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Da Ortosociale.

Tango Libre di Frédéric Fonteyne

La scheda

Il secondino JC è un uomo senza vita, sepolto dalle regole. Nondimeno, una passione lo anima: il tango. E proprio a una lezione di tango conosce Alice, i due ballano insieme e l'intesa è perfetta. Il giorno successivo, fatto inaspettato, JC ritrova Alice proprio in prigione. Lei, infatti, è la donna di due detenuti - il marito Fernand e l'amante Dominic - che segue sempre di carcere in carcere, con tanto di figlio quindicenne sulle spalle. A questo punto, il mondo di JC, composto da sole regole, sembra mostrare una falla: il sistema, infatti, prevede che le guardie non socializzino con le famiglie dei detenuti, ma come fare con Alice? Le scene di danza (specie quelle in carcere) sono la carta migliore. E come il tango, il film non ha paura della complessità - del plot, e non solo - e si destreggia abilmente tra generi diversi e registri intermittenti: passioni e tradimenti, sbarre e aneliti, meta-cinema (il ruolo dello spettatore) e spontaneità. Una bellissima sorpresa. Premio speciale della Giuria a Venezia Orizzonti.

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Tango Libre di Frédéric Fonteyne chiude la sua trilogia sull'amore, regalandoci una commedia agrodolce, sorprendente e ricca di significati. L'incipit è una densa colonna di fumo nero dove svolazzano banconote seguite nella loro “danza” discendente. I paralleli tra la società dei reclusi, tutti uomini, amorevolmente custoditi dietro le sbarre di un carcere, e la “libera” società che sta fuori sono costanti e minuziosi. Gli interni delle celle del carcere non sono più attraenti di quelli dei piccoli appartementi dei liberi cittadini. Il pesciolino rosso del carceriere viene amorevolmente tenuto in vita perchè duri vent'anni, come la pena di Dominic. Ma questo è solo il framework, una cornice fatte di sbarre, al cui interno tutto succede. In effetti i prigionieri non sono così totalmente confinati nella loro dimensione. Attraverso l'interfaccia indefinita del “parlatoio” i due mondi, quello della società libera e quello del carcere, comunicano e costruiscono storie. Lì dentro tutti si ritrovano, si osservano, comunicano, si azzuffano affettivamente e fisicamente, attraversano i loro ruoli che cambiano come i tavolini ai quali sono seduti. Figlio, padre, amante, amante bis, secondino-liberatore, matriarca. Il tango accomuna e accompagna tutti questi corpi-anime muovendoli e intrecciandoli tra loro. Il filosofo argentino, nel ruolo transitorio di boss recluso nel carcere, spiegherà verso l'epilogo che il tango è amore e liberazione.

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