Macbeth

Da Ortosociale.

Indice

Le Streghe

Sono le registe del dramma, ma muovono fili invisibili. Non danno ordini. Come nei sogni, nella provincia finita di significato del mondo vitale dei sogni nel senso di A.Schutz (fondatore della scuola di sociologia detta fenomenologica), le streghe dunque escludono dall'inizio il principio di non contraddizione dicendo "Il bello è brutto, il brutto è bello", "quando la battaglia sarà vinta e perduta", "vieni dall'alto o dal basso". Ma devono essere ascoltate senza fare domande :"il potere dei nostri padroni conosce il tuo pensiero, ascolta le sue parole ma non dire nulla..". Questa asimmetria di ruolo significa che il fato non può essere ostacolato. Quando Macbeth si presenta di sua inizativa ottiene tre risposte ingannevoli e beffarde ("Quando la foresta di Birnam..", "Nessun nato di donna..", "Guardati da Macduff.."). Le streghe sono emanazioni di Ecate, potenza naturale della vita, della morte, del parto, potenza dalle tre teste, assimilata alla antica Dea Madre mediterranea. L'autore evoca questa cultura primordiale che precede il cristianesimo pur fondendosi con esso. Da questo momento la "prospettiva" di diventare re comincerà ad agire nella sua psiche facendoli apparire reale il pugnale che gli appare e che gli indica la via del trono (Teorema di Thomas: se gli uomini definiscono reali certe situazioni, esse saranno reali nelle loro conseguenze). In parallelo le streghe indicano a Banquo, compagno di Macbeth, il suo destino di "padre di re". Questa doppia incoronazione creerà una incertezza fatale per Banquo che non si risolve a parlarne con Macbeth che invece lo sollecita al confronto delle due rispettive "prospettive": quella di Macbeth di diventare subito re e quella di Banquo di essere, dopo, padre di re. Probabile che l'ascesa di Macbeth e la sua caduta aprano la via al trono del figlio di Banquo, Feance. In un caso l'intenzionalità assassina di Macbeth realizza il desiderio, nell'altro la passività di Banquo lo porta alla propria fine senza compromettere la profezia finale. La passività di Banquo è molto evidente. Egli sa che la profezia delle streghe sta lavorando nel cervello di Macbeth, ma non indaga, non si fa domande, continua a seguirlo fiducioso, forse sperando di poter avere il suo tornaconto (il figlio re) dalla fortuna di Macbeth. Banquo diventa veramente attivo e capace di modificare le situazioni reali (Teorema di Thomas) quando appare come uno spettro nella cena coi baroni, che poi forse per questo motivo abbandoneranno Macbeth.

I vari mondi

I vari mondi della vita, Lebenswelt, sono:

  • la vita quotidiana,
  • la ritualità della corte,
  • il sogno,
  • il mondo intermedio tra sogno e veglia di Lady Machbeth sonnambula,
  • il soprannaturale o il religioso o il mistico,
  • l'allucinazione o la visione (il pugnale di Macbeth, la sfilata dei re che gli succederanno, lo spettro di Banquo, Lady Macbeth che vede il sangue sulle sue mani).

La sequenza e i passaggi-choc tra questi mondi (o province finite di significato a là Schutz) vengono alterati dall'autore: Lady Macbeth e Macbeth non riescono più a passare dalla veglia al sonno, e vivono nella veglia le loro visioni da incubo. Questo per quanto riguarda la fenomenologia sociologica. Per quanto riguarda l'interazionismo simbolico i ruoli sono rispettati fino al ridicolo, quando Lady Macbeth congeda i baroni dopo l'apparizione di Banquo al banchetto, dicendo: "Potete ritirarvi senza seguire l'ordine cerimoniale". I passaggi da ribalta a retroscena sono a cascata e vengono esaltati dalla resa teatrale del regista.

L'horror

Difficilmente in altre opere si tocca l'orrore delle azioni di Macbeth e di Lady Macbeth, con entrambi i personaggi che mantengono sempre anche se faticosamente la piena consapevolezza di quanto realizzano, nelle più piccole sfumature. Lady Macbeth amplia questo orrore della consapevolezza del male e del bene insieme vivendo una dimensione quotidiana, di donna, di regina ma con funzioni di ospite, di consigliera, di moglie. Lady Macbeth quando rientra dalla sua missione nella camera del re assassinato dice: "L'avrei fatto io stessa se quel vecchio non avesse assomigliato a mio padre". Quando incita Macbeth dice: "Ho conosciuto la tenerezza delle gengive di un lattante che succhia al seno, ma gli strapperei il cervello...". Questo è terribile non tanto per l'intento assassino quanto per la compresenza della consapevolezza della "tenerezza". Macbeth invece si muove in un ambito maschile, politico militare, dove le azioni si susseguono con la loro "razionalità" omicida. Fa uccidere i sicari che uccidono Banquo, fa sterminare l'intera famiglia di Macduff, fa impiccare quelli che hanno paura, uccide la guardie per evitare testimoni. Ma anche lui si blocca impietrito dopo aver ucciso il re, "che era suo ospite e che egli avrebbe dovuto proteggere dagli assassini".

Nichilismo

Prima di morire Macbeth lancia varie definizioni della vita: "e i tutti nostri ieri hanno illuminato a degli stolti la via verso una morte polverosa, spegniti, spegniti, breve candela", "la vita non è che un ombra che cammina, un povero attore che si agita per la sua ora sulla scena, ...una storia narrata da un idiota, piena di rumori, di furori, che non significa niente".

La visione femminista di Lady Macduff

Si sente tradita dal marito che l'abbandona per correre dietro al suo onore di barone. Che corre dietro alle sue trame politiche tra Macbeth, legittimo re di Scozia, e il legittimo pretendente Malcolm (Max Weber se ci sei batti un colpo). Lei parla della fondamentale, unica, priorità della cura dei piccoli: "uno scricciolo difende fino alla morte il suo nido dagli attacchi della civetta". Maledisce il marito che l'ha abbandonata (al massacro) e intreccia con il suo piccolo un dialogo delizioso nonostante la tragedia incombente. Il piccolo la provoca dicendo "se tu perdessi marito...". Lei gli risponde allegra "ne troverei altri venti al mercato...". Il pesante barone Macduff, deputato al restyling dell'ordine dopo il caos, caos provocato dal duo Macbeth-LadyMacbeth, ucciderà Macbeth con l'ira dovuta alla strage famigliare subita, strage però che lui stesso ha permesso a Macbeth di compiere. Un insight domestico sulle perversioni del potere e dello stato con i suoi processi di coinvolgimento maschile variamente giustificati. Una forte e chiara visione femminile a favore della specie.

Una versione attuale, politico-ridicola, di Macbeth

Era il Macbeth del Teatro Stabile del Veneto quello che ho visto. Nel IV atto, Malcolm, figlio del re assassinato e pretendente al trono, mette alla prova Macduff confessando i suoi vizi "regali": una lascivia sconfinata che lo porta a prendersi tutte le donne del regno, una cupidigia infinita che lo porta ad appropriarsi di tutte le ricchezze del regno colpendo i sudditi l'uno dopo l'altro, infine la "conoscenza di tutte le variazioni di ogni singolo vizio, che io metto in atto nelle maniere più diverse". Tutto ciò si adatta perfettamente al nostro passato "re", Silvio Berlusconi-Macbeth, SB, ovvero Sua Beatitudine, diventato SB dopo aver dichiarato di essere "l'Unto del Signore (Gesù Cristo)" senza nessuna protesta, nemmeno di copy-right, da parte delle gerarchie vaticane. Mi sembra invece meno adatta al ruolo di Lady Macbeth, quando dice: "ho conosciuto la tenerezza di un poppante attaccato al seno, ma gli fracasserei il cervello per realizzare il mio sogno di potere", la neopensionata Nicole Minetti che sfila per la moda milanese orgogliosa del suo seno nemico della Decrescita e dedicato alla pubblicità e pochi intimi.

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