Fe37
Da Ortosociale.
m |
m (→LA QUESTIONE MORALE E' UNA QUESTIONE COGNITIVA) |
||
Riga 4: | Riga 4: | ||
Allo stesso modo il singolo si percepisce come un atomo isolato che ricava da se stesso forza e potenza, ignorando il fatto allo stesso tempo elementare e macroscopico che, come tutti i viventi, deve la sua esistenza ad una intricata rete di nessi inscindibili che lo legano alla sua come alle altre specie. L'individuo che scambia le persone per cose ed ha l'infantile convinzione che tutto ciò che il mondo ospita esiste unicamente per soddisfare i suoi desideri – il furbo per intenderci, a cui nelle società andocentriche si attribuisce una intelligenza acuta e penetrante –, si muove in un orizzonte mentale ristretto e alla lunga il suo sguardo limitante finirà per nuocere anche a lui. | Allo stesso modo il singolo si percepisce come un atomo isolato che ricava da se stesso forza e potenza, ignorando il fatto allo stesso tempo elementare e macroscopico che, come tutti i viventi, deve la sua esistenza ad una intricata rete di nessi inscindibili che lo legano alla sua come alle altre specie. L'individuo che scambia le persone per cose ed ha l'infantile convinzione che tutto ciò che il mondo ospita esiste unicamente per soddisfare i suoi desideri – il furbo per intenderci, a cui nelle società andocentriche si attribuisce una intelligenza acuta e penetrante –, si muove in un orizzonte mentale ristretto e alla lunga il suo sguardo limitante finirà per nuocere anche a lui. | ||
''La questione morale altro non è che l'estrinsecazione di categorie mentali parziali e riduttive''. L'evidente diffusione capillare del binomio irrazionalità-disumanizzazione nelle comunità in cui viviamo, ne costituisce la prova provata. D'altronde il fondamento di tutte le società patrifocali, senza eccezioni, è l'immorale sfruttamento del lavoro di cura, irrazionale perché imprescindibile per la nostra sopravvivenza e perché ''si situa alla base dell'evoluzione cerebrale di noi mammiferi'', come autorevoli ricerche in tutto il mondo confermano. La sua collocazione in un mondo a parte - privato, inferiore e di pertinenza esclusivamente femminile - ha precluso agli uomini quelle esperienze affettivo-cognitive adatte a sviluppare una mente aperta e contenitiva, in grado di cogliere la ricchezza e la complessità del reale. | ''La questione morale altro non è che l'estrinsecazione di categorie mentali parziali e riduttive''. L'evidente diffusione capillare del binomio irrazionalità-disumanizzazione nelle comunità in cui viviamo, ne costituisce la prova provata. D'altronde il fondamento di tutte le società patrifocali, senza eccezioni, è l'immorale sfruttamento del lavoro di cura, irrazionale perché imprescindibile per la nostra sopravvivenza e perché ''si situa alla base dell'evoluzione cerebrale di noi mammiferi'', come autorevoli ricerche in tutto il mondo confermano. La sua collocazione in un mondo a parte - privato, inferiore e di pertinenza esclusivamente femminile - ha precluso agli uomini quelle esperienze affettivo-cognitive adatte a sviluppare una mente aperta e contenitiva, in grado di cogliere la ricchezza e la complessità del reale. | ||
- | [[Utente:Angela Giuffrida]] | + | [[Utente:Angela|Angela Giuffrida]] |
Versione delle 10:04, 6 ott 2011
LA QUESTIONE MORALE E' UNA QUESTIONE COGNITIVA
La questione morale torna d'attualità a ondate successive senza mai trovare spiegazioni soddisfacenti e possibili vie d'uscita. La separazione millenaria fra affettività e ragione ha finora impedito di scorgere la sua derivazione dal sistema di pensiero dominante. Basato sull'assunzione di dati singoli scorporati dal contesto e opposti fra loro, esso dà origine ad una rappresentazione del mondo popolata da atomi irrelati, in eterno conflitto. Accade così che la ragione e la morale, assolutizzate ed entizzate perché prive di riferimento al corpo che le produce, diventino simili a monadi senza porte né finestre. Allo stesso modo il singolo si percepisce come un atomo isolato che ricava da se stesso forza e potenza, ignorando il fatto allo stesso tempo elementare e macroscopico che, come tutti i viventi, deve la sua esistenza ad una intricata rete di nessi inscindibili che lo legano alla sua come alle altre specie. L'individuo che scambia le persone per cose ed ha l'infantile convinzione che tutto ciò che il mondo ospita esiste unicamente per soddisfare i suoi desideri – il furbo per intenderci, a cui nelle società andocentriche si attribuisce una intelligenza acuta e penetrante –, si muove in un orizzonte mentale ristretto e alla lunga il suo sguardo limitante finirà per nuocere anche a lui. La questione morale altro non è che l'estrinsecazione di categorie mentali parziali e riduttive. L'evidente diffusione capillare del binomio irrazionalità-disumanizzazione nelle comunità in cui viviamo, ne costituisce la prova provata. D'altronde il fondamento di tutte le società patrifocali, senza eccezioni, è l'immorale sfruttamento del lavoro di cura, irrazionale perché imprescindibile per la nostra sopravvivenza e perché si situa alla base dell'evoluzione cerebrale di noi mammiferi, come autorevoli ricerche in tutto il mondo confermano. La sua collocazione in un mondo a parte - privato, inferiore e di pertinenza esclusivamente femminile - ha precluso agli uomini quelle esperienze affettivo-cognitive adatte a sviluppare una mente aperta e contenitiva, in grado di cogliere la ricchezza e la complessità del reale. Angela Giuffrida