Salviamo il Paesaggio

Da wiki2.
(Differenze fra le revisioni)
m
m (L'ambiente)
 
Riga 1: Riga 1:
 
==L'ambiente==
 
==L'ambiente==
Da uno studio della Nasa sulla probabilità di un collasso ella civiltà industriale.
+
Da uno studio della Nasa sulla probabilità di un collasso della civiltà industriale.
 
*[http://www.theguardian.com/environment/earth-insight/2014/mar/14/nasa-civilisation-irreversible-collapse-study-scientists Collasso irreversibile]
 
*[http://www.theguardian.com/environment/earth-insight/2014/mar/14/nasa-civilisation-irreversible-collapse-study-scientists Collasso irreversibile]
 +
 
==Il suolo==
 
==Il suolo==
 
Il suolo è una risorsa non rinnovabile, la cui distruzione progressiva non può continuare fino all'esaurimento, ed è ormai opinione di molti scienziati che sia stata raggiunta una "linea rossa" da non superare, pena l'insorgere di irrimediabili impatti ambientali e di una drammatica perdita di benessere sociale ed economico. Lo sviluppo delle città come avvenuto negli ultimi decenni ha condotto ad uno spietato consumo del territorio adottando soluzioni discutibili anche dal punto di vista sociale e urbanistico. Un esempio su tutti: Roma. Lo affermano anche gli architetti Giorgio Mirabelli e Lucilla Brignola, intervenuti lo scorso 15 ottobre a Spalato a [http://www.efst.hr/mosst/ Un Habitat, the scientific international roundtable]: “urban economics; historic and port cities” con un contributo dal titolo “Roma: un modello di sviluppo sbagliato”, perché, come illustrano i relatori, con il nuovo P.R.G. del 2008 si metteva in cantiere l’impressionante previsione edificatoria di 70 milioni di metri cubi di nuova realizzazione; prevedendo, allo stesso tempo, l’espansione e il consumo di altro terreno agricolo dell’Agro Romano per ulteriori 15.000 ettari, portando il totale del territorio urbanizzato dell’area metropolitana di Roma a circa 60.000 ettari, una fascia larga circa 100/120 Km, una conurbazione tra le più grandi del mondo. Numeri che messi in fila sono impressionanti.Anche Francesco Erbani nel suo libro [http://www.amazon.it/Roma-tramonto-della-citt%C3%A0-pubblica/dp/8858105583 ‘Roma.Il tramonto della città pubblica‘] parla di una città invivibile, ingiusta, lasciata in balìa dei potenti signori del mattone. Una città che amplia e ridisegna il proprio perimetro attraverso la forza della rendita fondiaria e della speculazione edilizia. Roma, con un deficit di circa 9 miliardi di euro, che,“quasi come una Banca Centrale, non potendo stampare moneta, stampa metri cubi di nuove costruzioni che diventano la moneta urbanistica per risanare il bilancio delle casse comunali.”Ci si deve chiedere se è a queste logiche che vogliamo affidarci per utilizzare il nostro suolo o se val la pena fermarci e riflettere su quanto importante sia cercare di salvaguardare quel che ci rimane di un bene che una volta consumato non possiamo più riavere.Sull’argomento consumo del suolo un intervento interessante lo fa Paolo Pileri, docente di pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano (DIAP), nell’intervista che è possibile visionare qui di seguito che spiega il connubio tra consumo di suolo e diminuzione della capacità alimentare delle regioni italiane che cementificano di più.
 
Il suolo è una risorsa non rinnovabile, la cui distruzione progressiva non può continuare fino all'esaurimento, ed è ormai opinione di molti scienziati che sia stata raggiunta una "linea rossa" da non superare, pena l'insorgere di irrimediabili impatti ambientali e di una drammatica perdita di benessere sociale ed economico. Lo sviluppo delle città come avvenuto negli ultimi decenni ha condotto ad uno spietato consumo del territorio adottando soluzioni discutibili anche dal punto di vista sociale e urbanistico. Un esempio su tutti: Roma. Lo affermano anche gli architetti Giorgio Mirabelli e Lucilla Brignola, intervenuti lo scorso 15 ottobre a Spalato a [http://www.efst.hr/mosst/ Un Habitat, the scientific international roundtable]: “urban economics; historic and port cities” con un contributo dal titolo “Roma: un modello di sviluppo sbagliato”, perché, come illustrano i relatori, con il nuovo P.R.G. del 2008 si metteva in cantiere l’impressionante previsione edificatoria di 70 milioni di metri cubi di nuova realizzazione; prevedendo, allo stesso tempo, l’espansione e il consumo di altro terreno agricolo dell’Agro Romano per ulteriori 15.000 ettari, portando il totale del territorio urbanizzato dell’area metropolitana di Roma a circa 60.000 ettari, una fascia larga circa 100/120 Km, una conurbazione tra le più grandi del mondo. Numeri che messi in fila sono impressionanti.Anche Francesco Erbani nel suo libro [http://www.amazon.it/Roma-tramonto-della-citt%C3%A0-pubblica/dp/8858105583 ‘Roma.Il tramonto della città pubblica‘] parla di una città invivibile, ingiusta, lasciata in balìa dei potenti signori del mattone. Una città che amplia e ridisegna il proprio perimetro attraverso la forza della rendita fondiaria e della speculazione edilizia. Roma, con un deficit di circa 9 miliardi di euro, che,“quasi come una Banca Centrale, non potendo stampare moneta, stampa metri cubi di nuove costruzioni che diventano la moneta urbanistica per risanare il bilancio delle casse comunali.”Ci si deve chiedere se è a queste logiche che vogliamo affidarci per utilizzare il nostro suolo o se val la pena fermarci e riflettere su quanto importante sia cercare di salvaguardare quel che ci rimane di un bene che una volta consumato non possiamo più riavere.Sull’argomento consumo del suolo un intervento interessante lo fa Paolo Pileri, docente di pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano (DIAP), nell’intervista che è possibile visionare qui di seguito che spiega il connubio tra consumo di suolo e diminuzione della capacità alimentare delle regioni italiane che cementificano di più.

Versione attuale delle 14:23, 21 mar 2014

L'ambiente

Da uno studio della Nasa sulla probabilità di un collasso della civiltà industriale.

Il suolo

Il suolo è una risorsa non rinnovabile, la cui distruzione progressiva non può continuare fino all'esaurimento, ed è ormai opinione di molti scienziati che sia stata raggiunta una "linea rossa" da non superare, pena l'insorgere di irrimediabili impatti ambientali e di una drammatica perdita di benessere sociale ed economico. Lo sviluppo delle città come avvenuto negli ultimi decenni ha condotto ad uno spietato consumo del territorio adottando soluzioni discutibili anche dal punto di vista sociale e urbanistico. Un esempio su tutti: Roma. Lo affermano anche gli architetti Giorgio Mirabelli e Lucilla Brignola, intervenuti lo scorso 15 ottobre a Spalato a Un Habitat, the scientific international roundtable: “urban economics; historic and port cities” con un contributo dal titolo “Roma: un modello di sviluppo sbagliato”, perché, come illustrano i relatori, con il nuovo P.R.G. del 2008 si metteva in cantiere l’impressionante previsione edificatoria di 70 milioni di metri cubi di nuova realizzazione; prevedendo, allo stesso tempo, l’espansione e il consumo di altro terreno agricolo dell’Agro Romano per ulteriori 15.000 ettari, portando il totale del territorio urbanizzato dell’area metropolitana di Roma a circa 60.000 ettari, una fascia larga circa 100/120 Km, una conurbazione tra le più grandi del mondo. Numeri che messi in fila sono impressionanti.Anche Francesco Erbani nel suo libro ‘Roma.Il tramonto della città pubblica‘ parla di una città invivibile, ingiusta, lasciata in balìa dei potenti signori del mattone. Una città che amplia e ridisegna il proprio perimetro attraverso la forza della rendita fondiaria e della speculazione edilizia. Roma, con un deficit di circa 9 miliardi di euro, che,“quasi come una Banca Centrale, non potendo stampare moneta, stampa metri cubi di nuove costruzioni che diventano la moneta urbanistica per risanare il bilancio delle casse comunali.”Ci si deve chiedere se è a queste logiche che vogliamo affidarci per utilizzare il nostro suolo o se val la pena fermarci e riflettere su quanto importante sia cercare di salvaguardare quel che ci rimane di un bene che una volta consumato non possiamo più riavere.Sull’argomento consumo del suolo un intervento interessante lo fa Paolo Pileri, docente di pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano (DIAP), nell’intervista che è possibile visionare qui di seguito che spiega il connubio tra consumo di suolo e diminuzione della capacità alimentare delle regioni italiane che cementificano di più.

Cosa propone il Forum di Salviamo il Paesaggio? Il Forum nazionale intende avviare un percorso comune con varie componenti della società civile, il mondo della ricerca e le Amministrazioni dello Stato a partire da una conferenza nazionale, il 25 di ottobre 2013, nella quale sia possibile affrontare in modo coordinato i vari aspetti scientifici e normativi legati all'eccessivo consumo di suolo. L'approccio seguito intende evidenziare gli impatti e i rischi legati ai vari tipi di consumo di suolo, fornirne una valutazione in termini economici e sociali, e individuare le possibili strategie di intervento e le azioni pratiche e immediate per la prevenzione degli impatti. L'intento è innanzitutto quello di dimostrare che smettere di consumare nuovo suolo è necessario, prima che sia troppo tardi, ma anche di produrre un documento di indirizzo che conterrà degli spunti utili alla individuazione di strategie di intervento, anche legislative, da attuare nel breve termine. Per seguire il lavoro del Forum in merito a questo argomento basta connettersi al sito

Strumenti personali
Namespace
Varianti
Azioni
Navigazione
Strumenti