Borutta

Da Ortosociale.

I link agli articoli su Borutta della Nuova Sardegna:

Qui sotto segnaliamo in indaco i tasselli-risorse della case story. In viola gli attori.

Attori e Risorse

LA NUOVA SARDEGNA di martedì 4 aprile 2017 / Cultura e spettacoli - Pagina 34 - "I paesi dello spopolamento / 6 >> Borutta - La ricetta camaldolese per battere crisi e stress - Ai piedi dell’antica basilica benedettina tra esercizi spirituali e internet point" - di GIACOMO MAMELI.
Qui si sfoglia un contro-dizionario demografico. Allo spopolamento venturo si risponde immaginando un paese che, se oggi ha 285 abitanti, «fra 50 anni ne potrà accogliere ottocento. Le case ci sono, costano poco, serve una nuova calamita». Parole-sfida del sindaco di Borutta, Silvano Arru, cinquant’anni, funzionario a Sassari dell’Agenzia delle entrate. BUEN RETIRO. C’è feeling con la gente: Maria Domenica del bar Sorres e Luisella Zichi (Il Gambero) ripetono che «qui si vive bene, è un paese no-stress, da qui non ce andiamo». Tra le case i murales di Pina Monne, uno più bello dell’altro. Isabella Piras, consigliera comunale, lavora in ospedale a Sassari, non ha dubbi: «Borutta è e sarà il mio buen retiro, i guai ci sono in tutto il mondo ma qui alla frenesia si contrappone la serenità, valore da rivalutare. Dobbiamo solo incrementare i servizi». La farmacista, Benedetta Pedoni: «Apro tutti i giorni, propongo medicine alternative naturali, fitoteparia, omeopatia, arrivano dai villaggi vicini per chiedermi consigli, a fine mese lo stipendio c’è». Davanti all’incanto romanico di San Pietro di Sorres una bella signora sulla cinquantina, Paola Sanna, legge «La guerra dei nostri nonni» di Aldo Cazzullo. «Vengo da Sassari quando la famiglia e la scuola me lo consentono, passo ore a godere il silenzio di queste vallate, entro nella basilica, la settimana scorsa un frate ha suonato all’organo la sinfonia in re minore di Arcangelo Corelli. Sono rinata con quella melodia. Si può chiedere di più in un tempo di grandi tormenti?». GLI ABISSI DEL WEB. Non soltanto lo spirito. Borutta potrebbe stilare l’indice della Twitter felicità perché – chi lo vuol fare – può anche perdersi negli abissi del web e navigare quanto vuole. Arrivate in questo paesino di silenzi e trovate subito i punti wi-fi ottenuti con i fondi europei della misura 321 sulle popolazioni rurali e dell’Azione 4 per la comunicazione. Vi imbattete nell’infopoint Touchscreen, schermo rettangolare Borutta 4 You, in italiano e in inglese, meteo, itinerari turistici, l’uso del defribillatore, servizi bancari e postali vicini. Tenendo al guinzaglio un barboncino passa Antonio Piazza, 24 anni, a Sassari studia Scienza del turismo, è iscritto a un corso per diventare guida: «Questo territorio è ricco d’arte e di storia. Occorre solo una classe dirigente che capisca il valore aggiunto di questa realtà e doti tutti i paesi dei servizi necessari per il vivere civile. Non c’è bisogno di strafare, basta fare, senza attendere miracoli dall’Onu. La rinascita non può che partire dalle comunità locali superando anche i campanili e guardando a territori vasti». RISTORANTE MEILOGU. Sembra un assist per l’amministrazione, stimolata ad accogliere la sfida. Sono attivi alcuni bed and breakfast in locali comunali. C’è in progetto un nuovo centro sociale ed entro l’anno sorgerà un ristorante tipico con i prodotti del Meilogu. Dice il sindaco: «Verrà affidato a uno degli chef che oggi vanno per la maggiore e diventerà un attrattore di visitatori. Vorrei spronasse nuove iniziative, perché i turisti che arrivano per ammirare e soggiornare nel convento di Sorres chiedono anche altre attrazioni. Nella zona della basilica, nel rispetto dell’ambiente, creeremo casette familiari. Anche così pensiamo di attrarre nuovi residenti». Evelyn Spissu, assessore ai servizi sociali e imprenditrice: «Lo spopolamento dei paesi non è per sempre». Giuseppe Puggioni, il professore demografo di Statistica dell’Università di Cagliari, invita a tener conto anche dei corsi e ricorsi demografici: «Il problema vero è capire che i servizi per i cittadini vanno aumentati non ridotti». Il sindaco Arru: «I numeri sono forse insignificanti ma noi, negli ultini anni, abbiamo avuto un saldo positivo, siamo cresciuti di alcune unità». MEMORIE MEDIEVALI. Piccolo è bello? Senza esagerare. La vera calamita di Borutta non può che chiamarsi San Pietro di Sorres. Che è una delle chiese romaniche d’eccellenza, è monumento da far tutelare all’Unesco, dove si possono immaginare concerti di musica classica 365 giorni all’anno. Ci sono i misteri di un’antica diocesi, nell’ultima domenica di agosto viene ricordata la battaglia medioevale della Bastìda, botteghe artigianali, anche la rievocazione della battaglia di Aidu de turdu del 1347, la visita alla grotta Ulari, grotta-grutta che forse dà il nome al paese e che è uno dei rifugi preferiti dei pipistrelli, quelli noti come Rhinolophus Ferrumequinum. La chiesa-cult nell’alto del colle, cattedrale fino al 1503, e anche quelle del paese, Santa Croce, la parrocchiale della Maddalena dove recita messa don Matteo Bonu di Cossoine, parroco in condominio con Bonnanaro[Nota di ortosociale: da cui prende nome la famosa Cultura di Bonnannaro 2700-2200 aC]. Il “viceparroco” è Fadora Carta, 65 anni, ex infermiera, cugina della cantante Maria Carta di Siligo. È lei ad assistere il sacerdote durante le funzioni, prepara la Via Crucis, la messa pasquale e natalizia, addobba le statue. «I fiori in chiesa li porto io ed è stato proprio l’arcivescovo di Sassari, monsignor Paolo Atzei, a definirmi viceparroco, ne sono orgogliosa. La chiesa, oltre San Pietro, è il suo coro, le sue confraternite, sono queste le nostre radici religiose». Abate dal 2007 è Padre Antonio Musi, prima era al monastero di San Giovanni Evangelista a Parma. Qui si respira mistica benedettina, non economia. «I turisti amano le spiagge e le discoteche non le chiese». E se chiedete a Padre Antonio «che cosa vorreste dalla politica?», senza perifrasi risponde: «Che stia fuori dalle porte, se la politica non si occupa delle persone, dell’uomo, non serve a nulla. Oggi il grande interesse è rivolto al privato, non al bene pubblico». INCUNABOLI E TISANE Eppure dietro queste mura sacre c’è un patrimonio economico che dovrebbe giovare anche al paese. Ci sono venti stanze per trenta posti letto utilizzati per i frequentatori degli esercizi spirituali fra giugno e settembre. C’è una biblioteca con 70 mila volumi, la dirige Antonella Sassu di Mores, arrivano gli studenti sassaresi di Scienze religiose. Pochi giorni fa c’era don Rodrigue, 49 anni, di Owando del Congo-Brazzaville. «Insegno Sacra Scrittura, sto facendo una tesi di dottorato sul capitolo 8 dei versetti 19-21 del Vangelo di Luca e sono cappellano alla Divina Provvidenza di Sassari». Ricadute sul paese? Poche. Sorres è un altro mondo, vuol dire spiritualità, ogni mattina alle 5.45 l’ufficio di letture, alle 7.30 lodi e messe, dalle 9 alle 12 il lavoro usuale. Si leggono Bibbia e Vangeli non le bolle ministeriali. La biblotecaria segue le vendite di libri, di prodotti dei frati Camaldolesi, soprattutto creme e tisane naturali. Con tanta eccellenza storico-artistica le ricadute economiche sono modeste. Come avviene per San Nicola a Ottana, per Santa Giusta, per Saccargia, per Santa Maria a Uta. Rende un solo euro Bisarcio? Rende un solo euro Santa Maria di Tergu? Perché Assisi, Camaldoli, Pietrelcina creano reddito? In Sardegna cè da invertire la rotta. PIEDINI D’AGNELLO Partendo anche dal Meilogu, con una Unione dei Comuni attenta alla cultura che deve essere innervata dall’economia. A Borutta, attorno a San Pietro, lavora una cooperativa con quattro soci (presidente Silvia Dongu). Ma se non si fa rete poco si ottiene. Restano tredici aziende pastorali (gregge medio di quattrocento pecore) che fanno capo alle famiglie Rassu, Spissu e Arru. Un tempo si lavoravano le pelli, attività oggi tramontata. Pierfranco Demartis di 47 anni con la moglie Evelyn Spissu (l’assessora-imprenditrice) e un loro socio, Riccardo Dongu, tutti di Borutta, proseguono a fare impresa a Bonnanaro: lavorano i piedini di agnello e li commercializzano (30 mila dozzine a stagione) in tutta la Sardegna, sono loro a preparare centinaia di “cordule” d’agnello a settimana per i supermercati, lavorano anche le budella per insaccati. ELETTRICITÀ GRATIS. Fiore all’occhiello a Borutta sono i servizi alla persona. Giusi Baldinu, assistente sociale, racconta di dodici piani personalizzati di sostegno ai disabili, l’assistenza domiciliare, il progetto “Ritornare a casa” perché «i finanziamenti regionali arrivano regolarmente». L’assessore Spissu: «Il sindaco zappa e scava finanziamenti dovunque sia possibile. Ma non basta. Manca il progetto di sviluppo generale in Sardegna e non possono essere pochi sindaci a disegnarlo». Rassu: «Voglio essere ottimista. Il nostro paese verrà inserito nei borghi autentici. Creiamo i servizi, la gente verrà. Tra poco forniremo energia elettrica gratis ai residenti, non basta, ma più incentivi significa più gente. Più gente più economia. Con la benedizione-no stress di San Pietro di Sorres. Amen».

In sintesi, come dice l'articolo, l'Unione dei Comuni del Meilogu [Politica] è attenta alla Cultura che deve essere innervata dall’Economia.

La prima sindaca Ninetta Bartoli aveva colto nel segno

LA NUOVA SARDEGNA di martedì 4 aprile 2017 / Cultura e spettacoli - Pagina 35 LA MEMORIA Ninetta Bartoli, la prima donna sindaca di un Comune italiano BORUTTA Fra le italiane che hanno avuto un ruolo nella storia delle istituzioni repubblicane c’è anche Ninetta Bartoli, eletta sindaco di Borutta subito dopo l’approvazione della legge che, nel 1946, dava per la prima volta in Italia il voto alle donne. Su 371 votanti ottenne 332 preferenze, in Consiglio fu eletta con 13 voti su 14, lei si astenne. In quegli stessi giorni diventava sindaco Margherita Sanna, “sa mastra sarda del Paese del vento”, ovvero Orune. A queste due donne è dedicata una targa in ottone con la frase di una delle elette nell’assemblea Costituente, Filomena Delli Castelli: «Eravamo consapevoli che il voto delle donne costituiva una tappa fondamentale della grande rivoluzione italiana del dopoguerra. Avevamo finalmente potuto votare e far eleggere le donne. E non saremmo state più considerate solo casalinghe o lavoratrici senza voce ma fautrici a pieno titolo della nuova politica italiana». I volti della Bartoli e della Sanna campeggiano nella copertina di una pubblicazione della Camera dei deputati assieme a Nilde Jotti, Adele Faccio, Tina Anselmi e altre 27 donne. Sul ruolo di queste due pioniere sarde, a ottobre, discuterà la sua tesi di laurea in Storia all’Università di Cagliari Riccardo Zucca, 23 anni, di Quartu. «Mi occuperò della figura della donna nel Novecento ma – dice Zucca – È centrale la posizione delle due sindache sarde: la Sanna che si impone in un paese simbolo della Barbagia, e la Bartoli, di origini corse, primo sindaco donna ad amministrare un Comune italiano». Una donna che tutto fa tranne che ordinaria amministrazione: è lei a realizzare a Borutta, negli anni difficili del dopoguerra, l’acquedotto, la rete fognaria con allaccio a tutte le case, la rete elettrica. Crea anche la casa di riposo per anziani e una latteria sociale. «E’ la Bartoli dice il sindaco Arru – a intuire per prima che la valorizzazione della Basilica di San Pietro di Sorres sarebbe stata un volano per lo sviluppo del paese». L’indicazione di un percorso che resta ancora valido.

Strumenti personali