Discussione:Economia17

Da Ortosociale.

Versione delle 08:47, 18 gen 2014, autore: WikiSysop (Discussione | contributi)
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Piero Pagliani

Grazie Mauro per il tuo scritto, molto interessante. Sono contento che abbia ottenuto risonanza. Veramente non so cosa pensare di un economista come Krugman che dice “bel fresc”: “Ohibò, ma allora la bolla immobiliare era una bolla; ma allora la bolla dotcom era una bolla!”. Già, chi l’avrebbe mai immaginato che le bolle erano bolle? Lo si capisce solo quando scoppiano. Cosa ci vuole a capire che la finanziarizzazione passa da una bolla all’altra? Lo capisco anch’io che di economia so ben poco. Basta il buon senso e ... la conoscenza della Storia. Perché questa non è la prima finanziarizzazione del capitalismo. Possibile che la Storia sia così poco maestra? La domanda vera da porsi è: sarà l’ultima? Domanda collegata: il contesto della crescita postbellica è irripetibile? Alla seconda domanda io rispondo senz’altro di sì: è irripetibile. La prima domanda è invece a tranello, perché questa non è l’ultima finanziarizzazione solo se ci sarà un nuova crescita. Il problema è allora: che diavolo di crescita ci può essere? Ovvero, che diavolo di accumulazione si possono inventare? Krugman suggerisce, a quanto ho capito, la solita ricetta di scavare buche (magari con tecnologie molto smart - inquietante la faccenda dei Google-glass) per riempirle. Solo che non so perché Krugman si immagina condizioni per cui lo dovrebbero fare le imprese private. Boh! Ho capito bene? Concludo. In questo momento il dibattito a sinistra è incentrato su Euro sì-Euro no. A mio avviso il dibattito è condotto su linee sbagliate. L’unico tema che secondo me riveste reale importanza è quello della dimensione che garantisce la massima democrazia e capacità popolare di intervento. E’ una dimensione nazionale o europea? Invece il tema svolto è: quale dimensione può garantire una ripresa, cioè una nuova crescita? L’Euro, l’Euro riformato o una nuova Lira? Io non amo per nulla l'Euro, ma i fautori del suo abbandono quasi immancabilmente vorebbero dimostrare coi loro modelli che se lo si fa si ritornerebbe a crescere come ai tempi d'oro. In questi 50 anni non sarebbe successo nulla! I loro modelli dovrebbero, chissà perché, essere eterni. In realtà sono eterni perché la dinamica materiale non è rappresentata. Un bel modo di rappresentare la realtà. Comunque, nessun sembra metere in dubbio che in un modo o nell’altro ci possa di nuovo essere crescita. Con più Europa o, viceversa, con più Italia. E “crescita” in una situazione di disoccupazione drammatica come quella attuale è un termine magico. Forse è ora che si incominci a dire anche in questi ambienti, che ci sono contigui, che la crescita come è stata conosciuta ed immaginata finora è finita e che bisogna incominciare a pensare a una drastica riduzione dell’orario di lavoro e a fare una programmazione economica centrata sul rapporto uomo-sfera ecologica. Insomma, solo un paio di idee. Un caro saluto Piero

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