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Il cinema ha un suo linguaggio particolare, basato sulla tecnologia del mezzo: sceneggiatura, montaggio, luce, effetti cromatici, colonna sonora, espedienti narrativi e tecnici (tipo di inquadrature, split screen, throw away), storyboard o disegno della scena. Assieme al "cosa" (contenuto) bisogna osservare il "come" (tecniche espressive). In realtà il cinema ha una vocazione multimediale: letteratura (sceneggiatura), musica (colonna sonora), pittura (inquadrature-quadri), teatro (interpretazione-recitazione).
 
Il cinema ha un suo linguaggio particolare, basato sulla tecnologia del mezzo: sceneggiatura, montaggio, luce, effetti cromatici, colonna sonora, espedienti narrativi e tecnici (tipo di inquadrature, split screen, throw away), storyboard o disegno della scena. Assieme al "cosa" (contenuto) bisogna osservare il "come" (tecniche espressive). In realtà il cinema ha una vocazione multimediale: letteratura (sceneggiatura), musica (colonna sonora), pittura (inquadrature-quadri), teatro (interpretazione-recitazione).
 
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Versione delle 13:47, 25 dic 2015

Questi appunti sono tratti dai seminari di Ludovico Ferro, che coordina "CINEROUND", ai corsi di sociologia della cultura tenuti dalla prof.ssa Laura Verdi della università di Padova. I seminari traggono spunto teorico ed empirico dalle ricerche condotte ogni anno dalla equipe del dr.Ferro al Festival del cinema di Venezia. La ricerca viene svolta con questionari ed interviste e riguarda:

  • l'analisi dei pubblici,
  • l'analisi complessiva della produzione dei film,
  • l'analisi dei temi
Sociologia del Cinema

Nell'ambito della sociologia della cultura (che include anche la sociologia della conoscenza) il cinema rappresenta un fenomeno da considerare in modo interdisciplinare. Trattandosi di una rappresentazione della realtà sociale è al tempo stesso una costruzione e ri-costruzione di tale realtà. Gli elementi in gioco sono l'arte, la comunicazione distribuita in modo reticolare sui vari media (televisione, stampa, radio, circuiti artistici, web), la sfera pubblica come "spazio delle opinioni" (G.Habermas) dove agiscono i vari "temi" proposti, l'economia nei contesti produttivi e distributivi, i "campi" delle varie professioni (artista, musicista, critico, giornalista, attore, regista, scrittore, produttore, distributore). Attualmente sono in gran parte i "critici" ad occuparsi del cinema e della sua evoluzione, considerando in modo prioritario il linguaggio del cinema e il suo "stile", la sua efficacia artistica, le sue intezioni comunicative (messaggi). Gli storici invece usano il cinema come documento. Entrambe queste categorie di studiosi prestano il fianco ad una critica di "sociologismo", cioè di vedere la produzione culturale del cinema come un puro "rispecchiamento" della "società". L'impostazione corretta è quella invece di considerare il cinema un "processo culturale", attivo, di trasformazione e di evoluzione di tutti gli attori coinvolti: fruitori, distributori, produttori, artisti, tecnici. Alcuni autori cinematografici (come ad esempio Woody Allen, in alcune produzioni) si possono invece definire dei "sociologi impliciti", nel senso che analizzano con molta perspicacia fenomeni sociali di grande rilevanza. Queste analisi vengono amalgamate in opere emozionalmente ed artisticamente coinvolgenti, a volte con autoironia sulle intenzioni comunicative del film. Vi sono anche film "esplicitamente sociologici", che affrontano cioè temi di rilevante interesse sociologico come problemi di lavoro, conflitti politici, crisi familiari. In questo settore la "fiction" è spesso più efficace del "documentario", e i film "implicitamente sociologici" sono a volte più efficaci di quelli "esplicitamente sociologici".

Il Festival del Cinema

E' una amplificazione della sfera pubblica. Ma si compone anche ogni anno in una comunità ad hoc che lo anima. E' un'occasione per vedere produzioni nuove, periferiche, sconosciute, che forse mai si vedranno sui circuiti commerciali. Parte del pubblico è prevalemtemente interessato al linguaggio filmico, parte alle riflessioni sui temi proposti. Si articola in concorsi principali e in concorsi secondari che possono costituire il trampolino di lancio di nuovi autori o attori. Il Leone d'Oro viene in genere attribuito al film che più piace alla giuria, in genere composta da registi, mentre arriva secondo il film ritenuto il vero vincitore del festival. I premi attribuiti influenzano in modo rilevante il pubblico futuro, anche dal punto di vista delle tematiche rappresentate. Vi sono griglie tematiche ricorrenti che ricevono premi: la condizione dell'artista, bambini e adolescenti, questioni etniche e memoria storica, crisi economica e precarietà giovanile, relazioni alternative alla famiglia tradizionale, alieni e fine del mondo, immigrazione e scambi interetnici e interculturali, relazioni tra genitori e figli. Da circa 2500 film ne vengono selezionati 250.[1]

  1. Nota
Festival di Venezia 2015 - Beasts of No Nation

Meritava forse di vincere il Leone d'Oro, ha preso solo un premio per la recitazione del piccolo protagonista.



Contesto produttivo e distributivo

Il festival influenza dunque "la vita o la morte" dei film prodotti. Spesso sono i critici o il pubblico stesso, fisicamente presente alla proiezione in sala, che influenzano la diffusione dei film. A Venezia i film vengono rappresenttai in lingua originale e senza tagli. Questo è molto importante. Va tenuto conto della complessità e peculiarità del linguaggio filmico, composto da scrittura, musica, fotografia, recitazione, e della sua multimedialità che crea effetti drammatici, complessi e stratificati. Per arrivare al festival e alla successica circolazione del film sono importanti quindi:

  • tagli della censura
  • tagli sulla durata del film
  • ricerca del film
  • ricerca del finanziamento
  • ricerca della distribuzione
  • presentazione al festival
  • successo di uscita nelle sale
Hollywood

Dicembre 2013. Con Stefano Alpini, collaboratore del regista Alberto Faenza, viene esaminata la trilogia di Batman: Batman Begin, Il cavaliere oscuro, Il cavaliere oscuro ritorna. In questo tipo di produzioni il linguaggio filmico viene direttamente usato come veicolo ideologico delle istanze specifiche del complesso politico-militare americano. Hollywood, il Pentagono, Washington costruiscono film per quella che percepiscono come la sicurezza nazionale. Film come "Ali" del 1927, di esaltazione della aviazione americana, riscuotono grande successo di pubblico. Nel 1986 "Top Gun" viene sponsorizzato dalla marina militare in crisi di reclutamento (gli uffici di reclutamento vengono piazzati all'uscita dei cinema). La modalità in cui il film viene favorito e prodotto è molto semplice: l'esercito americano mette a disposizione del regista e della produzione, gratuitamente, mezzi e uomini da rappresentare. Analoga fuunzione svolge il film di guerra, che ha come esempio "Nascita di una Nazione" di David W.Griffith; i Payne Fund Studies (USA 1929-1932) raccontano la guerra e influenzano i giovani. Le otto major sono le Big Five (Paramount, 20th Century Fox, Warner Bros, MGM, RKO) e le Little Three (Universal, Columbia, United Artists). La censura agisce in modo vigoroso con la MPPDA (Motion Picture Producers and Distributors of America) che protegge le 8 Major, la PCA Production Code Administration e la (1934) Catholic Legion of Decency. Dopo la 1ma guerra mondiale il predominio del cinema USA è mondiale e si avvia a diventare una grande agenzia di socializzazione che costruisce narrazioni capaci di influenzare l'immaginario individuale e collettivo. Oggi Cina e India stanno superando gli USA come volume produttivo di film.

Approcci alla sociologia del cinema

Gennaio 2014. Il ruolo attuale del cinema è cambiato rispetto a 30 e più anni fa [l'effetto inclusivo della Televisione ha desertificato le vecchie sale cinematografiche. Ciò nonostante la Televisione come gli altri media riprende e ritrasmette in continuazione film di tutte le epoche]. Elenco dei maggiori interpreti della sociologia del cinema che comprende sociologia della cultura, della letteratura, dell'arte, delle comunicazioni di massa, dell'economia, del lavoro:

  • Siegfried Kracauer, scuola di Francoforte, "Cinema tedesco: dal Gabinetto del dott. Caligari a Hitler, 1918-1933" (1947). Da Weimar al nazismo, prima sociologia del cinema, espressionismo tedesco.
  • Francesco Casetti, semiotica, studio dell'elemento costruttivo del cinema. "L'occhio del Novecento. Cinema, esperienza, modernità" (2005), "Analisi del film" (1990).
  • György Lukács, punto di partenza per riflessioni su una estetica del cinema. "Scritti di sociologia della letteratura" (1910)
  • Peter Bächlin, "Il cinema come industria" (1941)
  • Gian Piero Brunetta, "Cent'anni di cinema italiano" (1991), approccio storico
  • Gabriella Turnaturi gli scrittori come sociologi, "Immaginazione sociologica e immaginazione letteraria" (2003)
  • Norman K. Denzin, il sociologo impara dal cinema, "The Cinematic society" (1995, "La società cinematografica"). Mette in evidenza la misura in cui il cinema ha contribuito alla nascita del voyeurismo in tutta la società. Analizza le manipolazioni di Hollywood di genere, razza e classe, e, sulla base del lavoro di Foucault, sostiene che lo sguardo cinematografico deve essere inteso come parte della macchina di sorveglianza e di potere che regola il comportamento sociale alla fine del ventesimo secolo.
  • Peter L.Berger e H.Kellner, "L'interpretazione sociologica" (1991). Tutto è interpretare. Primo livello: l'attore sociale interpreta la sua vita quotidiana. Secondo livello: i sociologi sul campo, gli etnologi, gli artisti, interpretano la vita quotidiana. Terzo livello: i sociologi della cultura, i critici dell'arte, considerano le interpretazioni artistiche e sociologiche. La sociologia del cinema si pone a questo terzo livello. La sociologia nasce dall'arte e dalla osservazione artistica.

Vi sono due approcci allo studio sociologico del cinema. Il primo ha come oggetto il cinema di autore (es.I.Bergman, W.Allen), considerato come prodotto artistico, esaminato con una analisi testuale e semiotica, per scoprirne la sociologia implicita. In sostanza è un approccio al secondo livello di cui sopra. L'altro approccio ha come oggetto i generi e i filoni tematici, considerati come prodotti culturali e comunicativi a prescindere dalla loro "qualità", esaminati sia con analisi del testo che della logica produttiva-distributiva-di-intenzioni-comunicative, per scoprirne la rappresentazione e l'intervento sulla società (o sulla sfera pubblica). E' un approcccio al terzo livello.

Strumenti di analisi
  • struttura narrativa: incipit, finale, schema "situazione-complicazione-soluzione", schema a flashback
  • dimensione spaziale: interni, esterni
  • dimensione temporale, struttura cronologica della narrazione
  • temi (impliciti ed espliciti) e personaggi
  • linguaggio filmico e codici espressivi (es. il passare dei giorni reso dal movimento del calendario)
  • strategia ed efficacia delle intenzioni comunicative (messaggi)
  • contesto produttivo e distributivo, citazioni tra film ed autori, aggancio tra opere di uno stesso filone

Il cinema ha un suo linguaggio particolare, basato sulla tecnologia del mezzo: sceneggiatura, montaggio, luce, effetti cromatici, colonna sonora, espedienti narrativi e tecnici (tipo di inquadrature, split screen, throw away), storyboard o disegno della scena. Assieme al "cosa" (contenuto) bisogna osservare il "come" (tecniche espressive). In realtà il cinema ha una vocazione multimediale: letteratura (sceneggiatura), musica (colonna sonora), pittura (inquadrature-quadri), teatro (interpretazione-recitazione).

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