Storia12

Da Ortosociale.

Il capitalismo e la Morte Nera (1348)

La ricchezza di una nazione si misura con il suo reddito pro capite (totale produzione economica / popolazione totale). Quest'ultimo aumenta solo se il numeratore cresce più velocemente del denominatore. Per la maggior parte della storia umana, quando il numeratore è cresciuto ,il denominatore ha seguito l'esempio, lasciando il rapporto stabile. Il reddito pro capite è aumentato solo per periodi relativamente brevi e in luoghi specifici, e spesso è caduto, anche drammaticamente. Due rivoluzioni che si sono verificate in Europa hanno rotto questo stato di immobilità : la rivoluzione malthusiana, spinta dalla morte nera ( o peste) nel Medioevo, che ha rallentato la crescita del denominatore, e la rivoluzione industriale, che ha fortemente accelerato la crescita del numeratore. Il primo evento è stato considerato un presupposto per il secondo perché ha permesso al reddito pro capite di crescere ben al di sopra del livello di sussistenza. Questo ha creato una domanda di beni e l'accumulo di ricchezza e di capitale umano. Il risultato è stata una rivoluzione nelle tecnologie che hanno spinto il distacco dalla agricoltura tradizionale. Così, questa complessa interazione di diversi fattori ha spinto la nascita dell'era economica moderna. Ciò include l'impatto delle donne nel mondo del lavoro, come suggerito in un recente studio di Voigtländer e Voth. La famigerata Peste Nera è stata uno dei fattori chiave che ha permesso la rivoluzione industriale, l'instaurarsi di un'economia di tipo capitalista e lo sviluppo e la prosperità di molte nazioni europee. A sostenerlo è Alberto Alesina, economista italiano che insegna alla Harvard University, in un articolo pubblicato su “Science”. Com'è noto, agli inizi del XX secolo Max Weber nel famoso saggio L'etica protestante e lo spirito del capitalismo sostenne che l'insegnamento luterano e calvinista di una vita improntata al duro lavoro e alla frugalità, ma anche del successo economico come segno di benevolenza divina, aveva posto le basi per l'accumulazione di capitale indispensabile a creare le condizioni necessarie per attività che andassero al di là della dimensione artigianale. Queste basi erano poi ulteriormente rafforzate dall'incoraggiamento all'alfabetizzazione, indispensabile per leggere in prima persona la Bibbia, che stimolò anche l'accumulazione di capitale umano nelle regioni protestanti. Questa analisi, di per sé corretta, dà però per scontata una premessa: che ci siano i margini e la possibilità di accumulare capitale. In realtà, “prima della rivoluzione industriale – osserva Alesina – il reddito pro capite (in termini di cibo, vestiario e alloggio, per esempio) generalmente non è cambiato. Gli standard di vita media in Europa sono rimasti pressoché costanti”, sostanzialmente al livello di sussistenza. Per la maggior parte della storia umana, infatti, al crescere della produzione economica totale ha corrisposto un aumento parallelo della popolazione totale, lasciando il loro rapporto (ossia il reddito pro capite) sostanzialmente stabile. Questo parallelismo è stato interrotto solo dalla diffusione della Peste Nera fra il 1348 e il 1350, che ridusse di un terzo la popolazione europea, con un importante effetto indiretto: a fronte di una terra sempre abbondante, la forza lavoro diventò una risorsa scarsa. Ciò provocò un aumento dei salari, una spinta allo sviluppo di tecnologie (come l'uso di migliori aratri) che permettessero pratiche di coltivazione più intensiva e anche a opportunità di lavoro per le donne e dei bambini. Un'ulteriore conseguenza fu l'aumento dell'età a cui si sposavano le donne e quindi una diminuzione della natalità. Com'è noto, agli inizi del XX secolo Max Weber nel famoso saggio L'etica protestante e lo spirito del capitalismo sostenne che l'insegnamento luterano e calvinista di una vita improntata al duro lavoro e alla frugalità, ma anche del successo economico come segno di benevolenza divina, aveva posto le basi per l'accumulazione di capitale indispensabile a creare le condizioni necessarie per attività che andassero al di là della dimensione artigianale. Queste basi erano poi ulteriormente rafforzate dall'incoraggiamento all'alfabetizzazione, indispensabile per leggere in prima persona la Bibbia, che stimolò anche l'accumulazione di capitale umano nelle regioni protestanti. Questa analisi, di per sé corretta, dà però per scontata una premessa: che ci siano i margini e la possibilità di accumulare capitale. Dopo la morte nera si innesta un processo che porta a opportunità di lavoro per le donne e dei bambini e quindi all'aumento dell'età a cui si sposavano le donne e quindi una diminuzione della natalità. E' solo a questo punto, secondo l'economista, che subentra il fattore religioso descritto da Weber, al quale è possibile attribuire le differenze di sviluppo fra le varie regioni del continente, con il Centro e Nord Europa incamminato verso una rapida accumulazione di capitale economico e umano, e l'Europa meridionale e orientale, dove tassi di natalità e popolazione tornarono ai livelli precedenti all'epidemia in tempi relativamente brevi.

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