Storia32

Da Ortosociale.

Indice

Premessa

Tre grandi crisi sfidano l'umanità: una crisi ambientale (che deriva dalla nostra impostazione culturale del rapporto con la natura e dell'economia come scambio con l'ambiente), una crisi economica (si lavora di più riducendo al tempo stesso le possibilità di lavoro per gli altri), una crisi politica (i rapporti tra cittadini e governi sono sempre più tesi e i rapporti tra stati non sono regolati dal buon senso e dallo spirito di pace). Questa situazione deriva da una logica di prevaricazione fisica del più forte sul più debole e da una logica di manipolazione simbolica delle credenze degli altri. Vedi C'era Una Volta l'Antica Europa su questo sito. Negli ultimi 150 anni un tentativo di risposta a questa drammatica ineguaglianza è stato il marxismo, sviluppato come è naturale in molti filoni differenziati. Purtroppo il marxismo ha monopolizzato la protesta e la giusta reazione dei popoli incanalandole verso tragiche sconfitte. Non a caso, in quanto il marxismo non centrava a livello teorico il vero problema. Solo identificando il vero problema si può cominciare a proporre e testare varie soluzioni, intese come costruzioni sociali e culturali collettive e non come dogmi fioriti in qualche singola mente straordinaria come un disegno intelligente a cui adeguare le masse, il proletariato, in modo passivo. Il vero problema sta nel capire come sia stato possibile nei tempi passati il passaggio storico da una situazione di uguaglianza ad una situazione di stratificazione sociale. Questo passaggio, da ambiti geografici limitati, ha colonizzato negli ultimi 500 anni l'intero pianeta. Questo passaggio significa, al livello concreto della organizzazione quotidiana della vita materiale e della vita culturale, una cosa molto semplice che tutti possiamo constatare, al tempo stesso come vittime e artefici. La cooperazione volontaria, spontanea, basate su scelte condivise, la cooperazione mutualistica, è stata sostituita da una cooperazione coercitiva in cui mezzi e fini sono stabiliti da altri. La cooperazione mutualistica, basata sull'amore, l'affinità, la curiosità, lo scambio vero, rimane comunque la base vitale di ogni società. Ma se è ingabbiata in una cornice di totale competizione e di conflitto violento, che vede solo vinti e vincitori, i gravi problemi non potranno essere risolti. Si tratta dunque di liberare, così come era nel passato dell'umanità, un passato di consapevole uguaglianza, tutta la potenza della cooperazione mutualistica.

Sistema Regione

  1. Il "Sistema Regione" non è un soggetto politico nè un partito. E' uno dei tanti possibili nuclei di condensazione e di organizzazione su base regionale delle tre reti, promiscue (ognuna contiene in sè le altre) e strettamente intrecciate, identificate come
    • cultura (tutto ciò che dà un significato alla vita umana come scienza, arte, spiritualità)
    • economia (rapporto vitale di scambio armonico con l'ambiente naturale e il mondo simbolico; economia domestica, locale, internazionale; economia civile-volontaria-cooperativa, di mercato, pubblica)
    • politica (associazioni, partiti, sindacati, istituzioni regionali, provinciali, comunali, europee)
  2. Il "Sistema Regione" ha l'obiettivo di costruire un nuovo modello di sviluppo fondato sul paradigma cooperativo, l'unico in grado di risolvere le tre grandi crisi che tutto il pianeta oggi deve affrontare: crisi ambientale (derivante da un errato modello culturale di rapporto con l'ambiente), crisi economica (lavoro), crisi geopolitica (rapporti tra stati e comunità regionali). Le tre crisi sono promiscue e intrecciate tra loro. E' possibile sviluppare su base regionale un nuovo modello che trasformi con gradualità ma in profondità il modello conflittuale esistente. La possibilità nasce dalla crisi che rende permeabili le tre reti (cultura, economia, politica) al paradigma cooperativo mutualistico. Vedi su Ortosociale: Il Modello IEMP come strumento di analisi/sintesi sociale.
  3. In termini operativi lo sviluppo del paradigma cooperativo si articola in forme di partecipazione e di condivisione nelle tre reti:
    • cultura: citizen science, ricerca partecipata, progettualità open source, scambio interculturale e interetnico
    • economia: nuovi equilibri nella triade:
      • economia pubblica (aziende di stato partecipate dallo stato, ex municipalizzate),
      • capitale privato (regolamentato e auto-regolamentato da una etica che diventa marketing),
      • stakeholders organizzati (lavoratori, utenti finali, cittadini del territorio coinvolto, lavoro volontario o cooperativo)
    • politica: inserimento reale dei cittadini nei processi decisionali oggi ristretti a poche oligarchie alla ricerca di improbabili "leader carismatici". Le possibili soluzioni comprendono comitati di quartiere, reti di associazioni, referendum abrogativi e propositivi senza quorum, limite del doppio mandato nelle cariche pubbliche, rotazione nelle cariche direttive della burocrazia istituzionale e totale trasparenza degli atti pubblici su web, realizzazione su vasta scala del principio di sussidiarietà proposto dalla Unione Europea.
  4. Il "Sistema Regione" si basa su tre commissioni, cultura, economia, politica, ed opera in un ambito regionale. Le commissioni interagiscono in modalità top/down (dall'alto al basso) e bottom/up (dal basso all'alto) con i vari referenti territoriali nella costruzione, test, messa in cantiere, del nuovo sistema di sviluppo. Tale nuovo modello di sviluppo non va inteso come un modello monolitico già pronto come disegno intelligente in qualche mente straordinaria, ma come una serie di innovazioni nate dai bisogni reali dei cittadini che si aggregano in modo consapevole e organizzato intorno ad un nucleo cognitivo che si espande nel territorio con un approccio circolare "progetta/prova/verifica/progetta". Cioè come un insieme di "buone pratiche" ma fortemente organizzate e consapevoli, con la capacità di diffondersi e propagarsi nel territorio grazie alla loro apertura progettuale e comunicativa.
  5. Le tre commissioni consolidano quindi il loro lavoro cognitivo-relazionale in un nucleo che provvede alla informazione, formazione, comunicazione (eventi), sia interna che esterna. Il nucleo di "comunicazione" costruisce una base dati cognitiva o "knwoledge base", open source, aperta a tutti, che ha l'obiettivo di "contaminare con le idee e le buone pratiche". Tale contaminazione ha l'effetto positivo di innescare meccanismi competitivi e concorrenziali nel territorio, nall'ambito di un paradigma cooperativo egemone.
  6. I vari referenti territoriali comunicano con le commissioni sia top/down e bottom/up, sia comunicano tra di loro direttamente, secondo il modello delle "Comunita di Pratica" o CoP (Community of Practice), e comprendono:
    • comitati di quartiere che dialogano direttamente con i cittadini e le "filiali" presenti nel quartiere di partiti, associazioni, etc (aggancio alle singole sinapsi dei vari sottosistemi politici, economci, culturali)
    • lavoratori delle entità economiche presenti nel territorio
    • commercianti, reti di economia solidale (GAS), cooperative, volontariato
    • imprese private e pubbliche (con una attenzione particolare alle ex-municipalizzate)
    • associazioni, partiti, sindacati, enti religiosi (parrocchie e altre religioni)
    • enti di ricerca come Università o di ricerca privata
  7. La "governance" di questo sistema può variare in complessità (dal semplice al complesso) e in struttura (leadership, processi decisionali, ruolo dei fondatori, membership, controllo della legge ferrea dell'oligarchia, flusso delle comunicazioni), mirando a buone pratiche esistenti anzichè a modelli astratti che possano garantire da ogni imperfezione. Tra gli esempi utili per gestire la complessità vedi la governance di wikipedia. Per la semplicità o la varietà ibrida vedi i vari tipi di governance nel FOSS. Tali esempi sono riportati in dettaglio nella documentazione di Yochai Benkler riportata qui sotto.

La costruzione di sistemi cooperativi

Il design di sistemi cooperativi implica il passaggio da una logica degli opposti (come quella di Marx), con bruschi passaggi teorici (rivoluzioni), ad una logica di graduale trasformazione di tutti i sistemi nei quali la cooperazione forzata domina la cooperazione mutualistica. Tali sistemi sono tutte le organizzazioni del lavoro, scuola, imprese capitalistiche, burocrazie, organizzazioni religiose, le stesse associazioni culturali, i partiti politici, le cooperative che si proclamano egalitarie (uno vale uno). Se questo sarà possibile tutta la nostra organizzazione del lavoro umano cambierà gradualmente ma in profondità. Si tratta di un cambiamento qualitativo. E' una utopia, forse, ma è una utopia reale che la crisi odierna ci invita a provare. Ricordiamoci poi che questa "utopia" ha funzionato per milioni di anni della storia umana e funziona tuttora come base necessario per la nostra società: il lavoro delle casalinghe, il lavoro volontario (1/3 del PIL mondiale), lo spirito di collaborazione che permea "comunque" tutto il mondo del lavoro gerarchico e coercitivo. Di recente sono nate grandi organizzazioni di successo del lavoro umano in tre ambiti distinti: nell'economia, nella cultura, nella politica. Parlo del Free Open Source Software (FOSS), parlo di wikipedia, parlo delle nuove formazioni politiche basate sulla democrazia, la condivisione, il consenso, la non violenza, come Occupy Wall Street, la Primavera Araba, gli studenti cinesi. Quindi forse non è impossibile, e non esistono ipotesi migliori dopo il crollo pratico e teorico del marxismo rivoluzionario.

I sistemi e la teoria delle reti

Nuove concezioni nelle scienze sociali vedono la nostra attività in gruppi umani organizzata su obiettivi diversificati in reti (o sistemi) differenziati. Le tre reti principali sono tre, già individuate da Max Weber nella sua tripartizione in Cultura, Economia, Politica. Michael Mann ha ulteriormente sviluppato questo modello utilizzandolo con successo nell'analisi storica dell'intera vicenda umana degli ultimi 5000 anni. Questo modello (modello IEMP), gli ha inoltre consentito una analisi puntuale delle tre grandi sfide cui accennavo all'inizio. Vi saranno dunque sistemi (o reti) culturali, economiche, politiche. Poichè queste reti sono strettamente interconnesse sarà necessario modificarle tutte contemporaneamente. Anche perchè essendo promiscue ogni elemento di queste reti contiene in sè elementi delle altre reti. Per fare un esempio micro una piccola o media impresa che opera sul mercato ha un primario obiettivo economico, ma ha una sua cultura aziendale che si collega alle grandi reti culturali, ideologiche, scientifiche. Inoltre avrà sicuramente una sua tessitura "politica" dei rapporti interni ed un intreccio con partiti, associazioni, istituzioni politiche. Tutto questo è normale, inevitabile, palese. Per fare un esempio macro prendiamo la Chiesa Cattolica. E' una istituzione religiosa, ideologica, con un sua grande banca (lo IOR), e una sua ramificazione politica in tutti i paesi del mondo. Dunque non bisogna agire sul solo livello "politico" come tutti fanno, alla ricerca del potere "politico" per poi modificare le reti "economiche" e "culturali". Reti che hanno tutti i mezzi per evitare che la dimensione politica cambi in modo non armonico con la struttura delle altre reti con cui è intrecciata. Signori, questa è la "corruzione" che invano combatteva il moralista Robespierre, che invano combatte la magistratura tentando di far applicare la legge "uguale per tutti", che invano combatte oggi in Italia il MoVimento 5 Stelle. La "corruzione" è l'inesorabile intreccio delle reti culturali-economiche-politiche basate sulla sopraffazione, la manipolazione ideologica, la cooperazione forzata. Questa cooperazione forzata usa la violenza e l'astuzia. La cooperazione mutualistica che usasse violenza e astuzia genera cooperazione forzata. La violenza e l'astuzia proposte da Machiavelli sotto forma di "Leone" e di "Volpe", osannate da tutti i politologi e politici, derivano da un volgare fraintendimento dei processi storici. Processi violenti come la Rivoluzione Francese e la Rivoluzione Russa hanno generato mostri come Napoleone Bonaparte e Stalin.

Una idea coraggiosa

Quindi per affrontare "l'idra delle tre crisi", culturale-ambientale, economica, politica, bisogna muoversi nelle tre reti consapevolmente, ed allo stesso tempo in tutte e tre, intrecciandole e utilizzando in pieno la loro "promiscuità", che poi è la loro sinergia e la loro efficienza. Stando attenti a non cadere nella trappola di credere troppo al mondo "virtuale" e tenendo bene i piedi per terra nel mondo "reale" proponiamo un Sistema al tempo stesso culturale, economico, politico che sia su base regionale, in modo di consentire a tutti relazioni vis a vis, faccia a faccia, interazioni orizzontali personali come quelle previste dalle

L'errore storico del marxismo è stato duplice: da un lato l'appiattimento della teoria su un determinismo storico basato sulla sola economia (distorta in modo quantitativo come una economia del valore ricardiano). Dall'altro lato orientava la prassi ad una disinvolta strategia basata sulla sola politica e schiacciata sulla conquista del potere politico come "necessità storica" (Manifesto del "Partito" Comunista, 1848). Gramsci, intelligentemente, inseriva gli intellettuali e la cultura, modificando questo modello. Ma non prendeva in considerazione l'idea di trasformare l'economia in senso cooperativo mutualistico come avverrà con le cooperative agrarie e in anni recenti con il FOSS (Free Open Source Software). Radicando questo sistema in un territorio regionale lo chiameremo "Sistema Regione". Come linee pratiche e operative di intervento economico, politico, culturale, si possono utilizzare anche a livello regionale queste proposte per uscire dalla crisi a livello nazionale:

Come linee pratiche di intervento sul territorio a livello metropolitano medio (una città di provincia o area metropolitana di media grandezza):

Documentazione

Sviluppo Locale basato su Principio di Sussidiarietà e Reddito di Cittadinanza
Sistema Sardegna

Una prima applicazione del modello Sistema Regione ad una regione reale, la Sardegna:

Paradigma Cooperativo

Si basa sul lavoro sperimentale di Yochai Benkler, della Harvard University, come riportato in “The Penguin and the Leviathan – How cooperation trumphs over self-interest”, Crown Business, New York, 2011. Vedi:

In 39 pagine comunque si ha tutto il pensiero di Yochai Benkler detto in modo diretto e chiaro:

è la sua relazione alla conferenza della American Sociological Association "Utopie Reali, Progetti di Emancipazione, Futuri Possibili". Mette la centro la cooperazione mutualistica, volontaria, spontanea, basata sul consenso e la condivisione. Opposta alla cooperazione coercitiva, gerarchica, basata sulla manipolazione ed in ultima analisi sulla minaccia dell'uso "legale" della forza. Questo aspetto è tipico dello "stato" che fa da garante (uso letale della forza) al "mercato" (capitalistico). La utopia reale del FOSS (Free Open Source Software) è appunto "reale". Ha funzionato. La immissione di questa realtà si mescola con quello di stato e mercato in modi secondo me difficilmente prevedibili. Yochai Benkler enfatizza, giustamente, che la cooperazione mutualistica (Commons Based Peer Production, la chiama lui) crea gradi di libertà per la società e permette a "stato" e "mercato" (Washington Consensus) di sopravvivere e migliorarsi. Ma la cooperazione mutualistica ha funzionato per alcune milioni di anni per la specie umana, quindi sono lo "stato" e il "mercato" a dover dimostrare la loro vitalità evolutiva. Cosa che al momento sembra smentita in modo fatale. Benkler non arriva a ipotizzare un sistema cooperativo così complesso come quello qui proposto. Che assomiglia vagamente al "Partito-Nuovo Stato-Intellettuale Organico Collettivo" del Gramsci inizio 1900. Questo "sistema" del 2000 vede lo stato e il mercato come residui e prodotti della storia che non si possono cancellare con un tratto di penna d'oca. Ad esempio, sin dagli anni 1930, un forte spirito egalitario (l'humus spirituale della cooperazione mutualistica) ha contribuito a trasformare la Svezia da un antico stato dedito a guerre di conquista imperiale in una organizzazione materna che si prende cura dei cittadini, del loro lavoro, della loro istruzione, della loro sicurezza interna ed esterna. Per quanto piccolo come estensione geografica e durata nel tempo, nonostante tutti i tentativi recenti di distruzione di ogni vestigia di Welfare State (Italia compresa), questo esempio è entrato in profondità nella coscienza collettiva dell'umanità. In Svezia, ma non nel Regno Unito, questo spirito egalitario ha trasformato una istituzione come la monarchia in una garanzia democratica. Con molto più successo della repubblica americana che gestisce il Washington Consensus.

Comunità di Pratica CoP

Le Comunità di Pratica (Community of Practice) sono gruppi di persone che condividono un interesse o una passione per qualcosa che fanno e imparano a farlo meglio interagendo tra di loro.

Si basano sulle ricerche di Etienne Wenger e Jane Lave, vedi:

Per dirvi l'importanza delle CoP e di Etienne Wenger (svizzero, adesso vive in California), il suo lavoro è utilizzato dalla Banca Mondiale per migliorare le "comunicazioni interne". Ora questo può imbarazzare molti che credono, come me, che la Banca Mondiale faccia parte dello strapotente Washington Consensus (Banca Mondiale MB, Organizzazione del Commercio Mondiale o WTO, Fondo Monetario Internazionale o FMI). Ma si può leggere anche come una crisi interna delle comunicazioni e dei processi strategici della Banca Mondiale che la costringono a tentare le vie della cooperazione mutualistica. Altri interessanti esempi del genere si trovano nel libro citato di Yochai Benkler "The Penguin and the Leviathan".

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