PoesiaLM09

Da Ortosociale.

GIOVANNA

Giovanna porta il nome della sua nonna siciliana. Non ha mai desiderato che venisse cambiato con diminutivi inutili. Le piace il suo nome, si adatta alla figura prosperosa e, perché no, adesso anche ai suoi capelli bianchi.
Possiede molti oggetti nella sua casa troppo larga,quando li spolvera li trova ingombranti,superflui,senza senso. Sa che può fare a meno di loro, e anche dei mobili, sempre gli stessi, fermi allo stesso posto, senza che il tempo cambi qualcosa nelle stanze così ben conosciute. Sa anche che se ne andrà e si libererà di tutto con naturalezza, senza dispiaceri o nostalgie.
La notte, al momento di coricarsi, vorrebbe sentire qualche fitta di dolore al contatto con il suo letto, il letto dove è successo il tutto della sua vita, ma poco avviene e ne è contenta.

" Caro Nicola,
         è arrivato il mio momento. Lo attendo da venti anni e forse più, si forse più. La settimana prossima vado via. Ti lascio libero nel nostro appartamento.Ho prenotato un mese fa una camera singola in una casa di riposo.Come vedi vado qui vicino o lontano,non si sa. Ho deciso di andarmene quel giorno in cui ti mi parlasti -venti anni fa ? -poggiato allo stipite della porta della nostra cucina e tutto sembrava normale, le quattro pareti bianche, il tavolo in mezzo, la caffettiera sporca, le tazzine appena usate, le briciole sul tuo labbro e le mie mani ancora bagnate.Invece cambiava la mia vita e tu non te ne accorgevi, le tue poche parole stravolgevano anni di calma apparente, davano corpo ai tuoi lunghi silenzi, chiarivano le noie devastanti dei pomeriggi domenicali quando il tempo si dilata e quasi si colora come di giallo un vecchio giallo seppia, foravano la mia anima pulita, la insozzavano per sempre e mai,nessuna mano, neppure la tua che non si è mai allungata,è riuscita a togliere la crosta grigia che giorno dopo giorno si formava.
Quel giorno la cucina è rimasta uguale e così è stata per tutti gli anni a venire come se niente avesse toccato la mia ingenua vita, in quella sera normale fatta di piccoli atti consueti. Allora però sapevo che niente era attuabile, ho rimandato la decisione di andarmene a tempi più adatti. Questi tempi sono arrivati. Siamo soli, i ragazzi sono lontani, i nipoti sono grandicelli ( l'hai vista come la piccola Nina cresce e con quale grazia ? ) e tu non hai più bisogno di me. Ora che siamo anziani siamo liberi di vivere ed io andrò a chiudermi in una " prigione " per soli vecchi,non andrò in nessuna isola sperduta, in nessuna calda riviera, no, andrò a stare insieme a chi come me è privo delle delle certezze.
Lascio pure il letto, il nostro letto, mi sforzerò di dimenticarlo così come ho cercato di dimenticare ogni cosa che mi dicesti anni fa. Ma il mio proposito no, non l'ho scordato, e sono qui pronta ad attuarlo,serena e ostinata così come tu mi conosci. Questi anni sono stati per te gli anni che volevi ? Me lo sono sempre chiesta. Per me sono stati quelli che non avrei mai voluto o pensato, me li hai "donati " con estrema facilità ed io li ho raccolti come venivano perché non vedevo soluzioni adatte a lenire la grande amarezza che mi davi giorno su giorno. Le nostre molte colpe ora sono lontane le ho quasi ricacciate, ma non il mio proponimento di finta libertà. Non voglio più vederti Nicola, mai più per sempre. Non cercarmi. La mia vita è fuori da te ormai. Verranno i ragazzi ma tu no, ti prego, tu stai a casa,fra le mie cose e custodiscile per me. Anche il grande letto. Quello dove è avvenuto tutto."

" Giovanna mia cara ma che hai fatto ?
         chi avrebbe mai pensato, dimmi, chi di noi tutti vicini a te, avrebbe pensato che avevi queste idee balorde ? Si balorde, Giovanna. Mi lasci così improvvisamente e senza spiegazioni per fare poi cosa ? abitare in una casa di riposo, vivere con gente anche molto più anziana di te,ad ascoltare il loro insulso chiacchericcio, a pranzare su miseri tavoli al rumore di una televisione sempre accesa,a rinchiuderti nei pochi metri di una stanza non tua che stringerà il tuo cuore. Come tu lo hai stretto a me,Giovanna. Ti parlo di cuore io proprio io che ne ho avuto ben poco in quegli anni che tu ricordi con tormento ma ormai il tempo è trascorso e non male Giovanna, pensaci, non male. Perché dunque te ne sei andata ? Scomparsa nel nulla più spiacevole con poche parole con povere frasi senza valide spiegazioni,accennando alle colpe di entrambi,colpe troppo lontane. E mi lasci in questa casa solo per sempre.Quante domande vorrei farti,se ti avessi qui ti scuoterei il capo ostinato che così poco conosco, ora me ne avvedo.Dove sei Giovanna dimmi dove sei perché io venderò questa casa e verrò da te : in quella stretta stanza ci entrerà pure il nostro grande letto,vero Giovanna ? lo faremo entrare a forza.Terremo solo lui delle nostre cose e poi ci addormenteremo.
In una stretta stanza sconosciuta. Sul letto dove è avvenuto tutto."

Nicola tiene in mano la lettera, è senza indirizzo perché lo ignora.
Spalanca la vetrata del balcone sulla mattinata assolata, il vento quasi estivo scompiglia i suoi pochi capelli, lui li liscia in un vezzo antico. Sotto, la fila delle automobili sosta ad un semaforo sempre rosso.
La lettera si solleva, galleggia all'altezza del secondo piano, poi improvvisamente si schianta sul selciato della strada.Un'auto argentata vi passa sopra. Nicola richiude la vetrata e si volta a guardare la stanza alle sue spalle. Un clacson suona - allarmante.

(da " Il senso negato ")

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