Cinema05

Da Ortosociale.

Versione delle 13:09, 16 lug 2012, autore: WikiSysop (Discussione | contributi)
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Ho assistito alla proiezione di Melacholia sulla Torre dei Giardini della Rotonda di Padova. Sul telone bianco alla base della torre, simbolo fallico del regime fascista degli anni 30, scorrevano gli eventi inspiegabili dell'incontro/scontro con un pianeta azzurro piuttosto grosso. Se fossimo stati Saturno avremmo potuto sperare nei tempi supplementari! A parte qualche interessante scena di sesso all'inizio, il film degrada verso una monotonia "ippica", dovuta ai primi piani cavallini di Charlotte Rampling e ai nitriti di uno stallone nero. Il buon Lars von Trier, cineasta del mare del nord, mare profondo in cui a volte è utile fare un tuffo per rinfrescarsi le idee, nella sua pretesa di spiegare la realtà, impresa fortunatamente poco riuscita sinora a chicchessia, fa dire a Justine (Sade?): Io so tutto. Come in Zelig! Nell'incontro orgasmico tra Terra e Melancholia non si sa chi ci perde e chi vince. La foresta di simboli esposta dal regista viene situata in un ricco campo da golf con 18 o 19 buche, dove l'evocazione del "profumo di polpettone" evoca in Justine una smorfia maso-sado. Lo scorrere continuo di colazioni all'aperto e al chiuso con banali mirtilli e posate d'argento ha la inevitabile ritmicità della tragica conclusione. Stabilita la scarsa competenza tematica e stilistica di Lars vov (errore di stampa) Trier nel filone fanta-filosofico, restano alcune pregevoli annotazioni a margine: il muoversi di Justine in abito bianco da matrimonio stile Anita Ekberg, la "danza" della cinepresa sui primi piani con luce naturale (da candela stile Barry Lindon), la dissacrante rappresntazaione del matrimonio, come festa e come istituzione, nella prima parte del film, sicuramente la più felice. Se Lars vov Trier si fosse fermato lì, senza addentrarsi nella complessa tematica della science fiction (Stanley Kubrick docet), ne sarebbe uscita una pellicola degna sicuramente di figurare nella prossima stagione del cineforum sociologico nel centro culturale e paesaggistico della provincia di Padova. Dopo l'impatto astronomico tra i due "corpi" celesti, il pubblico incazzato si è alzato furiosamente dalle sedie. Aveva capito il messaggio: "Siete una massa di stronzi e non avete diritto alla vita". Se Lars vov Trier avesse ragione, perchè negargli il diritto di fare un film (non due)?

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