Logica Aristotelica

Da Ortosociale.

Indice

Il Pensiero Dicotomico nell'azione pratica e nella trasformazione sociale

La frattura della realtà causata dal pensiero dicotomico consiste nel rendere "opposti", non-conciliabili, gli aspetti analitici che andiamo a separare nella nostra attività mentale cognitiva. Questa "opposizione" o "guerra degli opposti" opera subito nella nostra vita quotidiana, privata e sociale.

  • Una delle più clamorose conseguenze di questo modo di ragionare (dicotomico) è la separazione tra mezzi e fini. Ricorderete tutti la celebre frase di Machiavelli: il fine giustifica i mezzi. In sociologia e in economia, per ovviare alla assurdità e alla non funzionalità di questa concezione, si usa il concetto di "catena dei fini e dei mezzi" dove in un processo lineare il fine raggiunto si trasforma in un mezzo per raggiungere nuovi fini e così via. In realtà il fine coincide con i mezzi. Ad esempio il cibo fa bene e nutre (fine) se e quando piace (mezzo). Il principio del piacere esprime questa unità di fine e mezzi, unità che si estende ad un processo circolare che va dai fini-mezzi raggiunti a nuovi fini-mezzi e così via. In fondo è un abbozzo di modello evolutivo. In questo modello, che è il modello naturale della vita così come la conosciamo su questo pianeta, ad ogni momento c'è un equilibrio. Si passa da un equilibrio ad un altro. Le tensioni, i conflitti, la morte, sono costantemente e consapevolmente riassorbiti. Buoni spunti di riflessione sono Riane Eisler (il principio del piacere) ed Epicuro.
  • Le religioni assiali, in primis Zaratustra, hanno violentemente applicato la dicotomia all'intera realtà cosmica con l'opposizione di bene e di male, ripresa poi da tutte le altre religioni assiali derivate. Forse si tratta di una possibile proiezione concettuale della invenzione della guerra da parte delle popolazioni proto-indoeuropee (popolo dei kurgan) che avevano addomesticato il cavallo che gli garantiva una enorme mobilità culturale e aggressiva.
  • Platone invece divide la realtà in "ideale" e "materiale" (per semplificare molto). Divide gli uomini, di conseguenza, in tre categorie: quelli fatti di oro (i governanti, i filosofi che vivono e conoscono il mondo delle "idee"; sono esclusi i filosofi della physis e i sofisti), quelli di argento (i guerrieri che controllano i lavoratori o se li procurano facendo delle guerre e portandosi a casa degli schiavi), quelli di bronzo (i lavoratori che manipolano gli "oggetti"). Platone purtroppo è costretto a rompere l'eleganza del modello dualistico introducendo di necessità l'argento dei guerrieri. Questa rottura denota la fragilità concettuale dello schema dicotomico, cioè l'esigenza di costruire mediazioni e contatti tra i livelli separati di realtà gerarchicamente organizzata. Usando una metafora che si potrebbe estendere a tutta la realtà possiamo dire che i guerrieri-guardiani sono necessari in quanto rendono produttivi i lavoratori.
  • Le correnti new age insistono sul fatto che la materia è energia prendendo a prestito, ma anche deformandole, le teorie della fisica. Queste correnti si dimenticano che anche la energia si comporta da materia come dice la fisica che studia il comportamento corpuscolare ed il comportamento ondulatorio, per i quali vale il principio di complementarietà di Bohr.
  • Una volta realizzata la divisione dicotomica nasce la necessità di ricomporre l'unità. Nella dialettica hegeliana e marxista la tesi e l'antitesi a lei contrapposta si ritrovano, non si sa come, riunite in una entità superiore che è la sintesi. Questa è la brillante soluzione di rimettere insieme due moncherini logici. Un altra soluzione è quella monista: prendere solo uno dei due aspetti e totalizzarlo. Il mondo è tutto bene o tutto male. Tutta materia o tutto spirito. Un brillante risultato di questo modo di realizzare una sintesi innovativa fu Stalin, ad esempio, che peraltro somigliava in modo inquietante agli arcaici zar nello stile di Ivan il Terribile. Con il suo "socialismo in un paese solo". Un altro più raffinato è quello del catechismo romano che divide definitivamente la realtà in Inferno e Paradiso.

Per concludere se cerchiamo di de-colonizazre la nostra mente da questo modo di ragionare potremmo tentare esperimenti di unificazione della realtà portando alla pacificazione e alla collaborazione quegli aspetti che si vedevano prima come degli opposti in guerra. E' importante considerare sempre la necessità di realizzare in ogni fase della vita quotidiana e della trasformazione sociale l'identità di mezzi-fini. Questo permette di realizzare parzialmente uno stato di equilibrio dinamico in ogni fase del processo vitale o di trasformazione sociale. Questo equilibrio è l'aspetto della completezza realizzata costantemente che noi viviamo come piacere.

Logica aristotelica

Da “L'arte di amare” di Erich Fromm (Scuola Critica di Francoforte, psicanalista freudiano) : Dopo Aristotele il mondo occidentale ha seguito i principi logici della filosofia aristotelica. Questa logica è basata sulla legge dell'identità, che dichiara che A è A, sulla legge di contraddizione (A non è non-A) e sulla legge del terzo escluso ( A o è B oppure A non è B). Aristotile spiega molto chiaramente la sua posizione nella seguente frase :”E' impossibile per la stessa cosa nello stesso tempo appartenere e non appartenere alla stessa cosa nello stesso modo; e qualunque altra distinzione possiamo aggiungere per sostenere obiezioni dialettiche, lasciamo che si aggiunga. Questo è, allora, il più certo di tutti i principi...”. Questo assioma della logica aristotelica ha influenzato così profondamente le nostre convinzioni che esso ci sembra naturale ed evidente, mentre d'altro canto la dichiarazione che X è A e non-A sembra essere un nonsenso. (Naturalmente, la dichiarazione si riferisce al soggetto X ad un dato tempo, non a X ora e a X dopo, o ad un aspetto di X contro un altro aspetto). In contrasto con la logica aristotelica è ciò che si può chiamare logica paradossale , che presume che A e non-A non si escludono l'un l'altro, come predicati di X. La logica paradossale era predominante nel pensiero cinese e indiano, nella psicologia di Eraclito, e poi di nuovo, sotto il nome di dialettica, divenne la filosofia di Hegel e di Marx. Il principio generale di questa logica paradossale è stato chiaramente descritto da Lao-Tse. “Le parole che sono strettamente vere sembrano essere paradossali”. E da Chuang-Tzu: “Quello che è uno è uno. Quello che non è uno, è pure uno”. Queste formule di logica paradossale nel pensiero occidentale hanno la loro prima espressione nella filosofia di Eraclito. Egli presume che il conflitto degli opposti sia la base di tutta l'esistenza. “Essi non capiscono” dice “che il tutto-Uno, in conflitto con sè stesso è identico a sè stesso: armonia in conflitto come nell'arco e nella lyra”.

Logica paradossale

Ci potremmo chiedere: quando è nata la logica aristotelica? Secondo Riane Eisler (Il calice e la spada) il pensiero dicotomico è tipico delle culture indoeuropee kurgan (le culture della spada) che hanno estirpato e stravolto la cultura della Dea Madre imponendo il loro “pensiero dicotomico”. Questa dicotomia la osserviamo nel contrasto tra femminile e maschile, nel rapportarsi del femminile con il maschile. Sentiamo R.Eisler: “Vale a dire, nella nostra cultura, costruita sull'idea di gerarchia e di classificazione e sul concetto di gruppi contrapposti, vengono enfatizzate le differenze rigide, o polarità. Il nostro è proprio quel tipo di pensiero dicotomico, se non è questo è quello, che fin dall'antichità, secondo i filosofi, avrebbe potuto portare a un travisamento semplicistico della realtà. E, in effetti, gli psicologi oggi hanno scoperto che è indice di un livello di sviluppo cognitivo ed emozionale inferiore , meno evoluto psicologicamente.” Per concludere: “...ci troviamo di nuovo impelagati in un paradigma dominatore: i rapporti umani devono rientrare in un qualche tipo di ordinamento gerarchico superiore-inferiore”. Un buon esempio di pensiero non dicotomico nell'ambito scientifico è stata l'ipotesi avanzata da Einstein sulla duplice natura di particella e di onda del fotone. Nella cultura della Dea Madre il pensiero fluiva sul paradigma della logica paradossale: la vita è la morte ed insieme generano la rinascita. E' possibile far risalire la logica aristotelica al pensiero patriarcale o androcratico che vede l'umanità e l'universo intero tagliati e separati in due dal sesso? Possiamo fare questa ipotesi perchè prima dell'avvento della cultura patriarcale la logica era diversa. Possiamo farla coincidere con l'origine della proprietà privata, dello stato, della gerarchia, della guerra, dello sfruttamento di donne, bambini, schiavi, minoranze o maggioranze etniche? Possiamo farla coincidere con il cataclisma iniziato circa 5000 anni fa con le invasioni dei popoli delle steppe? Seguiamo le parole di Aristotile: “E' impossibile per la stessa cosa nello stesso tempo appartenere e non appartenere alla...”. Nel nuovo ordine sociale in cui tutto era di proprietà del capo-clan re-sacerdote, compresa la vita di servi, mogli, figli et altri che venivano sacrificati alla sua morte, questa regola sembra “logica”. D'altro canto in questa situazione gli esseri viventi sono ricchezze materiali, oggetti che hanno perso la loro dignità psichica individuale. Secondo lo schema degradante, nel senso che porta ad una svalutazione crescente, il ragionamento sarebbe: sei una donna, quindi sei uno schiavo, quindi sei un animale, quindi sei una “cosa”. A tutt'oggi nella cultura corrente, all'inizo del terzo millennio d.C., gli animali, esclusi i cosiddetti animali domestici, sono considerati “cose”. Al tempo della Dea gli animali come gli uomini erano considerati suoi figli prediletti. La reificazione degli esseri viventi porta di conseguenza alla barbarie della chiusura in un ambito puramente materiale della nostra esperienza umana. La reificazione della donna porta alla reificazione della natura. Tornando alla logica aristotelica, solo se pensiamo agli oggetti materiali potrebbe sembrare ragionevole proporre il principio “L'oggetto A non può essere allo stesso tempo l'oggetto B”. Ma a livello di esperienze psichiche A può tranquillamente essere non-A. Facciamo allora l'ipotesi che una cultura basata sul pensiero dicotomico abbia generato la frattura sociale e famigliare che ha portato alla proprietà privata dei mezzi di produzione (la terra, gli attrezzi, gli apparati urbani). Questo tipo di società ha poi cristallizzato la sua coscienza di essere in una logica di tipo aristotelico, sostanzialmente nella logica di tipo dominatore che andava a sostituire la logica di tipo mutualistico. Mentre ai tempi della Dea il paradigma che impregnava la vita psichica della società era “la tua vita come femmina non solo mi fa vivere come maschio ma permette ad entrambi di rinascere nel figlio”, nelle culture patriarcali il paradigma diventa “perchè io viva tu devi morire”. Questa è in effetti la “povera” logica aristotelica. Ci possiamo poi chiedere: quale senso può avere la morte di una cultura come quella della Dea Madre su scala storica e metastorica? Nell'ambito di questa stessa cultura si era compreso che la morte era solo il preludio di una rinascita.

Jan Lukasiewicz - Logica Simbolica

Letture. Brani di Jan Lukasiewicz, noto in tutto il mondo come il fondatore del primo calcolo logico non-classico, la cosiddetta logica trivalente o polivalente, e come uno dei più insigni logici di questo secolo: “Io ho dichiarato una guerra spirituale contro ogni coercizione che limiti l'attività creativa dell'uomo. Ci sono due tipi di coercizione. Una di queste è fisica[...]. L'altro tipo di coercizione è logica. Noi dovremmo accettarne i principi che sono evidenti di per sè ed i teoremi che ne conseguono. Questa coecizione è molto più forte della coercizione fisica; non c'è nessuna speranza di liberazione. Nessuna forza fisica o intellettuale può battere i principi della logica e della matematica. Questa coercizione deriva dalla nascita della logica Aristotelica e della geometria Euclidea. Nasce il concetto di scienza come un sistema di principi e teoremi connessi da relazioni logiche[...]. Nel'Universo concepito in questa maniera non c'è alcuna possibilità per un atto creativo che non risulti da una legge ma da un impulso spontaneo[...]. La mente creativa si rivolta contro questo concetto di scienza , di universo e di vita. Un individuo coraggioso, cosciente del suo valore, non vuole essere un puro anello di una catena di cause ma vuole egli stesso influenzare il corso degli eventi. Questa è sempre stata la base dell'opposizione tra scienza e arte[...]. Ci sono solo due possibilità tra cui scegliere: o sprofondarsi nello scetticismo e abbandonare la ricerca, o prendere di petto il concetto di scienza basato sulla logica aristotelica. Io ho scelto la seconda via[...]. Nel tentare di trasformare il concetto di scienza basato sulla logica Aristotelica ho dovuto forgiare degli strumenti più forti della logica. E' stata la logica simbolica a diventare tale strumento per me."(Farewell lecture by Prof. Jan Lukasiewicz, delivered in the Warsaw University Hall on March 7, 1918, in Selected Works, North Holland, Amsterdam 1970, pp. 84-5).

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