Sociologia68

Da Ortosociale.

"L'artigiano alchimista - Percorsi di qualità e di eccellenza delle imprese artigiane agroalimentari venete" di Ludovico Ferro, Franco Angeli, Milano, 2015.

Indice

Una ricerca importante

La ricerca di Ludovico Ferro, Agnese Pietrobon e Alessandra Bilò può essere utilizzata come punto di partenza di costruzione di un modello economico alternativo, necessario per superare una crisi che si prevede di lunga durata. Per valutare questa prospettiva è necessario considerare tutti gli elementi sociologici, economici, e soprattutto epistemologici, che sono stati utilizzati nella ricerca. Questi elementi sono al tempo stesso molto “conservativi” e molto innovativi. Si adattano bene ad essere letti secondo i canoni della teoria della complessità, che prevede una riconfigurazione dei sistemi attraverso fasi che riorganizzano le parti esistenti in un sistema con proprietà emergenti.

La famiglia

L'elemento centrale, dal punto di vista sociologico ed antropologico, è la famiglia intesa come gruppo economico (sia nelle relazioni tra i membri che in quelle con il mercato), sia come gruppo “politico” (nelle sue relazioni con gli altri gruppi e con le istituzioni), sia come gruppo “culturale” (nella sua capacità di “rappresentazione” e “auto-rappresentazione”). Vedi il cap.2 dove viene documentata la proprietà emergente della “piccola impresa familiare”: la sua (insospettata) capacità di innovazione. E' la capacità di “innovazione” nei termini visti sopra (economici politici e culturali), ma anche nei termini generali di teoria dei sistemi complessi e della organizzazione. L'innovazione determina l'essere o il non-essere delle attività umane in risposta alle variazioni ambientali. La famiglia “italiana” coinvolta in un numero significativo dei casi esaminati si è evoluta permettendo un passaggio intergenerazionale favorito dalla crisi economica e dal volontario passaggio dei figli ad una attività artigianale supportata dai genitori. Cosa abbia determinato questo nuovo modello di relazioni intergenerazionali e la sua prospettiva nel futuro andrebbero attentamente indagate come possibile motore di un nuovo modello di sviluppo economico, politico, culturale. I figli passano all'artigianato innovativo, supportati dalla familia e dai genitori, da un tipo di attività che la crisi economica ridimensiona: impiegato amministrativo, programmatore, ragioniere, perito elettronico (pag.38). In definitiva: “Il fattore familiare, lungi dall'essere un fattore di freno e di arretratezza, sembra essere il contesto ottimale in cui realizzare l'alleanza tra generazioni, e tra imprenditori e dipendenti”. Questa la risposta empirica della ricerca al secolare dilemma della sociologia delle organizzazioni su come riattivare la “motivazione al lavoro”. La famiglia entra dunque come alternativa massiva e qualitativa ad una burocrazia la cui “razionalità” non riesce più ad esprimersi compiutamente in un contesto di rapido cambiamento. I motivi indicati dalla ricerca di questo successo familiare sono due, molto chiari, semplici e potenti. Primo, la capacità dell'imprenditore di svolgere al meglio tutti i ruoli aziendali, quindi di essere da guida e d'aiuto a tutti i collaboratori. Secondo, il sentirsi parte di un'”impresa” che non ha come unico scopo il profitto, ma “l'arte” che si realizza in un bene/servizio. I casi esaminati coprono I quattro moduli dello ”innovation stack” (Hamel, 2007): innovazione nei prodotti, nei processi, nelle strategie di busines, nel management. A differenza delle imprese medio-grandi questi quattro aspetti della innovazione sono strettamente intrecciati tra loro: il cambiamento dei processi innesca il cambiamento dei prodotti, nuove strategie di business e un nuovo stile di management, attraverso anche il passaggio intergenerazionale. Gli spunti teorici indicati nei vari capitoli sono tutti di estrema importanza e grazie alla dimensione familiare della struttura aziendale sono tutti intrecciati e connessi tra loro: rapporto tra lavoro manuale-umano e meccanico-umano, revisione di una tesi generalista di internalizzazione come soluzione della crisi economica. Dimensione o modello familiare implica la capacità di assimilare ad una relazione di tipo familiare persone (collaboratori) con i quali non c'è tuttavia parentela.

Revisione degli stereotipi

La revisione di alcuni importanti stereotipi correnti nella letteratura economica non è soltanto una revisione accademica che riguardi una verità astratta o una “chositè” sociologica. Ma è invece la rappresentazione viva che gli agenti delle imprese artigiane indagate utilizzano per le loro scelte operative. Tali stereotipi sono quelli fondamentali, sono strettamente intrecciati tra loro, e riguardano:

  1. la percezione della crisi
  2. le prospettive di mercato basate sulla internazionalizzazione
  3. la Grande Distribuzione Organizzata (GDO)

In breve:

  1. la crisi viene percepita come opportunità, o non viene percepita affatto (esiste soprattutto per le aziende destinate comunque a rivedere la loro posizione sul mercato)
  2. l'internazionalizzazione non é "the only best way", anzi viene sfumata come opportunità in una concezione complessa del mercato visto come ecosistema a nicchie.
  3. La GDO viene vista come la negazione della vocazione artigiana-alchimista alla qualità, al giusto prezzo, alla personalizzazione dei prodotti e servizi.

Per riassumere, in un mercato visto come nicchie intrecciate, l'internazionalizzazione è vista come opportunità di entrare in certe nicchie ben specifiche determinate dal loro specifico contesto culturale (mercato cinese o russo o brasiliano, nel caso delle economie emergenti, o il pretenzioso mercato tedesco nel caso delle economie già affermate). La crisi poi non esiste nelle nicchie utilizzate come mercato o non esiste come crisi globalizzata per tutte le nicchie. La GDO ha una vocazione generalista mirata alla quantità del venduto ed alla contrazione del costo di produzione.

La qualità

Tutto questo si riassume nella questione della “qualità” e dell' “eccellenza”. Il cap.4 parla dei punti di forza della aziende indagate e del viaggio alla scoperta ed alla ridefinizione dei concetti di qualità e di eccellenza, così come li vivono i protagonisti. E' la sintesi dell'indagine e porta ad una scoperta inaspettata: la “qualità” è il profondo nesso tra prodotto e territorio (pag.66). Vediamo in questa sintesi la fusione tra il modello organizzativo di tipo familistico, quindi legato al territorio, e la relazione con il mercato e con i fornitori, lungo tutta la catena di valore. Questo non esclude l'internazionalizzazione ma la include come sbocco di mercato che accetta le specificità (ie la “qualità”) del territorio di produzione. E' così che il termine “di qualità” assume il significato corrente di “migliore”. Processo che non avviene solo nel caso delle microaziende o delle PMI, ma anche sulla scala delle maggiori aziende manifatturiere come il Toyota Production System o il Total Quality Management.

Il metodo della ricerca

La ricerca è una serie di interviste (molto articolate e ai limiti dell'osservazione partecipante) su un campione prescelto da una Ente Bilaterale (Lavoratori/ Imprenditori). Questa è la matrice”contestuale” della ricerca, o nel caso si trattasse di un film, la “produzione” dello stesso. Quindi una ricerca qualitativa all'interno della quale venivano utilizzati gli spunti teorici più aggiornati e maturi relativi al singolo tema indagato. Questo contesto non ha funzionato come vincolo ma come punto di partenza per processi circolari di analisi teorica, analisi empirica dei dati, rappresentazione interpretativa. Una forma, se si vuole, di zig-zag tra teoria e prassi. Non si tratta di una ricerca che miri all' azione in senso meccanico (ricerca-azione). Ma attraverso i casi di successo studiati, tutti molto diversi tra loro, è stato possibile costruire gli “ideal-tipi” utilizzabili per tentare nuove alchimie.

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