Sociologia63

Da Ortosociale.

Versione delle 21:37, 12 gen 2016, autore: Remo Ronchitelli (Discussione | contributi)
(diff) ← Versione meno recente | Versione corrente (diff) | Versione più recente → (diff)

Indice

Effetto Piramide

Questo è un commento all'articolo di Le Scienze, n.569. Gennaio 2016, pagg.59-65, di Zach Zorich, tema "Archeologia". Il Titolo è "Effetto piramide - La costruzione dei più celebri monumenti egizi ha determinato un'organizzazione sociale che ha cambiato il mondo". L'Archeologia, o meglio la Protostoria, fornisce materiale prezioso alla Sociologia Storica, trattandosi di "organizzazione" sociale. L'articolo prosegue "Nuove scoperte stanno gettando luce sulle persone che costruirono i celebri monumenti della Piana di Giza in Egitto, tra cui le piramidi dei faraoni Cheope e Chefren." Le ricerche sono coordinate da Mark Lehner, egittologo presso l'Oriental Institute della Università di Chicago, direttore della Ancient Egypt Research con sede in Massachussets, che ha cominciato a lavorare nella piana di Giza dal 1988.

La Costruzione delle Piramidi

Dopo aver tentato di scoprire le modalità tecniche di costruzione delle piramidi si è passati ad individuare l'organizzazione sociale dei lavoratori e le loro motivazioni politiche e religiose, arrivando ad ipotizzare l'innesco di un ciclo virtuoso della economia basato sulla agricoltura, sulla produzione di beni e servizi, sul commercio di risorse e materie prime con i paesi confinanti. Questo ciclo virtuoso secondo Lehner è il risultato della organizzazione sociale nata cona la produzione delle prime piramidi: quella di Sneferu, padre di Cheope, quella importante di Cheope (la maggiore), quella di Chefren e quella di Micerino. Con loro si chiude la quarta dinastia. La sesta dinastia finisce la costruzione delle piramidi, che comunque arrivano ad un altezza di 50 metri. Con la dodicesima dinastia si riprende a costruire piramidi per l'ultima volta.

Il Muro del Corvo

La scoperta principale è quella di un porto fluviale nei pressi delle piramidi in costruzione che riforniva di tutto ciò che serviva: pietre, attrezzi, abiti per i lavoratori, forse gli articoli di lusso per i sacerdoti e i funzionari che facevano da supervisori del progetto. Le navi partivano per il mar Rosso e per le miniere del Sinai. Grande è stata la sorpresa nello scoprire accanto al porto un grande agglomerato urbano, "Heit-el-Ghurab", una vera e propria città per i lavoratori che vi godevano un discreto agio, fornita di birrerie, panetterie, recinti per il bestiame. I lavoratori non sembra fossero schiavi, anzi godevano di una certa comodità: dopo una lunga giornata di lavoro cenavano nelle panetterie e nelle birrerie, senza farsi mancare la carne (di capra per gli operai semplici, di manzo per il capo). Non gli mancava nemmeno l'olio d'oliva, un bene allora prezioso, che pochi in Egitto potevano permettersi, fatto importare dal Levante all'estremità orientale del Mediterraneo. Le case dove alloggiavano gli operai erano lunghe strette fornite di forni e con 20 posti letto, probabilmente uno per ogni squadra di lavoro. C'era anche un quartiere con case grandi abitate da persone di alto rango, si pensa amministratori cittadini, che si nutrivano in abbondanza di vitello. La conclusione di Lehner è stata che gli stessi operai che costruivano le piramidi partecipavano a missioni commerciali via mare. Le missioni commerciali erano organizzate con barche da 25 metri che venivano smontate e riposte in vani scavati nei fianchi di una collina. Quando necessario venivano rimontate seguendo le istruzioni scritte in inchiostro rosso su ogni pezzo. Ad esempio le navi partivano portando cibo per i minatori che estraevano rame nel Sinai e tornavano con il minerale estratto. Pierre Tallet dell'Univeristà Sorbonne di Parigi è il capo progetto della missione che ha riportao alla luce il primo porto conosciuto, noto oggi come Wadi-el-Jarf, sul mare, sembra costruito da Sneferu, padre di Cheope. Una organizzazione così complessa indica una affidabilità, una flessibilità ed una efficienza delle risorse umane che va tutta spiegata. Secondo Henry Wright, dell'Università del Michigan, esperto nella formazione dei primi stati, gli operai avevano una motivazione religiosa, ideologica. Lavoravano per costruire la tomba di un dio, il faraone. Ogni riferimento al Durkheim delle "Forme elementari dell'esperienza religiosa" è superfluo. Questa grande organizzazione produttiva e commerciale servirà come riferimento quando verrà costruito con la quinta Dinastia il porto di Ayn Sukhna, che invierà e accogliera navi cargo per mille anni.

La quinta Dinastia

Nel 2450 a.C. Heit-el-Ghurab viene abbandonata e i monumenti funerari diventano molto più modesti. In realtà già durante la quarta dinastia la "decrescita" delle piramidi potrebbe essere molto significativa. Dopo Cheope al top per il resto della storia con una altezza di 146m, viene Chefren di poco minore con 143m, ed infine la piramide di Micerino decisamente minore con i xuoi 65m, tomba di uno degli ultimi regnanti della quarta dinastia. Molti egittologi hanno ipotizzato un declino dello stato egiziano, un impoverimento generale della nazione. Lehner sostiene una tesi molto diversa. Le priorità politiche dei faraoni cambiarono: "l'infrastruttura commerciale e lavorativa che i faraoni precedenti avevano impiegato nella costruzione delle piramidi fu reimpiegata per progetti nelle province, che contribuirono a sostenere la prosperità della nazione per secoli". "La rete divenne più importante del motivo stesso per cui si era formata. Fu un punto di svolta verso la modernità". L'infrastruttura commerciale e lavorativa nata per le costruzioni delle piramidi, viene impiegata per progetti nelle province. Tale infrastruttura organizzava un milione di persone ed estendeva la sua catena logistica (supply chain) per centinaia di kilometri oltre i confini dell'Egitto. Secondo Lehner nasce una burocrazia "complessa" con una organizzazione "distribuita" che favorisce il controllo locale su forza lavoro e risorse. Con la quinta dinastia nasce il culto del Sole o Ra, che comportò l'estensione delle terre donate ai sacerdoti del culto di Ra, e quindi la donazione reale di immense piantagioni. L'autore dell'articolo sostiene in modo discutibile che "Le iscrizioni risalenti al regno di Userkaf, il primo faraone della quinta dinastia, indicano che aumentò il numero delle piantagioni e donò enormi distese di terra per il culto di Ra, il dio Sole, per stimolare lo sviluppo delle campagne" (il corsivo è mio, non è presente nel testo originale). L'aumento della popolazione rurale e della burocrazia economico-religioso provinciale comportava un ciclo di crescita economica con l'aumento della domanda sia di beni di base (staple finance) che di beni di lusso (wealth finance). Diversa la ricostruzione fatta su wikipedia delle varie fasi dell'Antico Regno (che comprende le dinastie dalla terza alla sesta), anche nelle date: "Quinta dinastia: Durante questa dinastia si assiste all'affermarsi, almeno fino al regno di Nieserre, del culto solare di Ra come si può ricavare dai resti dei templi solari di alcuni sovrani ed anche dalla presenza del termine ra o re in numerosi nomi. I complessi funerari dei sovrani di questa dinastia non raggiungono le dimensioni di alcuni della precedente dinastia. Per quello che ci è dato a sapere i rapporti commerciali con l'esterno dell'Egitto proseguono ed abbiamo notizie di importazione di legno di cedro da Biblos, di animali esotici dalla bassa Nubia e di rapporti commerciali con Punt, una stazione probabilmente posta sulla costa somala di cui non è ancora stato identificato il sito con sicurezza. Verso la fine della dinastia inizia a notarsi un rafforzamento del potere provinciale (nomo, strutture territoriali formatesi nel neolitico che durarono poi per tutta la storia dell'Egitto) in contrasto con il potere centrale. La V dinastia si estende, approssimativamente, dal 2510 a.C. al 2350 a.C.". La sesta dinastia: "Con la sesta dinastia si conclude il periodo della storia egizia comunemente denominato Regno Antico. Dopo il lungo regno di Pepi II, lo stato centrale si sfascia e la regalità si disperde tra una miriade di sovrani locali che regnano contemporaneamente rivendicando, ciascuno per sé, il titolo di Signore delle Due Terre. Anche le fonti, sia quelle archeologiche, che quelle storiche ed epigrafiche, si riducono a pochi accenni spesso contraddittori. La VI dinastia si estende, approssimativamente, dal 2350 a.C. al 2192 a.C".

Il Culto di Ammone

Introdotto nella XVIII dinastia, in concomitanza con la cacciata degli indo-euoropei Hyksos, Ammone si afferma progressivamente sino a consentire ai suoi sacerdoti di regnare come faraoni verso il 1000 a.C. Questo quanto riferisce la Treccani: "...verso il 1167, il suo tempio possedeva circa 2.400 kmq. di terreno, 81.322 dipendenti, 421.362 capi di bestiame, una flotta di 83 navi; riceveva circa 52 chili di oro, 998 di argento, 2395 di rame, oltre a prodotti in natura. La recrudescenza del bigottismo religioso che pervade il paese eleva Ammone a supremo ordinatore; nulla s'intraprende e nulla si condude nel campo politico, in quello giuridico, negli stessi affari privati, senza il beneplacito divino; l'oracolo consultato, con il moto del capo della statua o con altri espedienti, manifesta la sua volontà". E' questa dunque la "modernità" di cui parla Mark Lehner? Modernità che gli viene contestata da Henry Wright della Università del Michigan, esperto nella formazione dei primi stati, che ha il merito di aver lavorato ala santa Fè Institute (che fa ricerca sui Sistemi Complessi Adattativi. Henry Wright infatti sostiene: "I believe we need more complex approaches. The best hope for achieving this are the multi-variant and multi-agent models being developed at Michigan's Center for the Study of Complex Systems, the Santa Fe Institute, and related centers" ): "Secondo Wright all'Egitto della quinta dinastia mancava una delle caratteristiche tipiche di una società <<moderna>>: un cambiamento nei sistemi di pensiero". Non sembra una carenza trascurabile. Henry Wright è citato spesso, soprattutto nella sua distinzione tra chiefdome semplicie complessi, da Francesca Giusti in "I primi stati - La nascita dei sistemi politici centralizzati tra antropologia e archeologia", Donzelli Editore, Roma, 2002, che tratta dell'Antico Egitto nel cap. IX.

La complessa sociologia storica dell'Antico Egitto

La storia economica, politica, religiosa dell'Antico Egitto è molto più complessa ed originale, impossibile ad essere ristretta nei limitati canoni della modernità, nei cui stereotipi prevalgono concetti come quello dei "partner commerciali" o di organizzazioni quali "una burocrazia più complessa con una organizzazione distribuita che favorisce il controllo locale della forza lavoro e delle risorse", come dice l'articolo. Che conclude sostenendo addirittura che "furono le piccole comunità, lontane dal nucleo urbano dell'antico Egitto, a trarre vantaggio dalla ricchezza arrivata nel paese grazie alla sua burocrazia centralizzata agli ordini di un re divino" (parla di Cheope che con la costruzione delel Piramidi lancia il popolo dell'Egitto verso la prosperità e la modernità). Quali sono gli indizi archeologici che supportano la tesi centrale dell'articolo? La tesi secondo cui: "l'infrastruttura commerciale elavorativa che i faraoni precedenti avevano creato per costruire le piramidi fu reimpiegata per progetti nelle province, che contribuirono a sostenere la prosperità della nazione per secoli"? Quali discontinuità ideologiche o politiche (negate da Henry Wright) portarono i faraoni della quinta dinastia in questo progetto stile Roosvelt ante litteram? Vediamo meglio la vera storia dell'Egitto, con un occhio sociologico, utilizzando wikipedia che è gratuita, accessibile, e affidabile quanto l'Enciclopedia Britannica:

  • L'articolo trascura completamente la presenza pre-statale dei "nomo" (il termine risale allo storico greco Erodoto) risalente alle prime tribù stanziali che si divisero il terreno lungo il fiume per tratti di circa 30 km e con configurazioni assolutamente variabili. Poi non considera la lenta dinamica storica: unificazione dei "nomo" in Alto Regno e Basso Regno. Unificazione di Alto e Basso Regno con Narmer.
  • Poi ricordiamo nella quinta dinastia la sorte che tocca a quelli che l'articolo definisce i "partner commerciali" dell'impero faraonico: "Da segnalare è la campagna contro i Libi che fruttò uno straordinario bottino e la sottomissione dei principi stranieri con le loro famiglie. Anche più interessante dal punto di vista pittorico è la grande scena delle navi di ritorno dalla Siria con a bordo marinai e asiatici che alzano le braccia in segno d'omaggio al faraone, forse ispirata a una spedizione nel Libano per procurarsi il pregiatissimo legname delle sue foreste".
  • Quindi (da wikipedia): Il Primo periodo intermedio copre gli anni della storia egiziana che, indicativamente, vanno dal 2192 a.C. al 2040 a.C. e comprende le dinastie dei sovrani dell'antico Egitto VII, VIII, IX e X. Si trattò di una fase di sfaldamento del potere centrale a favore dei governatori provinciali, i nomarchi.
  • Il Medio Regno, poi, è la fase della storia egizia che si colloca tra il 1987 a.C. ed il 1780 a.C. e che corrisponde ad una ripresa dello stato unitario dopo la fase di frammentazione del potere seguita al crollo dell'Antico Regno.
  • Il Secondo periodo intermedio dell'Egitto è quella fase della storia egizia, tra il Medio Regno ed il Nuovo Regno, caratterizzata da lotte interne nello Stato e dall'invasione degli Hyksos. Esso copre un periodo che va, secondo Cimmino, dal 1790 al 1543 a.C. e comprende cinque dinastie. Le vicende di questa dinastia pongono interrogativi a cui le nostre conoscenze attuali non sono in grado di rispondere.
  • Con Nuovo Regno si intende il periodo della storia egizia che comprende le dinastie XVIII, XIX e XX secondo la cronologia di Manetone. Il Nuovo Regno è il momento di massima espansione dell'influenza egizia, al punto che talvolta si tende a parlare di impero. Punto di debolezza per l'Egitto fu il contrasto tra il potere del sovrano, che da re-dio (tipico dell'Antico Regno) diventò il re-generale, ed il potere del clero di Tebe, il cui capo, il Primo Profeta di Amon, tese spesso ad assumere, de facto, il controllo dello Stato. Dopo il fallito tentativo di riforma religiosa imposto da Amenhotep IV / Akhenaton, l'Egitto riuscì a mantenere la sua unitarietà grazie a sovrani quali Seti I, Ramses II e Ramses III, i quali ripresero i loro interventi in Asia e si opposero alle ripetute invasioni dei Popoli del mare. Durante la dinastia successiva vennero a mancare figure di questa rilevanza e lo Stato si spezzò nuovamente quando, verso la fine del II millennio a.C., il clero di Tebe prese apertamente il potere nell'Alto Egitto provocando una nuova scissione (terzo periodo intermedio) delle regioni del Delta, scissione che sarebbe durata più di quattro secoli.
  • Il Terzo periodo intermedio dell'Egitto comprende le dinastie che vanno dalla XXI alla XXV dinastia coprendo un arco di tempo dal 1070 a.C. al 656 a.C. All'interno di questo periodo devono anche essere inserite la Dinastia dei Primi Profeti di Amon di Tebe, che di fatto governò la regione tebana in modo indipendente durante la XXI dinastia e XXII dinastia, e le Divine Spose di Amon che svolsero un analogo ruolo durante la XXV dinastia. Un terzo polo di potere fu costituito dai principati semi-indipendenti, creatisi tra Medio e Basso Egitto, governati dai principi libici discendenti di quelle genti libiche che erano entrate in Egitto come prigionieri di Ramses III. Questa situazione di divisione indebolì notevolmente l'Egitto anche sul piano internazionale.
  • Il Periodo tardo dell'Egitto comprende le dinastie che vanno dalla XXVI alla XXXI coprendo un arco di tempo dal 672 a.C. al 332 a.C. e si conclude con l'arrivo di Alessandro il Macedone.
Strumenti personali