Sociologia102

Da Ortosociale.

Indice

Contributo a Gruppo Decrescita e Democrazia

Gli obiettivi del sottogruppo Decrescita e Democrazia sono centrali perchè uniscono le tre Dimensioni di Economia, Cultura, Politica:

  • Decrescita (Economia e Cultura, integrate tra loro come fa la Sociologia Economica)
  • Democrazia (Politica)

Questi punti andrebbero condivisi o perlomeno discussi per proseguire in modo mirato anche su tutti gli altri sottotemi o filoni. Voi avete messo queste priorità nello studio di fattibilità:

  1. Individuare le cause della insostenibilità ambientale, climatica e sociale dell'attuale sistema economico
  2. Elaborare soluzioni teoriche per affrontare il problema del rapporto tra decrescita e democrazia
  3. Individuare azioni pratiche a portata di cittadino e di amministrazioni locali
  4. Ipotizzare possibili interventi legislativi che accelerino i processi di decrescita.

Partire

La fase di partenza è inevitabilmente una perlustrazione della letteratura. Io ho trovato qualcosa nella mia perlustrazione personale, che risponde alla 1 fase. E’ L’Ecologia della Libertà” di Murray Bookchin, conosciuto come “Municipalismo Libertario” ed applicato realmente nel Rojava dal PKK di Abdullah Ocalan. Premetto che è una posizione radicale e che richiede un autocontrollo delle logiche (o stereotipi) che abbiamo assimilato in questo sistema. L’enfasi su “radici profonde nelle gerarchie sociali emerse per la prima volta con la famiglia patriarcale” è mia. Su questo punto preciso ho indagato a fondo per conto mio e lo considero se non sicuro molto probabile. Molti antropologi e archeologi ne sono convinti. Questa “cultura (patriarcale) del dominio” si è diffusa con le migrazioni di quelle che che erano le tribù indoeuropee (o ariane). Hitler non ha fatto altro che risvegliare i “fondamentali” arcaici degli Europei. L'altro filone è quello della Antropologia, peraltro ben elaborato da Bookchin. Resta poi il filone cristiano, costretto nella camicia di forza della epistemologia autoritaria di una Verità imposta dall'Alto anzichè di una verità autocostruita assieme alla Vita. Tale epistemologia è solo parzialmente corretta dal Protestantesimo che vede la Totalità esprimersi direttamente attraverso l'individuo umano o attraverso tutto il Vivente (le "creature") nella epistemologia francescana.

Punto 1 - Individuare le cause della insostenibilità ambientale, climatica e sociale dell'attuale sistema economico

Per Bookchin la crisi ecologica contemporanea deriva certamente dall’economia capitalista ma ha le sue radici profonde nelle gerarchie sociali emerse per la prima volta con lo sviluppo della famiglia patriarcale e oggi fortemente istituzionalizzate. In particolare Bookchin individua la causa della crisi ecologica nella rottura dell’equilibrio tra esseri umani e natura provocata dall’emergere di ciò che definisce logica del dominio. Ritenere che alcuni individui siano superiori ad altri rende “naturale” considerare tutti gli altri esseri viventi inferiori agli esseri umani e quindi passibili di sfruttamento, per questo motivo il dominio sulla natura da parte degli esseri umani deriva dal dominio di un essere umano sull’altro. La “Logica del Dominio” è dunque strettamente intrecciata con la “Logica Patriarcale”. Credo che questo sia ben presente nella Società della Cura, dove Raffaella Bolini mi sembra riecheggiare la citazione di cui sopra nei suoi interventi.

Punto 2 - Elaborare soluzioni teoriche per affrontare il problema del rapporto tra decrescita e democrazia

Il punto 2, Elaborare soluzioni teoriche è sviluppato in “L’Ecologia della Liberà” di Bookchin che viene illustrato (una pagina di lettura piana che contiene la citazione di sopra) al link qui sotto:

L’ho studiato attentamente e posso fornire gli spunti forniti da Bookchin sulle questioni aperte Anche la Società della Cura o ATTAC-Italia si stanno portando su questa Modello Economico-Politico-Culturale:

Punto 3 - Individuare azioni pratiche a portata di cittadino e di amministrazioni locali

Il Punto 3, Individuare azioni pratiche a portata di cittadino e di amministrazioni locali La soluzioni, a grandi linee proposta da Bookchin, da cui la definizione di “Municipalismo Libertario” è “attuare una municipalizzazione dell’economia che implichi il controllo dei mezzi di produzione e dei servizi da parte della comunità intera” “”” Per Bookchin la nuova società non può prescindere neppure da un radicale cambiamento economico: l’attuale sistema economico capitalista deve infatti essere radicalmente trasformato in quanto non compatibile con l’etica comunitaria. La questione non è scegliere se nazionalizzare o privatizzare l’economia, ma è necessario attuare una municipalizzazione dell’economia che implichi il controllo dei mezzi di produzione e dei servizi da parte della comunità intera: un’economia municipalizzata e morale, caratterizzata dai principi della reciprocità, dell’interdipendenza, della cura e dell’impegno reciproco. Applicare la morale all’economia significa, per Bookchin, sostituire alla concorrenza e alla falsa indipendenza dell’economia di mercato, la reciprocità e l’interdipendenza, dando vita a un’autentica economia comunitaria basata sul principio “da ciascuno secondo le sue capacità e a ciascuno secondo i suoi bisogni. “”” L’enfasi nel testo è mia. “Municipalizzando l’Economia e la Politica in modo armonico si riuniscono nella “Comunità” autogestita i due processi sociali fondamentali che attualmente sono istituzionalizzati nello Stato (di vari tipi; dopo la Rivoluzione Francese una RepubblicaCostituzionale che in realtà non ha realizzato una democrazia reale ma che sostiene il secondo processo, quello economico capitalistico) e nel Mercato (l’economia capitalista oggi, poco fa quella feudale e prima quella degli Imperi Agrari). L’assetto Politico è: “”” Accanto a tutto ciò viene auspicata la nascita di una politica di base in cui sia presente una chiara distinzione tra il potere decisionale e la sua esecuzione amministrativa: mentre il primo deve essere di competenza esclusiva di assemblee popolari, il secondo può essere affidato a un corpo amministrativo delegato, eletto con mandato revocabile in ogni momento. La società ecologica deve dunque essere caratterizzata dalla pratica della democrazia diretta basata sulla pratica dell’azione diretta e su assemblee popolari con pieno potere decisionale. “”” Nasce la’esigenza di ristrutturare l’assetto di queste “Comunità” in una geografia necessariamente diversa da quella attuale. Con il “Confederalismo”: “”” La necessità della democrazia diretta, del decentramento e del municipalismo libertario è strettamente connessa e indissolubilmente legata al confederalismo, ovvero alla realizzazione di una “Comune non-autoritaria delle comuni”. Esso implica l’interdipendenza delle comunità sia dal punto di vista culturale, evitando particolarismo e localismo, sia dal punto di vista economico, entrando fortemente in contrasto con il centralismo statale. “”” Questo è esattamente quanto è stato realizzato con il Confederalismo Democratico di Abdullah Ocalan nel Rojava (vedi “Rojava Una Democrazia senza Stato”, edizioni Eleuthera), che ha sconfitto l’Isis. Il Confederalismo Democratico ha riunificato in una Economia della Cura (la Sanità in primis) le varie etnie, culture, religioni, linguaggi dei tre cantoni del Rojava. Il Confederakismo Democratico è una sperimentazione storica valida come soluzione al caos distruttivo della geopolitica odierna i cui problemi strutturali sono di origine “culturale” (o in gran parte “religiosa”), oltre che economica e politico-militare La Cultura (processo cognitivo, artistico-magico-ritualistico, religioso, cosmologico) è il terzo grande processo sociale. Il merito di Bookchin è di considerare centrale la Cultura “”” Per la creazione della società ecologica sono indispensabili secondo Bookchin, oltre a una profonda trasformazione sociale, anche trasformazioni culturali che portino allo sviluppo di nuove sensibilità e nuovi modi di pensiero, in grado di interpretare le differenze in una logica che non sia di dominio e di oppressione. Questa nuova sensibilità non gerarchica può essere raggiunta solo attraverso un lungo processo educativo, sia in senso intellettuale che etico, in grado di rendere ciascun essere umano responsabile delle proprie azioni e in grado di autogestirsi. Così, un elemento molto importante dell’ecologia sociale diventa quello della costruzione di un’etica ecologica fondata sui valori della partecipazione, del mutuo appoggio, della valorizzazione della diversità e della complementarietà, inserendosi in una prospettiva definita come umanesimo ecologico. “”” I tre processi sociali di Economia, Politica, Cultura si sono intrecciati in maniera molto forte alle origini della civilizzazione umana. La società gerarchica del dominio è partita dalla Egemonia Religiosa , per passare poi a quella Politico-Militare (fase dei grandi Imperi), per passare poi a quella Economica (Capitalismo). Questi tre processi vanno quindi tenuti distinti solo a scopo di analisi, ma vanno strettamente “armonizzati” nella pratica sociale. Il loro “contenuto” e la loro compenetrazione stabilisco il tipo di “società” che realizzano. La sociologia storica documenta questo processo negli ultimi 5000 anni (Documentazione possibile). Come realizzare questa transizione: “”” Nonostante i principi appena esposti non è ovviamente possibile per Bookchin immaginare quale forma assumerà nello specifico la futura società ecologica in quanto la mentalità degli esseri umani che verranno sarà con ogni probabilità profondamente diversa dalla nostra. Il passaggio dalla vecchia alla nuova società non avverrà né attraverso una rottura improvvisa dell’ordine costituito, né attraverso azioni esemplari, ma sarà un processo lungo e difficile. L’importante in ogni caso è riaffermare quello che è un elemento fondante del pensiero anarchico, ovvero la necessità della coerenza tra i mezzi e i fini “”” Coerenza tra mezzi e fini significa che non è possibile usare mezzi coercitivi o manipolatori né a livello economico, né a livello culturale, né tantomeno a livello politico-militare. Da qui il mio orrore per l’autoritarismo, che sia quello fascista, o quello socialista, o quello capitalista.

Punto 4 - Ipotizzare possibili interventi legislativi che accelerino i processi di decrescita.

Riprendendo Bookchin si può proporre di scartare qualsiasi soluzione autoritaria, concentrandosi il più possibile sul cambiamento dei paradigmi culturali. Vedi Il Paradigma della Società della Cura, dove si scarta radicalmente il Paradigma del Dominio (in primis patriarcale). Direi che lo scopo del nostro lavoro debba proprio essere quello di cercare soluzioni che permettano di salvaguardare la democrazia. Quanto al Rojava, è vero che è stato tentato un tipo di approccio localista e non patriarcale, ed è vero che ha avuto un certo successo. Per completezza, però, bisognerebbe aggiungere che l'esperienza è stata protetta dall'apparato bellico americano che aveva particolari interessi geopolitici nell'area. Senza e armi americane, ad esempio, non sarebbe stato possibile fermare l'isis. Questo discorso apre un nuovo scenario: come difendere l'autonomia "municipale" dagli assalti esterni? Io su questo mi sono risposto che bisognerebbe fare di tutto per rendere "poco appetibile" il nostro territorio per i grandi mostri dell'imperialismo. Ma se abbiamo la sfiga di abitare sopra un giacimento di petrolio, o di coltan, o presso una riserva idrica, o in una posizione strategica, allora le cose si complicano. Fermo restando che ogni singolo individuo, in quanto potenziale lavoratore e consumatore, rappresenta un ghiotto boccone per l'appetito imperialista. Quindi la questione è molto seria...con la riforma del titolo V della Costituzione il potere dei Comuni e degli Enti locali è stato ulteriormente esautorato, quindi è necessario a mio avviso spingere affinchè a livello legislativo vengano restituiti poteri ai territori. Anche su questo la società della cura sta lavorando, credo addirittura con una proposta di legge di iniziativa popolare (che tuttavia immagino avrà ben poco successo, come da tradizione tutte le proposte popolari, che vengono sistematicamente accantonate dal parlamento).

Ma alla fine cosa propongo?

  1. A livello culturale usare il metodo dell’apprendimento in base all’esperienza, quindi costruire esperienze da cui imparare, in modo individuale o collettivo (in questo senso va benissimo l’autoproduzione, ma si può estendere moltissimo)
  2. A livello politico, partire dalle istituzioni attuali, soprattutto da quelle dove sia possibile attuare qualche forma di Democrazia Diretta, ad esempio, paesi, piccole e medie città, quartieri di metropoli. In Italia l’elezione dirette dei Sindaci e la scelta degli assessori favoriscono sperimentazioni ed innovazione. Esiste già una Rete di Liste Civiche coordinata da Roberto Brambilla, noto ambientalista.
  3. A livello economico inserire un nuovo tipo di impresa economica, già istituzionalizzata ed in corso di test: l’Impresa di Comunità (una Cooperativa di Comunità con la possibilità di ricevere finanziamenti e con un budget rigoroso). La Legacoop e l’università di Cagliari fanno corsi su questo. Le imprese di comunità si legano molto bene con il Reddito di Base, ovviamente.

Naturalmente queste sono solo “preferenze” o “riferimenti su cui tenere sempre gli occhi aperti”. Tutto il resto va bene “Business as usual”. Ad esempio in economia tutte le opzioni delle Economie Trasformative sono possibili. Ma, please, per realizzare qualsiasi riforma, non parliamo di sistemi “autoritari” perché vanno contro l’etica e l’intelligenza.

Comunità Ecologiche

Le comunità, cuore di questo sistema, sono i luoghi in cui tutto si realizza, e dove si producono valori e ricchezze non mercificati né mercificabili, nella logica dell’economia del Dono (basata sullo scambio e la reciprocità), valorizzando sia le potenzialità dei singoli territori che l’iniziativa di ogni cittadino. Valori o attitudini come la collaborazione, il fare collettivo, la cura dell’altro e dell’ambiente (sia naturale che antropizzato), la convivialità, sono considerati prioritari rispetto a quelli prevalenti nella vecchia visione individualistica-materialistica della società. Questo contesto favorisce l'emergere di desideri e comportamenti positivi, cooperativi e pro-sociali, innescando così un circolo virtuoso per lo stesso benessere psico-fisico. In questo contesto si sviluppano e prosperano iniziative produttive di tipo cooperativo e solidale, anche con meccanismi di monete locali, guidate dalle necessità e capacità del territorio, e non dalla ricerca di un profitto. Si fa ricorso all’economia di mercato e al lavoro retribuito solo nei casi più strettamente necessari. Da tempo ci interroghiamo su cosa si intenda per "Comunità". Queste 7 pagine molto piane e leggibili, di Sergio De La Pierre, un sociologo della SdT, Società dei Territorialisti, con sede a Firenze e presidente Alberto Magnaghi, urbanista. Mi sembra un ottimo punto di partenza per mettersi d'accordo su cosa intendiamo per "Comunità".

L'articolo è scritto in modo divulgativo. E' strutturato in tre paragrafi:

  1. Excursus Storico (le Comunità prima durante e dopo la nascita delle "Società" industriali) 2 pagine
  2. Comunità ed Individuo 1 pagina e mezzo
  3. Modello di Costruzione di Nuove Comunità 2 pagine e mezzo

Come sostiene Raffaella Bolini ne Il Paradigma della Cura si tratta di riconfigurare la attuale "Società" industriale in "Comunità" che l'autore definisce "multidimensionali", tenendo in gran conto anche la cultura dei popoli nativi pre-industriali. Nella bibliografia ho trovato "Le Società Matriarcali - Studi sulle culture indigene nel mondo" della tedesca Heide Goettner-Abendroth

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