SistemaSardegna

Da Ortosociale.

Versione delle 10:37, 23 ago 2020, autore: Remo Ronchitelli (Discussione | contributi)
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Indice

Sistema Sardegna

Per conoscere e modificare il Sistema Sardegna, agendo contemporaneamente dall'alto (Top/Down) come "facilitatori e dal basso (Bottom/Up) come "Attori Locali" si propone il Progetto Team SIA che mira a lanciare Azioni di Innovazione Sociale, trasformative, a partire dalle Aree Interne della Sardegna e dalla periferie Degradate dei centri urbani e metropolitani:

A parte, nel seguito, viene illustrato il "Razionale del Sistema Sardegna" dove si illustra il Il Modello IEMP come strumento di analisi/sintesi sociale utilizzato per una analisi dei fatti che permetta una sintesi operativa. I dati sono quelli del 2017. Attualmente (estate 2020) la Giunta è di CentroDestra anzichè di CentroSinistra ma i problemi di base persistono. Il Razionale o Sistema Regione è stato pensato per le Regioni italiane. Il Sistema Sardegna è la sua prima verifica concreta. Perchè la Sardegna? Perchè la Sardegna ha conosciuto il fallimento dei vari modelli di sviluppo: miniere chiuse (con l'epilogo tragico da un punto di vista ambientale della miniera d'oro australiana di Furtei, abbandonata con l'eredità di una laghetto di cianuro), inserimento locale di industrie manifatturiere e di servizi che si sono dileguate, turismo balneare che ha modificato pesantemente l'assetto ecologico delle coste, servitù militari, sviluppo di conurbazioni che hanno spopolato l'interno, ricerca scientifica senza legami col territorio. Questi problemi sono tipici anche delle Regioni più "ricche", come Veneto, Lombardia, Emilia Romagna. Ma in Sardegna questi problemi sono stati aggravati pesantemente da decenni, se non secoli, di sfruttamento di tipo "coloniale". La Sardegna ha resistito grazie alla sua sociologia robusta, tradizionale, resiliente, basata sulla famiglia, su una famiglia estesa in cui il ruolo femminile è importante. E cerca di ripartire dalle sue proprie risorse di Natura e Cultura.

Politica che si immette nelle reti di Economia e Cultura

La Regione Autonoma della Sardegna è il nodo della rete politico-istituzionale che si collega direttamente verso l'alto con il nodo gerarchico superiore dello stato italiano, verso il basso con i Comuni e le Province organizzati come nodi minori, sempre in senso gerarchico. I rapporti tra Stato e RAS, nonchè quelli tra RAS e Comuni, organizzati spesso in Unioni o GAL (Gruppi di Azione Locale), sono oggetto di abbondante letteratura. Consigliamo come pregevole analisi recente "Idee di Sardegna", Carlo Pala, Carocci, Roma, 2016, che segue il Modello dei Cleavages, nello specifico quello di "Centro/Periferia". Il prelievo fiscale in Sardegna viene direttamente versato allo Stato (che si trattiene 687 mln contestati da RAS). A sua volta lo Stato italiano fornisce la RAS di fondi per amministrare la Regione, entrare in imprese partecipate, gestirne di proprie, scambiare beni e servizi con la rete Economica globale. A proposito della quale conviene distinguere tra una globalizzazione medio-orientale (Meridiana, Alma Mater, Costa Smeralda), russa (Forte Village), cinese (Uawei). RAS si interfaccia con la rete culturale (i nodi culturali di ricerca scientifica angloamericani, europei, cinesi, come centri di ricerca, e le multiformi culture che si esprimono nell'arte, nella spiritualità. nella letteratura multimediale), tramite le scuole inferiori e superiori, le università regionali, Sardegna Ricerche (Pula e Porto Conte). Vediamo come RAS gestisce la parte di risorse finanziarie che lo Stato le restituisce per permetterle di sviluppare i suoi progetti di sviluppo. La Finanziaria 2017 può servire allo scopo. Come ha dimostrato l'esperienza delle giunte di Roma e Torino, l'elezione di un ceto politico "alternativo" si scontra duramente con i vincoli di bilancio, in primis, e coi problemi di gestione della macchina amministrativa che interagisce con le aziende che erogano ai cittadini i servizi principali. Tale intreccio viene spesso sbrigativamente criticato di "corruzione", clientelismo, disinteresse. Si tratta invece del problema centrale e strutturale di ogni amministrazione rappresentato dalla burocrazia che il ceto politico eredita, e che deve utilizzare, e dei suoi intrecci consolidati nel tempo con le reti economiche locali e globali. E' necessario quindi partire con un bilancio di spesa che tenga conto di quelli precedenti e con una aggressiva innovazione della macchina amministrativa. Quanto alle risorse finanziarie sono possibili due fonti complementari al budget istituzionale in euro. La prima fonte è una moneta locale come il Sardex. La seconda fonte potrebbero essere i Certificati di Credito Fiscale o CCF proposti dalla Associazione Paolo Sylos Labini.

Finanziaria 2017

I numeri della Finaziaria 2017: la manovra annunciata ha un totale di 7,6 mld. Ma le voci di spesa elencate da "La Nuova Sardegna" ammontano a 6322 milioni. Le percentuali sono quindi calcolate da ortosociale sui 6322 milioni di spesa. In ordine di spesa:

  • 3,3 mld Sanità 52,19%
  • 769 mln Macchina Amministrativa 12,16%
  • 547 mln Trasporti 8,65%
  • 545 mln Ambiente 8,62%
  • 326 mln Agricoltura e Pesca 5,16% (di cui 14 mln per il Pecorino Romano)
  • 316 mln Politiche Sociali 5,00%
  • 163 mln Istruzione 2,58%
  • 130 mln Sviluppo Economico 2,06%
  • 121 mln Occupazione 1,91%
  • 67 mln Cultura e Sport 1,06%
  • 38 mln Turismo 0,60%

Vediamo voce per voce, in ordine decrescente di importanza di spesa:

Sanità

3,3 mld. Con la Giunta Pigliaru si tenta di centralizzare al massimo la gestione organizzativa della Sanità nella speranza di risparmiare sui costi (spese per i medicinali, infrastrutture, personale). Il modello organizzativo della centralizzazione è fallimentare. A livello economico, politico, culturale. I centri interni o minori vengono privati di strutture di assistenza quali i Centri per le Analisi o le Maternità. Gli assistiti devono viaggiare in ambulanza o in elicottero (nei casi urgenti). Ci sono soluzioni tecnologiche molto più avanzate e totalmente decentralizzate come la telemedicina. Inoltre la cura medica necessita di un supporto "umano" che abbia una visione olistica del paziente, cioè del supporto di personale medico (medici, infermieri, specialisti) decentralizzato. I medici di base, che potrebbero ricoprire questo ruolo vengono spinti, contro le loro intenzioni, a limitarsi ad un ruolo burocratico. Il modello organizzativo centralistico rivela la sua fragilità nell'affidare la gestione, il controllo, la valutazione dell'intero sistema sanitario regionale ad una sola persona, il cosiddetto "supermanager". La centralizzazione non può ridurre la "complessità" del problema sanitario, complessità destinata ad aumentare e che necessita prima di tutto di essere capita scientificamente, anche a livello sociale, patologia per patologia. Di recente ad esempio è stata annunciata una scoperta sulle cause del cosiddetto Morbo di Alzheimer (una forma di demenza senile), che colpisce circa 500.000 anziani in Italia e che costa (sommata alle altre forme di demenza senile) 11 mld/anno di spesa sanitaria. La scoperta dice che "All'origine della malattia ci sarebbe, invece, la morte dei neuroni nell'area collegata anche ai disturbi di umore". Vedi Ansa del 3 Aprile 2017, Vedi Ansa 3 Aprile 2017 in formato PDF. Continua l'articolo <<La nuova ricerca, condotta in collaborazione con la Fondazione IRCCS Santa Lucia e del CNR di Roma, punta invece l'attenzione sull'area tegmentale ventrale, dove viene prodotta la dopamina, neurotrasmettitore collegato anche ai disturbi d'umore. Come in un effetto domino, la morte di neuroni deputati alla produzione di dopamina provoca il mancato arrivo di questa sostanza nell'ippocampo, causandone il 'tilt' che genera la perdita dei ricordi. L'ipotesi è stata confermata in laboratorio, somministrando su modelli animali due diverse terapie mirate a ripristinare i livelli di dopamina. Si è così osservato che, in questo modo, si recuperava il ricordo, ma anche la motivazione. "L'area tegmentale ventrale - chiarisce D'Amelio - rilascia dopamina anche nell'area che controlla la gratificazione. Per cui, con la degenerazione dei neuroni dopaminergici, aumenta anche il rischio di perdita di iniziativa". Questo spiega perché l'Alzheimer è accompagnato da un calo nell'interesse per le attività della vita, fino alla depressione. Tuttavia, sottolineano i ricercatori, i noti cambiamenti dell'umore associati all'Alzheimer, non sarebbero conseguenza della sua comparsa, ma un 'campanello d'allarme' dell'inizio della patologia. "Perdita di memoria e depressione - conclude D'Amelio - sono due facce della stessa medaglia" >>. Questo fa riflettere sulle componenti relazionali, culturali, "sociali" di patologie così gravi. Una parte considerevole delle spese sanitarie riguardano gli anziani sopra i 65 anni che rappresentano il 22% della popolazione sarda. Il progetto di invecchiamento attivo o "active ageing", La Casa Campidanese mira a trasformare gli anziani in risorsa capace di trasformare l'aspettativa di vita in una aspettativa di vita sana ed attiva. Questo significa sicuramente maggiore salute fisica e mentale, ma soprattutto l'attivazione degli anziani verso l'erogazione di servizi sociali, nel campo dell'agricoltura (recupero delle pratiche tradizionali e della cultura ecologica), del turismo (come in Alto Adige e Trentino), della vita urbana (baby-sitting, traffico, vigilanza, orti urbani). Questi "servizi sociali" costruiscono concretamente e profondamente nuove relazioni intergenerazionali. Una generazione "virtuale" potrebbe aiutare una generazione "reale" e viceversa. L'essere connessi sul web permetterebbe telemedicina, telelavoro, e-learning, commercio elettronico, con grande beneficio delle aree interne a rischio di spopolamento. In tal modo le "pensioni" erogate da INPS potrebbero essere viste come un proficuo "investimento" sociale sicuro, basato su milioni di esseri umani che hanno sostenuto positivamente la società lavorando per decenni con responsabilità e sacrificio. La Sardegna come tutte le regioni del Meridione spende di più in percentuale sul PIL e pro capite. Ad esempio nel 2014 la Sardegna su una media nazionale di 1817 euro/procapite spendeva 2041 euro/procapite. Questo si spiega tenendo conto del PIL minore e dei problemi demografici (invecchiamento e relativo "spopolamento"), oltre naturalmente alle altre condizioni locali:

Ma la situazione reale, raccontata dalla cronaca quotidiana è ancora più drammatica: interi reparti ospedalieri sottorganico prossimi al collasso; personale pensionato e mai reintegrato in organico; l'unica soluzione che i nostri "validi" e strapagati dirigenti sanitari sanno proporre è il lavoro straordinario; siamo al limite del collasso e di questo ne sono consci anche i semplici utenti. Ma non solo gli utenti. Nell'indagine Demoskopika uscita a marzo 2018 la Sardegna scende dal settultimo posto al quartultimo posto con Calabria, Sicilia e Molise (ultimo). L'attuale giunta di centrosinistra promette la costituzione di Case della Salute, senza averne i fondi. Nel frattempo taglia strutture funzionanti e non rimpiazza il personale in uscita col risultato che si allungano le liste di attesa e si costringono i malati a girare per trovare un posto nelle strutture rimaste.

Macchina Amministrativa

769 mln. Questa era la situazione della Macchina Amministartiva della Regione Sardiniapost a luglio del 2015,Sardiniapost a luglio del 2015, formato PDF: "Quasi 13mila dipendenti costati nel 2013 530.075.821 euro. È la Regione Sardegna che conta 12 assessorati e 41 società partecipate. Enti, istituti e agenzie sono invece 11. Una macchina gigantesca che «così com’è, è bloccata, lavora a vuoto» dice Gianmario Demuro, il costituzionalista titolare del Personale e degli Affari generali nella squadra di Francesco Pigliaru...Professore, a guardare cifre e costi della Regione sembra di essere in un ministero. I dipendenti sono per la precisione 12.955.«Se devo essere sincero, non mi hanno impressionato i numeri, quando l’inefficienza in rapporto a quei dati. Ma il potere pubblico ha il dovere di restituire alla collettività, in termini di servizi, quanto i contribuenti pagano»". A fronte del problema della efficacia e della efficienza (e quindi del costo) della "macchina", si rileva che dai 530 mln del 2013 si sia passati nel 2017 a 769 mln. Che vanno suddivisi tra le molteplici attività gestite direttamente dalla Regione, secondo il principio della centralizzazione. Questa, su "La Nuova Sardegna" del 7 Aprile 2017, una analisi della "Macchina Amministrativa": "Interrogazione - Campo progresssista attacca: <<Ritirare il bando Arpas>>". Campo Progressista, fondato dall'ex sindaco di Milano, Pisapia, vorrebbe ricostruire quel centro-sinistra di cui la Giunta Pigliaru è pure espressione. Per quanto politicamente e retoricamente polemico è la spia di una situazione generalizzata a tutte le Macchine Burocratiche, fortemente centralizzate, gerarchiche, disconnesse dalle altre organizzazioni, costose, prive sostanzialmente di un feddeback interno (autocontrollo), dove il cumulo di problemi che si viene a creare viene generalmente risolto con la nomina di super-direttori o super-manager (come nella Sanità). L'interrogazione dei due consiglieri dice: "Il bando per l'affidamento dll'incarico dirigenziale a tempo determinato pubblicato dall'Arpas è l'ennesima chiara testimonianza di come l'amministrazione regionale sia una macchina anarchica, costruita a compartimenti stagni, con scarsa comunicazione tra le parti. Una macchina che non è sempre rispettosa delle leggi regionali e le elude colpevolmente".

Trasporti

547 mln. Nell'ultimo anno c'è stata una perdita secca di turisti a causa dei mancati accordi tra Regione e Ryanair. Gli scali di Alghero, di Cagliari, di Olbia, hanno sofferto dei problemi delle varie compagnie aeree (Alitalia in primis) e di gestione degli scali. Assieme alle compagnie di navigazione, oltre alla gestione dei flussi turistici, avrebbero dovuto garantire la continuità territoriale dei sardi. La spesa dei Trasporti andrebbe vista in modo sinergico a quella del Turismo che è di soli 38 mln, l'ultimo dell'elenco. Quanto al collegamento con le reti Economiche, ricordiamo il quasi monopolio della Tirrenia, favorita dallo Stato italiano, la compagnia aerea di bandiera italiana Alitalia, nel caos, la compagnia aerea Meridiana posseduta da Qatar e Aga Khan, la spagnola Volotea, l'irlandese Ryanair che organizza voli low cost da Cagliari ed in parte da Alghero, Easyjet. Ad Alghero le trattative tra Ryanair e la gestione del locale aeroporto non si sono concluse positivamente, con forti frizioni tra l'amministrazione comunale e le imprese turistiche locali nei confronti della regione che non vi avrebbe contribuito adeguatamente, anche finanziariamente. La ex Giunta di centrodestra di Ugo Cappellacci aveva tentato di realizzare il progetto di una Compagnia di bandiera gestita dalla Regione e interamente posseduta da questa (100%), nata per mettere un freno al caro-traghetti. Ma in breve il costo dei biglietti l'ha messa fuori mercato, facendola fallire. "Il Flop della Flotta Sarda - L'UE condanna Saremar deve 10 milioni alla Regione - Il tribunale europeo conferma la procedura di infrazione contro la società - L'ex compagnia ora è in liquidazione. Travolta dai debiti delle navi autarchiche" La Nuova Sardegna 7 Aprile 2017 pag.5. Ma l'idea muoveva in direzione di una autonomia sarda nel settore dei traghetti via mare. Realizzarla non sarà facile nè immediato, come qualunque progetto che si muova verso la "autonomia". La realizzazione è possibile solo se la "Macchina Amministrativa" (vedi sopra) funziona. Dice in proposito l'articolo: "Dei 10,8 milioni ne saranno restituiti una piccola parte, forse il 20 per cento. Soldi pubblici vaporizzati. Ma c'è un altro paradosso. La Saremar, controllata al 100 per cento dalla Regione, dovrà restituire i soldi alla stessa Regione. Un pò come se desse la paghetta a sè stessa". Da notare in questa vicenda della Saremar l'intreccio tra importanti nodi della rete politica (UE, Stato italiano, Regione Sardegna) e della rete economica (Tirrenia e altre compagnie "italiane", Saremar di proprietà della Regione), con interazioni tra organizzazioni politiche ed economiche, tra "mercato" e "stato" che portano a tutti i problemi che emergono quando non sono più controllabili. In generale il tema dei trasporti andrebbe visto in sinergia con lo sviluppo tecnologico della connessione a Internet. Ironia del destino, la Sardegna è stata la prima regione a sviluppare la diffusione del web. Come Nodo del Sistema Economia. Non solo. Lo sviluppo di Telematica e Internet è stato potenziato (Tiscali) da un imprenditore sardo che è stato presidente della Regione e presidende del Partito Democratico. Ovvero quando il sistema economico si sposa con quello politico. Nel caso Soru, come nel caso Berlusconi, la fusione delle reti Economia, Politica, Cultura, avviene all'ombra (Ombra in senso proprio) di una gestione autocratica che dura un battito di ciglia, da un punto di vista storico. L'essere connessi permetterebbe una notevole riduzione dei trasporti (telemedicina, telelavoro, e-learning, commercio elettronico), con grande beneficio delle aree interne a rischio di spopolamento.

Altre voci

A parte le voci importanti di Ambiente (545 mln), Agricoltura e Pesca (326 mln), Politiche Sociali (316 mln), le ultime voci Istruzione, Sviluppo Economico, Occupazione, Cultura, e Sport e Turismo raccolgono in tutto 519 mln. Ad esempio il bando dell'Agricoltura per attribuire le terre ai giovani sotto ai 41 anni è stato dotato di soli 20 mln. Quello dell'Istruzione è di soli 163 mln, con il risultao che la Nuova Sardegna così titolava la prima pagina del 7 Aprile 2017: "Scuole superiori si rischia l'inagibilità - Il commissario Torrente: <<La Provincia di Oristano non ha più soldi per la manutenzione>>". Da notare lo stallo politico-istituzionale che ad Oristano, ma non solo, ha portato al commissariamento. Tutte queste voci invece, coordinate tra loro (ad esempio trasporti per gli studenti e lo sviluppo economico) sono il cuore di ogni possibile sviluppo in Sardegna.

Documentazione

Economia che interagisce con Politica e Cultura/Ricerca

L'organizzazione attuale dell'economia è definita come "economia di mercato", i cui attori, compresi quelli che vi vendono la propria capacità lavorativa, hanno ruoli e poteri diversi, spesso in conflitto tra loro. Dipendenti, precari, disoccupati, artigiani, piccole imprese o medie, attori nella grande o piccola distribuzione, impresari edilizi, multinazionali della chimica, dell'energia, dell'agroalimentare compongono una quadro cangiante e fortemente "conflittuale". Le organizzazioni più forti dettano i modelli che la Politica, nazionale e regionale sub specie RAS, seguono rigorosamente: le imprese devono seguire "le leggi di mercato" (stretta concorrenza), riuscire ad essere "competitive" (sopravvivere alla concorrenza dei mercati), puntare soprattutto ai "mercati globali" (Cina, Russia, Usa, UE, India, Mediooriente, etc). Anche qui non si può parlare di "mercato globale" ma di tanti "mercati distinti". Viene così completamente trascurato il mercato interno, perchè relativamente "povero" e quindi non in grado di assorbire beni e servizi. Senza tener conto che il notevole flusso turistico in Sardegna aumenta le potenzialità del mercato interno. Soprattutto senza tener conto che si possono costruire progetti di sviluppo economico in grado di rigenerare il mercato interno sia in senso quantitativo come capacità o volume di spesa (PIL), ma soprattutto, attraverso la cultura, come qualità dei beni e dei servizi prodotti, scambiati, consumati. Questo comporta l'empowerrement del Territorio e la modifica dello stile di vita verso standard innovativi e gratificanti. Questo comporta la possibilità di provare nuovi paradigma dell'Economia.

Agroalimentare e Turismo

A Ottana, che avrebbe dovuto essere uno dei più importanti poli industriali della Sardegna, le industrie sono andate via lasciando molte famiglie di lavoratori senza futuro (Legler, Ottana Polimeri, Ottana Energia e imprese dell'indotto della manutenzione). "Ottana, il Consorzio di bonifica punta all'agricoltura - L'idea è di potenziare e incentivare gli operatori all'uso dell'acqua e delle nuove tecnologie - Ambrogio Guiso:<Modernizzare il settore diventerebbe un'alternativa all'industria morente>", dice la Nuova Sardegna del 12.4.2017. Ma quale tipo di Agricoltura si propone? "No al chilometro zero la Copagri punta sulla globalizzazione", dice sempre la Nuova Sardegna del 12.4.2017 poche pagine prima. La Copagri è la Confederazione dei produttori agricoli che si contrappone alla Coldiretti, favorevole al km zero (uso di prodotti locali) e soprattutto favorevole ad una agricoltura sostenibile, organica, e di recente favorevole anche alla agricoltura biologica. La globalizzazione punta invece sulla esportazione dei prodotti sul mercato internazionale. Questo significa automaticamente comprare dal mercato internazionale, come avviene di fatto. In Sardegna il cibo viene importato con prezzi e qualità non controllabili. Si parla dell'80% nel caso della farina. Non solo non si tiene conto del "mercato interno" sardo, ma nemmeno dell'esistenza di un enorme mercato interno rappresentato dal turismo, che cerca invece proprio prodotti locali e tipici, "di qualità". L'esportazione è ostacolata non solo da una concorrenza che non tiene conto della qualità, delle garazie sanitarie, del controllo sui componenti chimici, di un trattamento dei lavoratori adeguato ad una Costituzione che ne sancisce i diritti. Non solo, ma l'esportazione è messa in discussione dal vento protezionista che comincia a minacciare il "mercato". Un mercato comunque dominato da poche grandi multinazionali (carne, cereali, mangimi) che fanno i prezzi. Il problema dei produttori agricoli negli ultimi 50 anni è stato sempre la rincorsa ad una remunerazione del venduto che superasse i costi di produzione. La "industrializzazione" del'agricoltura è oggi generalmente criticata, perchè dipende dal petrolio (fitofarmaci, nutrienti, macchine), perchè inquina, non preserva la biodiversità, impoverisce il suolo, evolve pericolosamente verso una alimentazione con OGM (generalizzata in USA). Una agricoltura di tipo industriale implica una programmazione della produzione che di necessità comporta una cultura fordista-taylorista che garantisca omogeneità del prodotto (caratura, forma, colore, "sapore", non-stagionalità) e quantità che coprano i picchi di richiesta. Una risposta moderna a questa "crisi" agricola è la "Agricoltura Multifunzionale" che proprio in Sardegna comincia a trovare seguito presso i tecnici agricoli. Vedi nel "Razionale" Il Piano Agricolo. La Sociologia dello Sviluppo va in questa direzione. Vedi Aree interne, multifunzionalità e rapporto con la città del prof.Benedetto Meloni, Università di Cagliari). Lo sviluppo di una agricoltura aperta alla società moderna ed alla valorizzazione dell'ambiente, del territorio, del paesaggio, della biodiversità, del supporto ai problemi urbani (stress, inquinamento, e soprattutto mancata "esperienza diretta" di un ambiente naturale) trovano un immediato ritorno economico nel turismo. Nell'ultimo anno è diffusa la consapevolezza tra le comunità sarde, le Unioni dei Comuni, i Gruppi di Azione Locale (GAL), i PLUS, le restanti Comunità Montane, delle enormi prospettive di un turismo nuovo, sostenibile, esteso per gran parte dell'anno, aperto agli sport, alla cultura, all'etnos sardo, un turismo "esperienziale" che permetta di vivere i momenti di costruzione dell'agricoltura, dell'artigianato, della cultura locali. Per una valorizzazione delle specificità sarde, per i sardi e per gli "ospiti" che definiamo "turisti", vedi il progetto La Casa Campidanese. Questo turismo che valorizza un territorio vissuto, ricco di cultura, di straordinaria bellezza e complessità, potrebbe regalare anche una qualità preziosa per gli ospiti che provengono dalle varie zone del mondo: uno stile di vita che garantisce una maggiore aspettativa di vita sana ed attiva attraverso l'invecchiamento attivo del progetto:

La Casa Campidanese

Cultura e Ricerca Tecnoscientifica

Hanno delle interazioni dirette con la Politica, soprattutto nel caso dell scuole di base e secondarie, attraverso quella che la regione chiama Istruzione. Hanno contatti diretti con l'Economia e le imprese attraverso Università, o organizzazioni come Sardegna Ricerche (gestita direttamente da RAS). La Cultura (come Antropologia Culturale) è fondamentale poi per capire e orientare il comportamento basilare a livello di famiglia e di gruppo, più in generale le scelte culturali verso l'alimentazione, la socializzazione, la scelta dei luoghi, l'attaccamento al territorio ed al suo paesaggio. Questo aspetto più intimo entra nel progetto di ripopolamento della Sardegna.

Ricerca e Tecnologia

La Ricerca e la Tecnologia sono due campi di attività che stanno acquisendo una propria autonomia nel sistema culturale, accanto all'arte, alla spiritualità, alla ritualità (spettacoli, concerti, eventi, lo stesso sport, manifestazioni di ogni tipo, liturgie settarie o istituzionali). Collegarsi a questo sistema Cultura è vitale per il territorio, purchè la connessione implichi la capacità di "produrre" e "contribuire" al sistema in condizioni di equilibrio che valorizzino lo sviluppo del Sistema Sardegna, nella sua specificità qualitativa. Le proposte relative alla Sardegna, derivate dal Razionale, sono sotanzialmente queste:

  • creare dei Campus universitari inseriti nello sviluppo agroalimentare-turistico del territorio, collegati ai due poli universitari di Sassari e Cagliari. L'obiettivo è quello di trattenere i giovani talenti sardi e di richiamare altri talenti valorizzando la costruzione di "Comunità" di ricercatori inseriti nella Natura e nella Cultura della Sardegna. Questo garantisce anche la nascita di quella interdisciplinarietà necessaria a nuove linee di ricerca quali la Teoria dei Sistemi Adattativi Complessi (Complex Adaptive Systems o CAS) che uniscono le scienze dure (Matematica e Fisica) con Biologia e Scienze Sociali.
  • collegare, attraverso strutture quali Sardegna Ricerche, Ricerca e Tecnologia al territorio della Sardegna (reti di piccole e medie e grandi imprese, singoli ricercatori, citizen science), in modo da sviluppare il sistema locale economico, politico (scienze sociali), culturale. Sardegna Ricerche, tra l'altro è fornita di un proprio Fab Lab. Vedi anche Il Bando di Sardegna Richerche La Nuova Sardegna 1 Aprile 2017,Il Bando di Sardegna Richerche La Nuova Sardegna 1 Aprile 2017
  • puntare allo sviluppo locale della produzione di Software e dell'ICT (Information Communication Technology). per raggiungere due obiettivi dotati di pari importanza:
    • dotare le imprese ad ogni livello di strumentazione informatica (Industria 4.0, E-Commerce, E-Learning, Turismo, Telelavoro, Telemedicina)
    • innovare, a partire dal Software, l'attuale arcaico modello organizzativo dell'economia con la "produzione paritaria basata su beni comuni" di Software libero e open source (Free Open Source Software o FOSS). Il modello "produzione paritaria" ha avuto successo nella produzione del FOSS e costituisce la base delle tecnologie Internet. Questo modello si può estendere all'intera Ricerca, vedi Luciano Paccagnella "Open Access - Conoscenza Aperta e società dell'informazione". E' una innovazione al più alto livello, capace di rilanciare Scienza, Economia, Cultura. Due grandi progetti di questo tipo a cui si può da subito liberamente partecipare sono la Linux Foundation (alla quale di recente si è iscritta anche la Microsoft come Gold Member) e nel caso della telefonia dei cellulari "Fairphone".
Ripopolare la Sardegna

Dal luglio 2016 la Giunta Pigliaru ha iniziato a parlare di un problema delle aree interne che invecchiano demograficamente spopolandosi e rischiando di far sparire interi paesi che andrebbero sotto la soglia minima di abitanti per garantire i servizi amministrativi, sanitari, scolastici, dei trasporti. E' un problema di alta complessità che andrebbe indirizzato tentando allo stesso tempo vari rimedi, sinergici tra loro. Ne proponiamo alcuni: sviluppo agroalimenatre (allevamento e pastorizia compresi in quanto centrali), sviluppo di un turismo che duri gran parte dell'anno, richiamo di residenti dalla penisola come "buen retiro", progetti di cohousing per anziani e invecchiamento attivo. Questo richiede servizi di connettività digitale, di trasporti, di sanità, scolastici, culturali (Centri Anziani o Centri Sociali). Un grande progetto di "sociologia dello sviluppo", che potrebbe tornare utile anche per la aree costiere metropolitane. Per illustrare un prototipo che abbia tutti i requisiti necessari abbiamo scelto Borutta nel Meilogu:

Un microprogetto culturale: La biblioteca di Ollolai (NU)

Vedi La biblioteca di Ollolai.

Il Razionale del Sistema Sardegna

La proposta di un nuovo modello di sviluppo della Sardegna si articola sulle tre reti intrecciate di Economia, Politica, Cultura. Vedi su Ortosociale: Il Modello IEMP come strumento di analisi/sintesi sociale. Ciascuna rete contiene dentro di sè le altre (è "promiscua"). Il modello "Sardegna" si basa su un modello di sviluppo locale (o regionale) illustrato su ortosociale come Sistema Regione che articola i sottosistemi Politico, Culturale, Economico. Il Sistema Regione si organizza in tre Commissioni, promiscue come le reti, Politico, Culturale, Economico, cui si interfacciano. Riportiamo la sintesi del Sistema Regione di ortosociale: Il "Sistema Regione" non è un soggetto politico nè un partito. E' uno dei tanti possibili nuclei di condensazione e di organizzazione su base regionale delle tre reti, promiscue (ognuna contiene in sè le altre) e strettamente intrecciate, identificate come

  • cultura (tutto ciò che dà un significato alla vita umana come scienza, arte, spiritualità)
  • economia (rapporto vitale di scambio armonico con l'ambiente naturale e il mondo simbolico; economia domestica, locale, internazionale; economia civile-volontaria-cooperativa, di mercato, pubblica)
  • politica (associazioni, partiti, sindacati, istituzioni regionali, provinciali, comunali, europee)

Il "Sistema Regione" ha l'obiettivo di costruire un nuovo modello di sviluppo fondato sul paradigma cooperativo, l'unico in grado di risolvere le tre grandi crisi che tutto il pianeta oggi deve affrontare: crisi ambientale (derivante da un errato modello culturale di rapporto con l'ambiente), crisi economica (lavoro), crisi geopolitica (rapporti tra stati e comunità regionali). Questo modello di sviluppo mira a realizzare la "auto-nomia" cioè la capacità di autogoverno, di autodeterminazione, di costruzione di un proprio ecosistema che oggi viene in modo approssimativo chiamata "sovranismo". Ma il pericolo peggiore è credere che la "autonomia politica" determini automaticamente la "autonomia economica" e tam poco la "autonomia culturale". Questo è stato il tragico errore della pseudo alternativa marxista. Dopo aver teorizzato una unica dimensione "economica" (il capitalismo), dopo avere appiattito la più importante autonomia umana, quella culturale, tutto è stato puntato con Lenin, in modo esclusivo, sulla "autonomia politica" del Partito/Stato (teoria della Dittatura del Proletariato). La fine dell'URSS e la attuale rigidità "politica" del sistema dei mandarini rossi della Cina Popolare sono il tragico esempio della confusione teorica e della mancata consapevolezza dei sistemi economici, politici, culturali così come si sono rivelati nella storia. I Cinesi sopravvivono perchè per rattoppare l'intreccio Economia, Cultura, Politica, hanno inserito in modo meccanico l'economia capitalistica nella politica della dittatura del proletariato. Quanto di peggio la Storia e la Cultura possano offrire. L'autonomia va realizzata contemporaneamente in modo sincronico su tutte e tre le reti/sistemi: economico, politico, culturale, con una forte sensibilità sulla dimensione culturale che comprende arte, memoria storica, religione, spiritualità, scienza. Comunque vada realizzata, va creata su modelli vitali e robusti, su equilibri inventati ad hoc in modo creativo nel contesto storico geografico che chiamiamo "Regione". Quanto al sistema Economia non va appiattito su una generica "globalizzazione" ma va attentantamente gestito distinguendo le varie reti economiche che sono il capitalismo americano delle Corporation, il capitalismo russo degli oligarchi, il capitalismo cinese dei mandarini rossi e dei loro manager, il capitalismo giapponese con una forte identità insulare, il capitalismo dei petrolieri arabi che finanziano particolari sette religiose, il capitalismo indiano, brasiliano, delle ex Tigre Asiatiche, etc. Gli interventi proposti sono quattro, tutti riguardano l'economia cooperativa. L'economia tradizionale (capitalistica) si può raccordare facilmente a queste "isole" cooperative come già ha iniziato a fare, stando attenti a non soffocarle sui propri obiettivi di profitto e valorizzandone la diversità "culturale". Nella cultura cooperativa viene considerato "profitto" il "risparmio" energetico, ambientale, umano, del tempo di lavoro. Le priorità vanno da (1) a (4). Il fatto di dare la priorità all'agricoltura, quella organica s'intende, è la piccola, necessaria, difficile, "rivoluzione culturale" di partenza.

(1) Piano Agricolo

É centrale il nuovo paradigma della Agricoltura Multifunzionale - Vedi queste relazioni di OrtoSociale:

Se si adotta un approccio sistemico alla soluzione della crisi economica ed ambientale, non esistono in senso stretto delle "priorità. Ma comunqua lo sviluppo di una agricoltura biologica, organica, naturale, è un elemento centrale fondante di tutto il progetto. Lo sviluppo di una agricoltura organica significa che si sviluppano contemporaneamente:

  • occupazione, soprattutto giovanile, dalle attuali (2010) 1.603.709 persone ad un numero grandemente maggiore con conseguente rilancio dei consumi dei giovani
  • preparazione di un target ambientale-turistico-paesaggistico-culinario di alto profilo (un prototipo potrebbe essere la Regione Toscana)
  • risparmi sulla manutenzione ambientale in quanto elemento di contrasto al cambiamento climatico (frane, alluvioni, perturbazioni estreme)
  • risparmi sulle spese per la salute in quanto prevenzione alle patologie tumorali, cardio vascolari, del diabete, psichiatriche
  • fiorire di una agricoltura urbana e periurbana con decongestionamento delle aree metropolitane
  • prevenzione dell'aumento dei costi della agricoltura chimica basata sul petrolio da cui dipendono interamente carburanti, fertilizzanti, fitofarmaci
  • contrasto e soluzione alternativa al fenomeno del land grabbing o accapparameto dei terreni agricoli con rialzo dei prezzi alimentari
  • contrasto e soluzione alternativa alla diffusione degli OGM con rialzo dei prezzi alimentari
  • prevenzione di ripercussioni socio-politiche di un eventuale rialzo dei prezzi alimentari
  • risparmio energetico grazie alle filiere corte (bolletta petrolifera nazionale)
  • revisione della politica neo-fordista in agricoltura con robot per montare alimenti verso una vision decentralizzata, sostenibile, ad alta intensità quantitativa e qualitativa di capitale umano
  • salvaguardia e recupero del patrimonio paesaggistico, naturale, idrogeologico

Lo Stato, il Ministero della agricoltura, Regioni, Province e Comuni possono coordinare, favorire, finanziare, aiutare la nascita di cooperative di giovani (diplomati periti agrari, laureati agronomia, agricoltori tradizionali, esperti, volonterosi, immigrati, neo-contadini, contadini e ortisti urbani) nel settore dell'agricoltura multifunzionale (agroalimentare, turistico, paesaggistico, culturale, formativo, curativo). Ad esempio la Regione Veneto che si appoggia ad una Azienda agricola fortemente impegnata nella ricerca e attenta ai temi ambientali generali ed allo sviluppo del settore agroalimentare del biologico, tramite il PSR (Piano di Sviluppo Rurale) ed i progetti BIOFORM, BIODEMO, BIOSTUDIO, BIOPROMO, BIOMARKET (mense scolastiche e collettive), D.G.R. 117/2007 appoggia lo sviluppo del settore biologico come "alimentazione di qualità". In sostanza la agricoltura (multifunzionale) va considerata la principale green economy.

(2) Piano Tecnologico

Il costo della tecnologia è il costo della formazione e dell'esperienza (sperimentazione) necessaria per la formazione. Sia formazione che sperimentazione devono essere processi continui e intrecciati. Processi che coinvolgono l'intero territorio regionale, diffusi come radici che penetrano ovunque ne sia fatta richiesta. Centralizzare questi processi nei declamati "poli di eccellenza" significa privarli della linfa vitale della sperimentazione diffusa e del coinvolgimento di percentuali significative della popolazione residente. Per abbattere i costi della formazione si può puntare ad una formazione di massa che produca le eccellenze da impiegare nella formazione. Per abbattere i costi della sperimentazione si possono utilizzare le esperienze di produzione diretta di beni e servizi da immettere nel circuito della formazione locale. Per fare un esempio: una delle maggiori criticità della Sardegna è l'acqua. Il problema non è la siccità, ma l'inefficienza della rete di distribuzione dell'acqua che perde una notevolissima parte di quello che dovrebbe trasportare. Vedi Gruppo di Intervento Giuridico e Abbanoa. Stesso discorso per le dighe di invaso che accumulano acqua e che andrebbero potenziate, testate nella sicurezza e soprattutto collegate tra loro in sistemi intelligenti. Vedi Regione Sardegna situazione dei bacini di invaso. Se si procedesse ad un piano tecnologico di ristrutturazione del sistema idrico, nel budget andrebbe compreso un piano di formazione di operatori tecnici locali per la manutenzione degli impianti che si vanno costruendo o potenziando. Questa conoscenza ed esperienza, anche organizzative e basate sul contesto specifico sardo, andrebbero diffuse e propagate secondo le modalità "Open Source" e costituirebbero la vera risorsa a cui attingere in futuro. Questi "operatori tecnologici" sia professionali che volontari potrebbero servire per la consulenza e la messa in rete organizzativa di pratiche diffuse in Sardegna come i serbatoi di acqua famigliare o condominiale oppure per il lancio di pratiche sostenibili come la raccolta e l'uso dell'acqua piovana, a livello famigliare o condominiale. Stesso discorso per la salute, per i trasporti, per la connettività digitale, per infrastrutture quali strade, ponti, urbanistica. Questa tecnologia Open Source, diffondendosi gradualmente, andrebbe a colpire un cancro che mina alle fondamenta la qualità dei servizi e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche: la corruzione, il clientelismo, l'indifferenza "pubblica" alle minime esigenze della popolazione. Non si tratterebbe della ambigua "tecnocrazia" ma di un un "sistema esperto" diffuso, aperto, trasparente, che generi democraticità, partecipazione, informazione e controllo. Non a caso proliferano "Corsi di Formazione/Consulenza" a pagamento che rispondono a questa necessità ma che (essendo a pagamento) sono chiusi ai pochi prescelti dal sistema politico-amministrativo. Nei molti casi di servizi software (applicazioni personalizzate) per istituzioni, amministrazioni pubbliche, settori economici, basterebbe utilizzare software Open Source per realizzare low cost maggiore efficienza, trasparenza, controllo del servizio acquisito. Vedi l'esperienza della Startup Abinsula di Sassari. Per concludere, un altro modo per abbattere i costi della formazione necessaria per supportare economia, tecnologia, cultura, formazione, potrebbe basarsi sui corsi aperti della Rete delle Università per l'Apprendimento Permanente. Basterebbe inserire nella rete le università di Sassari e Cagliari con corsi sia nell'area tecnoscientifica che in quella sociale (turismo, sociologia del territorio, antropologia). Un esempio di tecnologia Open Source sono i Makers che riqualificano in senso sostenibile la tecnologia attuale, sia come risparmio energetico e di risorse, sia come logica del "Fare di Più con Meno" (More with Less). Tutto il settore dei Makers si basa su Software Free e Software Open Source e sull'importante Hardware Open Source Italiano (la sk elettronica Arduino). Vedi Open Source Economy. Eventuali prototipi sono:

mira a riconvertire i settori tradizionali della piccola-media impresa e dell'artigianato quali il meccanico, mobilieri, ceramico, tessuti, alle moderne tecnologie web open source. Li chiama "gli artigiani digitali".

Inutile dire che la filosofia dei Fab Lab è quella della condivisione delle conoscenze, oltre che delle risorse (macchine). Quindi si tratta di una "super-cooperazione" che comprende la formazione tecnica e culturale del punto (4). I Makers possono dare un notevole contributo alla agricoltura organica al punto (1), non solo, ma Stato, Regioni, Comuni possono favorire cooperative miste di makers e di neo-agricoltori biologici multifunzionali. Per una analisi di "economia alternativa emergente" vedi la tesi di laurea:

(3) Piano Turistico

Turismo sostenibile significa, come nel caso dell'agricoltura, turismo di qualità. Si appoggia ad una agricoltura sostenibile, tradizionale, organica come quella del punto (1). Organizzativamente si esprime nell'albergo diffuso, pratica presente in Alto Adige, Trentino, Marche, Sardegna (Bosa, Ogliastra), Toscana, in Carnia (Pesariis) dove è collegato alla gestione dei Beni Comuni. Attraverso iniziative come la Casa Campidanese, Cohousing per gli Anziani, si può realizzare il progetto di un Turismo residenziale che duri periodi lunghi e ripopoli le zone interne spopolate.

Vedi il nuovo paradigma della Agricoltura Multifunzionale (Relazione di OrtoSociale):

(4) Piano Scuola e Ricerca

La Ricerca e la Formazione devono intrecciarsi al piano Tecnologico come la base di Prassi sperimentale per la Teoria elaborata. Anche in questo caso è fondamentale la Educazione Permanente (la formazione necessaria per supportare economia, tecnologia, cultura, formazione, potrebbe basarsi sui corsi aperti della Rete delle Università per l'Apprendimento Permanente. Basterebbe inserire nella rete le università di Sassari e Cagliari con corsi sia nell'area tecnoscientifica che in quella sociale di turismo, sociologia del territorio, antropologia). In tal caso la Educazione Permanente potrebbe coinvolgere tecnologi, artigiani, imprenditori, giovani interessati allo scambio teorico/pratico di esperienze su un determinato settore tecnologico o culturale in una prospettiva Open Source. La cooperazione implicita in questo modello contrasta con la logica ferrea della concorrenza e della competizione imposta in modo irragionevole da scuola e istituzioni, come una vera e propria Religione.

I costi della ricerca e della innovazione dopo un tentativo da parte della grandi multinazionali, (in gran parte fallito per le enormi spese e le incertezze dei risultati e quindi del ROI, Return On Investment), sono tornati in gran parte nelle università, finanziate in misura diversa dal pubblico (compresi gli studenti e le loro famiglie) e dal privato (ricerca applicata). Come i costi ambientali, dunque, anche i costi della ricerca (e della innovazione) sono "esternalizzati". Ma va ribadito che ancora più rimarchevole è la produzione sociale della ricerca e della innovazione. Il "ricercatore" è un soggetto delicatissimo, che si trova all'apice di un processo di formazione estremamente complesso e profondamente radicato nella società e nelle sue reti culturali. Lo sanno molto bene i sociologi della scienza. Quindi non basta far studiare di più o selezionare i "singoli" cervelli che "casualmente" si rendono disponibili ad alti rendimenti scientifici. I ricercatori o gli scienziati vivono in comunità, anche virtuali, e sono il risultato di complicate reti sociali, economiche, culturali. Perchè la ricerca funzioni vanno costruitre e rigenerate queste "comunità" scientifiche. Aiuterebbe in questa direzione la proposta di integrazione del lavoro manuale e del lavoro intellettuale, ad esempio in campus universitari forniti di orti biologici. Le pratiche di studio, ricerca e produzione, così come è stato per la sk Arduino, nata in un'aula scolastica, o le fattorie sperimentali di VenetoAgricoltura, si possono coordinare coordinando ricercatori, makers, neo-agricoltori. Lo sviluppo è possibile se ci basa su due caposaldi:

  • Scienza Open Access
  • Scienza e Ricerca Partecipata

Come esempio paradigmatico ed immediatamente operativo di ricerca partecipata si può citare lo scambio di sementi, che contrasta in modo alternativo la politica agricola degli OGM. Nella diffusione, selezione, scambio di sementi sono coinvolti su un terreno di parità ricercatori agronomi, bio-ingegneri, agricoltori professionali, neo-contadini, ortisti urbani. "Quali regole di metodo per i nuovi esperimenti socio-scientifici?" (Novembre 2003). Nel suo saggio, Latour tocca molti dei principali temi del suo pensiero: l'aumento della partecipazione dei non esperti nella pratica della scienza, l'offuscamento dei confini tra scienza e politica, il nuovo livello di rappresentanza tecnica e scientifica in innovazione, e la nascita di "forum ibridi" o "hybrid forums", (situazioni di governance in cui i rappresentanti delle "cose naturali", quali osservatori di eventi meteorologici o scoperte di ingegneria genetica e i rappresentanti della società umana hanno bisogno di essere presi in considerazione su base paritaria), che dovrebbero portare alla messa in atto di nuovi assetti politici. Vedi:

(5) Cultura Storica e Consapevolezza Spirituale

E' fondamentale la conoscenza delle storia nella sua totale quotidianità come tessuto delle azioni dei vari individui di ogni ceto sociale, delle loro aspirazioni, credenze, sofferenze, successi, trasformazioni apportate al territorio nei vari periodi storici. Si tratta di mettere a fuoco una vera e propria "etnogenesi" riferita al contesto sardo, mettendo in primo luogo la lingua sarda nella sua complessità e dinamismo. Diventa prioritario dunque reintrodurre il bilinguismo nelle scuole con la lingua sarda accanto a quella italiana, retaggio di un passato coloniale. Le ricerche storiche, antropologiche e archeologiche confermano di un remoto passato la cui ricchezza spirituale è oggi necessaria per far fronte ai fallimenti a della modernità. La memoria, anche la più remota nel passato, il recupero delle tradizioni e della lingua che le ha costruite ed espresse si fondono con le soluzioni proposte in termini di sostenibilità ambientale, sociale, culturale. Vedi su "ortosociale": Cultura Sarda. La letteratura che fiorisce in Sardegna è un indice di vitalità che attraversa i giovani intellettuali, che vanno incoraggiati costruendo circuiti di diffusione locale, nazionale, internazionale, basati su biblioteche multimediatiche effervescenti ed efficaci. L'autonomia economica, politica, tecnoscientifica, culturale produce una autonomia spirituale che diventa poi la base di nuovi sviluppi culturali, tecnoscientifici, economici e politici

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