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Da Ortosociale.

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====Spopolamento zone interne della Sardegna====
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Lo spopolamento delle zone interne non è un fenomeno esclusivamente sardo. Riguarda tutte le zone del Pianeta che assistono ad un inurbamento massiccio verso paesi, città, megalopoli, spesso trasformate in bidonville miserevoli di milioni di abitanti. Questo è legato in grande misura alla crisi della agricoltura preindustriale, detta anche ''agricoltura di sussistenza''. È un fenomeno complesso culturale, economico, politico, che porta all'abbandono di importantissimi ed estesi ecosistemi antropici ma sostenibile, compresi corsi d'acqua, foreste, pascoli, coltivazioni intensive a rotazione. Contemporaneamente i centri urbani delle zone sviluppate presentano caratteristiche negative per le fasce deboli della popolazione, soprattutto anziani e bambini: inquinamento, clima, mancanza di risorse naturali per lo sviluppo (bambini) ed il mantenimento di energie vitali e psichiche (anziani). Queste risosrse naturali sono ovviamente necessarie anche per le fasce ''forti'' (adulti) della popolazione. Questa esigenza vitale e culturale alimenta un turismo precario e disorganizzato. Ad esempio i flussi di uscita/rientro dalle vacanze sono concentrati su poche settimane all'anno. Le località di accoglienza vengono gestite con una logica di mercato "mordi e fuggi" sia da parte dell'offerta che della domanda con conseguenze negative sull'ambiente: plastica, rifiuti, distruzione di preziosi ecosistemi e biodiversità. Una soluzione potrebbe essere un turismo satnziale ecologicamente sostenibile che sviluppi l'ambiente ricettivo dal punto di vista naturalistico, culturale, economico. Creando vincoli profondi di appartenenza tra "residenti" e "immigrati". I candidati più ovvi per tale "turismo residenziale" sono i pensionati, perchè sono economicamente sufficienti (sono dotati di pensione e a volte di piccoli capitali sufficienti ad acquistare una casa o a mantenerla) e soprattutto perchè sono un volano di presenze. Possono richiamare nel loro nuovo Comune elettivo, parenti (adulti e bambini), amici, turisti tradizionali attirati dalla vivacità della "comunità".

Versione delle 06:13, 11 ago 2019

Considerazioni su un articolo dell'Unione Sarda del 10 Agosto 2019.

Nuove ricette antispopolamento

Questo il titolo dell'articolo dell'Unione Sarda (Click per vedere l'articolo). Il sottotitolo nella versione cartacea, molto più completa, recita "Cossa (Riformatori): <<Dobbiamo rendere appetibile vivere all'interno>>". Si riconosce subito che l'iniziativa parte dal basso (in parte), cioè dai sindaci dei paesi sardi. Se ne citano due: Rosalba Deiana di Elini e Silvia Cadeddu di Birori. Non si cita il sindaco di Fluminimaggiori Marco Corrias che da tempo, in pratica dal tempo della sua elezione, ha lanciato una iniziativa analoga centrata sugli anziani (Click per vedere un articolo del Sole24Ore sulla iniziativa). Questo significa riconoscere la centralità del ruolo delle amministrazioni comunali, anche le più interne e periferiche, che vanno dunque finanziate nei loro programmi di sviluppo e mantenimento demografico ed economico, rovesciando la logica perversa del patto di stabilità gestita da un occhiuto centralismo nazionalistico. In questo caso si parla di 20 milioni. Secondo Cossa: "Abbiamo immaginato una serie di interventi agendo sia sulla leva fiscale sia sui servizi, anche di tipo sanitario, con l'obiettivo di rendere più appetibile risiedere in un piccolo Comune delle zone interne". Il richiamo è sia ai pensionati cui verrebbe restituito il 70% dell'IRPEF, sia ad imprese con almeno 5 dipendenti cui verrebbe ridotta l'IRAP del 90%. Il filtro applicato ad eventuali richieste è piuttosto stretto: i Comuni devono avere meno di 5000 abitanti ed essere situati a più di 20 km dalla costa. La proposta si articola su una Serie di Interventi, che elenchiamo:

  1. piano per i servizi sanitari
  2. istruzione e formazione
  3. recupero e riqualificazione dei centri storici
  4. sostegno agli operatori di trasporti privati
  5. promozione di alberghi diffusi

Spopolamento zone interne della Sardegna

Lo spopolamento delle zone interne non è un fenomeno esclusivamente sardo. Riguarda tutte le zone del Pianeta che assistono ad un inurbamento massiccio verso paesi, città, megalopoli, spesso trasformate in bidonville miserevoli di milioni di abitanti. Questo è legato in grande misura alla crisi della agricoltura preindustriale, detta anche agricoltura di sussistenza. È un fenomeno complesso culturale, economico, politico, che porta all'abbandono di importantissimi ed estesi ecosistemi antropici ma sostenibile, compresi corsi d'acqua, foreste, pascoli, coltivazioni intensive a rotazione. Contemporaneamente i centri urbani delle zone sviluppate presentano caratteristiche negative per le fasce deboli della popolazione, soprattutto anziani e bambini: inquinamento, clima, mancanza di risorse naturali per lo sviluppo (bambini) ed il mantenimento di energie vitali e psichiche (anziani). Queste risosrse naturali sono ovviamente necessarie anche per le fasce forti (adulti) della popolazione. Questa esigenza vitale e culturale alimenta un turismo precario e disorganizzato. Ad esempio i flussi di uscita/rientro dalle vacanze sono concentrati su poche settimane all'anno. Le località di accoglienza vengono gestite con una logica di mercato "mordi e fuggi" sia da parte dell'offerta che della domanda con conseguenze negative sull'ambiente: plastica, rifiuti, distruzione di preziosi ecosistemi e biodiversità. Una soluzione potrebbe essere un turismo satnziale ecologicamente sostenibile che sviluppi l'ambiente ricettivo dal punto di vista naturalistico, culturale, economico. Creando vincoli profondi di appartenenza tra "residenti" e "immigrati". I candidati più ovvi per tale "turismo residenziale" sono i pensionati, perchè sono economicamente sufficienti (sono dotati di pensione e a volte di piccoli capitali sufficienti ad acquistare una casa o a mantenerla) e soprattutto perchè sono un volano di presenze. Possono richiamare nel loro nuovo Comune elettivo, parenti (adulti e bambini), amici, turisti tradizionali attirati dalla vivacità della "comunità".

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