Autonomia13

Da Ortosociale.

Indice

Premessa

La struttura sociale di qualsiasi civiltà, o forma di convivenza civile e associata, deve necessariamente dotarsi di una organizzazione economica con regole precise e inequivocabili. La società moderna si è evoluta nel corso dei secoli su concetti come mercato, domanda e offerta, consumi interni, esportazione, divisione internazionale del lavoro, fino ad arrivare alla globalizzazione. A partire dall’inizio della economia di mercato ci si è basati sempre di più sugli scambi commerciali agevolati dall’avvento della moneta. Nel frattempo il numero delle monete o divise si è sempre più assottigliato estendendo la propria area di accettazione e influenza al punto che c’è chi oggi pensa ad un’unica moneta globale. La Cina ha proposto una moneta “globale” che gradualmente sostituisca il dollaro sempre più debole. Come sappiamo, la maggior parte delle banche centrali sono private. Questo condiziona fortemente l’andamento del mercato e le normative che dovrebbero regolamentarlo. Il denaro infatti ha cessato di essere un mezzo per divenire un fine, per diventare una merce accumulabile e quindi oggetto del mercato stesso (di valuta). Si è arrivati al punto di Tentare di comprare interi stati, come recentemente è successo con la Grecia, di cui si tenta di controllare la banca centrale (privata) e quindi il potere di emissione della moneta, controllando l'intera economia nazionale. Non mi soffermo sul capitolo del sistema monetario, la cui comprensione è di fondamentale importanza per cogliere gli effetti che ha avuto ed ha sull’economia reale. Mi limito a dire che essendo il sistema implicitamente inflattivo si determina inevitabilmente un aumento dei prezzi (aggravato dalle speculazioni ). In questo modo si determina una rincorsa “speculativa” alla crescita per la crescita. Poiché i capitali si spostano dove c'è “crescita economica” e quindi “profitto”, tutti i paesi sono obbligati a “crescere” per richiamare i capitali senza i quali crollerebbero nella depressione economica e sociale; crollerebbero ovviamente secondo questo modello di sviluppo basato sulla moneta e sull'accumulo di moneta. Anche il cosiddetto “mercato del lavoro” fa considerare l’opera umana come una “merce” qualsiasi soggetta alla legge della domanda e della offerta e valutabile come quantità monetaria (salari e stipendi). Le differenze sociali che nella seconda metà del novecento (anni 1950-1960-1970) sembravano appianarsi grazie all’apparente positivo risultato delle politiche Keynesiane, si sono oggi terribilmente inasprite. E questa sempre più ampia stratificazione sociale non è solo una questione di censo, di soldi, di “onore”, ma soprattutto una differenza enorme di potere sociale. Questo a causa soprattutto della virtualizzazione della moneta, svincolata da ogni riferimento reale a un qualsiasi “bene” naturale, quale l'oro, le miniere, l'agricoltura, le foreste, il cibo. La moneta continua ad essere usata come mezzo, quando invece è considerata la merce principale che il capitalismo costruisce e produce in ogni modo. Uno strumento diabolico per controllare la vita di questo pianeta.

Il Lavoro

Se accettiamo di parlare del lavoro in termini di valore e quindi di merce, paradossalmente ci accorgiamo che può essere quantificato meglio della moneta o di qualsiasi altra merce, sempre che, come sarebbe giusto in una società basata sulla decrescita, si attribuisca un valore al “tempo” . Il tempo di lavoro sottrae a chi vi è impegnato opportunità di accrescimento sociale ed intellettuale, a meno che il lavoro medesimo sia esso stesso una libera condivisione sociale in termini di cooperazione fra gli individui divenendo così motore di accrescimento sociale, intellettuale, emozionale. Il lavoro potrebbe benissimo sostituire la moneta per chi non dispone di merci da scambiare, perché non tutti i mestieri producono direttamente o indirettamente un bene materiale. Oggi un datore di lavoro paga all'incirca tre volte il valore monetario che viene dato al singolo lavoratore; il resto va allo stato come “presunto” servizio in termini di tasse e assicurazioni sociali. Perchè non dare tutto al lavoratore, studiando in modo appropriato le opportune garanzie sociali? Magari delegando alla assistenza ed ai servizi assicurativi società cooperative di mutuo soccorso operaio gestite in modo partecipato e democratico dagli opeai stessi, com'era nel primo novecento?

La Proprietà Privata

La proprietà privata estesa ad ogni aspetto della vita associata è il preambolo imprescindibile da cui deriva il sistema sociale capitalista. L’umanità dal canto suo ha sempre cercato di mediare la sua naturale condizione comunitaria con il concetto di proprietà privata che non ne è l'antitesi ma un momento complementare, creando spazi comuni condivisi assieme a spazi individuali-famigliari “privati”. Gli spazi comuni nel corso degli anni sono stati sempre più privatizzati dalle istituzioni politiche attraverso la loro occupazione, apparentemente legittimata dalla presunta volontà popolare. Così si arrivati oggi ad avere strutture sociali, o per meglio dire, strutture con finalità sociali, totalmente privatizzate. Mi riferisco alla sanità, alla scuola, all’informazione , a tutte le strutture un tempo municipalizzate o statali o “sociali” o “pubbliche” come la gestione dei rifiuti, del gas, della corrente elettrica, delle comunicazioni, fino all’aberrante tentativo in atto di privatizzare i servizi idrici, quindi l’acqua medesima. In Italia tutto ciò risulta più aspro e stridente a causa del fatto che si è proceduto alla privatizzazione non in un mercato “liberalizzato”, ma in un sistema controllatissimo da lobbies affaristiche (in cui sono presenti partiti-finanzieri-stato-affaristi di ogni tipo-mafia). Forse non si tratta di un monopolio in senso stretto, ma certamente di un oligopolio, con l’effetto inevitabile di ridurre la qualità dei servizi e di elevarne a dismisura il prezzo. Anche le aziende private, banche e assicurazioni comprese, hanno seguito la stessa impronta speculativa. La privatizzazione e la "monetizzazione" di ogni aspetto della natura, della società, degli esseri umani, ha portato alla loro loro distruzione, al disconoscimento del loro valore vitale, alla scissione delle loro infinite interconnessioni e della loro unità fondamentale.

Il Dominio di Genere

Il dominio sulla Donna e il suo conseguente stato di merce da possedere da parte del maschio è certamente la prima forma di proprietà privata espressa dall’uomo. Tale primitiva forma di dominio di esseri umani su altri esseri umani si è estesa dalle donne prima agli uomini poi: schiavitù maschile, servitù della gleba, proletariato. La condizione di liberazione della donna è la condizione necessaria di liberazione dell'uomo. La loro unione in questa liberazione reciproca è l'unica garanzia del successo.

Strumenti personali