Sociologia99

Da Ortosociale.

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Rete di Reti

Facciamo parte del Circolo MDF di Cagliari, Sardegna. Abbiamo letto attentamente l’articolo sul sito del Movimento Decrescita Felice “Rete di Reti: verso un cambio di passo”. Concordiamo pienamente sulla necessità di un cambio di passo, imposto dagli eventi stessi e dal’emergenza del Cambiamento Climatico. Da anni, prima di far parte di MDF, ho partecipato alle iniziative della Associazione per la Decrescita senza riuscire a veder decollare un reale cambiamento. Già da anni gli assi portanti, come li definisce l’articolo, erano lo “sperimentarsi nelle buone pratiche, nel quadro di una visione globale di cambiamento del sistema, attraverso metodi decisionali partecipativi e consensuali. Questi, dunque, i tre assi nei quali i membri si identificano e su cui vogliono operare una “evoluzione dell’ecosistema” che porti alla convergenza dei rispettivi Sistemi di azione.”. Sono d’accordo ma invito tutti ad affrontare finalmente la “sperimentazione” adottando un robusto Framework Operativo. La mia proposta è molto semplice: constatata la qualità di coesione e di coerenza di “Rete di Reti” dovremmo avere il coraggio di partecipare ad un progetto “reale” di scala nazionale e di “carattere” squisitamente nazionale nel quale immettere le qualità espresse e fonderle nella realizzazione del Progetto. Quale potrebbe essere questo “Progetto di Convergenza”? Aree Fragili - Il Progetto di “Riattivare i Borghi italiani” contribuendo allo stesso tempo a rigenerare le città. Ma prima vediamo il contesto internazionale ed europeo caratterizzato dalla Crisi del Liberismo, dalla Emergenza Climatica, dalle possibili Strategie di Exit dal Capitalismo, illustrate in una Lectio Magistralis del sociologo tedesco Wolfgang Streeck.

La crisi del Capitalismo

Questa è la conferenza "Come Finirà il Capitalismo?" di Wolfgang Streeck, professore emerito di sociologia economica al Max Planck Institut per le Scienze Sociali di Colonia (la stessa città rasa al suolo dagli alleati nella II guerra mondiale). Il video dura 1 ora e 6 minuti ma è semplice, chiaro e soprattutto completo. Implica da parte nostra la disponibilità a "continuare a studiare" la situazione che viviamo per capire le soluzioni possibili. Io condivido la soluzione proposta da Streeck nella slide 6 che compare fugagemente come: Improvvisazioni Locali</font> (al plurale perchè mentre il capitalismo agsce in modo centralizzato per realizzare la sua "egemonia", l'alternativa non ha scelta, deve agire in modo diffuso, decentralizzato, dal basso verso l'alto). Le Improvvisazioni Locali richiedono tempi lunghi ed energie diffuse capace di autoalimentarsi. Ma queste, storicamente, sono le stesse ragioni che hanno consentito al "capitalismo" di affermarsi in modo egemonico su tutto il pianeta e su tutte le sfere sociali: politica, economia, cultura/scienza.



Aree Fragili

Facciamo riferimento alle tematiche di Sociologia del Territorio, espresse in particolare dai prof Giovanni Carrosio (Trieste) e Giorgio Osti (Padova), che curano il Gruppo Facebook “Aree Fragili”. Dice Giovanni Carrosio: nel 2005 con Giorgio Osti iniziammo a cercare i segnali di ripopolamento delle aree marginali. La ricerca faceva parte di un PRIN nazionale coordinato dall'Università della Calabria. In Italia era ancora un tema prematuro, iniziava appena a farsi largo la retorica dei neorurali. Guardando all'Europa, incappai nella contea di Arigna (Irlanda), dove un Gruppo di Azione Locale mise in piedi una agenzia per il ripopolamento, collegando i fondi del FSE a percorsi di formazione nei quali inserire abitanti di Dublino che avevano il desiderio o la necessità di andare via dalla città. Finita la formazione, venivano messi nelle condizioni di essere ricollocati n economie rurali sostenute dai fondi europei. Esperienza che andai a visitare e che mi colpì per l'agilità e flessibilità con la quale utilizzavano i fondi strutturali. Cosa che in Italia sarebbe stata cassata con un semplice "non si può fare, non possiamo spendere così i soldi comunitari". Dopo un po' di anni, si raccolgono segnali di migrazione interna più importanti, che andrebbero indagati in profondità con un nuovo progetto di ricerca ad hoc. Se sono temporanei, se sono strumentali, chi sono le persone che si spostano e che si vorrebbero spostare, di quali risorse materiali, culturali e relazionali sono dotate. ...Segue il link all’articolo: Andiamo a vivere fuori città: …E’ l’ effetto del lockdown causa Covid. Coppie di anziani o intere famiglie che – dopo mesi reclusi nei propri piccoli appartamenti in città – hanno deciso di stabilirsi in campagna o in montagna, Qualcuno sfruttando la seconda casa, altri invece con un vero e proprio investimento e relativo trasloco. E’ evidente che in molti casi si tratta di un escamotage....Con lo smart working e il lavoro agile non è più necessario abitare in città o vicino all’ ufficio. E, quindi, volete mettere affacciarsi al balcone ed essere immersi nel verde e nella natura? Non fare code per un certificato o per fare la spesa? Se però poi devo dannarmi perché la linea telefonica fa i capricci o la rete non sempre è accessibile, se mancano i collegamenti e le strade non vengono curate.. tutto diventa più difficile. L’ emergenza Covid ci sta obbligando anche a cambiamenti sociali di ampia rilevanza. Siamo preparati?

Da ansa.it/canale Ambiente, 16 settembre 2020: “Clima: Italia rischia 8% Pil pro capite e +5 gradi Prima analisi integrata Centro Euromediterraneo a fine secolo”: "Nelle città, in seguito all'incremento nelle temperature medie ed estreme, alla maggiore frequenza (e durata) delle ondate di calore e di eventi di precipitazione intensa, bambini, anziani, disabili e persone più fragili saranno coloro che subiranno maggiori ripercussioni. Sono attesi, infatti - si legge nel rapporto della Fondazione Cmcc - incrementi di mortalità per cardiopatie ischemiche, ictus, nefropatie e disturbi metabolici da stress termico e un incremento delle malattie respiratorie dovuto al legame tra i fenomeni legati all'innalzamento delle temperature in ambiente urbano (isole di calore) e concentrazioni di ozono (O3) e polveri sottili (PM10). """

L’Italia dei Borghi Dismessi Con l’attivazione del progetto di ricerca L’ITALIA DEI BORGHI DISMESSI, dal 2006 i docenti Nicola Flora (Facoltà di Architettura di Ascoli Piceno, Università di Camerino), Paolo Giardiello (Facoltà di Architettura di Napoli, Università Federico II) e Gennaro Postiglione (DPA-Politecnico di Milano) hanno avviato una collaborazione per lo sviluppo di una indagine teorica e progettuale a partire dal fenomeno della crescente dismissione dei borghi rilevabile sul tutto il territorio italiano. E’ il progetto portato avanti anche da Stefano Boeri, architetto, da Fabrizio Barca (SNAI), dai “territorialisti” sparsi ed attivi in Italia tra cui architetti, urbanisti, geografi e soprattutto sociologi. In questa “transizione dalle Città ai Borghi” (non si tratta solo di smart working, ma lo smart working può essere una grande occasione) si possono inserire tutte le buone pratiche sperimentate, una visione globale di cambiamento del sistema, i metodi decisionali partecipativi e consensuali su cui c’è accordo. La metodologia da seguire, su cui concordo è agire “attraverso gli strumenti della facilitazione dei processi”. Il rigoroso modello di Piano Operativo per i microprogetti da attivare sul territorio che propongo è il Framework SIA (Social Innovation Actions) di Horizon2020. Qui la mia presentazione del Framework e la sua possibile attuazione nelle Aree Interne della Sardegna:

Per concludere: il progetto di attivazione dei Borghi italiani ha notevoli vantaggi:

  • viene proposto da forze politiche ed intellettuali di spessore, agganciate al mondo della politica,
  • è su scala nazionale ma può si può far partire “localmente” in modo assolutamente decentralizzato
  • innesca un processo virtuoso di partecipazione dei cittadini a progetti sul loro territorio in sintonia con le istituzioni poitiche di primo livello: i sindaci
  • può agire localmente sul plesso delle reti sociali economiche (cioè ambientali), politiche, culturali, intrecciandole in modo da determinarne lo sviluppo complessivo
  • agisce sul cleavage (sulla frattura) città/campagna che è il primo elemento distruttivo dell’ambiente
  • può unire sperimentazioni avanzate come gli ecovillaggi con progetti più tradizionali di sviluppo sostenibile in una miscela che favorisce la Transizione Ecologica.

MDF si inserisce nel PNRR

Governo Italiano tramite il PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza) e Commissione UE tramite Ursula von der Leyen lanciano un Recovery Fund dotato di ingenti mezzi finanziari. Come inserirsi? Il testo presentato dal Governo è di eccezionale importanza per lo sviluppo italiano e per l'uscita dalla "palude" della intera Unione Europea. La determinazione poltica, la massa di capitaii messi a disposizione, la qualità degli obiettivi superano quella americana del New Deal americano di poco meno di 100 anni fa. Si va dalla ricostruzione del Welfare (Salute e diritti al Lavoro) alla Lotta al cambiamento climatico, dai Diritti Umani ai proetto di Equità Territoriale (Nord/Sud Italia per esempio), di genere, "sociale" (distribuzione della ricchezza). L'articolo è pieno di ambiguità e imprecisioni. Il PIL non andrà raddoppiato; sarà la percentuale di crescita del PIL annuale che passerà dallo 0,8% allo 1,6% (raddoppiando sì ma come percentuale). Inoltre le sigle sono importanti: PNRR significa "Piano Nazionale Ripresa e Resilienza", dove emerge per la prima volta in documento burocratico la parole "Resilienza". lo hashtag del PNRR è #NEXTGENERATIONITALIA (Next Generation Italia o NGI). La sigla del piano europeo del Recovery Fund è NGEU con lo hashtag #NEXTGENERATIONEUROPEANUNION (Next Generation European Union). La sinergia tra Italia e Commissione Europea (e tra Italia e Germania) è nuova, inaspettata ma evidente. Potrebbe iniziare una "triarchia" tra Italia-Francia-Germania, basata su un programma di "Sviluppo", "verde", di "sicurezza e cura" per tutti i paesi membri della UE. I limiti sul Green Deal sono evidenti: uso della ETS, non considerazione delle quote di CO2 prodotte in Cina per conto della UE, tempi di riduzione delle emissioni da validare e restringere, etc. Ma come Sinistra non possiamo "non approffittare" di questo cambio di marcia. Si possono presentare progetti sulle sei direttrici, o missioni, che appresentano aree tematiche strutturali di intervento e sono:Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo (tra cui smart working);

  • Rivoluzione verde e transizione ecologica;
  • Infrastrutture per la mobilità (auto elettrica e autostrade fornite di colonnine per la ricarica);
  • Istruzione, formazione, ricerca e cultura (forte incremento della spesa pubblica su questo tema);
  • Equità sociale, di genere e territoriale;
  • Salute (il ministro italiano Speranza ha avviato una collaborazione UE sul vaccino e sulla Salute in generale)

Vi invito a dare un'occhiata attenta alle 72 pagine del documento. Non credo che nei governi italiani precedenti siano stati configurati piani di questa portata. Io spero che un piano come quello della Attivazione dei Territori, portato avanti dallo SNAI (Strategia Nazionale Aree Interne, fondata da Fabrizio Barca ) trovi spazio nel PNRR, anche perchè sarebbe un Piano di sviluppo Territoriale decentrato assolutamente INTEGRATO in tutte e sei le direttrici (Digitale, Verde, Mobilità,Istruzione, Equità, Salute decentrata). Il link al documento ufficiale del PNRR è questo:

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