Cinema16

Da Ortosociale.

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Pelo Malo

di Marian Rondòn, Venezuela 2013, 93 min. Negli alveari di Caracas la madre di un "bebè" e di un ragazzino di 10 anni, Junior, ha perso il lavoro ed è vedova. Ha un buon rapporto col piccolo ed un rapporto freddo, distaccato, non cooperativo, con Junior. Junior per entrare a scuola deve fare una foto tessera. Ma in quella foto tessera, formato standard, deve infilare i suoi sogni di bambino. Può scegliere l'abito e lo sfondo, senza sovrapprezzi. Lui sceglie un abito da scena, che gli confezionerà la nonna, ed un look da cantante. Ma deve sistemare i capelli crespi, deve lisciargli, cancellando la linea di discendenza patrilineare afro-americana (è figlio di un "nero"). Junior dimostra grande forza, tenacia, lucidità, perseveranza, in questa sua costruzione identitaria, ostacolato in tutti modi da tre figure materne: la madre, la nonna, una compagna acida che lo prende in considerazione solo quando intravede la sua vocazione di cantante (probabilmente perchè lei voleva diventare una reginetta di bellezza). Nella madre s'insinua il sospetto che il piccolo sia un deviante, con tendenze omosessuali, con stranezze fisiche ("...hai la coda"), con lo sguardo rivolto su di lei fisso e strano. Ma va subito detto che il film, al di là della trama, è di una grande bellezza, di una resa artistica notevole. L'impianto narrativo è fluido e veloce come un'onda, la sceneggiatura è trasparente, forte, spontanea come la vita. La recitazione della madre e del bambino è eccezionale. I colori, le luci, gli interni che poi sono la loro povera "casa", vedono questi corpi meravigliosi intrecciarsi tra loro in uno spazio che li avvolge con muri scrostati, divani bucati, penombre non adatte a film patinati. Ma questi loro corpi, i loro sguardi, animano questo spazio interiore. Il film si potrebbe anche leggere, ma senza dargli troppa importanza, come un film "sociologico", non "psicologico". Tratta della socializzazione primaria, del rapporto tra un bambino e la sua famiglia, i suoi amici. Tratta della costruzione della sua identità "sociale", in quel particolare contesto. Il medico dell'ambulatorio dove viene portato Junior tenta di spiegarlo alla madre, in via di costruzione di uno stigma sul proprio figlio. Quanto alla socializzazione secondaria, cioè alle relazioni che ci coinvolgono e modificano nella sfera del lavoro, sono bene illustrate dai tentativi della madre di rientrare al suo posto di lavoro, che guarda caso è di "vigilante", una specie di poliziotta. Altro ordito possibile è una costante tensione libertaria: il vecchio presidente che muore consolato dalle preghiere, le immagini dei Leader, Castro, e tutti gli altri, la scena finale degli scolaretti inquadrati come piccoli militari. Ma il padre-patriarca che muore non trova sostituti credibili nelle tre figure femminili, la madre, la nonna, la piccola compagna. Non sappiamo che fine farà Junior, che nel frattempo ha rifiutato sia la nonna che la compagna. Obbligato dalla madre si taglia i capelli da solo, con orgoglio, annulla il futuro che stava costruendo. Ma questa durissima, particolare, socializzazione primaria potrebbe generare comunque un fiore di libertà.

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