Discussione:Sociologia07

Da Ortosociale.

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Remo

Ho intenzione di tenere aggiornata la voce. Se mi mandate notizie in merito le inserisco nel wiki. Oppure vi insegno a inserirle voi stessa via web. Sarebbe MOLTO CARINO da parte vostra. E' facilissimo, come scrivere una mail su google. Basta vi dia un Login e password. La Ale ce l'ha già. Ciao. Questa della violenza è una faccenda PRIMARIA. Si tratta di un "genericidio". Va smantellata da subito. Tanto per comunicarvi un punto di vista MASCHILE: se qualcuno tentasse di farmi dello stalking penso che il casino che ne verrebbe fuori si sentirebbe su Marte (DIO DELLA GUERRA).--Remo Ronchitelli 15:45, 31 lug 2010 (UTC)

Oriana

Ok, parteciperei con password ma è possibile pescare in via automatica le notizie di violenze anche dal monitoraggio violenza nel nordest sul nostro sito www.padovadonne.it? Un'altra fonte aggiornatissima per te sarebbe bollettino di guerra sulla violenza alle donne Sono contenta che si consideri una faccenda primaria per gli uomini. Se lo fosse e fosse deprecato senza se e senza ma ogni atto violento... forse non sarebbe un problema quale è ora... Ciao, Oriana

Remo

Ho dato un'occhiata alla voce "Stop alla violenza". Non male ma un pochino dispersiva. Meglio quella di Bollettino di guerra, una sequenza sintetica con le notizie. Due differenze sostanziali: il modo di raccontare (fatti brutali che parlano da soli, senza troppi lacrime e stupori) e l'effetto sinergico di vedere le notizie a colpo d'occhio ASSIEME. Nel caso di "Stop violenza" di padovadonne entrambi i punti sono assenti. Nel caso di bollettino di guerra si avvicina di più, soprattutto al secondo punto, cioè fa vedere implicitamente la sintesi della situazione rendendo alcune notizie visibili assieme sulla stessa pagina. L'importante è fornire una informazione onesta e favorire la formazione di una opinione personale dando tutti gli elementi necessari: cronaca, fonti, opinioni delle istituzioni, opinioni del sito, MA SEMPRE IN MODO CHE NON SIA UNA SITUAZIOINE CHIUSA, ma qualcosa da capire di più in profondità, da esplorarre a livello personale. Non ci sono ricette, i fatti nella loro drammaticità ci sovrastano e non abbiamo spiegazioni o rimedi. Gli unici rimedi sono quelli che ciascuno inventa attivandosi e non delegando opinioni, sentimenti, indignazione. L'ideale sarebbe innestare un circuito di informazione del tipo: 1. notizia di cronaca, minimalista, solo l'essenziale, senza troppi commenti, solo fatti sicuri 2. sviluppo della stessa notizia. Ad esempio il caso di Chiara Brandonisio è richiamato due volte (assassinio e arresto dell'uomo) 3. commenti (di varie fonti, compreso quello femminile-femminista), approfondimenti (ad esempio i dellitti via Internet), azioni politiche, prassi (Telefono Rosa, Casa Accoglienza Donne Maltrattate Milano, Donna – Auser, l’unico Centro Antiviolenza operante e riconosciuto sul territorio della nostra provincia), esperienze come questa (più significative e universali di quello che forse la protagonista-vittima crede):

Una storia di violenza

"" Sapete chi si sente infastidito dal fatto di sentir parlare di violenza contro le donne? Colui che quella violenza la compie in ogni respiro, con ogni intenzione, in ogni modo possibile. Mio padre era così: guai a parlargli degli schiaffi che aveva ricevuto la signora accanto. Sicuramente se li meritava, era questa la sua tesi e nel frattempo confortava se stesso e imprimeva sulla nostra carne quella che per lui era l’unica legge possibile: le donne sono cattive e talvolta vanno punite, come per i cani randagi, vanno ammaestrate, domate, addomesticate, e poi ancora picchiate perché restino fedeli al “padrone”.

Di tutto quello che vi sto dicendo ovviamente mio padre non ha mai capito niente e perde tempo chiunque si illuda di poter parlare sullo stesso piano con un uomo violento. Un uomo violento ragiona da uomo violento. Quello che dice è infettato, inquinato. È merda pura, senza sconti di nessun genere. Con la merda non ci si parla. Della merda non si può nascondere la puzza, per quanto profumo si possa usare sempre di merda si tratta. Quando vedi la merda per strada la eviti perché altrimenti ti resta attaccata ai piedi. Quando con la merda ci vivi è un po’ più difficile evitarla specialmente se quella merda pretende che tu la chiami “padre”. ""

4. Il prosieguo della storia della vittima o meglio ancora il suo coinvolgimento, il suo attivarsi come TESTIMONE (e qui la teoria-informazione incontra la prassi-trasformazione) ---->(vedi la-mia-famiglia-sono-i-miei-amici-il-mio-gatto-e-il-mio-cane)

Insomma hai:

  • un livello di cronaca (deve essere timido, leggero, invitante)
  • un livello di sviluppo storico della prima notizia, di intreccio con le altre, di notizia multipla (come quello che ha ammazzato tutte e due le amanti che credeva di avere), fondamentale per avviare la riflessione di chi legge, se vuole riflettere
  • un livello di approfondimento, individuale e COLLETTIVO

Il terzo livello è il punto di arrivo, la cosa più importante. Insomma si deve innescare un dibattito, un confronto, razionale e passionale, mente e cuore. L'ideale per gestire contemporanmeamente tutte e tre i livelli è il wiki. Il terzo livello, secondo me, può essere solo un livello COLLETTIVO. E quindi necessita del wiki. Insomma questo tema è qualcosa di troppo importante per gestirlo in modo artigianale o imperfetto. A differenza delle informazioni che fornisce IL SISTEMA qui si danno INFORMAZIONI APERTE SENZA NESSUNA VERITA' RIVELATA CHE INNESCANO UN DIBATTITO COLLETTIVO CHE CREA L'AZIONE COLLETTIVA/INDIVIDUALE ANTAGONISTA.

Alessandra

Concordo sul metodo di gestione dell'informazione su un tema che considero rilevante per molti aspetti. Gli atti di violenza, spesso gratuiti, verso le donne (che negli ultimi mesi sono drammaticamente aumentati), sono un "segnale" forte e chiaro del disagio sociale che stiamo vivendo e a cui l'uomo non sa reagire se non con violenza. Questo, secondo me, perchè quando si costringe un'opinione rilevante al silenzio, l'opinione si rivela in maniera clamorosa e catastrofica, attraverso un atto gratuito di enorme violenza degli e sugli esseri umani. Ma questi atti hanno anche un'enorme portata comunicativa che non può più essere ignorata !! L'indifferenza non è compatibile con le idee che devono poter essere gestite. (Questo è il grande limite della sociologia: ancora oggi non si interessa dei problemi umani, antropologici, né al concreto. Rimane a metà strada, nell'astratto). Il nostro impegno invece deve essere quello di affermare che "pace vuol dire comunicazione e relazione" (cioè tutto ciò che la violenza non è). La necessità di un intervento collettivo è ineluttabile. E imprescindibile. Il sociologo Edgar Morin ci dice "Sì, noi siamo condannati alla resistenza". Noi abbiamo il dovere alla resistenza, resistenza a noi stessi, al determinismo e a questa forma di barbarie. Andrò a leggere i siti che mi avete gentilmente proposto e farò in modo di partecipare il più attivamente possibile su questo tema che ne comprende altri. Ovviamente concordo con il mio amico Remo: è una faccenda primaria che và smantellata subito !! A costo di ricorrere all'estensione del dominio della lotta. Mi farò risentire presto appena mi sono documentata. Un caro saluto e buon lavoro.

Brano tratto dalla tesi di Laurea di Monica Piccolo dell’Università degli studi di Messina

Possiamo qui ricordare, che il fenomeno dello Stalking ha cominciato a destare interesse, sia in ambito psicologico sia sociologico, oltrechè presso l’opinione pubblica, intorno agli anni Ottanta. Questa ondata d’interesse, è stata suscitata, in particolare, da quanto stava accadendo ad alcuni personaggi pubblici, divenuti vittime di ammiratori particolarmente assillanti. Citiamo, per esempio, il caso della tennista Serena Williams, inseguita durante tutti i suoi tornei dal proprio persecutore, o ancora, le attrici Theresa Saldana e Rebecca Shaffer uccise entrambe dai loro stalker. Questi due episodi sono molto importanti, perché in seguito ad essi, in California, è stata emanata la prima legge anti-stalking, in vigore dal 1992. Vediamo di capire meglio di cosa si tratta Lo Stalking, definito anche “sindrome del molestatore assillante”, consiste in un insieme di comportamenti anomali e fastidiosi, costituiti o da comunicazioni intrusive, quali per esempio:

  • Telefonate e lettere anonime
  • Sms ed e-mail
  • Invio di fiori.

Oppure da comportamenti volti a controllare la propria vittima. Per esempio:

  • Pedinamenti
  • Appostamenti
  • Sorveglianza sotto casa
  • Violazione di domicilio
  • Minacce di violenza
  • Aggressioni
  • Omicidio o tentato omicidio.

Lo Stalking: “identifica una sistematica violazione della libertà personale”. Il termine Stalking deriva dall’inglese “To stalk”, ed etimologicamente è un termine proprio della caccia, in quanto significa “appostarsi”, “avvicinarsi alla preda di nascosto”. Il comportamento tipico del molestatore assillante o stalker, è, infatti, quello di seguire la propria vittima durante tutti i suoi movimenti. Quest’ultima, a causa della sistematicità di tali azioni, deliberatamente volte ad avvicinarla o a convincerla intorno a qualcosa, oppure, nei casi peggiori, a spaventarla e punirla, percepirà tali atti con fastidio e paura, risultando da essi profondamente turbata sia a livello psicologico che nel modo di rapportarsi con il mondo esterno. Questo accade perché, la persistenza e la frequenza delle azioni persecutorie, generano, in chi le subisce, insicurezza. (…) Si può parlare di Stalking, quando si verificano: “una serie di comportamenti ripetuti ed intrusivi di sorveglianza, alla ricerca di un contatto e di comunicazione nei confronti di una vittima che risulta infastidita e/o preoccupata da tali attenzioni o comportamenti” A questo proposito è bene ricordare qui, che a differenza di quanto accade nel Mobbing, le vittime di Stalking fin da subito sono consapevoli che la loro libertà personale è limitata dalle “attenzioni” del persecutore. La particolarità dello Stalking, se vogliamo dire così, consiste nel fatto che, alcuni comportamenti persecutori si mascherano dietro atteggiamenti normali, e quindi socialmente accettati, quali per esempio:

  • Tentativi di ristabilire una relazione interrotta o di iniziarne una nuova.
  • Manifestazioni di gelosia.

Comunque, oltre a questi comportamenti socialmente e facilmente mascherabili, lo Stalking si manifesta anche attraverso azioni più gravi e lesive, come ad esempio:

  • Comportamenti vendicativi riguardo torti subiti, che possono essere realmente tali o anche solo percepiti.
  • Comportamenti di dipendenza dalla vittima.
  • Perdita di controllo sulla vittima.

Ci chiediamo a questo punto che cosa spinge una certa persona a trasformarsi in persecutore nei confronti di un’altra, e quindi quali siano le motivazioni sottese alle azioni di Stalking. In generale, dai vari studi effettuati, si pensa che alla base di queste azioni persecutorie vi sia una sorta di “fraintendimento”. Dunque: “la genesi della dinamica dello stalking risiederebbe in un’alterata lettura della relazione e in una distorta comunicazione messa in atto dal persecutore”. Il persecutore, quindi, altera sia il senso o meglio l’intensità della comunicazione non verbale legata ai comportamenti della vittima; sia la comunicazione verbale, della quale per esempio, distorce il significato delle risposte date dalla vittima. In un opuscolo informativo diffuso dalla centrale di polizia di Stoccarda, lo Stalking è descritto come:“una persecuzione continuativa attuata per mezzo di molestie asfissianti (lett. penetranti) volte a terrorizzare una persona contro la sua volontà. Lo stalker, la cui motivazione può essere ravvisata in una mania o in una malattia mentale, aspetta, osserva, segue e spia la sua vittima, le telefona o le invia messaggi, lettere o regali, che possono essere a contenuto minaccioso oppure intensi come “prove d’amore”. In questo modo il persecutore cerca di avere controllo e potere sulla sua vittima”.

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