Sociologia103

Da Ortosociale.

Visione O&L

Prosegue l’attività di confronto con esperti ed opinion leader che il gruppo tematico Economia e Decrescita di MDF porta avanti da tempo per ampliare e meglio definire i contenuti della Visione O&L. In questo caso l’interlocutore è il prof. Emanuele LEONARDI, sociologo, ricercatore presso l’Università di Parma, che si occupa da molti anni di sociologia del lavoro. Con queste premesse era prevedibile, come in effetti è accaduto, che il raggio di azione della riflessione si sarebbe allargato dalla “mera” relazione fra lavoro retribuito / occupazione e tutta la sfera di attività umane che creano ricchezza (che nella visione sono tutte comprese nel concetto di Lavoro) a tutta una serie di considerazioni generali e di contesto che saranno utilissime al gruppo tematico per l’attività di ricerca e studio che si sta conducendo. In questo contesto, come di consueto, ci concentreremo comunque sulle solite tre questioni che abbiamo scelto essere il filo conduttore di questi confronti lasciando comunque la possibilità di ascoltare tutta la riflessione del prof. Leonardi nel video integrale dell’incontro.

Rispetto alla lettura che la Visione O&L dà del ruolo e dell’importanza che sono attribuiti al Lavoro Retribuito nella società occidentale (con particolare riferimento all’Italia) Leonardi, da attivista “Marxista Critico” (come lui stesso si definisce) che trova molto stimolo nel confronto con il pensiero decrescente e si trova più spesso d’accordo con autori come Kallis, D’Alisa e De Maria (autori tra l’altro del Vocabolario per una nuova Era), che con pensatori marxisti ortodossi, condivide pienamente l’orizzonte ideale complessivo contenuto nella Visione O&L e buona parte dell’analisi e delle prospettive in essa proposte ma evidenzia la necessità di fare una riflessione più profonda sul ruolo del Lavoro Retribuito rispetto al suo contributo al processo produttivo. La scelta effettuata di tenere assieme nel concetto di Lavoro Retribuito / Occupazione sia il lavoro salariato che quello professionale/indipendente/imprenditoriale, infatti impedisce di evidenziare sufficientemente che nel primo caso le scelte produttive (in termini di metodo e di contenuto) non sono nella disponibilità (eccetto che nei casi, sempre più rari, in cui i lavoratori si sono opposti con fermezza a scelte non condivise delle organizzazioni alle quali hanno “venduto la propria forza lavoro”) del lavoratore. Cosa che non accade per il professionista/artigiano/imprenditore che invece sceglie e governa il processo produttivo.

Ciò detto Leonardi nel condividere pienamente l’idea che questo ruolo e questa importanza vadano ridimensionate evidenzia un rischio connesso con l’espansione del lavoro non retribuito cioè di tutte quelle attività svolte gratuitamente e che producono ricchezza. Quello di mettere assieme attività gratuite come il lavoro di cura per i propri cari o a servizio della comunità con attività che si possono definire “lavoro retribuito con retribuzione pari a ZERO”. Con questo Emanuele si riferisce in particolare a tutto quel lavoro svolto da ciascuno di noi più o meno consapevolmente con i nostri CLICK nelle piattaforme web. Per chiarire il concetto su ciò su cui Leonardi sollecita una riflessione profonda è la differenza che c’è fra lo scrivere un nuovo lemma per wikipedia e la recensione di un libro nella piattaforma on-line di una libreria. Nel primo caso stiamo creando ricchezza che viene messa a disposizione di tutti senza un “guadagno” per la fondazione Wikipedia che manutiene la relativa piattaforma. Nel secondo facciamo crescere il valore e le potenzialità di vendita da parte della libreria. Un altro esempio può essere quello della differenza fra il rispondere ad un questionario dell’ISTAT sulle scelte di acquisto piuttosto che ad un sondaggio analogo realizzato da un’azienda privata. In entrambe i casi dedichiamo a questa attività del tempo e creiamo ricchezza, stiamo cioè lavorando nel senso ampio proposto dalla visione O&L, ma mentre nel primo caso la ricchezza prodotta ritorna integralmente alla collettività, nel secondo questa si trasforma in “vantaggio competitivo” per l’azienda e quindi in ricchezza privata e profitto per questa, come avviene quando siamo dipendenti di quell’azienda. Nel primo caso facciamo un lavoro non retribuito a vantaggio della società, nel secondo un lavoro retribuito con retribuzione ZERO!

Infine come suggerimenti e stimoli sugli elementi della Matrice Temi-Ambiti cogliamo in particolare del confronto con Emanuele Leonardi, la sollecitazione a lavorare sui processi formativi

Registrazione Zoom GT-E con Leonardi





Osservazioni di Remo sullo Zoom

E' corretta l'impostazione storica che vede il New Deal, poi il piano Marshall ed infine il neo-liberismo, come inizio della egemonia del modello della Crescita nel capitalismo. Ma Leonardi, pur dichiarandosi un "marxista critico" rimane invischiato nella teoria del valore marxiana, e nell'uso delle categorie di "valore d'uso" e "valore di scambio" che risalgono a Smith/Ricardo. Questa teoria del valore è abbandonata dagli stessi marxisti. Da decenni si è imposta la Teoria Marginale che esclude qualsiasi metafisica "essenze valoriale" delle merci e valuta il valore monetario di scambio sul mercato con altre considerazioni. Questo è particolarmente nocivo per capire il processo di creazione del valore (di scambio, l'unico) nel moderno mercato telematico dominato da Internet. Secondo Leonardi, i cittadini-consumatori "producono valore usando le piattaforme telematiche quali FB, Google, Microsoft, Apple, Amazon, Alibabà etc". Questo perchè "producono i profitti" di tali piattaforme. E' scorretto ricalcolare il "valore" a partire dai "profitti". I cittadini-consumatori usando le piattaforme producono i dati che le piattaforme vendono (primo pagamento e passaggio di denaro da Imprese a Piattaforme) rielaborati (analytics) alle imprese che a loro volta producono beni e servizi. Il cerchio si chiude con le Imprese che "comprano" (secondo pagamento e passaggio di denaro da Imprese a Piattaforme) la loro pubblicità sulle Piattaforme. In realtà le piattaforme costruiscono e vendono "pubblicità" su Internet, regalando ai cittadini servizi quali email, social, e una certa manutenzione di Internet. La pubblicità delle piattaforme è strettamente integrata e automatizzata, tutto avviene su Internet: monitoraggio dei dati generali, degli acquisti (dei cittadini-consumatori) e delle vendite (delle Imprese). Le transazioni e-commerce stesse avvengono su Internet, cioè su un medium ampiamente controllato dalla Piattaforme, a livello economico, tecnologico, organizzativo. Questo implica un immenso potere "Politico" delle Piattaforme. La pubblicità valutata in termini monetari (come il PIL) vale il 40% delle merci e dei beni prodotti. Una percentuale "enorme" che sommata alle spese militari potrebbe risolvere ogni problema "monetario". Sul piano "Economico" ciò comporta che le Piattaforme acquisiscano una posizione di "Dominio Gerarchico" nei confronti di tutte le altre Imprese economiche, tranne l'osso duro delle Imprese petrolifere che detenevano tale potere controllando le Imprese automobilistiche, energetiche, chimiche, tutto il business inerente la mobilità, lo sviluppo urbano, etc. Un potere "enorme" che persiste e contro il quale è diretta l'azione dei movimenti. Il modello del "Dominio Gerarchico", oltre che sul piano "Economico", agisce anche sul piano Politico e sul piano "Culturale". Lo usiamo anche noi quando parliamo di "imporre" un certo comportamento o di "ottenere il consenso" (convincere con tecniche pubblicitarie, tecniche che è quello che vorremmo abolire).

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