CINEROUND

Da wikiort.

CINEROUND

NUOVI SPAZI E NUOVI MODI E NUOVE FORME DI SFERA PUBBLICA CINEMATOGRAFICA DAI FESTIVAL E OLTRE I CINEFORUM

Tabella di sintesi del progetto

  • Creare e stimolare nuove forme di sfera pubblica legata al cinema
  • Rispondere con nuove formule organizzative alla crisi dei cineforum
  • Trasferire alcune dinamiche di festival del cinema fuori dai festival del cinema
  • Fornire ai cittadini l’occasione di discutere in maniera consapevole di temi proposti da alcuni film
  • Rendersi consapevoli dei processi culturali che costruiscono le relazioni sociali

CinemAzione

L’intento generale del progetto è quello di verificare alcune ipotesi teoriche che vedono dietro la crisi dei cineforum l’inadeguatezza di tempi e metodologie organizzative. Serve diffondere presso la cittadinanza almeno gli strumenti base dell’analisi del film in modo che poi la discussione pubblica possa essere davvero circolare coinvolgendo esperti e platea. Va superato l’errore metodologico di utilizzare il film in maniera strumentale, cioè per arrivare ad altro senza approfondire la genesi del film. Si propone di partire dal film e dai suoi significati per discutere le questioni di pubblico interesse. Non a caso è già stato più volte utilizzato il termine “azione”. Il presente progetto nasce anche come modalità molto vicina alla pratica della “ricerca azione”, ossia di un modo di far ricerca che si pone anche l’obiettivo di intervenire ed interagire con i soggetti e con le dinamiche studiate cercando di innescare processi innovativi di cambiamento. Non si tratta di un cambiamento mirato a un obiettivo preciso come nel caso dei film a tesi o peggio dei film di propaganda politica o culturale. Si tratta solo dell'innesco di un processo di cambiamento che si autoalimenta quando parte lo scambio simbolico e l'interazione culturale come costruzione sociale condivisa. In questo senso il progetto in oggetto è certamente definibile anche come una forma di CinemAzione.

I CineForum

Come abbiamo già anticipato, si è partiti dalla constatazione che la formula organizzativa e fruizionale del cineforum non sembra adatta a costruire un efficace dinamica discorsiva su questioni di pubblico interesse. Le motivazioni sono principalmente di tipo organizzativo, coinvolgono direttamente i fruitori, si basano su facili previsioni delle loro routines quotidiane. Oggi i potenziali fruitori di un cineforum sono persone che durante il giorno hanno una attività lavorativa o di studio molto impegnativa, a parte i fruitori anziani, i pensionati che partecipano anche alle proiezioni pomeridiane e che in buona misura ritroviamo anche nei cineforum serali. Puntiamo dunque a coinvolgere soprattutto la popolazione attiva che ha molte meno occasioni di partecipare ad iniziative culturali complesse. In generale non sono pochissimi coloro che possono e desiderano dedicare alcune ore serali nei giorni feriali alla visione di film che trattano temi di un certo interesse culturale, sociale, politico. Il problema è che possono, o decidono di dedicare, giusto al massimo le due ore di proiezione del film. Poi in sostanza devono (o preferiscono) tornare a casa. Prevedere allora la proiezione del film e poi un corposo dibattito collocando il tutto in una unica serata diviene una operazione destinata al fallimento. Il potenziale interessato si vede costretto ad abbandonare la sala alla fine della proiezione e a soddisfare in altri momenti e con modalità casuali la sua necessità di discussione e di confronto con gli altri sui temi proposti e suggeriti dalla visione. Se poi si riesce comunque a rimanere e a seguire il moderatore di turno, le possibilità di partecipazione e innesco di un vero e proprio dialogo si riducono di fronte alla consueta mancanza di condivisione di linguaggi e competenze nell’analisi del testo filmico. Soprattutto manca al fruitore il tempo necessario per elaborare e costruire una propria “rappresentazione” di quanto si è visto e vissuto sul piano simbolico. Il moderatore vede il film due o tre volte, si documenta, ha tutto il tempo di riflettere. Il rapporto tra “moderatore” e “pubblico” va strutturalmente portato su un piano di tendenziale parità. Si crea in definitiva una insormontabile barriera tra l’esperto e il pubblico che rimane tale (ossia passivo) e non diventa mai attore e protagonista di un dibattito che non c’è e che spesso si cerca artificiosamente, e a volte un po’ tristemente, di “stimolare”. Si aggiunga poi che, se anche tutto questo viene superato, rimane un terzo ostacolo, un terzo macroscopico errore metodologico. Il film proiettato e scelto per un cineforum abbina solo a volte l’elemento estetico a quello più propriamente tematico-discorsivo. Se anche l’analisi e la discussione fosse portata su aspetti quali valori estetici o artistici dell’opera si ovvierebbe all’errore di considerare un film come strumento di passaggio e di stimolo per arrivare a qualche cos’altro, cioè a parlare di un qualche tema ritenuto importante, ma si cadrebbe nell’opposto errore di non realizzare le finalità di un cineforum che restano appunto la discussione su temi sociali e politici, comunque su temi condivisi dal pubblico, e non scelti a priori da qualcun' altro. La soluzione a quest’ultima gabbia concettuale e metodologica è la seguente. Deve essere il film l’oggetto di interesse primario e nel discuterlo servirà acquisire in prima istanza tutti gli strumenti, (o almeno i principali), relativi alla decodifica del linguaggio, alla conoscenza del mezzo, alle modalità produttive. In altri termini ponendo l’attenzione sul prodotto si dovrà poterne contestualizzare sia la produzione sia la complessa dinamica comunicativa. In questo senso allora il cinema è in grado di innescare una vera e propria dinamica di sfera pubblica (Habermas J.) dove in un contesto semi organizzato come un cineforum possono realizzarsi dinamiche di confronto su temi di pubblico interesse. Proviamo ad anticipare alcune obiezioni. In primo luogo si potrebbe condividere il fatto che la formula “film e dibattito contestuale” non sia quella ottimale, ma che in realtà non esista nessuna altra formula che si adatti alle nuove esigenze di utilizzo del tempo. Si potrebbe poi aggiungere che non è possibile formare degli “esperti” di cinema tra chi non studia cinema e che, anche fosse possibile, non si riuscirebbe comunque a farlo fuori dai canali formativi universitari. Rispondiamo subito che esiste invece una diversa formula organizzativa e temporale che raduna, in qualche modo formando e socializzando alla fruizione cinematografica consapevole, ampie platee di pubblico. Si tratta della forma “festival del cinema”. Non è vero, come comunemente si obbietta, che i festival sono frequentati solo da addetti ai lavori, ci sono anche molti appassionati, molti che si sentono attratti anche senza sapere bene perché, sia dai film sia da un evento che oltre a proporre una gran quantità di visioni in un breve lasso di tempo, dedica molto spazio alla discussione. Quale è allora la differenza con i tempi del cineforum? Semplicemente succede che chi va ad un festival decide di dedicare intere giornate alla fruizione dei film e soprattutto di tutto quello che ci ruota attorno: le persone, i luoghi, il carosello delle situazioni, gli incontri imprevedibili, le emozioni. Il festival è un “luogo”, uno spazio sociale, dove si incontrano in compresenza i vari “attori” del cinema (critici, giornalisti, curiosi, attori, produttori, finanziatori pubblici e privati, il pubblico coinvolto, attento, distratto, autoriflessivo). Dunque la soluzione per il cineforum sarebbe quella di cercare di avvicinarsi in qualche modo alla dimensione di festival, ma realizzandola al di fuori della formula festival. Serve allora portare le dinamiche di festival fuori della forma “festival del cinema”! Con quanto detto fino ad ora ci siamo dotati degli strumenti teorici per comprendere le ragioni della formula che intendiamo promuovere per sperimentare nuove forme di sfera pubblica cinematografica, ossia luoghi reali e virtuali in cui più persone discutono e co-costruiscono temi di pubblica valenza e interesse (Ferro L.). Le persone (poche o tante lo vedremo) che parteciperanno non saranno attratte con strategie di marketing, semplicemente decideranno di “entrare nella giostra”.