Sociologia69

Da Ortosociale.

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m (Perchè la violenza?)
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rigenerazione della memoria operata dal linguaggio sacro delle religioni porta a rivendicare il Territorio legato alla Memoria come sacro e spettante di diritto alla comunità che si identifica con quella religione.
rigenerazione della memoria operata dal linguaggio sacro delle religioni porta a rivendicare il Territorio legato alla Memoria come sacro e spettante di diritto alla comunità che si identifica con quella religione.
====Perchè la violenza?====
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La spiegazione di Enzo Pace chiarisce molto bene il processo che si avvia quando una comunità si sente minacciata. Ma resta da chiarire perchè sorge questa minaccia di prevaricazione di una comunità sull'altra e perchè questa prevaricazione si fondi sulle religioni storiche reinterpretate ad hoc. Quello che emerge con chiarezza è che si avvia un processo di "modernizzazione" delle religioni tradizionali che si lega ad obiettivi intramondani di sviluppo sociale. Emblematico il caso del movimento revivalista hindu degli Arya Samaj che ha portato in tempi recenti alla vittoria elettorale del Bharatiya Janata Party "''contro l'affermazione di uno stato ritenuto troppo secolare''", come quello previsto dai padri della patria Gandhi e Nehru proprio per tenere insieme le varie etnie, culture e religioni (hindu, sikh, musulmani, cristiani). Questa caduta della laicità dello stato ha portato alla persecuzione delle altre minoranze religiose come i sikh e i musulmani. Analogamente nella dissoluzione della ex Jugoslavia venivano atrocemente eliminate le enclave delle religioni diverse da quelle dell'etnia dominante. Crollavano non solo la convivenza e la tolleranza reciproca prevalse sino ad allora. Ma si dividevano anche famiglie con membri di religioni diverse. Si passava improvvisamente da una fusione interreligiosa, basata anche su un certo disinteresse verso le pratiche di culto, a vere e proprie "pulizie etniche" basate sulle differenze religiose. I gruppi che promuovevano questa trasformazione utilizzando le religioni storiche erano gruppi politici tout court come nel caso della ex Jugoslavia, o gruppi politico religiosi come nel caso dell'Iran e dell'India. La fusione o il corto circuito tra network politico-militari e network ideologico-religiosi portava alla formazione di un stato moderno in senso europeo ma controllato da una ideologia religiosa che non lascia spazio a non credenti, agnostici, seguaci di altre religioni o forme di spiritualità. La religione autorizza lo stato weberianamente inteso ad esercitare il monopolio della violenza all'interno del territorio definito in termini di simboli religiosi. Ma il successo politico, elettorale, il consenso di massa di questi partiti politico-religiosi necessitano di una spiegazione che vada in profondità. Una possibile ipotesi sta nella radice di questi processi: la formazione di nuovi stati dopo l'avvio della decolonizzazione europea e le lotte di liberazione contro le potenze occidentali come Gran Bretagna, Francia, Belgio, Portogallo, e Stati Uniti. Difficilmente i confini dei nuovi stati riflettevano le comunità primeve con il loro complesso carico di memorie, di rapporti con il territorio, di equilibri storici tra gruppi ed etnie micro-differenziate.
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La spiegazione di Enzo Pace chiarisce molto bene il processo che si avvia quando una comunità si sente minacciata. Ma resta da chiarire perchè sorge questa minaccia di prevaricazione di una comunità sull'altra e perchè questa prevaricazione si fondi sulle religioni storiche reinterpretate ad hoc. Quello che emerge con chiarezza è che si avvia un processo di "modernizzazione" delle religioni tradizionali che si lega ad obiettivi intramondani di sviluppo sociale. Emblematico il caso del movimento revivalista hindu degli Arya Samaj che ha portato in tempi recenti alla vittoria elettorale del Bharatiya Janata Party "''contro l'affermazione di uno stato ritenuto troppo secolare''", come quello previsto dai padri della patria Gandhi e Nehru proprio per tenere insieme le varie etnie, culture e religioni (hindu, sikh, musulmani, cristiani). Questa caduta della laicità dello stato ha portato alla persecuzione delle altre minoranze religiose come i sikh e i musulmani. Analogamente nella dissoluzione della ex Jugoslavia venivano atrocemente eliminate le enclave delle religioni diverse da quelle dell'etnia dominante. Crollavano non solo la convivenza e la tolleranza reciproca prevalse sino ad allora. Ma si dividevano anche famiglie con membri di religioni diverse. Si passava improvvisamente da una fusione interreligiosa, basata anche su un certo disinteresse verso le pratiche di culto, a vere e proprie "pulizie etniche" basate sulle differenze religiose. I gruppi che promuovevano questa trasformazione utilizzando le religioni storiche erano gruppi politici tout court come nel caso della ex Jugoslavia, o gruppi politico religiosi come nel caso dell'Iran e dell'India. La fusione o il corto circuito tra network politico-militari e network ideologico-religiosi portava alla formazione di un stato moderno in senso europeo ma controllato da una ideologia religiosa che non lascia spazio a non credenti, agnostici, seguaci di altre religioni o forme di spiritualità. La religione autorizza lo stato weberianamente inteso ad esercitare il monopolio della violenza all'interno del territorio definito in termini di simboli religiosi. Ma il successo politico, elettorale, il consenso di massa di questi partiti politico-religiosi necessitano di una spiegazione che vada in profondità. Una possibile ipotesi sta nella radice di questi processi: la formazione di nuovi stati dopo l'avvio della decolonizzazione europea e le lotte di liberazione contro le potenze occidentali come Gran Bretagna, Francia, Belgio, Portogallo, e Stati Uniti. Difficilmente i confini dei nuovi stati riflettevano le comunità primeve con il loro complesso carico di memorie, di rapporti con il territorio, di equilibri storici tra gruppi ed etnie micro-differenziate. L'ipotesi che fanno molti storici è che le "nazioni", cioè le comunità che si riconoscono su una base culturale, ideologica, religiosa, linguistica, siano in realtà il risultato di una attività di omogeneizzazione culturale da parte dello stato o del nuovo stato appena formatosi. Questa attività statale per funzionare ha bisogno delle religioni tradizionali che nei secoli hanno supportato l'attività degli stati o che sono nate con essi.

Versione delle 17:50, 8 apr 2016

Religioni Storiche e Spiritualità Tradizionale

Dopo aver affermato come inarrestabile un generale processo di secolarizzazione, i sociologi e gli antropologi parlano da alcuni anni di una forte ripresa di tutte le religioni storiche e di nuove "religioni" sincretiche. Tra le religioni storiche includiamo come religioni diverse tra loro quelle cristiane, in concorrenza e a volte in conflitto tra loro: cattolici, le varie sette protestanti, gli ortodossi, ed altre chiese come i neo-pentecostali, i mormoni e i Testimoni di Geova. Ci sono poi gli induisti, i musulmani, i buddisti, divisi anche loro tra sette diverse come ad esempio tra i musulmani gli sciiti e i sunniti. Queste religioni hanno la caratteristica di essere vere e proprie chiese, con un corpus di dottrine codificate e non modificabili, un linguaggio e un simbolismo rituale specifici e ben definiti, una casta di sacerdoti o di "esperti" che veicolano riti, precetti, verità simboliche, assistenza spirituale e taumaturgica. Vi sono poi altre forme di spiritualità non istituzionalizzata come il neo-paganesimo, e tutte le pratiche magico-simboliche dei popoli sottomessi dalla colonizzazione europea, documentate dagli antropologi ed oggi fatte rinascere dalle popolazioni native che ritrovano la loro identità e le loro radici culturali, la loro visione del cosmo, la loro specificità qualitativa. È importante sottolineare questa profonda differenza tra i due tipi di spiritualità. Nel primo caso le religioni si fondono al loro nascere con strutture politico-statali che ne determinano l'evoluzione e lo stesso contenuto dottrinale, come nel caso del cristianesimo e dell'imperatore romano Costantino. Nel secondo caso l'individuo rimane libero di percepire e ricercare la sua propria "visione" del cosmo che va ad arricchire le esperienze magico-spirituali della comunità a cui appartiene. In parole semplici, vi sono delle credenze ma non vi sono dei "dogmi" veicolati da una casta sacerdotale che li fa "rispettare" da un potere politico-militare. Le prime religioni istituzionali erano religioni basate sul culto di una o più divinità specifiche di quella città-stato. Le città stato erano in guerra tra loro per conto ed in nome delle rispettive divinità. Lo stesso processo vale quando queste città-stato evolvono in "monarchie" (regni con più città) e poi in "imperi" (conglomerati di regni o sotto-regni). La guerra diventa una guerra tra divinità come ai tempi di Davide tra Israeliani e Filistei, tra Jahvè e Baal.

Il Revival religioso e le crisi politico-militari

Il successo del razionalismo illuminista e della scienza positivista e neo-positivista del 1900 aveva messo in un angolo le credenze religiose, sia quelle magico-spirituali della tradizione dei popoli nativi sia quelle delle religioni storiche organizzate in chiese. Oggi assistiamo ad una forte rinascita di entrambe. Ma mentre la spiritualità tradizionale ha un volto pacifico, che nella quasi totalità dei casi mira alla realizzazione terrena e ultraterrena della persona umana, nel caso delle religioni storiche si ha un loro diretto coinvolgimento in guerre tradizionali, in guerre "etniche", in quel tipo particolare di guerra che è il moderno terrorismo. Se non si tratta di guerre si tratta comunque di un completo allineamento alla politica statale come nel caso della chiesa ortodossa russa. Nascono partiti politici di ispirazione religiosa che forniscono la loro versione della religione storica e che riescono a prendere il potere politico e dirigere il paese. Come in Israele, in Iran, in India. Nascono movimenti come Al Qaida e poi Daesh che si proclamano gli eredi dell'Islam. Enzo Pace, professore di sociologia della religione all'Università di Padova e presidente della Società Internazionale di Sociologia della Religione (SISR), ha trattato questo aspetto nel suo "Perchè le religioni scendono in guerra?", Editori Laterza, Roma-Bari, 2008. Enzo Pace sceglie con cura dei casi emblematici:

  • La guerra civile tra cingalesi buddisti e tamil induisti a Ceylon;
  • Le lotte tra ebrei con l'assassinio di Rabin in Terra Santa e la lotta tra ebrei ed arabi per la Terra Santa;
  • La lotta tra le varie religioni nella dissoluzione cruenta della ex-Jugoslavia;
  • Il genocidio dei Tutsi in Rwanda dove entrambe le etnie si richiamano al cattolicesimo;
  • Il martirio come atto religioso di guerra nel conflitto scatenato nel 1980 da Saddham Husssein contro l'Iran; e il terrorismo come metodo di guerra;

Le conclusioni di Enzo Pace sono chiare: "A conclusione, dunque dell'analisi dei casi prescelti si può affermare che le religioni entrano in guerra, quando diventano la lingua sacra dell'identità collettiva, di un popolo o di un gruppo umano, che si sentono minacciati nella loro stessa sopravvivenza fisica e morale". La rigenerazione della memoria operata dal linguaggio sacro delle religioni porta a rivendicare il Territorio legato alla Memoria come sacro e spettante di diritto alla comunità che si identifica con quella religione.

Perchè la violenza?

La spiegazione di Enzo Pace chiarisce molto bene il processo che si avvia quando una comunità si sente minacciata. Ma resta da chiarire perchè sorge questa minaccia di prevaricazione di una comunità sull'altra e perchè questa prevaricazione si fondi sulle religioni storiche reinterpretate ad hoc. Quello che emerge con chiarezza è che si avvia un processo di "modernizzazione" delle religioni tradizionali che si lega ad obiettivi intramondani di sviluppo sociale. Emblematico il caso del movimento revivalista hindu degli Arya Samaj che ha portato in tempi recenti alla vittoria elettorale del Bharatiya Janata Party "contro l'affermazione di uno stato ritenuto troppo secolare", come quello previsto dai padri della patria Gandhi e Nehru proprio per tenere insieme le varie etnie, culture e religioni (hindu, sikh, musulmani, cristiani). Questa caduta della laicità dello stato ha portato alla persecuzione delle altre minoranze religiose come i sikh e i musulmani. Analogamente nella dissoluzione della ex Jugoslavia venivano atrocemente eliminate le enclave delle religioni diverse da quelle dell'etnia dominante. Crollavano non solo la convivenza e la tolleranza reciproca prevalse sino ad allora. Ma si dividevano anche famiglie con membri di religioni diverse. Si passava improvvisamente da una fusione interreligiosa, basata anche su un certo disinteresse verso le pratiche di culto, a vere e proprie "pulizie etniche" basate sulle differenze religiose. I gruppi che promuovevano questa trasformazione utilizzando le religioni storiche erano gruppi politici tout court come nel caso della ex Jugoslavia, o gruppi politico religiosi come nel caso dell'Iran e dell'India. La fusione o il corto circuito tra network politico-militari e network ideologico-religiosi portava alla formazione di un stato moderno in senso europeo ma controllato da una ideologia religiosa che non lascia spazio a non credenti, agnostici, seguaci di altre religioni o forme di spiritualità. La religione autorizza lo stato weberianamente inteso ad esercitare il monopolio della violenza all'interno del territorio definito in termini di simboli religiosi. Ma il successo politico, elettorale, il consenso di massa di questi partiti politico-religiosi necessitano di una spiegazione che vada in profondità. Una possibile ipotesi sta nella radice di questi processi: la formazione di nuovi stati dopo l'avvio della decolonizzazione europea e le lotte di liberazione contro le potenze occidentali come Gran Bretagna, Francia, Belgio, Portogallo, e Stati Uniti. Difficilmente i confini dei nuovi stati riflettevano le comunità primeve con il loro complesso carico di memorie, di rapporti con il territorio, di equilibri storici tra gruppi ed etnie micro-differenziate. L'ipotesi che fanno molti storici è che le "nazioni", cioè le comunità che si riconoscono su una base culturale, ideologica, religiosa, linguistica, siano in realtà il risultato di una attività di omogeneizzazione culturale da parte dello stato o del nuovo stato appena formatosi. Questa attività statale per funzionare ha bisogno delle religioni tradizionali che nei secoli hanno supportato l'attività degli stati o che sono nate con essi.

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