Economia08

Da Ortosociale.

19 giugno 2010 - Pechino. La People's Bank of China, la banca centrale cinese, statale, ha dichiarato che renderà più flessibile lo yuan, la valuta cinese. Finora lo yuan era stato legato a doppio filo al dollaro con un tasso di cambio di 6,83 yuan per dollaro, rimasto praticamente immobile dal luglio 2008. Ciò creava malcontento negli USA. Altri punti di attrito con gli USA sono la questione dei diritti umani e civili (Tibet), la libertà di espressione e gli equilibri militari nel Pacifico. L'accusa che girava nei confronti dei cinesi era quella di tenere artificialmente basso il valore dello yuan per favorire le esportazioni cinesi. Il significato economico della manovra della People's Bank of China sta quindi nella possibilità di alzare il valore dello yuan favorendo le importazioni, tra cui quelle del made in Italy. Un rialzo del valore internazionale dello yuan, slegato anche al valore del dollaro, quindi flessibile negli scambi con altre monete come l'euro, potrebbe anche significare un vantaggio per i "consumatori" cinesi sia nel loro acquisto di merci straniere sia nel favorire lo sviluppo delle imprese cinesi rivolte al mercato interno. Non si dimentichi comunque che il basso costo dello yuan-reminbi è alla base del miracolo economico cinese. In altre parole l'economia globale spinge la Cina a sviluppare il suo mercato interno nella speranza che tale mercato si apra alla concorrenza straniera. A conferma di ciò arriva il plauso del segretario Usa del Tesoro, Timothy Geithner, che ha commentato favorevolmente l'annuncio. Dominique Strauss-Kahnl, direttore del Fondo Monetario Internazionale, afferma contento che ciò "porterà ad aumentare il reddito delle famiglie cinesi fornendo gli incentivi necessari a indirizzare gli investimenti verso le industrie che servono i consumatori cinesi". La Commissione Ue applaude alla decisione presa dalle autorità monetarie cinesi affermando che: "Ciò porterà benefici tanto all'economia cinese quanto all'economia globale". Anche il vice ministro allo Sviluppo Economico, Adolfo Urso, ha sottolinea i vantaggi per l'export italiano ed il Made In Italy.

Cina (Repubblica Popolare Cinese): la situazione ambientale

Negli ultimi dieci anni il clima in Cina non segue più la ciclicità dei secoli passati. Dal 2001 sono diminuite del 37% le precipitazioni annue. Catastrofici periodi di siccità, come quelli che hanno colpito Russia ed Australia causando perdite immense nel raccolto dei cereali, colpiscono le contee interne e del Nord, tra gli altipiani tibetani e la Manciuria. Pechino nel 2010 è stata flagellata da 56 tempeste di sabbia. Nella capitale i giorni di vento sono saliti da una media di 136 giorni a 178 giorni all'anno. Uno studio dell'Accademia delle scienze ha rivelato che 5 milioni di abitanti della municipalità sono a rischio diretto entro i prossimi cinque anni. Si forma un cocktail mortale di sabbia, polveri sottili ed emissioni del carbone usato per industrie e riscaldamenti. I danni economici sono incalcolabili. In Cina vivono 400 milioni di eco-profughi a causa del restringimento della fascia agricola coltivata. La fascia agricola che circonda Pechino negli ultimi cinque anni si è ridotta del 12%. I contadini sono costretti ad abbandonare la terra resa sterile dalla sabbia e dai veleni pericolosamente ammassati oggi nelle metropoli.

Nota di ortosociale.org

Nota di ortosociale.org

Lo sviluppo eventuale di un mercato interno cinese comporterebbe modifiche enormi nel tessuto sociale, culturale, economico cinese. La prima di queste modifiche è una ristrutturazione dell'equilibrio città-campagna. Attualmente su 1300 milioni di abitanti solo 300 vivono in città moderne con uno stile di vita vicino a quello occidentale. Circa un miliardo di persone vivono in campagna in modo tradizionale. Questo comporta soprattutto la riapertura della questione dei diritti di espressione e di libertà civili soffocati con la forza dalla dittatura del Partito Comunista Cinese, l'unico partito consentito in Cina. Basti ricordare la strage di piazza Tienamen del 1989 che chiedeva semplicemente le libertà e i diritti garantiti a suo tempo dalla Rivoluzione Francese del 1789.

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