Sociologia50

Da Ortosociale.

Il dibattito sugli OGM su "Le Scienze".

Indice

Scienza e Società

La caduta dell'idea di uno sviluppo lineare delle società umane e la perdita da parte della storia di una direzione e di un corso che ne fornisca l'intelligibilità sono acquisizioni condivise. Le vecchie narrazioni caratterizzate dalla fiducia nel progresso sono morte. Le "magnifiche sorti e progressive" dell'umanità sono messe in dubbio, dopo la prima e la seconda guerra mondiale, i Gulag di Hitler, Stalin e Mao, il terrore nucleare della II metà del 1900, e all'inizio del XXI secolo con gli orrori di quella che papa Francesco chiama la III guerra mondiale . Pensare di risolvere questi problemi con la "innovazione" tecnologica e scientifica sembra alquanto irreale. Occorre una conoscenza profonda della memoria storica ed una riflessione adeguata per capire l'origine dei nostri problemi, tra i quali, enormi, la distruzione ambientale (vedi "National Geographic" che ha lo stesso direttore responsabile di "Le Scienze") e la Grande Recessione economica. Problemi che qualsiasi persona di buon senso capisce siano collegati tra loro. Schumpeter parlava di innovazione distruttiva a proposito dei "grandi" imprenditori della prima metà del XX secolo. Oggi, guardando l'Europa, la Cina, l'America, potremmo parlare di "distruzione" innovativa. All'apogeo del controllo matematico sulla Natura e sulla Società, vediamo miliardi di esseri umani le cui vite sono appese alla esile speranza di una "ripresa economica". Magari verrà, la ripresa, ma che fine avranno fatto le vite di tutti quegli esseri senzienti? La scienza e la tecnologia sono importanti in quanto costruzione umana collettiva. Ma sono dei semplici mezzi, delle protesi culturali che abbiamo costruito. Per attivarle, nel modo giusto dobbiamo fare riferimento a noi stessi e soprattutto alle nostre relazioni, famigliari, di lavoro, culturali, etiche. Dobbiamo ragionare prima di tutto di società, di obiettivi condivisi, di umanità. Nè il bosone di Higgs, nè gli esperimenti di vita artificiale salveranno la nostra vita reale, che nessun esperimento può definire. Dunque partire dalla conoscenza di noi stessi, dalle scienze sociali ed umane, dal linguaggio, per capire perchè ci troviamo dove ci troviamo. Allargando al massimo numero possibile di esseri umani questa capacità interculturale di dialogo e di discussione condivisa. Senza posizioni di superiorità dovute ad un qualsiasi titolo accademico. Abbiamo visto che neanche tutti i Nobel per la Pace si salvano ad una critica serrata. Se si accettano queste premesse è impossibile condannare le "ideologie", tutte le "ideologie". Senza prima avere capito cosa sono. Anche la Scienza e la tecnologia sono "ideologie", come le altre, come il "pensiero selvaggio" dei cosiddetti "primitivi". Non esistono priorità, o status, o posizioni acquisite per l'eternità, nella evoluzione umana e biologica. Per gestire le "ideologie", una volta scoperto che provengono dalle profondità della capacità di costruzione culturale e simbolica umana, bisogna saper gestire noi stessi che le produciamo e ri-produciamo in continuazione, in modo non contenibile. La difficoltà è riuscire a vedersi noi stessi che modifichiamo noi stessi (sul piano culturale-cognitivo). E' l'apparente contraddizione che il grande sociologo della cultura, Karl Mannheim, ha tentato di superare. Dunque occorre saper utilizzare in primis la sociologia della cultura, della scienza, della tecnica. Soprattutto per affrontare il problema degli OGM, come tenta di fare Le Scienze.

Le argomentazioni di Roberto Defez

Le Scienze N.554 Ottobre 2014 p.94. "Paradossi e ideologia nel dibattito sugli OGM", recensione di Anna Rita longo del libro "Il caso OGM - Il dibattito sugli organismi geneticamente modificati", di Roberto Defez, Carocci, Roma, 2014. Cito alcuni passi dell'articolo (non del libro, si noti bene): "...gli unici che avrebbero qualcosa da dire: i ricercatori", "...il cittadino che non sa orientarsi tra le troppe voci che si accavallano", "una questione nella quale il raziocinio ha ceduto il passo alla ideologia" (il grassetto è mio),

Le argomentazioni di Antonio Pascale

A N.549 Maggio 2014 p.70

Le argomentazioni di Patrick Moore

B N.551 Giugno 2014 p.9

Le argomentazioni di Ferris Jabr

D N.553 Settembre 2014 p.60

Le argomentazioni di Amir Alexander

E N.550 Giugno 2014 p.50

Sociologia della Scienza

Mentre i ricercatori delle scienze naturali fanno il loro lavoro altri ricercatori delle scienze sociali li studiano. Sono i sociologi della scienza e della tecnologia. Una ottima introduzione, agile ma esaustiva, si trova in "Il nano-mondo che verrà - Verso la società della nanotecnologia", Federico Neresini, il Mulino, 2011. F.Neresini insegna "Scienza, tecnologia e società" alla università di Padova. Tre punti importanti, collegati tra loro, sono la percezione della tecnoscienza da parte del pubblico, l'aggregato di apparati concettuali, stereotipi, e altre forme mentali che gli scienziati introiettano da piccoli durante la loro socializzazione e che poi proiettano sulle loro ricerche, la manipolazione che avviene nella discussione scientifica e politica sui temi della ricerca nei mezzi di comunicazione di massa, compreso internet. La considerazione basilare è che "La scienza e la tecnologia evolvono insieme alla società, essendone parte integrante" (Neresini, pag.72). E' sbagliato separare o creare delle gerarchie tra scienza e società secondo "una visione distorta che contempla la netta separazione di scienza, tecnologia e società..." (pag.72). La percezione della tecnoscienza da parte del pubblico (e quindi anche da parte degli scienziati) si trova, a proposito del nucleare, nei "pacchetti interpretativi" (interprative packages) di Gamson W.A e Modigliani A. (Media Discourse and Public Opinion on Nuclear Power: a Constructionist Approach, The American Journal of Sociology, 95, n.1, pp.1-37), corrispondenti grosso modo a "progress", "public accountability", "runaway". (Neresini, pag 162). Il punto della socializzazione dei futuri scienziati è complesso e riguarda le agenzie di socializzazione, dalla famiglia alla scuola, ai media, alle parrocchie o alle varie scuole filosofiche. Comunque tutti gli scienziati sono "animali sociali", nessuno escluso. Quanto alle strategie di comunicazione usate dai divulgatori di scienza, e dai ricercatori che assimilano le forme espressive dei divulgatori, un interessante elemento di "ricerca" (sociologica), si trova in (Neresini, paragrafo 1, "Top-down/Bottom-up" pag.79) e in (Neresini, paragrafo 3, "Dita troppo grasse e appiccicose" pag.93) sulle diatribe tra due scienziati. Vedi due articoli di Le Scienze su Fukushima.

Scienza e risparmio energetico

Nobel per la fisica ai Led che hanno rivoluzionato la luce. Premiati giapponesi Akasaki e Amano e l'americano Nakamura

Scienza e Società: un approccio sistemico

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