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Da Ortosociale.

Commento #420 di Immanuel Wallerstein 1 Marzo 2016

Domanda (di Beni e Servizi) in Declino: si sta insinuando la percezione della realtà?

L'ideologia neoliberista ha dominato il discorso mondiale per i primi quindici anni del ventunesimo secolo. Il mantra è stato che l'unica politica praticabile per i governi e i movimenti sociali è quella di dare priorità alla cosa che si chiama mercato. La resistenza a questa convinzione è diventata minima, come anche i partiti e movimenti che si definivano sinistra o almeno di centro-sinistra hanno abbandonato la loro tradizionale enfasi sulle misure di welfare e accettato la validità di questa posizione orientata al mercato. Essi hanno sostenuto che al massimo si potrebbe attenuarne l'impatto mantenendo una piccola parte delle reti di sicurezza storiche costruite per più di 150 anni.

La politica risultante è stata quella di ridurre radicalmente il livello di tassazione sui settori più ricchi della popolazione e di conseguenza aumentare il divario di reddito tra il settore più ricco e il resto della popolazione. Le imprese, in particolare le grandi imprese, sono state in grado di aumentare i loro livelli di profitto, riducendo e/o dando in outsourcing i posti di lavoro.

La giustificazione offerta dai suoi sostenitori è che questa politica avrebbe nel tempo ricreato i posti di lavoro perduti e che ci sarebbe stato qualche effetto a cascata che avrebbe creato un maggior valore, consentendo al "mercato" di prevalere. Naturalmente, consentire al mercato di prevalere avrebbe reso necessaria nei fatti un'azione politica a livello degli stati. Il cosiddetto mercato non è mai stato una forza indipendente dalla politica. Ma questa verità elementare era assiduamente inosservata o, se mai discusso, ferocemente negata.

E' passato quel momento? C'è quello che un recente articolo su Le Monde ha chiamato un "timido" ritorno da parte dello "establishment" istituzionale ad un interesse per sostenere la domanda? Ci sono almeno due segnali di questo tipo, e di notevole peso. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) era stato a lungo il pilastro più forte dell'ideologia neoliberista, nell'imposizione di obblighi a tutti i governi che avessero cercato prestiti da esso. Tuttavia, in una nota rilasciata il 24 Febbraio 2016, il FMI si lamenta apertamente su quanto sia diventata anemica la domanda mondiale. Ha esortato che i ministri delle finanze del G-20 ad andare oltre le politiche monetarie per incoraggiare gli investimenti, piuttosto che i risparmi, al fine di sostenere la domanda attraverso la creazione di posti di lavoro. Questa è stata un bella svolta per il FMI.

Più o meno nello stesso tempo (18 febbraio), l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), un secondo importante pilastro della ideologia neoliberista, ha pubblicato una nota che ha annunciato una simile svolta. Ha detto che era urgente impegnarsi "collettivamente" in azioni che sostenessero la domanda mondiale.

Da qui nasce la mia domanda: si sta finalmente insinuando la percezione della realtà? Beh, sì, se solo timidamente. Il fatto è che, in tutto il mondo, la promesso "crescita" della produzione di valore aggiunto non è riuscita a verificarsi. Naturalmente il declino è irregolare. La Cina è ancora "in crescita", se ad un ritmo molto ridotto, che rischia di diminuire ulteriormente. Gli Stati Uniti sembrano essere ancora "in crescita", in gran parte perché il dollaro sembra ancora un luogo relativamente sicuro, per governi e gente ricca, di parcheggiare i loro soldi. Ma la deflazione sembra essere diventato la realtà dominante della maggior parte dell'Europa e della maggior parte delle cosiddette economie emergenti del Sud del mondo.

Siamo tutti ora in un gioco di attesa. Potranno le timide mosse raccomandate dal FMI e dall'OCSE tamponare la realtà del calo della domanda mondiale? Potrà il dollaro resistere ad una ulteriore perdita di fiducia nella sua capacità di essere un deposito stabile di valore? O stiamo muovendo verso un ulteriore, molto più grave, violento sobbalzo del cosiddetto mercato, con tutte le conseguenze politiche che questo senza dubbio comporta?

Il calo della domanda mondiale è la diretta conseguenza del calo dell'occupazione nel mondo. Nei 200, e anche 500 anni, passati ogni volta che c'è stato qualche cambiamento tecnologico che eliminisse posti di lavoro in alcuni settori produttivi, ha incontrato la resistenza degli operai che stavano per essere espulsi. La resistenza li impegnava nelle richieste cosiddette Luddiste per mantenere la precedente tecnologia.

Politicamente, la resistenza luddista ha sempre dimostrato di non avere successo. Le forze dell'Establishment dicevano sempre che nuovi posti di lavoro sarebbero stati creati per sostituire quelli persi, e che la crescita si sarebbe rinnovata. Avevano ragione. Nuovi posti di lavoro sono stati effettivamente creati - ma non tra i cosiddetti operai o "tute-blu". Piuttosto i nuovi posti di lavoro erano per i cosiddetti "colletti bianchi", gli "impiegati". Di conseguenza, nel lungo periodo, l'economia-mondo ha visto una riduzione dei posti di lavoro in tutto il mondo operaio delle "tute-blu" e un aumento significativo della percentuale di "colletti bianchi".

Si è sempre dato per scontato che i lavori dei "colletti bianchi" fossero esenti da eliminazione. Questi posti di lavoro presumibilmente richiedevano una interazione umana con altri esseri umani. Si pensava che non ci fossero macchine in grado di sostituire il lavoratore umano. Ebbene, questo non è più vero.

C'è stato un grande progresso tecnologico che permette alle macchine di impegnarsi in calcoli di enormi quantità di dati fino a quel momento di dominio dei promotori finanziari di livello inferiore. In effetti, queste macchine possono calcolare dati che un individuo occuperebbe molte vite a calcolare. Il risultato è che queste macchine sono in procinto di eliminare le posizioni di lavoro di tale livello inferiore di "colletti bianchi". A dire il vero, non è stato ancora colpito quello che potrebbe essere chiamato il livello superiore o delle posizioni di sorveglianza dei "colletti bianchi". Ma si può vedere dove soffia il vento.

Quando le posizioni dei "colletti bianchi" sono state eliminate o ridotte di numero, sono stati infatti sostituite da nuove posizioni di lavoro per i "colletti bianchi". Quando, tuttavia, oggi, le posizioni dei "colletti bianchi" scompaiono, dove è il contenitore dei nuovi posti di lavoro da creare? E, se non possono essere trovati nuovi posti, l'effetto complessivo è una severa diminuzione della domanda complessiva.

Una domanda reale, tuttavia, è la condizione sine qua non del capitalismo come sistema storico. Senza domanda reale, non ci può essere l'accumulazione del capitale. Questa è la realtà che sembra insinuarsi alla consapevolezza di tutti. Non è una sorpresa quindi che questa preoccupazione venga espressa. Non è probabile, tuttavia, che i "timidi" tentativi di affrontare questa nuova realtà possano nei fatti fare la differenza. La crisi strutturale del nostro sistema è in piena fioritura. La grande questione non è come riparare il sistema, ma con cosa sostituirlo.

di Immanuel Wallerstein

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