Storia59

Da Ortosociale.

Gilets Jaunes in Francia, Europeismo parlamentare, Politica al femminile e Politica al maschile

La sfida del M5S e del suo «capo politico» Luigi Di Maio è quella di costruire una nuova maggioranza al Parlamento Europeo. E' una svolta nel panorama politico. Coerente con la posizione anti-europeista del governo Salvini-Di Maio, il leader del M5S mira a scalzare il potere del duopolio Francia-Germania attraverso la via diretta delle elezioni dell'Europarlamento, utilizzando come sgabello la protesta dei «Gilets Jaunes». E' una via esclusivamente politico-comunicativa, che trascura le dimensioni economica, culturale, diplomatica. E' non è poco, anche se è la unica strategia del duopolio Salvini-DiMaio. Come dice il ministro degli Affari europei della Francia Nathalie Loiseau: Se Di Maio "spera di fare una coalizione per le elezioni europee" con i gilet gialli, ha poi chiarito Loiseau, "dovrà vedersela con noi".

Mentre Salvini tentava in modo fallimentare una alleanza «ideologica» con i governi autoritari e xenofobi della Ungheria di Orban e della Polonia misogina, Di Maio vede una occasione di «replica» del M5S all'estero grazie ad una fetta dei Gilets Jaunes. Quale? Quella di Chalencon, perchè tenta di sviluppare una piattaforma tecnocratica web di «democrazia diretta», di nome «Noos», simile alla piattaforma Rousseau sviluppata in modo chiuso e proprietario dalla Casaleggio Spa, detentrice con Grillo del Logo M5S. L'errore di Di Maio e di Di Battista è stato quello di incontrare la frazione di Gilets Jaunes sbagliata? Per l'esattezza quella di Christophe Chalencon? Chi è Christophe Chalencon?

Christophe Chalencon paragona Di Maio al generale La Fayette (un monarchico) che libera gli Americani dagli Inglesi (nella ricostruzione storica approssimativa di Christophe Chalencon gli Americani diventano i Francesi e La Fayette diventa Di Maio). Non solo, Christophe Chalencon auspica un governo militare per la Francia (un colpo di stato?) con a capo un generale dell'Armee: «...io vedrei bene il generale de Villiers (licenziato da Macron nel 2017, dopo aver contestato il presidente francese, ndr) a capo del governo".» Ma Chalencon non è solo, al suo fianco spuntano il famoso «Tapie» editore e patron del Marsiglia, a suo tempo al centro di uno scandalo e un'altra leader, donna, dei Gilets Jaunes: Ingrid Lavavasseur. "In un post pubblicato il 23 dicembre 2018 sul suo profilo Facebook, Chalencon aveva detto che "La guerra civile è inevitabile". Il 5 gennaio scorso il leader in giallo figurava tra i partecipanti ad un'importante riunione nazionale di coordinamento tra i gilet gialli, tenutasi a Marsiglia. L'incontro si era tenuto nel magazzino della carta del quotidiano "La Provence", messo a disposizione del suo proprietario, Bernard Tapie. In quell'occasione erano state gettate le basi per la lista per le elezioni europee. Una lista presentata pochi giorni dopo, con il nome di "Rassemblement d'Initiative Citoyenne -RIC" e guidata da Ingrid Levavasseur.» Chi è Ingrid Levavasseur?

Gli altri esponenti (conosciuti) dei Gilets Jaunes sono Jacline Mouraud, leader moderata, e l'ala dura, «militare» di Eric Drouet e Maxime Nicolle. Ecco Jacline Mouraud:

Ed ecco Maxime Nicolle ed Eric Drouet: "Non siamo noi a creare incidenti, a devastare. Sono i casseurs ad agire, come fanno i black block", ha poi specificato Nicolle. Eppure è il suo sodale Drouet a essere considerato l'architetto delle tattiche da guerriglia urbana adottate durante gli sconti con la polizia. Se Nicolle è la "mente digitale", Drouet è la "mente militare". I due, in patria i volti più mediatici del movimento, hanno ricevuto i plausi del capo della sinistra radicale transalpina, Jean-Luc Melenchon, ma - a quanto risulta da un'analisi dei loro profili social elaborata da Mediapart - guardano con simpatia alla destra di Marine Le Pen. Le teorie della cospirazione un po' bizzarre che condividono su internet li rendono però più accostabili a certi influencer della alt-right americana." Dunque i due esponenti della protesta «militare» vengono referenziati alla alt-right di Steve Bannon, a teorie della cospirazione bizzarre (quella dei «Savi di Sion»?, quella della cospirazione contro la purezza della razza bianca attribuita al piano Kalergi?), a simpatia nei confronti della destra di Marine Le Pen. Non solo, ma per creare ulteriore confusione sembra che abbiano «ricevuto i plausi del capo della sinistra radicale transalpina, Jean-Luc Melenchon»:

Per concludere, spunta una terza donna, Priscillia Ludosky, dopo Jacline Mouraud e Ingrid Levavasseur. Sempre nel link

si dice: "Non sappiamo se queste tendenze c'entrino con il deterioramento dei rapporti con un'altro volto noto della frangia "antipolitica", Priscillia Ludosky, che ha origini africane. La rottura tra lei e Drouet fu innescata dalla decisione di quest'ultimo di aprire una nuova pagina Facebook rappresentativa del movimento, denominata "La Francia in collera", di fatto esautorandola. Era stata infatti la Ludosky a organizzare le grandi mobilitazioni online dietro le prime grandi manifestazioni.» Per concluder con un taglio di contrapposizione politica di genere: le donne del «movimento» lavorano per una soluzione pacifica, democratica, culturale, mirata alle reali esigenze di vita che hanno generato la protesta in Francia. Tra l'altro la Ingrid Levavasseur dichiara le sue simpatie per gli ambientalisti, i «Verdi». Anche la Ministra Nathalie Loiseau ragiona da politica costruttiva. Gli uomini come Chalencon, Nicolle, Drouet, invece, mirano a soluzioni «militari», autoritarie, violente, sostanzialmente di destra.

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