Storia52

Da Ortosociale.

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Francia: chiunque altro che LePen?

di Immanuel Wallertsein, Commento No. 448, 1 maggio 2017.

La Francia sta per avere il secondo turno delle sue elezioni presidenziali. I due candidati sono Emmanuel Macron, candidato di En Marche! e, con un po meno di voti al primo turno, Marine LePen, candidata del Front National (FN). Ora, una settimana prima delle elezioni, sembra che Macron vincerà, ma, come abbiamo appreso, nulla è meno sicuro delle previsioni dei sondaggisti e dei politici.

Questa è stata una campagna con fortissime fluttuazioni, in cui sembrava quasi impossibile prevedere il risultato del primo turno. La ragione principale di ciò era l'enorme numero di persone che non erano sicure di come avrebbero votato. C'erano persone, molte persone, che non avevano ancora deciso prima di entrare nella cabina elettorale dentro cui avrebbero scelto.

Rivediamo gli alti e i bassi. All'inizio della campagna, in molti prevedevano che i due partiti tradizionali di centro-destra e di centro-sinistra, Les Républicains (LR) e Le Parti Socialiste (PS), scegliessero rispettivamente Alain Juppé e Manuel Valls. Ma entrambi furono sorprendentemente eliminati nelle rispettive primarie di destra e di sinistra.

Invece, Les Républicains (LR) ha scelto un altro candidato per la destra, François Fillon, e Le Parti Socialiste (PS) ha scelto un altro candidato per la sinistra, Benoit Hamon. Le divisioni nei due partiti tradizionali sembravano rafforzare la mano del candidato di estrema destra del Front National (FN). I sondaggi hanno indicato in un primo momento una divisione di elettori a tre vie che ha determinato una situazione poco chiara.

A questo punto, Macron cercò il sostegno come candidato né della sinistra, nè della destra e nemmeno del centro. Si è presentato come uno che potrebbe fermare LePen, sostenere l'Europa e promuovere una politica multiculturale. Le sue azioni cominciavano a salire costantemente, ma anche quelle di Fillon. Fu Le Parti Socialiste (PS) di Hollande che sembrava il più gravemente ferito.

All'improvviso, alcuni scandali inondarono Fillon, accusato di dubbio arricchimento. LePen pure è stata accusata di appropriazione indebita di fondi per finanziare il suo partito. Il supporto di Fillon ha cominciato a sprofondare in modo significativo. Il sostegno a Le Pen sembrava stagnare.

Nel frattempo, sulla sinistra, entrava in scena un dramma diverso. Hamon del PS era in concorrenza con Jean-Luc Mélenchon, candidato della sinistra di La France Insoumise (Francia Non Sottomessa), nel tentativo di riunire i voti di sinistra in modo da sfidare seriamente sia Macron che LePen come due diverse versioni della destra. Mélenchon ha cominciato a trionfare, eclissando Hamon. Hamon nel frattempo era indebolito dalle diserzioni dell'ala destra del PS verso Macron, molto più vicino alle loro proprie opinioni su questioni interne ed esterne.

Fillon ora avviò il contrattacco. Ammise essenzialmente la sua colpa e sostenne poi che gli elettori di LR dovevano sostenerlo comunque o trovarsi senza un candidato. Riuscì a raccogliere il loro sostegno e ad alzarsi di nuovo. Con il ritorno di Fillon e l'aumento di Mélenchon, la settimana avanti il primo turno delle elezioni presidenziali, i sondaggi hanno mostrato una divisione a quattro vie tra Macron, LePen, Fillon e Mélenchon.

Erano tutti abbastanza vicini tra loro, di modo che il risultato era essenzialmente imprevedibile. Adesso bisogna aggiungere gli altri candidati. Hamon è rimasto sulla scheda elettorale con circa il 5% del voto previsto. Philippe Poutou del Nouveau Parti Anticapitaliste (NPA) aveva circa il 2 per cento. Entrambi si impegnarono a sostenere Mélenchon al secondo turno (ma non al primo). C'era un candidato di estrema destra che era anche fortemente anti-LePen, Nicolas Dupont-Aignan. Disse che l'aveva opposta come Gollista (fedele alla politica di Charles De Gaulle). Il suo partito "Debout La France" (Alzati in piedi, Francia) sembrava essere nelle vicinanze del 4-5 per cento.

Nell'ultima settimana avanti il primo turno, visto che sembrava abbastanza probabile che LePen andasse al secondo turno, tutti gli altri spesero ogni loro energia attaccandosi per essere il secondo attore al secondo turno. L'affermazione di Macron che il suo sarebbe stato un voto utile ("voix utile") ha pagato ed egli ha passato il primo turno come vincitore. Egli è stato il vincitore del voto caratterizzato dalla scelta: "chiunque ma non LePen".

Il primo sondaggio dopo le elezioni ha indicato Macron come vincitore al secondo turno con il 61% dei voti. Ciò suggerisce che probabilmente anche Mélenchon avrebbe potuto battere LePen, pur con un margine inferiore. Ora ci chiediamo chi cambierà il proprio voto e in quale direzione e chi semplicemente si asterrà.

Gli elettori di Les Républicains (LR) si rivolgono in gran parte a Macron, incoraggiati dai leader di tutte le fazioni. Gli elettori di Hamon e Poutou sembrano scegliere Macron, ma in percentuali minori. Gli elettori di Mélenchon sono stati invitati a non votare per LePen ma Mélenchon ha rifiutato di scegliere tra un voto a Macron e l'astensione, probabilmente significativamente grande nell'area di Mélenchon. Questi elettori stanno affrontando lo stesso tipo di delusione e di rabbia degli elettori di Bernie Sanders che hanno affrontato la scelta tra Hillary Clinton e Donald Trump.

In questo frattempo, LePen è stata improvvisamente rafforzata dall'annuncio di un accordo tra lei e Dupont-Aignan, cui è stato promesso il posto di primo ministro nel caso LePen vincesse la presidenza. Ancora una volta, la ricerca del potere politico sta prendendo la priorità sull'ideologia.

Chi vincerà il secondo turno probabilmente chiederà nuove elezioni per ottenere un parlamento con un maggior numero di sostenitori. Ciò significa che ci saranno battaglie elettorali locali e regionali in tutta la Francia. Si può prevedere che coloro che hanno strutture di partito in tutto il paese faranno meglio. Ecco la vera debolezza di Macron. Non ha un partito. Tuttavia, chiunque sia il vincitore tra Macron e LePen, il nuovo parlamento sarà frazionato e i compromessi politici saranno all'ordine del giorno.

Se LePen vince, quanto del suo programma sarà in grado di attuare? Abbiamo visto con Trump la differenza tra la retorica della campagna, le promesse e la capacità di attuare un programma. Dato che il presidente francese ha grandi poteri, LePen farebbe senza dubbio meglio di Trump, ma quanto meglio?

Se Macron vince, la sua capacità di governare può essere ancora minore. In particolare, quanto della sua austerità neoliberale potrà mettere in pratica? Non troppo, temo. Se "Resist" ("Resistere") sembra forte negli Stati Uniti, aspetta che un movimento di resistenza entri in scena nella Francia, paese con una lunga tradizione di tali movimenti.

Sembra forse che stia dicendo, con più convinzione di chiunque altro, che fa poca differenza su chi vinca al secondo turno? Penso che farà una certa differenza, ma non tanto alla fine. Un governo di Mélenchon o anche un governo di Hamon avrebbe segnalato un cambiamento reale. In Francia, come negli Stati Uniti e in molti altri paesi, può arrivare un cambiamento reale, ma richiederà ancora più anni di lotta per questo.

Immanuel Wallerstein

Commento di Ortosociale

Immanuel Wallerstein sostiene la teoria del Caos, derivata dalla fisica e dalla matematica e applicata alla sociologia. Questo significa studiare dinamiche sociali, in questo caso fluttuazioni di opinioni politiche nel corso di elezioni, che non sono prevedibili a priori ma che dovrebbero portare, come nei sistemi fisico-chimici, ad una scelta dicotomica. Nel caso della sociologia, ad una scelta tra una "forte" e "radicale" innovazione ed una altrettanto forte e radicale conservazione. La dinamica comporta forti oscillazioni degli indecisi tra il polo "innovatore" ed il polo "conservatore". Il primo polo viene spesso frainteso come "sinistra", il secondo polo come "destra". Questo modello, relativamente valido come tutti i modelli, trova una buona rispondenza nel caso delle presidenziali francesi del 2017. La conservazione parte avvantaggiata dalla viscosità dell'esperienza storica pregressa. perchè le Istituzioni hanno funzionato per secoli, lo Stato, La Nazione, i Partiti, il Mercato, la versione neo-liberale del Mercato, etc. L'innovazione deve invece cercare consenso su pratiche che sono "nascenti", mal definite, mentre le motivazioni "teoriche" sono giustamente sottovalutate, comprese le critiche basate sui pericoli che corre la società nel rapporto con l'ambiente e nello sfaldamento delle relazioni interpersonali. La Francia è un paese con una alta maturità politica (e ideologica) sia individuale che collettiva, ed è quindi un buon test del modello di Immanuel Wallerstein. Il quale sembra cogliere, nella conclusione, una certa chance a lungo termine del polo "Innovazione".

Le elezioni olandesi del marzo 2017

In Olanda la scelta era tra il partito di Geert Wilders alleato della Le Pen e le altre forze politiche. In Olanda la destra di Geert Wilders è stata sconfitta, come in Austria la destra locale in precedenza. Cito l'articolo ANSA: "Il GroenLinks è il vero vincitore delle elezioni: con un boom storico gli ecologisti hanno quadruplicato rispetto al 2012 e per la prima volta sono il primo partito della sinistra. Risultato speculare a quello dei laburisti della Pvda, cacciati tra i 'cespugli' con soli 9 seggi, ben 29 in meno rispetto a cinque anni fa". Quanto al Pvda assomiglia molto al PD di Renzi, socialdemocratici che fanno una politica economica a favore della destra liberista. Come il PD sono stati pesantemente puniti dagli elettori olandesi. Questo l'articolo ANSA: "Ma hanno punito pesantemente i suoi alleati, i social-democratici del Pvda. Laburisti in salsa troppo liberale, i cui volti sono stati quelli di Frans Timmermanns (primo vice di Juncker) e Jeroen Dijsselbloem, ministro delle finanze e presidente dell' Eurogruppo. Un 'falco' troppe volte allineato all'austerità ispirata dal tedesco Schaeuble. I risultati della 'cura' si sono visti nelle statistiche. Non nelle tasche della classe media e operaia olandese". L'evidenza "politologica" (la disciplina che studia i processi politici elettorali, le architetture istituzionali, le regole elettorali etc), è il completo fallimento del "bipolarismo" che avrebbe dovuto funzionare come griglia autoritaria per ingabbiare le varie multiformi correnti di pensiero: liberali di destra (che hanno vinto ma di poco), cristiani, verdi, liberali di sinistra, antirazzisti, i socialdemocratici che fanno una poitica economica di destra come il Pvda (e il PD italiano, entrambi i puniti dal voto)., la destra islamofoba di del Pvv di Geert Wilders (che comunque si piazza al terzo posto guadagnando 4 segg). Tutti hanno pochi voti e dovranno fare accordi per governare. Il sistema proporzionale trionfa. In senso esattamente contrario alla fallita Riforma Costituzionale voluta da Matteo Renzi ed Elena Boschi. L'uso riduttivo ed abnorme del termine "populismo" va deprecato perchè impedisce di capire i fenomeni politici e sociali riducendo tutto ad "una notte in cui tutte le vacche sono nere". Anche la deprecabile caratteristica xenofoba e islamofobica di Geert Wilders (e di Trump) va vista comunque come un pericoloso ma vitale tentativo di "auto-identificazione". E' un tentativo di costruzione, più o meno impossibile, di una identità nazionalistica che trova la sua ragion d'essere nella chiusura nei confronti di "altre identità" o meglio di "altri tentativi di costruzione di una identità". Come tutti i migranti sanno, l'abbandono del proprio territorio significa la costruzione di una nuova identità e la proposta dei propri valori originari alle comunità nelle quali ci si inserisce. Oggi la maggiore difficoltà è la crisi delle comunità originarie nei vari territori. Questo porta ad una sensazione di insicurezza, ad una mancanza di identità, alla ricerca di identità "egoistiche", con il rischio di chiususre xenofobe irrazionali.

Versione inglese

Commentary No. 448, May 1, 2017

"France: Anyone but LePen?"

France is about to have the second round of its presidential election. The two candidates are Emmanuel Macron, the En Marche! candidate and, with slightly less votes on the first round, Marine LePen, the candidate of the Front National (FN). Now a week in advance of the election, it looks like Macron will win but, as we have learned, nothing is less sure than the predictions of pollsters and politicians.

This has been a wild fluctuating campaign, in which the first round's outcome seemed almost impossible to predict. The principal reason was the enormous number of persons who were unsure how they would vote. There were persons, many persons, who were not sure as they entered the poll booth whom they would choose.

Let us review the ups and downs. At the start of the campaign, most people anticipated that the two traditional center-right and center-left parties, Les Républicains (LR) and Le Parti Socialiste (PS) would choose respectively Alain Juppé and Manuel Valls. But they were both surprisingly eliminated in the Right and Left primaries.

Instead, the LR chose a further right candidate, François Fillon, and the PS chose a further left candidate, Benoit Hamon. The splits in the two traditional parties seemed to strengthen the hand of the far-right FN candidate. The polls showed at first a three-way voter split that left the situation unclear.

At this point, Macron sought support as a candidate neither left nor right nor even centrist. He presented himself as the one who could stop LePen, support Europe, and promote a multicultural policy. His stock began to rise steadily but so did that of Fillon. It was the PS that seemed most grievously wounded.

Suddenly, scandals engulfed Fillon, accused of dubious self-enrichment. LePen also was accused of misappropriating funds to fund her party. Fillon's support began to sink significantly. Le Pen's support seemed to stagnate.

Meanwhile, on the left, there was a different drama. Hamon of the PS was competing with Jean-Luc Mélenchon, the candidate of the far-left La France Insoumise (Unbowed France) to corral left votes so that they could seriously challenge both Macron and LePen as different versions of the right. Mélenchon began to win out, eclipsing Hamon. Hamon was simultaneously weakened by desertions of the right wing of the PS to Macron, who was far closer to their own views on both internal and external issues.

Fillon now fought back. Essentially he admitted guilt and then argued that LR voters had to support him anyway or find themselves without a candidate. He succeeded in rallying support and rose again. With the return of Fillon and the rise of Mélenchon, the week or so before the first round of the presidential elections, the polls showed a four-way split between Macron, LePen, Fillon, and Mélenchon.

They were all close enough to each other so that the outcome was essentially unpredictable. One now has to add in the other candidates. Hamon remained on the ballot with about 5% of the predicted vote. Philippe Poutou of the Nouveau Parti Anticapitaliste (NPA) had about 2 percent. They both pledged to support Mélenchon on the second round (but not the first). There was a far-right candidate who was also strongly anti-LePen, Nicolas Dupont-Aignan. He said he was opposed to her as a Gaullist. His party Debout La France (Stand-up, France) seemed to be in the vicinity of 4–5 percent.

In the last week before the first round, as it seemed quite probable that LePen would be in the second round, everyone else spent their energy attacking each other in order to be the second person on the second-round ballot. Macron's claim that he should benefit from the voix utile (the useful vote) paid off and he came in first on the first round. He was the victor of the anyone but LePen vote.

The very first poll after the elections showed him winning the second round with 61% of the vote. This suggests that Mélenchon probably could have beaten LePen as well, if by a smaller margin. Now we are into the question of who will switch votes where and who will simply abstain.

The LR voters are largely turning towards Macron, encouraged by the leaders of all the factions. Hamon and Poutou voters seem to be choosing Macron, but in smaller percentages. Mélenchon voters have been urged not to vote for LePen but Mélenchon has refused to choose between a Macron vote and abstentions, which will probably be significantly large. These voters are facing the same kind of disappointment and anger as Bernie Sanders voters did in facing the choice between Hillary Clinton and Donald Trump.

In this interval, LePen has been suddenly strengthened by an announced deal between her and Dupont-Aignan, in which he has been promised the Prime Minister's post if LePen wins the presidency. Once more, the quest for political power is taking priority over ideology.

Whoever wins the second round will probably call for new elections, in order to obtain a parliament with more of their supporters. This means there will be local and regional electoral battles all over France. Those with party structures throughout the country can be expected to do better. Here is Macron's real weakness. He has no party. However, whether Macron or LePen is the winner, the new parliament will be scattered, and political compromises will be the order of the day.

If LePen wins, how much of her program will she be able to implement? We have seen with Trump the difference between campaign rhetoric and promises and the capacity to implement a program. Because of the powers of the French president, LePen would no doubt do better than Trump, but how much better?

If Macron wins, his capacity to rule may be even less. In particular, how much of his neoliberal austerity will he be able to put into practice? I suspect not too much at all. If Resist seems strong in the United States, wait until a resistance movement plays out on the French scene, a country with a long tradition of such movements.

Does it sound as if I'm saying that it makes less difference than everyone is predicting who wins the second round? I do think it will make some difference, but not all that much. A Mélenchon government or even a Hamon government would have signaled real change. In France, as in the United States and many other countries, real change may be coming, but it will require some more years of struggle for that.

by Immanuel Wallerstein

Commentary by Ortosociale

Immanuel Wallerstein supports the theory of Chaos, derived from physics and mathematics and applied to sociology. This means studying social dynamics, in this case fluctuations of political views during the elections, which are not predictable, but which, like physico-chemical systems, should lead to a dichotomous choice. In the case of sociology, a choice between "strong" and "radical" innovation and equally strong and radical conservation. Dynamics involve strong fluctuations of the undecided between the "innovative" pole and the "conservative" pole. The first pole is often misunderstood as "left", the second pole being "right". This model, relatively valid as all models, finds a good correspondence in the case of the French presidencial elections in 2017. Conservation takes advantage of the viscosity of the past experience. Because the Institutions have worked for centuries, the state, the nation, the parties, the market, the neo-liberal version of the market, etc. Innovation, on the other hand, must seek consensus on practices that are "emerging", undefined, while "theoretical" motivations are rightly underestimated, including criticisms based on the dangers that society faces in the relationship with the environment and the worsening of interpersonal relationships . France is a country with a high political and ideological maturity both individual and collective, and is thus a good test of Immanuel Wallerstein's model. Which in the end seems to grasp a certain long-term chance of the "Innovation" pole.

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To​​ correspond with the author, write immanuel.wallerstein@yale.edu. To correspond with "Fernand Braudel Center" at Binghamton University write to fbcofc@binghamton.edu. Thank you.​

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