Sociologia104
Da Ortosociale.
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+ | Il 19/01/21 18:23, mauro furlotti ha scritto: | ||
+ | si, per me è evidente che la dimensione locale (sicuramente federata per tutte le ragioni elencate da Federico) sia l'ambito dal quale può muovere i primi (ma anche i secondi, terzi, ecc.) passi la Decrescita Felice, incluso la proposizione di un Reddito che potrà diventare universale ed erodere piano, piano il lavoro retribuito, creare resilienza. Mauro Furlotti | ||
+ | Il 19/01/21 18:23, Remo Ronchitelli ha scritto: | ||
+ | Sarebbe importante "riepilogare" la discussione, inglobando le osservazioni di tutti. Come quella di Mauro Furlotti, da dui io ricavo che agire a livello locale non è una scelta ma una necessità dovuta al peso enorme della BUROCRAZIA che costituisce la realtà materiale-sociologica di QUESTO Sistema, come riconosce lo stesso Federico. Agire su scala "Macro" significa l'illusione di poter modificare questa enorme massa sociale che manipola tutti i vincoli nel quale siamo soffocati. Peggio ancora, agire dall'Alto, Top/Down, significa correre il rischio di Ri-Costruire questa enorme massa parassitica, come è avvenuto nella ex-URSS o nell'attuale Cina. Remo | ||
+ | Il Mar 19 Gen 2021, 16:57 Federico Tabellini ha scritto: | ||
+ | Purtroppo in questo momento non ne ho tempo Nello, ma sono assolutamente favorevole all'idea. Se voleste farlo voi ve ne sarei grato. | ||
+ | In futuro proporrei di realizzarlo direttamente sul documento il dibattito (magari con una sezione "dibattito" alla fine, così da non appesantire il testo). In questo modo si conserva per future consultazioni senza doverlo ripescare fra le email. Propongo anche che ognuno scriva il proprio nome in grassetto prima di aggiungere un intervento, e che lasci dello spazio prima e dopo quest'ultimo, per rendere il documento più facilmente leggibile. Infine, abolirei il grassetto, che lascerei per i soli nomi di chi contribuisce (così da evidenziarli nel documento). E ora scusate ma devo davvero scappare per motivi lavorativi! ;) | ||
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+ | Prima di tutto un grazie a Federico per aver sistematizzato il dibattito permettendo a tutti di seguirlo ed, eventualmente, di contribuire anche in maniera estemporanea. Per Federico, rispetto al punto 2 sulla territorialità del reddito universale, la mole di burocrazia necessaria ad una corretta erogazione si determina, secondo me, dal grado di centralizzazione dell'ente erogante, p.es. la UE ha bisogno di un esercito di burocrati e i "furbetti" la fregano comunque, al contrario se l'ente erogante (e anche quello che effettua la tassazione) è una piccola comunità locale, non ci sarà bisogno che di pochissima burocrazia. (MAURO) | ||
+ | Il 19/01/21 11:12, Federico Tabellini ha scritto: | ||
+ | Alcune riflessioni sulle domande di Mauro (e sulle risposte di Remo e Aniello). Mi permetto anche di mettere insieme le risposte di tutti, e inviterei chi vuole continuare la discussione a fare lo stesso, in modo da rendere chiare a tutti le posizioni di ognuno (ho tolto il grassetto dal contributo di remo per evidenziare i nomi). | ||
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+ | MAURO: D. chi acquisisce, gestisce ed eroga questo enorme volume di ricchezza? R. La UE? Lo stato italiano? Le regioni? Delle costruende comunità locali? | ||
+ | REMO: Delle costruende comunità locali? Esatto: Delle costruende comunità locali. Questa risposta è struttura, integra i vari elementi ed è efficace/efficiente. Permette di rispondere anche alla terza domanda sul "controllo della sostenibilità. E' la comunità locale, che "cura il territorio" a stabilirne la corretta fruizione senza dover dichiarare una impossibile guerra alla Cina perchè produce la CO2 del resto del mondo (per esagerare). La Risposta per me è dunque "Comunità Locali". Da un punto di vista della Sociologia significa armonizzare e stabilizzare il violento processo storico che ci ha portato a questa situazione: La Comunità Locale diventa la cellula base di una nuova "società" sostituendo |
Versione delle 08:31, 22 gen 2021
Indice |
Comunità
Contributo a Comunità
Le comunità, cuore di questo sistema, sono i luoghi in cui tutto si realizza, e dove si producono valori e ricchezze non mercificati né mercificabili, nella logica dell’economia del munus19 (basata sullo scambio e lareciprocità), valorizzando sia le potenzialità dei singoli territori che l’iniziativa di ogni cittadino. Valori o attitudini come la collaborazione, il fare collettivo, la cura dell’altro e dell’ambiente (sia naturale che antropizzato), la convivialità, sono considerati prioritari rispetto a quelli prevalenti nella vecchia visione individualistica della società. Questo contesto favorisce l'emergere di desideri e comportamenti positivi, cooperativi e pro-sociali, innescando così un circolo virtuoso per lo stesso benessere psico-fisico.20 In questo contesto si sviluppano e prosperano iniziative produttive di tipo cooperativo e solidale, anche con meccanismi di monete locali21, guidate dalle necessità e capacità del territorio, e non dalla ricerca di un profitto. Si fa ricorso all’economia di mercato e al lavoro retribuito solo nei casi più strettamente necessari.
Comunità Immaginate
Forse le Comunità Immaginate di Benedict Anderson sono la via giusta per agire sulle Comunità Locali. La costruzione sociale della Comunità (locale, ma nel caso di Anderson anche nazionale) avviene attraverso la Cultura, in primis attraverso gli strumenti mitopoietici del Linguaggio, quelle che sono di moda oggi come "narrazioni". Se sostituisci "narrazioni" con "narrativa" o "letteratura" trovi anche il tuo giusto posizionamento (curriculum) nel Team SIA. Posizionamento centrale. Ti segnalo il link su wikipedia:
Collegato a questo parte tutto il discorso su linguaggio, semiotica, pragmatica, Chomski, etc. Ti segnalo solo l'Atto Performativo di John Langshaw Austin e la "Nazionalizzazione delle Masse" di George Mosse:
Ti segnalo anche, dal punto di vista pratico-economico (che invece fa parte del mio curriculum): Produzione Paritaria o CBPP (Produzione Paritaria basata su Beni Comuni) che è stato il nucleo della mia tesi di sociologia e che è uno dei pilastri dello Sviluppo Locale di Trigilia (lo Sviluppo Locale per lui è Innovazione anche tecnologica, cioè per me CBPP):
Naturalmente per finire non puoi evitare l'Economia del Dono (declinata da noi ecologisti anche come Economia di Cura). Considera anche la Lubich (cattolici, Focolarini). L'Economia del Dono ti rimanda alle Comunità Immaginate di Benedict Anderson chiudendo il cerchio:
Discussioni da valutare per il nel Manifesto
Anche le multinazionali hanno un'anima? REMO 21/01/2021 10.56 Forse bisogna partire dalla precisazione di Nello. Il discorso entra nel merito di uno dei gruppi di GT Economia: la Economia Civile o The Economy of Francesco. Il papa ha soltanto "ricevuto" i vari "magnati" e poi li ha "benedetti" come fa credo assolutamente con tutti. Quanto al destino del capitalismo, credo che gli elementi autodistruttivi siano già all'opera ed evidenti. Dobbiamo fare in tempo a sostituirlo. Ma per fare in tempo dobbiamo avere ben chiare le ragioni che ci hanno portato "dentro" il disastro nel quale già ci troviamo. Non si tratta solo del capitalismo recente, nè di quello primitivo. Si tratta di qualcosa di molto più antico, la DISUGUAGLIANZA TRA UMANI, come aveva intuito 2 secoli fa J.J.Rosseau. La sua visione, corretta e profetica, va ripresa. Ricordo che Rousseau ha rotto con i suoi amici illuministi, che hanno invece avuto successo ed hanno sicuramente influenzato Monarchie Assolute regnanti all'epoca e lo stesso sviluppo capitalistico, fornendogli la logica stessa dello sviluppo scientifico e tecnologico, quella che si chiama Ragione Strumentale, quella che faticosamente la Decrescita tenta di raddrizzare su obiettivi di Ragione Etica, insomma di un'altro tipo di Logica. Ma è possibile raddrizzare in tempi utili una Logica così pervasiva (calcolo del massimo bene collettivo di Jeremy Bentham). Non conviene ripartire con qualcosa di nuovo e differenziato, là dove è possibile? Gran parte dei "successi" e delle "innovazioni" capitalistiche sono "correttivi"tecnologici e non "sociali" ai disastri sociali e ambientali dovuti allo stesso capitalismo (citazioni infinite). In altre parole qualsiasi soluzione che non sia "sociale" (e dunque cooperativa), che sia solo tecnologica è destinata al fallimento ed all'auto dissolvimento, perché ANCHE la Scienza e la Tecnologia hanno "una Origine Sociale". Anche la Scienza e la Tecnologia dunque vanno ricostruite su una base cooperativa sociale di nuovo tipo, come alcuni scienziati, tecnologi e intellettuali stanno cominciando a fare, spinti dall'evidenza del disastro in cui siamo. remo
Il giorno gio 21 gen 2021 alle ore 00:14 Aniello DE PADOVA <a.depadova@gmail.com> ha scritto: Mi pare che la posizione del Papà sia stata chiarita: Secondo suor Alessandra Smerilli, potrebbe trattarsi di un’operazione di greenwashing. O meglio di “Vatican- washing”: «È passato il messaggio che in qualche modo il Vaticano abbia prestato il proprio endorsement a un gruppo che propone il capitalismo inclusivo, ma non è così. Il gruppo è stato solo ricevuto dal Papa, come succede a molti altri. Sono stati abili da un punto di vista comunicativo. Ma non è vero che il Pontefice li stia accompagnando». La Smerilli è del gruppo di Bruni. Giovane ma molto autorevole in quell'area.
Assolutamente d'accordo. L Africa e la sua gente non sono ancora riconosciuti come soggetto politico, ma solo come oggetto di conquista da una parte e di carità dall'altra. Due facce della stessa medaglia. Bernardo
Il Mer 20 Gen 2021, 22:09 giorgio.scio <giorgio.scio@gmail.com> ha scritto: Carissimi, molto interessante il dibattito . Ovviamente non era certo mia intenzione disquisire se il capitalismo delle multinazionali avesse un'"anima" volta all'inclusività , ovvero la tendenza ad estendere a quanti più soggetti possibili il godimento dei diritti fondamentali dei popoli del mondo. A dir la verità credo, salvo smentite, che quest'"anima" non conviva in nessuno dei soggetti coinvolti sia privati sia religiosi che pubblici: banalizzando il capitale è interessato a creare nuovi mercati e allo sfruttamento di risorse, la
Chiesa a diffondere la propria influenza religiosa, gli Stati nazionali a rappresentare gli interessi politici e commerciali delle loro comunità. In altre parole la patente di buoni e giusti che redimono gli altri soggetti peccatori per le ingiustizie create al mondo non ce l'ha nessuno Fatta questa doverosa premessa di chiarezza dovremmo chiederci se possa avere senso avviare una interlocuzione tra Vaticano e i potenti della terra nella consapevolezza delle proprie diversità e dei propri limiti . Certo, nulla avrebbe senso se commettessimo l'errore di non coinvolgere in questo dialogo le persone che si vuole "aiutare"........ già perchè questo è forse il problema più importante che cosa vuol dire "capitalismo inclusivo"? Che vogliamo condividere il diritto alla salute, ad avere una casa, del cibo, all'istruzione, al lavoro, a fruire delle nostre tecnologie? Qual'è il punto di equilibrio tra l'aiuto e il rischio di esportare inconsapevolmente la nostra "cultura" ? Personalmente ho avuto la grande opportunità di partecipare direttamente ad una missione in Malawi ed un'idea me la sono fatta . Voi che ne pensate? Il giorno mercoledì 20 gennaio 2021 alle 15:50:07 UTC+1 bernardo.vaiano ha scritto: Carissime, io invece al contrario di Giorgio ritengo che, quand'anche il capitalismo possa contemplare (sopportare) forme di inclusività, lo possa fare solo snaturandosi. A livello teorico, ritengo che il capitalismo significhi un'attività orientata all'accumulazione di capitale da parte di soggetti privati che si avvalgono della forza lavoro di altri soggetti. L'inclusività consiste dunque nell'erogare un salario in cambio di un lavoro. Salario che dev'essere il più basso possibile, perchè più basso è il salario, maggiori sono i profitti per il capitalista. In questo scenario, piuttosto che di inclusività, parlerei di opportunismo, di individualismo, di mors tua vita mea. Il capitalismo, per definizione, è il contrario dell'inclusività: è esclusività, nella misura in cui la ricchezza è generata dall'accumulo di capitale "privato", cioè sottratto agli altri. Le cose che dice il direttore della bank of america, cioè l'espressione del capitalismo all'ennesima potenza, sono cose facilmente confutabili. I concetti di creatività e innovazione non sono necessariamente prerogative del capitalismo, e il fatto di possedere capitali privati non è l'unico modo possibile per sostenere il futuro. Il capitalismo non produce bene comune. Il capitalismo produce bene privato. Il bene comune si produce, al limite, tassando il capitalismo, quindi mettendogli dei freni. Storicamente, si dice che il capitalismo abbia generato ricchezza e prosperità, e persino democrazia. Lo considero un punto di vista perverso: semmai queste conquiste si sono generate NONOSTANTE il capitalismo. Le scoperte scientifiche e tecnologiche degli ultimi secoli avrebbero permesso una prosperità estremamente maggiore e più diffusa se si fosse organizzata l'economia secondo altri criteri. Il capitalismo ha semplicemente distribuito in modo iniquo la ricchezza generata dai progressi tecnologici: per funzionare si è avvalso e si avvale dello sfruttamento di gran parte del pianeta e delle sue popolazioni, le quali vengono sistematicamente saccheggiate per sostenere lo stile di vita di pochi. E naturalmente, questo saccheggio è possibile solo grazie a dittature compiacenti e complici, quindi più che portare la democrazia, il capitalismo ha esternalizzato la dittatura. Certo che se guardiamo le cose solo dal punto di vista dei vincitori, il capitalismo è stato un successo. Ma i vincitori sono pochi, e sono sempre di meno... Bernardo Il giorno mer 20 gen 2021 alle ore 13:39 Giorgio Sciò <giorgi...@gmail.com> ha scritto: Caro Mario, forse non sarò cattolico quanto te
Certamente possiamo affermare che sciacquarsi il sedere con l'acqua santa è uno "sport" di antichissime origini �� ma non mi sento a priori di escludere che possa esistere un capitalismo che possa revisionare i suoi modelli di business in senso inclusivo. https://twitter.com/i/status/1337351531809677312 . Sarebbe come affermare che il capitalismo, comunque attivato dalla ricerca del profitto, sia stato storicamente incapace di produrre bene comune cosa che considerereifalsa : Come dice il direttore della Bank of America, il settore privato ha dalla sua come punto di forza la creatività, la capacità di innovare e i capitali per sostenere le sfide del futuro: se questo ruolo è ben inserito in un quadro in cui tutti gli attori fanno la loro parte credo che il mondo non possa che giovarsene. In definitiva non credo all' equazione profit=male, sfruttamento noprofit=bene,inclusività
Il mer 20 gen 2021, 08:32 Mario Sassi <mariosassi23@gmail.com> ha scritto: Specie per chi è più cattolico di me, come vedete questa storia del Papa e del “capitalismo inclusivo”, anche con British Petroleum e Saudi Aramco?
La sfida del "capitalismo inclusivo", benedetta da Papa Francesco (da valori.it) Sarà possibile riformare il sistema finanziario ed economico mondiale dall'interno e rendere il capitalismo più giusto e sostenibile? Con la “benedizione” di Papa Francesco ha raccolto tale sfida il Consiglio per un capitalismo inclusivo con il Vaticano. Iniziativa sorta a dicembre 2019 da un gruppo di grandi multinazionali che hanno dichiarato di voler cambiare i loro modelli di business. Ricevendo parole di incoraggiamento dal pontefice che li ha invitati a «perseverare lungo il cammino della generosa solidarietà e a lavorare per il ritorno dell’economia e della finanza a un approccio etico che favorisca gli esseri umani». Tra i manager che fanno parte del Consiglio figurano i dirigenti di multinazionali come Mastercard, Allianz, Merck, CalPERS, Johnson & Johnson, State Street Corporation, Bank of America, Fondazione Rockefeller, British Petroleum e Saudi Aramco. Dirigenti battezzati “Guardiani del capitalismo inclusivo”, donne e uomini che “valgono”, in termini di asset gestiti, 10,5 miliardi di dollari. E imprese la cui capitalizzazione in Borsa è di oltre 21 miliardi. Con 200 milioni di lavoratori impiegati in 163 nazioni. «Il capitalismo ha creato una ricchezza immensa nel mondo, ma ha anche lasciato troppe persone indietro. E ha portato al degrado del nostro Pianeta», ha ammesso Lynn Forester de Rothschild, fondatrice del Consiglio e dirigente di Capital Partners. Secondo suor Alessandra Smerilli, potrebbe trattarsi di un’operazione di greenwashing. O meglio di “Vatican-washing”: «È passato il messaggio che in qualche modo il Vaticano abbia prestato il proprio endorsement a un gruppo che propone il capitalismo inclusivo, ma non è così. Il gruppo è stato solo ricevuto dal Papa, come succede a molti altri. Sono stati abili da un punto di vista comunicativo. Ma non è vero che il Pontefice li stia accompagnando». Papa Francesco riuscirà nella complicata opera di non cacciare più i mercanti dal Tempio ma di provare a redimerli? E i manager riusciranno ad ascoltare, come affermato dallo stesso Bergoglio, «il grido dei poveri e della Terra»?
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Presa di posizione MDF sul Reddito di Base Il 19/01/21 18:23, mauro furlotti ha scritto: si, per me è evidente che la dimensione locale (sicuramente federata per tutte le ragioni elencate da Federico) sia l'ambito dal quale può muovere i primi (ma anche i secondi, terzi, ecc.) passi la Decrescita Felice, incluso la proposizione di un Reddito che potrà diventare universale ed erodere piano, piano il lavoro retribuito, creare resilienza. Mauro Furlotti Il 19/01/21 18:23, Remo Ronchitelli ha scritto: Sarebbe importante "riepilogare" la discussione, inglobando le osservazioni di tutti. Come quella di Mauro Furlotti, da dui io ricavo che agire a livello locale non è una scelta ma una necessità dovuta al peso enorme della BUROCRAZIA che costituisce la realtà materiale-sociologica di QUESTO Sistema, come riconosce lo stesso Federico. Agire su scala "Macro" significa l'illusione di poter modificare questa enorme massa sociale che manipola tutti i vincoli nel quale siamo soffocati. Peggio ancora, agire dall'Alto, Top/Down, significa correre il rischio di Ri-Costruire questa enorme massa parassitica, come è avvenuto nella ex-URSS o nell'attuale Cina. Remo Il Mar 19 Gen 2021, 16:57 Federico Tabellini ha scritto: Purtroppo in questo momento non ne ho tempo Nello, ma sono assolutamente favorevole all'idea. Se voleste farlo voi ve ne sarei grato. In futuro proporrei di realizzarlo direttamente sul documento il dibattito (magari con una sezione "dibattito" alla fine, così da non appesantire il testo). In questo modo si conserva per future consultazioni senza doverlo ripescare fra le email. Propongo anche che ognuno scriva il proprio nome in grassetto prima di aggiungere un intervento, e che lasci dello spazio prima e dopo quest'ultimo, per rendere il documento più facilmente leggibile. Infine, abolirei il grassetto, che lascerei per i soli nomi di chi contribuisce (così da evidenziarli nel documento). E ora scusate ma devo davvero scappare per motivi lavorativi! ;)
Prima di tutto un grazie a Federico per aver sistematizzato il dibattito permettendo a tutti di seguirlo ed, eventualmente, di contribuire anche in maniera estemporanea. Per Federico, rispetto al punto 2 sulla territorialità del reddito universale, la mole di burocrazia necessaria ad una corretta erogazione si determina, secondo me, dal grado di centralizzazione dell'ente erogante, p.es. la UE ha bisogno di un esercito di burocrati e i "furbetti" la fregano comunque, al contrario se l'ente erogante (e anche quello che effettua la tassazione) è una piccola comunità locale, non ci sarà bisogno che di pochissima burocrazia. (MAURO) Il 19/01/21 11:12, Federico Tabellini ha scritto: Alcune riflessioni sulle domande di Mauro (e sulle risposte di Remo e Aniello). Mi permetto anche di mettere insieme le risposte di tutti, e inviterei chi vuole continuare la discussione a fare lo stesso, in modo da rendere chiare a tutti le posizioni di ognuno (ho tolto il grassetto dal contributo di remo per evidenziare i nomi). 1) MAURO: D. chi acquisisce, gestisce ed eroga questo enorme volume di ricchezza? R. La UE? Lo stato italiano? Le regioni? Delle costruende comunità locali? REMO: Delle costruende comunità locali? Esatto: Delle costruende comunità locali. Questa risposta è struttura, integra i vari elementi ed è efficace/efficiente. Permette di rispondere anche alla terza domanda sul "controllo della sostenibilità. E' la comunità locale, che "cura il territorio" a stabilirne la corretta fruizione senza dover dichiarare una impossibile guerra alla Cina perchè produce la CO2 del resto del mondo (per esagerare). La Risposta per me è dunque "Comunità Locali". Da un punto di vista della Sociologia significa armonizzare e stabilizzare il violento processo storico che ci ha portato a questa situazione: La Comunità Locale diventa la cellula base di una nuova "società" sostituendo