PoesiaLM11

Da Ortosociale.

MARIA

Maria stringe ogni sera il suo nome in una preghiera.
Spegne le luci, posa il suo corpo fragile sul letto ampio e caldo e pensa.Spalma sul viso una crema, la riscalda fra le dita poi la massaggia sulla pelle stanca.
Conosce tutte le sue stanze, non gli angoli, non gli interni degli armadi ordinati, ma i mobili e le pareti lunghe, le finestre e i vetri tremolanti ; vi cammina da sola, si sposta a piccoli passi, si appoggia sulle spalliere dei divani, sui braccioli delle poltrone, siede sulle tante sedie disseminate, le muove appena e guarda fuori i palazzi in controluce nel sole accecante che si spinge fin dentro alle stanze.

"Che sorpresa sarà la mia lettera Matteo,
         cosa puoi aspettarti che ti scriva, io che ti rincorro cercando di parlarti ?
Matteo, tu fuggi ! da una camera all'altra. Il mio discorso inizia in cucina, si interrompe in corridoio, si strozza in bagno, riprende nel soggiorno, ha una lunga pausa nello studio, scivola all'ingresso, si dimentica davanti alla porta d'entrata, tace sulle scale. Non so che ti dico, farfuglio parole, frasi inframmezzate, seguo i tuoi atti, mentre riponi meticoloso la posta sul tavolo, chiudi la tua borsa,slacci il primo bottone della camicia, snodi la cravatta, sciacqui la punta delle dita pallide, asciughi le guance, sbirci distratto lo specchio, poggi il tuo corpo sul letto, abbottoni la giacca, infili il cappotto, abbassi le palpebre, sussurri un saluto che non vuole esserci, sparisci oltre la porta.
Vai, seguito dal mio corpo e dalle mie parole, non sempre rispondi. Quanto camminare dietro la tua figura, ogni tanto la incontro di faccia, la guardo ma gli occhi non ci sono, aspiri una sigaretta con imperizia, segui le nuvole che si susseguono fuori, in uno sguardo alto. Cammini e fuggi.Non ti accorgi che io ti seguo e parlo. Non ti fermi. Fermati Matteo,voglio dirti solo questo, perché il fermarti mi è negato ? Perché la sosta che io desidero non arriva mai ? Quando ti fermerai, forse, non saprò che dirti, non avrò più niente da raccontarti e la noia sarà mia. La noia dei miei giorni fermi.Oltre la porta che varchi ogni giorno io rimango sola.
E attendo."

"Che noia le tue parole Maria,
         ti lamenti perché fuggo. E allora ?
Dovrei fermarmi per ascoltare le cose che potresti dirmi in altri momenti, magari a tavola, se non ci fossero i ragazzi che ci interrompono, o la sera quando vorrei, finalmente solo, leggere il mio giornale, libero di sfogliare i libri che si accatastano sulla scrivania.
Lasciami stare Maria, e non pensare a niente, ci sarà pure un minuto in cui potremo dirci ciò che vuoi. Questo non è quello giusto.
Aspetta, pazientemente, aspetta di parlarmi nei giorni che finalmente saranno nostri, e io avrò finito di andare e tu non sarai più sola in questa casa grande. Ci sarà il giorno in cui non mi chiuderò più la porta alle spalle, non tacerò davanti all'ascensore, ma mi fermerò seduto accanto a te, sul tuo divano per meglio vedere scorrere le nuvole nel cielo alto che è fermo alla nostra finestra.
Aspetta perché niente ti verrà negato, solo che allora non avrai niente da dirmi : i pensieri ti si saranno asciugati, le vocali si saranno ristrette in fondo alla gola, le parole si saranno frantumate fra i denti e masticherai frasi prive del senso che oggi tu dai. Il senso negato."

Matteo posa la lettera sul comodino poi si accosta alla vetrata. Le nuvole corrono come sempre nel cielo scolorito, le segue nel loro accavallarsi, spinge la persiana e si affaccia. Il vento subito lo investe, gli fa socchiudere gli occhi. Mette il cappotto, apre la porta di casa ed esce. La casa rimane sola, lo squillo del telefono risuona più volte. Poi tace.

(da " Il senso negato ")

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