). Vedi anche quello che in gergo si chiama "Glibba", la totale libertà di azione di tutti i tipi di banche avviata da Bill Clinton nel 1999 e da molti considerata l'inizio del tracollo finanziario del 2008:

Ma questa di una dura politica dei profitti capitalistici sarebbe ed è la prima via. Resta l'obbligo per le élites al potere (economiche, ideologiche e politico-militari) di rendere sopportabile questa situazione ai cittadini che non fanno parte dell'èlite o che non ne raccolgono nemmeno le briciole, come fanno invece i numerosissimi "clientes". Al liberismo economico Clinton (e poi Obama), Blair, ed in modo ridicolo anche Renzi (con il suo assegno da 80€), aggiungono il contrappeso di gratificazioni sociali quali la riforma sanitaria ed altre misure "liberali", oltre ad un momentaneo blocco della disoccupazione conseguente ad una oscillante e sempre promessa ripresa economica. Il vantaggio generale della terza via, sul piano del potere sociale che conferisce alle élites, è un aumentata dose di ricattabilità delle masse, di quella percezione della propria esistenza che in Italia chiamiamo "precarietà". Ma è un gioco molto pericoloso.

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