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Indice

La disuguaglianza sociale e l'organizzazione

§1 Le élite organizzano le masse

Le conseguenze della comparsa della stratificazione sociale sono molto profonde e investono tutto lo sviluppo e l'evoluzione della personalità umana. Per la prima volta si crea una frattura ereditaria tra chi ha il diritto di pensare, progettare, controllare e chi deve limitarsi a fare, eseguire, ubbidire. La prima vera divisione del lavoro sociale è la relazione stessa di dominio (herrschaft) che nasce dal monopolio della verità e della forza (se vacilla il monopolio della verità si ricorre a quello della forza. Si mantiene quello della forza con il monopolio della verità). La prima vera divisione è tra chi domina e chi viene dominato sul piano della cultura simbolica o della forza fisica. La divisione del lavoro sociale divide in primis chi "lavora" da chi "non lavora". Le neonate élite possono disporre di esseri umani cui assegnare ruoli funzionali alla loro sopravvivenza ed ai loro consumi vistosi (consumi che nascono come una vitale esigenza culturale di queste élite di distinguersi dalla "massa"). Nelle prime città-stato e nei primi imperi si crea una pletora di ruoli sociali diversi e distinti nei quali ciascuno si identifica a volte in maniera quasi totale. Si può essere re, mercanti del re, scribi, sacerdoti, grandi sacerdoti, schiavi, guardiani di schiavi, produttori di ceramiche, liberi contadini, artigiani di corte, marinai, pirati, eunuchi, ballerine, guerrieri, poeti o commediografi, ladri, camerieri, madri di famiglia a tempo pieno, carcerati o pericolosi briganti. Tutte attività possibili grazie al surplus di cibo prodotto dai contadini. Un falegname è un falegname e il figlio di un falegname è il figlio di un falegname, tranne casi eccezionali. Questi ruoli giocano come specchi nella costruzione e nella dinamica della nostra psiche, irriproducibile nella sua effimera unicità. La vita di ciascuno viene fortemente dominata dallo status complessivo della famiglia in cui nasce cosicchè si è subito impegnati a difendere, tramandare, acquisire e scalare posizioni sociali in competizione con gli altri, per necessità o per scelta. Da quando è apparsa la stratificazione sociale, pochissime migliaia di anni fa, in pochissimi posti del pianeta (si discute se siano 4 o 5 o 6), ogni posizione sociale ha i suoi privilegi rigidamente organizzati su una scala gerarchica che non si può mettere in discussione: dal re, con il suo potere di vita o di morte su tutti, allo schiavo che può solo sperare nella pietà o negli interessi del suo padrone. La sociologia ufficiale considera questa divisione del lavoro sociale un fattore del progresso umano che ha prodotto la "civilizzazione", anzi il fattore che ha permesso la "individualizzazione" della struttura e del carattere di ogni "persona". Naturalmente (detto con molta ironia e forte critica) i modelli di personalità validi per tutti sono quelli alti, degli "strati" sociali alti. Le qualità umane, veramente umane, non erano quelle dello schiavo, degradato a macchina meccanica e quindi privo di ogni residua umanità, nè quelle del contadino o della donna, ma quelle del re, dello scriba raffinato, dell'artigiano ricercato per la sua creatività, del lettore di oroscopi o dell'esorcista a tempo pieno. Qualità riservate ad una piccola minoranza ed ai loro discendenti o favoriti. Questa specializzazione di funzioni comporterà secondo i sociologi una cultura sempre più raffinata che avrà il merito di sviluppare tipi umani sempre più complessi capaci di padroneggiare tutte le arti e le scienze. L'umanità si dividerà in gruppi ultraspecializzati separati da relazioni di dominio o concorrenza. Un esempio di questa incredibile complessità e artificiosità dello sviluppo storico dei tipi umani è la corte di Versailles di Re Sole verso il 1700, creatrice della particolare psicologia dell'europeo moderno . Per una deformazione del meccanismo di trasmissione culturale i tipi umani elaborati dalle varie corti diventeranno i modelli degli strati sociali "inferiori", che dovranno resistere o soccombere alla forte pulsione di aspirare a diventare "come" gli strati sociali superiori. Questo si collega all'anelito a recuperare il controllo della conoscenza e della cultura che porterà gli strati inferiori al tentativo di studiare in modo clandestino e soprattutto di far studiare figli e discendenti. Nell'occidente europeo questo oggi comporta la comparsa di una massa di giovani istruiti al di là delle esigenze di lavoro qualificato del capitalismo. Con tensioni nuove e problemi difficili da valutare in un quadro di importanti proprietà emergenti.

§2 Il monopolio della conoscenza

La drammatica frattura determinatasi con la cristallizzazione stabile della stratificazione sociale e la sua riproduzione nel tempo attraverso la ereditarietà di ricchezze, titoli, onori, relazioni sociali importanti (per la assurda pretesa di "avere un sangue diverso"), entrano poi nella sfera cognitiva, nella alienazione della capacità creativa progettuale del singolo individuo, sempre più dipendente da esperti nelle varie arti e conoscenze "organizzati" dalle élite. Nascono anche gli specialisti della verità, quelli che hanno il diritto, in quanto prescelti dagli dei o loro discendenti diretti, di definire la realtà. Coloro che detenevano il potere ideologico, religioso, delle regole di scrittura e di amministrazione, stabilivano quale fosse l' ordine cosmico. Nascono le religioni controllate da caste sacerdotali che vietano al popolo il contatto con il dio della città, chiuso come simulacro nel sancta sanctorum del tempio e inaccessibile a tutti. Tutte le conoscenze e i rituali vengono circoscritti a pochi prescelti e blindati in un rituale segreto. Il dio cittadino era un copyright dei grandi sacerdoti. Il costo in termini umani di questa civilizzazione non viene semplicemente calcolato. Quello che si perdeva in questo processo era tutta l'enorme capacità creativa, progettuale, emozionale, psichica, della enorme massa degli esclusi, di "coloro che non sapevano leggere". Con la trasmissione famigliare dei ruoli sociali all'interno delle élite tutti gli altri venivano esclusi. Questo comportò di fatto una deformazione dell'intero processo cognitivo inteso come processo di costruzione sociale della conoscenza, gestito ormai da poche menti selezionate su basi di appartenenza famigliare e allenate a lavorare solo nell'interesse esclusivo di un piccolo strato di privilegiati. Le guerre, le distruzioni di massa, le deculturazioni, l'abbrutimento per eccesso di lavoro, l'esclusione sociale e culturale che ci accompagnano da allora fanno da cornice alle contemporanee "meraviglie" prodotte dalla civiltà mesopotamica, dai grandi imperi, e poi dal mondo occidentale con il capitalismo e la sua trionfante tecnologia. I politici, come i sacerdoti (che a differenza degli antichi anacoreti in genere non digiunano), sono tutta gente che fa parte di una élite specializzata che non lavora e che non ha mai lavorato, se si intende come "lavoro" la produzione di beni e servizi direttamente utili alla comunità. Oggi che tutti "lavorano" in questi ruoli sempre più complicati ed astratti, raramente ci si chiede se quello che si fa è veramente utile agli altri e quindi a noi stessi. A volte sarebbe veramente difficile capirlo. Alcuni gruppi umani organizzati hanno plasmato altri esseri umani come i preti, gli scribi, i politici, i militari, i mercanti, i tecnocrati. Gente che non sarebbe in grado di sopravvivere tre minuti senza il supporto di un immenso apparato di servi, di produttori di tutto il necessario alla loro vita e di molto altro completamente superfluo. Eppure sono questi "intellettuali" coloro i quali definiscono la "realtà" e le regole che tutti devono seguire per riprodurla ed estenderla. Vengono così definite regole astratte di comportamento che le varie organizzazioni devono seguire, in un incastro di funzioni gerarchiche e di "ruoli" che costituiscono la divisione sociale del lavoro. La burocrazia è l'effetto e la causa di questo monopolio della conoscenza.

§3 La burocrazia

La divisione sociale del lavoro ha dato vita ad enormi apparati di specialisti che devono prevedere, controllare, unificare i vari ruoli stabiliti. Sono le burocrazie, sempre più estese, grandi, omnicomprensive. Nascono nelle prime Agenzie Templari, si ingrandiscono con gli imperi, si trasformano sotto il capitalismo. La burocrazia è la risposta organizzativa ad ogni nuovo problema. La burocrazia incarna e riproduce le varie strutture gerarchiche IEMP. La burocrazia è una categoria culturale. La burocrazia è una "specifica forma di esercizio del DOMINIO" (vedi Approfondimenti). Per quanto bistrattata sono molti quelli che la ritengono indispensabile, tra cui Max Weber che la vede come il modello universale di ogni organizzazione razionale umana moderna. In effetti le varie burocrazie sono necessarie per la riproduzione di "questo" tipo di società. Tra gli esempi più spettacolari e caratteristici c'è la burocrazia degli "imperi idraulici" della Mesopotamia, quella faraonica, ramificata in ogni aspetto della vita collettiva, quella cinese dei mandarini con i suoi rituali di formazione (tuttora viva in versione marxista-leninista-stalinista-maoista) quella delle grandi monarchie europee del 1700 dC con le loro esigenze di coscrizione militare e di prelievo fiscale (come tutte le burocrazie), la elefantiaca e inefficiente burocrazia politica e statale della ex URSS. La burocrazia funziona solo se le procedure di lavoro non devono cambiare troppo rapidamente o essere troppo flessibili. Questo raramente avviene soprattutto nella economia capitalistica e nella politica. Quindi la mentalità burocratica ha cominciato ad essere criticata, soprattutto dalle grandi imprese capitalistiche, ma non vi sono al momento sostituti adeguati perchè la burocrazia è costitutiva (nasce assieme) a questo complesso IEMP gerarchico e stratificato. La burocrazia dei partiti è oggi uno dei principali bersagli della critica politica.

§4 Vivere senza burocrazia è possibile?

Le società di cacciatori-raccoglitori o quelle agricole-orticole-pastorali dell'Antica Europa sono definite dagli antropologi come "non stratificate", "egalitarie", "acefale" (senza capo), senza alcun concetto di gerarchia sociale, di status politico o economico, di classe, o perfino di leadership permanente. In queste società il saggio, il guaritore, l'eroe che si sacrifica per la comunità, il creativo che inventa nuove soluzioni a problemi antichi, dopo le loro "performance" riprendono la vita normale lavorando a fianco degli altri per procurarsi i mezzi per vivere. La stratificazione sociale non è uno standard, gli umani non sono naturalmente o in modo inevitabile competitivi o acquisitivi. E parliamo di società reali, efficienti e complesse come la "nostra", capaci di costruire città di migliaia di abitanti o monumenti come quelli di Stonehenge o decine di migliaia di nuraghi. Queste società vengono definite "orientate all'affinità" perchè privilegiano l'armonia reciproca rispetto alla ricchezza, allo status, alla divisione. Al contrario delle culture orientate alla accumulazione, competizione e conflitto, in esse vengono attivamente contrastate e prevenute le gerarchie sociali perchè si pensa che conducano a instabilità e conflitto. Ognuno è libero di preferire un tipo di società o l'altro, ma è importante sapere che entrambe sono possibili, in tutta la gamma delle sfumature intermedie.

§5 La disuguaglianza continua ad aumentare

La differenza sociale oggi si misura in base al reddito, allo status culturale, al potere politico di organizzare i gruppi umani, che poi sono tre delle reti IEMP. È possibile misurare a livello quantitativo il reddito o le spese nei consumi (meno significative del reddito), mentre status culturale e potere politico sono difficilmente misurabili in termini quantitativi. Ricerche statistiche recenti dimostrano che, tra le varie società ricche occidentali moderne, quelle con gli indici minori di disuguaglianza, quali il coefficiente di Gini sul reddito o il consumo, sono le meno colpite dai vari malanni sociali quali criminalità, maternità precoci, depressione e malattie mentali, suicidi, omicidi, obesità, mancanza di fiducia, mortalità infantile. Tra le più diseguali gli USA, UK, Portogallo. Tra le più "egalitarie" la Svezia e il Giappone. Certo non basta una ricerca a stabilire le mille sfaccettature della realtà e soprattutto come viene vissuta da chi la vive. Ma la disuguaglianza sociale è in aumento e così pure le malattie sociali. Nessuna diagnosi sicura. Nessuna terapia infallibile. Ma siamo sicuri che non serva più oggi la saggezza tradizionale dei nostri avi contadini e dei loro avi cacciatori-raccoglitori la cui filosofia politica contrasta consapevolmente qualsiasi forma di disuguaglianza sociale? Certo tutta l'organizzazione sociale di oggi si basa su questi ruoli stratificati. Semplificare e decentralizzare queste strutture è un'operazione complessa e molto delicata che può essere solo graduale e partecipata da chi la vive. Le rivoluzioni (come le guerre) hanno sempre fallito perchè hanno distrutto e scompaginato una rete di organizzazioni IEMP senza avere già pronte ad attivamente intrecciate nuove reti economiche, culturali, politiche e militari. Da tempo una parte delle stesse élite di potere tentano di ricostruire i ruoli e la divisione del lavoro attuali (ad esempio con la Business School di Harvard). In alcuni casi si arriva a toccare e a rivedere, con imprese economiche definite “convenzioni”, anche la stratificazione sociale, definita “gerarchia” nei manuali di organizzazione aziendale (vedi Approfondimenti).

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