CINEROUND
Indice
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CINEROUND
NUOVI SPAZI E NUOVI MODI E NUOVE FORME DI SFERA PUBBLICA CINEMATOGRAFICA DAI FESTIVAL E OLTRE I CINEFORUM
Tabella di sintesi del progetto
Oggetto e finalità
- Creare e stimolare nuove forme di sfera pubblica legata al cinema
- Rispondere con nuove formule organizzative alla crisi dei cineforum
- Trasferire alcune dinamiche di festival del cinema fuori dai festival del cinema
- Fornire ai cittadini l’occasione di discutere in maniera consapevole di temi proposti da alcuni film
- Rendersi consapevoli dei processi culturali che costruiscono le relazioni sociali
L’intento generale del progetto è quello di verificare alcune ipotesi teoriche che vedono dietro la crisi dei cineforum l’inadeguatezza di tempi e metodologie organizzative. Serve diffondere presso la cittadinanza almeno gli strumenti base dell’analisi del film in modo che poi la discussione pubblica possa essere davvero circolare coinvolgendo esperti e platea. Va superato l’errore metodologico di utilizzare il film in maniera strumentale, cioè per arrivare ad altro senza approfondire la genesi del film. Si propone di partire dal film e dai suoi significati per discutere le questioni di pubblico interesse. Non a caso è già stato più volte utilizzato il termine “azione”. Il presente progetto nasce anche come modalità molto vicina alla pratica della “ricerca azione”, ossia di un modo di far ricerca che si pone anche l’obiettivo di intervenire ed interagire con i soggetti e con le dinamiche studiate cercando di innescare processi innovativi di cambiamento. Non si tratta di un cambiamento mirato a un obiettivo preciso come nel caso dei film a tesi o peggio dei film di propaganda politica o culturale. Si tratta solo dell'innesco di un processo di cambiamento che si autoalimenta quando parte lo scambio simbolico e l'interazione culturale come costruzione sociale condivisa. In questo senso il progetto in oggetto è certamente definibile anche come una forma di CinemAzione. Come abbiamo già anticipato, si è partiti dalla constatazione che la formula organizzativa e fruizionale del cineforum non sembra adatta a costruire un efficace dinamica discorsiva su questioni di pubblico interesse. Le motivazioni sono principalmente di tipo organizzativo, coinvolgono direttamente i fruitori, si basano su facili previsioni delle loro routines quotidiane. Oggi i potenziali fruitori di un cineforum sono persone che durante il giorno hanno una attività lavorativa o di studio molto impegnativa, a parte i fruitori anziani, i pensionati che partecipano anche alle proiezioni pomeridiane e che in buona misura ritroviamo anche nei cineforum serali. Puntiamo dunque a coinvolgere soprattutto la popolazione attiva che ha molte meno occasioni di partecipare ad iniziative culturali complesse. In generale non sono pochissimi coloro che possono e desiderano dedicare alcune ore serali nei giorni feriali alla visione di film che trattano temi di un certo interesse culturale, sociale, politico. Il problema è che possono, o decidono di dedicare, giusto al massimo le due ore di proiezione del film. Poi in sostanza devono (o preferiscono) tornare a casa. Prevedere allora la proiezione del film e poi un corposo dibattito collocando il tutto in una unica serata diviene una operazione destinata al fallimento. Il potenziale interessato si vede costretto ad abbandonare la sala alla fine della proiezione e a soddisfare in altri momenti e con modalità casuali la sua necessità di discussione e di confronto con gli altri sui temi proposti e suggeriti dalla visione. Se poi si riesce comunque a rimanere e a seguire il moderatore di turno, le possibilità di partecipazione e innesco di un vero e proprio dialogo si riducono di fronte alla consueta mancanza di condivisione di linguaggi e competenze nell’analisi del testo filmico. Soprattutto manca al fruitore il tempo necessario per elaborare e costruire una propria “rappresentazione” di quanto si è visto e vissuto sul piano simbolico. Il moderatore vede il film due o tre volte, si documenta, ha tutto il tempo di riflettere. Il rapporto tra “moderatore” e “pubblico” va strutturalmente portato su un piano di tendenziale parità. Si crea in definitiva una insormontabile barriera tra l’esperto e il pubblico che rimane tale (ossia passivo) e non diventa mai attore e protagonista di un dibattito che non c’è e che spesso si cerca artificiosamente, e a volte un po’ tristemente, di “stimolare”. Si aggiunga poi che, se anche tutto questo viene superato, rimane un terzo ostacolo, un terzo macroscopico errore metodologico. Il film proiettato e scelto per un cineforum abbina solo a volte l’elemento estetico a quello più propriamente tematico-discorsivo. Se anche l’analisi e la discussione fosse portata su aspetti quali valori estetici o artistici dell’opera si ovvierebbe all’errore di considerare un film come strumento di passaggio e di stimolo per arrivare a qualche cos’altro, cioè a parlare di un qualche tema ritenuto importante, ma si cadrebbe nell’opposto errore di non realizzare le finalità di un cineforum che restano appunto la discussione su temi sociali e politici, comunque su temi condivisi dal pubblico, e non scelti a priori da qualcun' altro. La soluzione a quest’ultima gabbia concettuale e metodologica è la seguente. Deve essere il film l’oggetto di interesse primario e nel discuterlo servirà acquisire in prima istanza tutti gli strumenti, (o almeno i principali), relativi alla decodifica del linguaggio, alla conoscenza del mezzo, alle modalità produttive. In altri termini ponendo l’attenzione sul prodotto si dovrà poterne contestualizzare sia la produzione sia la complessa dinamica comunicativa. In questo senso allora il cinema è in grado di innescare una vera e propria dinamica di sfera pubblica (Habermas J.) dove in un contesto semi organizzato come un cineforum possono realizzarsi dinamiche di confronto su temi di pubblico interesse. Proviamo ad anticipare alcune obiezioni. In primo luogo si potrebbe condividere il fatto che la formula “film e dibattito contestuale” non sia quella ottimale, ma che in realtà non esista nessuna altra formula che si adatti alle nuove esigenze di utilizzo del tempo. Si potrebbe poi aggiungere che non è possibile formare degli “esperti” di cinema tra chi non studia cinema e che, anche fosse possibile, non si riuscirebbe comunque a farlo fuori dai canali formativi universitari. Rispondiamo subito che esiste invece una diversa formula organizzativa e temporale che raduna, in qualche modo formando e socializzando alla fruizione cinematografica consapevole, ampie platee di pubblico. Si tratta della forma “festival del cinema”. Non è vero, come comunemente si obbietta, che i festival sono frequentati solo da addetti ai lavori, ci sono anche molti appassionati, molti che si sentono attratti anche senza sapere bene perché, sia dai film sia da un evento che oltre a proporre una gran quantità di visioni in un breve lasso di tempo, dedica molto spazio alla discussione. Quale è allora la differenza con i tempi del cineforum? Semplicemente succede che chi va ad un festival decide di dedicare intere giornate alla fruizione dei film e soprattutto di tutto quello che ci ruota attorno: le persone, i luoghi, il carosello delle situazioni, gli incontri imprevedibili, le emozioni. Il festival è un “luogo”, uno spazio sociale, dove si incontrano in compresenza i vari “attori” del cinema (critici, giornalisti, curiosi, attori, produttori, finanziatori pubblici e privati, il pubblico coinvolto, attento, distratto, autoriflessivo). Dunque la soluzione per il cineforum sarebbe quella di cercare di avvicinarsi in qualche modo alla dimensione di festival, ma realizzandola al di fuori della formula festival. Serve allora portare le dinamiche di festival fuori della forma “festival del cinema”! Con quanto detto fino ad ora ci siamo dotati degli strumenti teorici per comprendere le ragioni della formula che intendiamo promuovere per sperimentare nuove forme di sfera pubblica cinematografica, ossia luoghi reali e virtuali in cui più persone discutono e co-costruiscono temi di pubblica valenza e interesse (Ferro L.). Le persone (poche o tante lo vedremo) che parteciperanno non saranno attratte con strategie di marketing, semplicemente decideranno di “entrare nella giostra”.
Fasi operative
- Fase 1: Progettuale ed organizzativa. Fase in corso. Prevede: costituzione del gruppo direttivo e degli altri livelli operativi, definizione e condivisione progetto, condivisione modalità operative, logo, sede, partner.
- Fase 2: Presentazione e avvio del progetto, progettazione annuale. Fase in via di realizzazione. Prevede: presentazioni e divulgazioni del progetto. Progettazione dei cicli del primo anno, definizione modalità operative con i partner.
- Fase 3: Possibili ampliamenti e bilancio. Da realizzarsi anche nel corso del primo anno e comunque a partire dal secondo. Prevede: valutazione e bilancio progetto, convenzioni, nuove progettazioni, eventuale estensione ad altre città
Principi e risultati attesi
- Carattere volontaristico.
- Nessun iniziale scopo commerciale.
- Coinvolgimento e fidelizzazione graduale, vocazione universalistica.
- Ricerca Azione: innovare e migliorare il rapporto pubblico/opera d'arte.
- Diffusione di conoscenza.
- Obiettivi scientifici.
Premessa: genesi, soggetti, contesti
Si intende iniziare una interazione simbolica e culturale che abbia attori sulla scena (noi) e attori in platea che si intendono coinvolgere (il pubblico in sala). Quello che segue è allo stesso tempo: un manifesto programmatico (le nostre intenzionalità), un progetto teorico e di ricerca (sociologia del cinema), un progetto operativo (la messa in scena della interazione simbolica) e più semplicemente una sintesi informativa (uno scambio conviviale di notizie utili). Frequentando vari cineforum ci si è accorti che qualcosa non funzionava. Il pubblico si presenta ma non si ferma per la parte di vero e proprio cineforum, manca il dibattito, manca l'interazione sociale di compresenza. Mancano i giovani, forse anche per un problema di costi o di “situazione”. Non si innesca un processo di scambio circolare tra il “pubblico” e il team del Cineforum, tra i membri stessi del pubblico; rimane la lezione frontale di un “esperto” del team che “spiega” il “significato” del film e propone la sua “corretta” interpretazione, senza ricevere obiezioni. Questa all'inizio era solo la percezione di una insoddisfazione, della totale mancanza di “effervescenza sociale” alle serate collettive del cineforum (il più importante e il più blasonato di Padova). E' stato contattato un ricercatore di sociologia che da molti anni si interessa della relazione tra cinema e società nelle più diverse declinazioni, con una costante attenzione alle dinamiche di rappresentazione e discussione della realtà sociale tramite il cinema. Il ricercatore per la prima volta ha di fronte l’obiettivo di dover intervenire innescando processi di diffusione di idee e di pratiche al di fuori degli ambiti accademici e di ricerca. Il gruppo come piccola comunità coesa su un obiettivo di trasform-azione si era ormai formato, già dal primo incontro. Una volta individuate le finalità, ossia “salvare (e poi innovare) la modalità del cineforum” inteso come ambito di riflessione e discussione pubblica sulla realtà sociale e sulle questioni di pubblico interesse, si è posto immediatamente un problema pratico: se vogliamo far funzionare qualche cosa dobbiamo sapere perché non funziona. Curiosamente la risposta al problema pratico è stata una risposta tutta teorica che qui sintetizziamo per punti e che poco più oltre motiveremo più diffusamente: 1) il cineforum non funziona più perché i tempi dello svolgimento dello stesso non sono più adatti alle esigenze dei possibili fruitori; 2) in secondo luogo tra chi conduce la discussione e chi dovrebbe partecipare si frappone una mancanza di condivisione di linguaggi e di competenze; 3) infine l’utilizzo del cinema e dei film nei cineforum, ma anche per esempio in ambiti didattici, è da un lato volgarmente strumentale con rassegne di film a tema, senz'altro motivati, ma strumentali a una tesi precisa che il film materializza nella mente del pubblico (“l'arte serve il popolo”); dall'altro mira a capire esattamente “cosa” intendesse proporre l'autore sul piano emotivo-cognitivo-estetico (“il popolo serve l'arte”) Definito l'ambito progettuale e le prime ipotesi di costruzione del progetto (di cui daremo dettagliata descrizione in seguito), si è cercato di allargare il gruppo di persone che potevano essere interessate a intraprendere e vivere, con competenze e impegni diversi, una complessa avventura organizzativa, di azione sociale, di studio e di ricerca. Nell’attuale fase progettuale si sono già composti due livelli di partecipazione. Un primo livello sono impegnate 5 persone con formazione, età e competenze molto diverse, ma accomunate dalla convinzione che l’idea sia buona e che vada quindi realizzata. Il gruppo direttivo è così composto:
- Ludovico Ferro: sociologo, studioso dei fenomeni legati alla relazione tra cinema e società. Al momento e per la fase progettuale è stato incaricato di coordinare il gruppo.
- Remo Ronchitelli: informatico e laureato in scienze sociologiche.
- Cadigia Hassan: giornalista pubblicista, attiva da anni nella promozione di eventi culturali, laureanda in scienze sociologiche.
- Agnese Pietrobon: psicologa e ricercatrice in ambito sociale. Da anni si occupa di fenomeni legati alla fruizione dei prodotti culturali.
- Alessandra Bilò: psicologa, psicoterapeuta e ricercatrice in ambito sociale.
Ad un secondo livello vi sono già una serie di soggetti che hanno aderito immediatamente all’idea e si sono offerti di appoggiarne praticamente o formalmente la realizzazione. Tra questi vi sono in particolare studiosi di cinema, sociologi e antropologi e poi dottorandi e studenti universitari. Tra i primi soggetti che hanno deciso di aderire come partner vi è il gruppo di ricerca mediARTeam del FISPPA presso l’Università di Padova. Da quanto detto si potrebbe immaginare che il progetto nasca e si realizzi sostanzialmente in ambito accademico. La cosa non è propriamente corretta e va anzi ben chiarita. Tutti i soggetti menzionati hanno una provenienza, se non una collocazione, accademica e per alcuni anche la motivazione è certamente di tipo scientifico, ma il progetto nasce e si realizzerà fuori dall'università rivolgendosi certamente allo studente universitario ma puntando al coinvolgimento del cittadino. E’ infatti in fase di definizione l’allargamento sia dei soggetti coinvolti sia dei partner di progetto, che potranno essere individuate tra le istituzioni quali comuni, assessorati, enti e associazioni culturali e ovviamente gestori di sale cinematografiche.
Errori metodologici e risposte teoriche. Un nuova formula di CinemAzione
Non a caso è già stato più volte utilizzato il termine “azione”. Il presente progetto nasce anche come modalità molto vicina alla pratica della “ricerca azione”, ossia di un modo di far ricerca che si pone anche l’obiettivo di intervenire ed interagire con i soggetti e con le dinamiche studiate cercando di innescare processi innovativi di cambiamento. Non si tratta di un cambiamento mirato a un obiettivo preciso come nel caso dei film a tesi o peggio dei film di propaganda politica o culturale. Si tratta solo dell'innesco di un processo di cambiamento che si autoalimenta quando parte lo scambio simbolico e l'interazione culturale come costruzione sociale condivisa. In questo senso il progetto in oggetto è certamente definibile anche come una forma di CinemAzione. Come abbiamo già anticipato, si è partiti dalla constatazione che la formula organizzativa e fruizionale del cineforum non sembra adatta a costruire un efficace dinamica discorsiva su questioni di pubblico interesse. Le motivazioni sono principalmente di tipo organizzativo, coinvolgono direttamente i fruitori, si basano su facili previsioni delle loro routines quotidiane. Oggi i potenziali fruitori di un cineforum sono persone che durante il giorno hanno una attività lavorativa o di studio molto impegnativa, a parte i fruitori anziani, i pensionati che partecipano anche alle proiezioni pomeridiane e che in buona misura ritroviamo anche nei cineforum serali. Puntiamo dunque a coinvolgere soprattutto la popolazione attiva che ha molte meno occasioni di partecipare ad iniziative culturali complesse. In generale non sono pochissimi coloro che possono e desiderano dedicare alcune ore serali nei giorni feriali alla visione di film che trattano temi di un certo interesse culturale, sociale, politico. Il problema è che possono, o decidono di dedicare, giusto al massimo le due ore di proiezione del film. Poi in sostanza devono (o preferiscono) tornare a casa. Prevedere allora la proiezione del film e poi un corposo dibattito collocando il tutto in una unica serata diviene una operazione destinata al fallimento. Il potenziale interessato si vede costretto ad abbandonare la sala alla fine della proiezione e a soddisfare in altri momenti e con modalità casuali la sua necessità di discussione e di confronto con gli altri sui temi proposti e suggeriti dalla visione. Se poi si riesce comunque a rimanere e a seguire il moderatore di turno, le possibilità di partecipazione e innesco di un vero e proprio dialogo si riducono di fronte alla consueta mancanza di condivisione di linguaggi e competenze nell’analisi del testo filmico. Soprattutto manca al fruitore il tempo necessario per elaborare e costruire una propria “rappresentazione” di quanto si è visto e vissuto sul piano simbolico. Il moderatore vede il film due o tre volte, si documenta, ha tutto il tempo di riflettere. Il rapporto tra “moderatore” e “pubblico” va strutturalmente portato su un piano di tendenziale parità. Si crea in definitiva una insormontabile barriera tra l’esperto e il pubblico che rimane tale (ossia passivo) e non diventa mai attore e protagonista di un dibattito che non c’è e che spesso si cerca artificiosamente, e a volte un po’ tristemente, di “stimolare”. Si aggiunga poi che, se anche tutto questo viene superato, rimane un terzo ostacolo, un terzo macroscopico errore metodologico. Il film proiettato e scelto per un cineforum abbina solo a volte l’elemento estetico a quello più propriamente tematico-discorsivo. Se anche l’analisi e la discussione fosse portata su aspetti quali valori estetici o artistici dell’opera si ovvierebbe all’errore di considerare un film come strumento di passaggio e di stimolo per arrivare a qualche cos’altro, cioè a parlare di un qualche tema ritenuto importante, ma si cadrebbe nell’opposto errore di non realizzare le finalità di un cineforum che restano appunto la discussione su temi sociali e politici, comunque su temi condivisi dal pubblico, e non scelti a priori da qualcun' altro. La soluzione a quest’ultima gabbia concettuale e metodologica è la seguente. Deve essere il film l’oggetto di interesse primario e nel discuterlo servirà acquisire in prima istanza tutti gli strumenti, (o almeno i principali), relativi alla decodifica del linguaggio, alla conoscenza del mezzo, alle modalità produttive. In altri termini ponendo l’attenzione sul prodotto si dovrà poterne contestualizzare sia la produzione sia la complessa dinamica comunicativa. In questo senso allora il cinema è in grado di innescare una vera e propria dinamica di sfera pubblica (Habermas J.) dove in un contesto semi organizzato come un cineforum possono realizzarsi dinamiche di confronto su temi di pubblico interesse. Proviamo ad anticipare alcune obiezioni. In primo luogo si potrebbe condividere il fatto che la formula “film e dibattito contestuale” non sia quella ottimale, ma che in realtà non esista nessuna altra formula che si adatti alle nuove esigenze di utilizzo del tempo. Si potrebbe poi aggiungere che non è possibile formare degli “esperti” di cinema tra chi non studia cinema e che, anche fosse possibile, non si riuscirebbe comunque a farlo fuori dai canali formativi universitari. Rispondiamo subito che esiste invece una diversa formula organizzativa e temporale che raduna, in qualche modo formando e socializzando alla fruizione cinematografica consapevole, ampie platee di pubblico. Si tratta della forma “festival del cinema”. Non è vero, come comunemente si obbietta, che i festival sono frequentati solo da addetti ai lavori, ci sono anche molti appassionati, molti che si sentono attratti anche senza sapere bene perché, sia dai film sia da un evento che oltre a proporre una gran quantità di visioni in un breve lasso di tempo, dedica molto spazio alla discussione. Quale è allora la differenza con i tempi del cineforum? Semplicemente succede che chi va ad un festival decide di dedicare intere giornate alla fruizione dei film e soprattutto di tutto quello che ci ruota attorno: le persone, i luoghi, il carosello delle situazioni, gli incontri imprevedibili, le emozioni. Il festival è un “luogo”, uno spazio sociale, dove si incontrano in compresenza i vari “attori” del cinema (critici, giornalisti, curiosi, attori, produttori, finanziatori pubblici e privati, il pubblico coinvolto, attento, distratto, autoriflessivo). Dunque la soluzione per il cineforum sarebbe quella di cercare di avvicinarsi in qualche modo alla dimensione di festival, ma realizzandola al di fuori della formula festival. Serve allora portare le dinamiche di festival fuori della forma “festival del cinema”! Con quanto detto fino ad ora ci siamo dotati degli strumenti teorici per comprendere le ragioni della formula che intendiamo promuovere per sperimentare nuove forme di sfera pubblica cinematografica, ossia luoghi reali e virtuali in cui più persone discutono e co-costruiscono temi di pubblica valenza e interesse (Ferro L.). Le persone (poche o tante lo vedremo) che parteciperanno non saranno attratte con strategie di marketing, semplicemente decideranno di “entrare nella giostra”.
Il progetto. La formula del CineRound
Forti dei risultati delle riflessioni teoriche e metodologiche adottate abbiamo deciso di procedere formulando ipotesi e da verificare poi sperimentalmente. Il nostro progetto prevede allora di distinguere il momento del dialogo sul cinema e sui film dal momento della fruizione delle opere: questo per permettere che i tre elementi essenziali formazione sul cinema, tempi e modalità adeguate di fruizione, spazi di dialogo e di sfera pubblica possano trovare una adeguata collocazione e siano più vicini ad un idealtipo di soggetto attivo e impegnato durante tutta la giornata. Si procederà quindi organizzando un evento della durata di alcune ore (2-3 ore) in un luogo appositamente attrezzato per ospitare una platea e una serie di oratori. Qui sarà possibile all’occorrenza proiettare slide e brevi montaggi di scene di film. Si prevede di collocare l’evento in un orario compreso tra le 18 e le 21 oppure dalle 20 alle 23. Questo primo incontro aprirà un ciclo trimestrale suddiviso in tre fasi. Ogni fase sarà costituita da un incontro pubblico di 2/3 ore come quello iniziale che dà il via al CineRound e da tre/quattro visioni di film programmate nell'arco di un mese la cui gestione è lasciata ai partecipanti. Agli incontri (cruciali) verranno uno o più esperti di cinema o degli argomenti trattati nei film visti e/o da vedere, che introdurranno la platea all’utilizzo degli strumenti dell’analisi dei prodotti cinematografici proposti/visionati. L’incontro potrà essere organizzato scegliendo delle tematiche di pubblico interesse o affrontare più direttamente l’esposizione della “cassetta degli attrezzi” necessaria a leggere i film e a contestualizzarne gli elementi focali: produzione, fruizione e modalità comunicative La prima parte dell’incontro si svolgerà dunque nella forma classica della conferenza. La seconda parte ospiterà invece il dibattito sui temi affrontati e scelti oppure suggeriti dalla platea. Oggetto comunque e sempre delle conferenze saranno un gruppo di film (almeno 3) che verranno analizzati e presentati in maniera approfondita dal/dai relatori. Pur potendo utilizzare alcuni montaggi di scene dai film scelti non si proietterà mai un film interamente. Alla fine dell’evento si daranno invece tutte le informazione relative al reperimento dei film proposti e si indicheranno luoghi e date del cinema convenzionato che ne proporrà, a partire dal mese successivo, la proiezione in alcune sere della settimana (indicativamente lo stesso giorno della settimana, per un mese circa). A distanza di un altro mese dalla fine delle proiezioni si organizzerà un'altra fase del ciclo con un incontro su un nuovo tema al quale il mese seguente seguirà la proiezione dei film citati presso il/i cinema convenzionati. Da notare che a partire dal secondo incontro/conferenza la formula sarà integrata con il dedicare una parte dell’incontro al feedback del pubblico e alla discussione generale che la visione dei film della fase precedente del ciclo precedente avrà stimolato. In questo modo i vari cicli trimestrali (se ne possono prevedere fino 4 all’anno) saranno concatenati tra loro innescando una dinamica di giostra in cui l’utente può salire ed eventualmente scendere quando vuole. Non vi sarà nessun obbligo ma solo l’opportunità, magari agevolata, di andare a vedere i film nei cinema convenzionati. Alle proiezioni saranno distribuiti materiali informativi sull’iniziativa e un incaricato, prima della proiezione, presenterà brevemente (10-15 minuti al massimo) il progetto generale dei cicli e i principali elementi di interesse del film. In generale per partecipare alla “giostra” si potrà anche recuperare in seguito la visione o procurarsi i film autonomamente. Non verranno messi in atto particolari strategie di coinvolgimento o di marketing. Si punterà a radunare inizialmente delle piccole platee da fidelizzare e si confiderà, per i successivi ampliamenti di fruitori, nel meccanismo del coinvolgimento da parte di chi entra nel “giro” di amici, parenti e conoscenti. In questo senso il progetto non ha e non vuole avere alcune implicazione di tipo economico. Nessuno dei relatori sarà pagato, non ci saranno vendite di tessere o altro. Tutti i collaboratori presteranno la loro opera a titolo assolutamente gratuito. Non si prevedono spese per l’affitto delle sale che saranno date in concessione a titolo di contributo volontario dalle istituzioni che le possiedono. Parallelamente all’inizio delle attività verrà aperto uno spazio web dove saranno reperibili tutte le informazioni, i programmi dei cicli e delle proiezioni e tutti i materiali del progetto comprese le relazioni sulle conferenze. Ma il portale diverrà anche uno spazio virtuale di realizzazione delle dinamiche di festival sopracitate. In particolare vi sarà la completa e libera possibilità per i partecipanti ai cicli di incontri e visioni di interagire e di collaborare con opinioni, post, articoli e altre modalità legate ai social network. Infine la funzione del sito web si porrà anche come modalità di nuovo accesso per il navigatore curioso o interessato, come luogo per il recupero di un qualche “giro di giostra” perso. In questa prospettiva il progetto ha caratteristiche Open Source di trasparenza, gratuità, riproducibilità dell'esperienza, rapporto stretto con i fruitori, pubblicazione e assistenza web. Il sito web ospiterà a fine dell’anno di cicli una pubblicazione digitale (ed eventualmente cartacea) che raccoglierà la documentazione prodotta, i contributi delle discussioni prodotti negli incontri e negli spazi virtuali, gli articoli più strettamente scientifici relativi alla descrizione dei fenomeni osservati, un resoconto riflessivo del gruppo direttivo in corso d'opera . Tra le finalità infatti vi è allo stesso tempo l’idea di favorire la creazione di nuove dinamiche di sfera pubblica ma anche il monitoraggio e l’analisi delle dinamiche stesse. Il primo anno di cicli verrà organizzato a Padova. Si valuterà in corso d’opera ed eventualmente alla fine dell’anno la possibilità di replicare i cicli in altre città (Venezia-Mestre, Treviso o altre).
Fase operativa
Di seguito, si propone uno schema ragionato e suddiviso in fasi operative che porteranno all’inizio e alla conclusione del primo ciclo annuale.
Fase 1: Progettuale ed organizzativa. Fase in corso
Prevede:
- la costituzione del gruppo organizzativo direttivo e la suddivisione dei ruoli
- la definizione di un nome del progetto e di un logo
- la condivisone del progetto e delle finalità
- la definizione delle modalità di realizzazione
- La sottoscrizione di un accordo di condivisone degli obbiettivi e delle modalità operative
- il coinvolgimento di altre persone con un grado di operatività inferiore
- l’individuazione di una sede per gli incontri organizzativi
- la definizione dei partener istituzionali e sale cinematografiche
- la realizzazione del sito web
Fase 2: Presentazione e avvio del progetto, progettazione annuale. Fase in via di realizzazione
Prevede:
- Presentazione del progetto presso possibili utenti/pubblico
- Presentazione del progetto presso istituzioni
- Presentazione del progetto presso giornali e altre reti informative
- Definizione del primo ciclo da realizzarsi: maggio-giugno-luglio
- Progettazione del secondo ciclo: agosto-settembre-ottobre
- Progettazione del terzo ciclo: novembre-dicembre-gennaio
- Progettazione del quarto ciclo: febbraio-marzo-aprile
- Evento conclusivo e preparazione della pubblicazione finale: aprile-maggio
Fase 3: Possibili ampliamenti e bilancio. Da realizzarsi anche nel corso del primo anno e comunque a partire dal secondo
Prevede:
- Valutazione andamento progetto ed eventuali modifiche nella formula
- Eventuale replica della formula e dei cicli già realizzati in altre città
- Eventuale costituzione di una associazione culturale o altro soggetto dotato di personalità giuridica
- Valutazione delle eventuali implicazioni economiche
- Rinnovo convenzioni con i cinema
- Convenzione da perfezionare a partire dall’ a.a. 2013-2014 con l’Università di Padova per agevolare la partecipazione degli studenti e l’integrazione dell’attività con il sistema dei crediti universitari.
- Progettazione cicli secondo anno
- Progettazione (eventuale) di un piccolo festival a fine secondo anno.
Modalità e finalità generali
Tutte le persone che si sono avvicinate al progetto lo stanno facendo con molto entusiasmo e con totale disinteresse economico. Lo scopo e lo spirito è quello del volontario e questo non potrà che essere la modalità di partecipazione a qualsiasi livello sia organizzativo che di prestazione della propria opera materiale ed intellettuale. Ciò non esclude che quanti partecipano all’organizzazione non possano osservare l’esperimento, descriverselo e analizzarlo anche in ambiti diversi da quelli del progetto stesso. Si punterà infatti alla diffusione anche in ambito scientifico (nazionale ed internazionale) della pubblicazione finale che potrà quindi essere confezionata in diverse edizioni (monografia scientifica, resoconto divulgativo, serie di articoli divulgati e scientifici). Qualora il fenomeno assumesse connotati economici inaspettati il gruppo fondatore provvederà a discutere le implicazioni e non si escludono a priori eventuali sviluppi commerciali. Ovviamente non si esclude la possibililà di un flop, anche se il feedback delle prime piccole platee potrà correggere eventuali errori di impostazione della formula o dello sforzo organizzativo. Più probabilmente le dimensioni della fruizione si manterranno sull’ordine delle decine di persone che potranno essere inserite in una sorta di comunità di condivisione di riflessioni e di scambio di opinioni. Infine una delle finalità del progetto è quella di fornire un buon bagaglio tecnico conoscitivo a quante più persone possibile in modo che poi queste, autonomamente, possano approcciarsi alla fruizione cinematografica in maniera più consapevolmente critica. Se si riuscirà anche parzialmente a fare questo, si sarà ottenuto un grande risultato da aggiungere ai primi già raggiunti. Da una osservazione è nata un’idea, da un’idea è nato un progetto e l’aggregazione spontanea ed entusiasta di più persone per realizzarlo, alle quali si sono aggiunte tante altre persone che sembrano ora molto interessate. Con questi risultati e con queste premesse non è prevedibile se la strada da percorrere sarà lunga o molto lunga, ma di certo sarà interessante e stimolante come lo sono i compagni di viaggio.